Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Disegno di legge

13 novembre 2002

 

Seguito della discussione dei disegni di legge:

(1306) Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento)

(1251) CORTIANA ed altri. – Legge-quadro in materia di riordino dei cicli dell’istruzione

 

Approvazione, con modificazioni, del disegno di legge n. 1306

PRESIDENTE . L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251.

Riprendiamo l'esame degli articoli del disegno di legge n. 1306, nel testo proposto dalla Commissione.

Ricordo che nella seduta pomeridiana di ieri ha avuto inizio l'illustrazione degli emendamenti riferiti all'articolo 7, che ora riprendiamo.

MORANDO (DS-U). Signor Presidente, l’articolo 7 del disegno di legge al nostro esame reca la copertura finanziaria dell’intero provvedimento.

Avendo letto sui giornali di oggi dichiarazioni di membri Governo e di esponenti della maggioranza che sostengono che questa legge non ha bisogno di copertura finanziaria, vorrei prima di tutto precisare - e credo che concorderemo facilmente - che proprio l’esistenza dell’articolo 7 dimostra che la legge ha bisogno di copertura finanziaria, e che copertura finanziaria! Esso è così severo nella sua attuale stesura da sostenere, in pratica, che il Governo potrà esercitare la delega che gli viene conferita attraverso l’approvazione di questa legge, se e soltanto se, e dopo e soltanto dopo che la legge finanziaria avrà definito gli appostamenti a bilancio necessari per rendere possibile l’esercizio della delega stessa.

Richiamo questo punto perché vorrei che concordassimo pacificamente e in partenza sul fatto che la legge ha bisogno di copertura finanziaria.

In Commissione bilancio abbiamo discusso molto della originaria forma della copertura finanziaria per convenire con la stessa maggioranza, in quella sede, che nella sua versione originale non era assolutamente soddisfacente e che bisognava fosse radicalmente cambiata, così da prendere le vesti di una effettiva clausola di salvaguardia.

Naturalmente in ultimo noi, signor Presidente, non concordammo con questa versione della copertura finanziaria perché, come lei sa, la Commissione bilancio, di fronte ai decreti delegati, nell’esercizio di una delega conferita dal Parlamento, non viene chiamata ad esprimere un parere forte come quello che esprime quando l’Aula del Senato si appresta a definire le proprie scelte in sede di legge delega. Tuttavia la maggioranza ha ritenuto, sia pure con il nostro parere contrario, che la versione rafforzata della clausola di salvaguardia potesse essere garanzia sufficiente per dare il nulla osta sotto il profilo della copertura finanziaria al testo così come emerso dalla Commissione, non al testo originario del disegno di legge del Governo, che invece ebbe parere contrario ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione.

Ora, signor Presidente, poiché (apprendo anche questo dai giornali) ieri sarei stato accusato di non saper leggere, vorrei, appunto, leggere i commi 6 e 7 dell’articolo 7. Il comma 6 recita testualmente: "All’attuazione del piano programmatico (…) si provvede (…) mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria (…)"; il comma 7 dice: "I decreti legislativi attuativi (…) che comportano oneri aggiuntivi (…) hanno attuazione nell’ambito dei finanziamenti disposti a norma del comma 6", cioè di nuovo in quanto ci siano in legge finanziaria le disponibilità necessarie.

Ora, signor Presidente, la mia tesi è molto semplice e la sottopongo in particolare alla sua attenzione perché ritengo che stiamo dando luogo ad un precedente di particolare rilevanza. Fino al 5 novembre scorso questa forma di copertura, per quanto discutibile, a mio avviso era compatibile con la lettera della legge n. 468 del 1978, cioè con la legge di contabilità che, come lei sa, signor Presidente, è una legge attuativa dell’articolo 81 della Costituzione e quindi è una legge di rilievo costituzionale. Se non che, signori del Governo, signor Presidente, colleghi della maggioranza, il Governo ha preteso di modificare per decreto la legge di contabilità e il 5 novembre la nuova versione di questa legge è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

 

Leggo testualmente - anche per dimostrare che so leggere - la lettera a) dell'articolo 11-ter, così come risulta dalla modificazione: "In attuazione dell'articolo 81 della Costituzione, quarto comma, ciascuna legge che comporti nuove e maggiori spese " – e il presente provvedimento comporta nuove e maggiori spese – "indica espressamente per ciascun anno e per ogni intervento da essa previsto, la spesa autorizzata che si intende come limite massimo di spesa, ovvero" – ed è il nostro caso – "le relative previsioni di spesa, definendo una specifica clausola di salvaguardia per la compensazione degli effetti che eccedano le previsioni medesime".

È chiaro che cosa prevede la nuova legge di contabilità: mentre in base alla vecchia legge la copertura che era stata posta a questa legge poteva essere considerata ammissibile, in questo caso, signor Presidente, ci troviamo di fronte ad una palese violazione della lettera e della sostanza della nuova lettera a) dell'articolo 11-ter della legge n. 468 del 1978. Signor Presidente, ricorderà che contro questa formulazione io stesso e l'intera opposizione intervenimmo qui in Senato per sottolineare l'esigenza di fare attenzione dal momento che si stava approvando qualcosa di abnorme. In sostanza si diceva che da quel momento la Commissione bilancio, nel merito di ogni provvedimento, avrebbe dovuto valutare la specifica clausola di salvaguardia, ove non venisse stabilito un tetto di spesa. La maggioranza non ci diede retta, il Governo ancor meno, e adesso abbiamo questa legge di contabilità.

Ora, signor Presidente, nel provvedimento al nostro esame non si prevede né il tetto di spesa per ogni specifico provvedimento e per ogni specifica voce di spesa – perché questo è previsto dalla legge di contabilità così come modificata – né la clausola di salvaguardia. Ripeto, in base alla normativa vigente è necessario prevedere o il tetto di spesa o la clausola di salvaguardia, ma la norma in esame- ripeto- non lo fa.

Intervengo quindi per dire al Governo che sta disattendendo la nuova legge di contabilità, anche se naturalmente ha la maggioranza e lo può fare, ma sappia il Governo, in particolare il Ministro dell'economia e delle finanze, che questo costituisce un clamoroso precedente. Come farà lei, signor Presidente, a dichiarare inammissibili gli emendamenti che violino la lettera a) dell'articolo 11-ter della legge di contabilità in fase di esame della finanziaria, quando il Governo in sede di approvazione di una riforma di questo rilievo la viola apertamente?

La mia domanda è semplice e ha risposte semplici: o si attua questa violazione, che però costituirà un precedente e quindi il decreto-legge di modifica della legge di contabilità non verrà più attuato da nessuno, oppure è necessario cambiare la copertura del provvedimento in esame, perché così com'è - non lo dico io che non so leggere, ma chiunque sappia leggere è in grado di capirlo - questa previsione è in aperta violazione della normativa vigente.

Non ho mai sostenuto, né sostengo che la norma sia scoperta, ma affermo che la forma di copertura è incompatibile con quanto previsto dalla citata lettera dell'articolo 11-ter. Ricordo che vi chiedemmo di non approvare il decreto-legge di modifica della legge di contabilità, scongiurando la maggioranza di non approvare questa nuova formulazione, ma voi l'avete fatto e adesso dovete pagare il fio di questa scelta, e quindi o la rispettate, oppure cambiate la norma di copertura dopodiché potremo discuterne tranquillamente. Andare avanti facendo finta che questa norma rispetti la legge n. 468 è a mio avviso impossibile, perché è del tutto evidente che si tratta invece di una sua aperta violazione.(Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U, Misto-SDI).

PRESIDENTE. Senatore Morando, naturalmente prendo atto di quanto da lei affermato. Su questo punto si è però espressa la Commissione bilancio e auspico che il relatore ed il Governo potranno fornirle qualche ulteriore informazione rispetto alle sue più che comprensibili richieste.

 

D'ANDREA (Mar-DL-U). Do per illustrati i nostri emendamenti, preannunciando la mia intenzione di intervenire in dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

ASCIUTTI , relatore . Il parere del relatore è contrario su tutti gli emendamenti relativi all’articolo 7.

MORATTI , ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca . Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE . Passiamo all'emendamento 7.1, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario.

 

DONATI (Verdi-U). Ne chiediamo la votazione.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE . Ai sensi dell'articolo 102-bis del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.1, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non è in numero legale.

Sospendo pertanto la seduta per venti minuti.

 

(La seduta, sospesa alle ore 9,54, è ripresa alle ore 10,17).

 

La seduta è ripresa.

 

Sull'esito di una votazione elettronica

TAROLLI (UDC:CCD-CDU-DE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TAROLLI (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, le volevo segnalare un fatto increscioso che è accaduto poc’anzi.

Prima della sospensione della seduta, nel corso della votazione per la verifica del numero legale, ho introdotto la mia scheda nel meccanismo di votazione e questa si è infilata in malo modo. Ho chiamato allora l'assistente parlamentare, che è venuto per sistemarla; nel frattempo, ho chiesto alla Presidenza di soprassedere per pochi secondi in attesa che il meccanismo tornasse a funzionare e questo non mi è stato concesso, tanto che lei ha sospeso la seduta perché per un solo voto è mancato il numero legale.

Quindi, per una cattiva "sintonizzazione" fra il sottoscritto e la Presidenza, si è verificato un fatto che poteva essere evitato e ciò mi rincresce; me ne dolgo, perché c’erano tutti i presupposti affinché i lavori procedessero regolarmente ma questo non è accaduto.

PRESIDENTE . Senatore Tarolli, anche a me rincresce della cattiva sintonizzazione, per usare la sua espressione; non l’avevo sentita, ho tenuto aperta la votazione per diverso tempo. Mi hanno riferito che sono stati effettuati degli accertamenti tecnici sulla sua postazione; speriamo che adesso tutto funzioni. Prendo comunque atto di questa sua segnalazione e me ne rincresce.

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

PRESIDENTE . Passiamo nuovamente all’emendamento 7.1, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario.

 

DONATI (Verdi-U). Ne chiediamo la votazione.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 102-bis del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.1, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell’emendamento 7.601 (testo 2).

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l’emendamento 7.601 (testo 2), presentato dal senatore Cortiana e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo all'emendamento 7.3, su cui la 5 Commissione ha espresso parere contrario.

 

DONATI (Verdi-U). Ne chiediamo la votazione.

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 102-bis del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.3, presentato dalla senatrice Acciarini e da altri senatori.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.5, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 7.6.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 7.6, presentato dalla senatrice Acciarini e da altri senatori, fino alla parola: "entro".

Non è approvata.

 

Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 7.6 e gli emendamenti 7.602 , 7.603 e 7.604.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 7.605.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 7.605, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori, fino alle parole: "un parere".

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 7.605 e gli emendamenti 7.606, 7.607 e 7.608.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.500.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

Metto ai voti l'emendamento 7.500, presentato dal senatore Malabarba e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.609.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

 

Verifica del numero legale

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale)(Alcuni senatori dei Gruppi AN e FI indicano una luce accesa fra i banchi del centro-sinistra cui non corrisponderebbe alcun senatore).

Non mi potete costringere, colleghi, a erogare le cosiddette punizioni esemplari; posso ritirare le schede di votazione, dopodiché ci saranno le proteste. Per cortesia, vorrei verificare se vi è un senatore presente corrispondente a quella luce. Risulta di sì. Grazie.

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1.306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.609, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.610.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.610, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.611, identico agli emendamenti 7.612 e 7.10.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

Metto ai voti l'emendamento 7.611, presentato dal senatore Monticone e da altri senatori, identico agli emendamenti 7.612, presentato dalla senatrice Franco Vittoria, e 7.10, presentato dalla senatrice Acciarini e da altre senatrici.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.613.

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.613, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.11.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.11, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

MULAS (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MULAS (AN). Signor Presidente, vorrei segnalare che ho partecipato alla votazione dell'emendamento 7.11, ma il dispositivo elettronico non ha funzionato.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto.

Colleghi, comunico che il tabellone alla mia sinistra sarà disattivato per un problema tecnico.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 7.614.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 7.614, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori, fino alle parole: "quota variabile dal".

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251.

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 7.614 e gli emendamenti 7.615, 7.12, 7.616 e 7.617.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.618.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

Metto ai voti l'emendamento 7.618, presentato dalla senatrice Acciarini e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.501.

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.501, presentato dal senatore Malabarba e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.13, identico all'emendamento 7.502.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.13, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori, identico all'emendamento 7.502, presentato dal senatore Malabarba e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.14, identico agli emendamenti 7.16 e 7.619.

MONTICONE (Mar-DL-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MONTICONE (Mar-DL-U). Signor Presidente, il termine "curricoli" o "curricola", come sarebbe più opportuno, esprime meglio l’autonomia e l’aspetto soggettivo degli alunni e delle famiglie. Infatti riferirsi a "piani di studio" risulta veramente improprio, soprattutto per alcune situazioni delle classi inferiori.

In tale contesto sarebbe bene considerare anche l’insegnamento della religione, come indicato da un ordine del giorno, accolto dal Governo, in sede di approvazione della legge n. 30 del 2000.

 

DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, su questo emendamento chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.14, presentato dalla senatrice Acciarini e da altri senatori, identico agli emendamenti 7.16, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori, e 7.619, presentato dal senatore D’Andrea e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 7.504, presentato dal senatore Malabarba e da altri senatori, fino alle parole: "quota nazionale".

Non è approvata.

 

Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 7.504 e l’emendamento 7.503.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.505.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

Metto ai voti l'emendamento 7.505, presentato dal senatore Malabarba e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 7.620.

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 7.620, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori, fino alla parola: "Alla".

Non è approvata.

 

Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 7.620 e gli emendamenti successivi, fino al 7.624.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.506.

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.506, presentato dal senatore Malabarba e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 7.625, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.626 (testo corretto).

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.626 (testo corretto), presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.507.

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.507, presentato dal senatore Malabarba e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.627.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

Metto ai voti l'emendamento 7.627, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.628.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.628, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.508.

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.508, presentato dal senatore Malabarba e da altri senatori.

Non è approvato.

 

L'emendamento 7.629 è inammissibile in quanto privo di portata modificativa.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.630.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.630, presentato dal senatore D'Andrea e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 7.631.

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 7.631, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori, fino alla parola: "con".

Non è approvata.

 

Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 7.631 e gli emendamenti 7.632, 7.633 e 7.634.

Metto ai voti l'emendamento 7.509, presentato dal senatore Malabarba e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.635.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

Metto ai voti l'emendamento 7.635, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.636.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.636, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.637, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.638, identico all’emendamento 7.36.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

Metto ai voti l'emendamento 7.638, presentato dalla senatrice Soliani e da altri senatori, identico all’emendamento 7.36, presentato dalla senatrice Acciarini e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione della prima parte dell’emendamento 7.41.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 7.41, presentato dalla senatrice Pagano e da altri senatori, fino alle parole: "stabiliti in".

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 7.41 e l’emendamento 7.639.

Passiamo alla votazione dell’emendamento 7.37, identico agli emendamenti 7.39, 7.510, 7.640, 7.641 e 7.642.

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l’emendamento 7.37, presentato dalla senatrice Franco Vittoria e da altre senatrici, identico agli emendamenti 7.39, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori, 7.510, presentato dal senatore Malabarba e da altri senatori, 7.640, presentato dal senatore D’Andrea e da altri senatori, 7.641, presentato dal senatore Gubert, e 7.642, presentato dal senatore Cortiana.

Non è approvato.

 

Stante il parere contrario espresso dalla 5a Commissione ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, l'emendamento 7.643 è improcedibile.

Passiamo alla votazione dell’emendamento 7.44.

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l’emendamento 7.44, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 7.644, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori, fino alla parola: "31".

Non è approvata.

 

Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 7.644 e l’emendamento 7.645.

Passiamo alla votazione della prima parte dell’emendamento 7.656.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 7.656, presentato dalla senatrice Acciarini, fino alle parole: "con le altre".

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 7.656 e gli emendamenti 7.647, 7.648, 7.649 e 7.650.

Metto ai voti l'emendamento 7.651, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 7.652 fino alle parole "con le altre".

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 7.652, fino alle parole "con le altre", presentato dal senatore Tessitore.

Non è approvato.

 

Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 7.652 e gli emendamenti 7.653, 7.654, 7.655 e 7.656a.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.47.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.47 presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 7.657, fino alla parola " 31".

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 7.657, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori, fino alla parola "31".

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 7.657 e l'emendamento 7.658.

Stante il parere contrario espresso dalla 5a Commissione ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, l'emendamento 7.659 è improcedibile.

Passiamo alla prima parte dell'emendamento 7.660, fino alle parole "stabiliti in", su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario.

 

DONATI (Verdi-U). Ne chiediamo la votazione.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 102-bis del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 7.660, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori, fino alle parole "stabiliti in".

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 7.660 e gli emendamenti 7.661, 7.662 e 7.663.

Passiamo all'emendamento 7.664, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario.

 

DONATI (Verdi-U). Ne chiediamo la votazione.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 102-bis del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.664, presentato dal senatore Cortiana.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Stante il parere contrario espresso dalla 5a Commissione ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, gli emendamenti 7.665 e 7.52, identici, sono improcedibili.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 7.666.

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 7.666, presentato dal senatore Tessitore, fino alla parola "con".

Non è approvata.

 

Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 7.666 e gli emendamenti 7.667 e 7.668.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 7.669.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 7.669, presentato dalla senatrice Franco Vittoria, sino alle parole: "rispettivamente con:".

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251.

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 7.669 e l’emendamento 7.670.

Stante il parere contrario espresso dalla 5a Commissione ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, l'emendamento 7.761 è improcedibile.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.762, identico all’emendamento 7.511.

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.762, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori, identico all’emendamento 7.511 presentato dal senatore Malabarba e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.763.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

Metto ai voti l'emendamento 7.763, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo all'emendamento 7.764, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario.

 

DONATI (Verdi-U). Ne chiediamo la votazione.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

L'emendamento 7.764 pertanto è improcedibile.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.765.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.765, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251.

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 7.766, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario.

 

DONATI (Verdi-U). Ne chiediamo la votazione.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

L'emendamento 7.766 pertanto è improcedibile.

Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 7.767, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori, fino alle parole: "con l’altra".

Non è approvata.

 

Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 7.767 e gli emendamenti 7.768 e 7.769.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.770.

 

 

Verifica del numero legale

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.770, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 7.771, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo all'emendamento 7.772, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario.

 

DONATI (Verdi-U). Ne chiediamo la votazione.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 102-bis del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.772, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.54, presentato dalla senatrice Pagano e da altre senatrici.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.773, identico agli emendamenti 7.55 e 7.774.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

Metto ai voti l'emendamento 7.773, presentato dal senatore D’Andrea e da altri senatori, identico agli emendamenti 7.55, presentato dalle senatrici Pagano e Acciarini, e 7.774, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 7.56, presentato dalla senatrice Acciarini e da altri senatori, identico all’emendamento 7.58, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo all'emendamento 7.775, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario.

 

DONATI (Verdi-U). Ne chiediamo la votazione.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 102-bis del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.775, presentato dal senatore Pagliarulo e da altri senatori.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.776.

 

DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.776, presentato dalla senatrice Acciarini e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 1306 e 1251

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.777, presentato dal senatore Cortiana.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell’articolo 7.

AZZOLLINI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, gli interventi relativi alla copertura dell’articolo in esame e della legge meritano una riflessione attenta e una risposta meditata, perché certamente pongono problemi che - come dirò in conclusione di questo mio intervento - meritano un’attenta riconsiderazione e probabilmente anche qualche modifica normativa.

Per quel che riguarda il provvedimento in esame, penso che le obiezioni avanzate non abbiano pregio. Abbiamo infatti "costruito" il nostro parere sullo stesso orientandolo esattamente verso due princìpi. In primo luogo, la configurazione delle norme come tetti di spesa; quindi, norme che non hanno bisogno della cosiddetta clausola di salvaguardia, come previsto dal cosiddetto decreto-legge taglia spese, poi convertito in legge. In questo senso, in quel parere (frutto di grandi discussioni in Commissione bilancio, poiché ci rendevamo conto che il meccanismo si fondava sull’appostazione - successiva nel tempo - in legge finanziaria di risorse limitate), avevamo "costruito" i diritti che rivenivano dalla norma in maniera tale che fossero ricompresi sia nella gradualità che nella flessibilità e comunque entro i tetti di spesa ivi previsti. Solo in questo modo si consentiva l’applicazione della riforma. Fu già quello un parere lungamente discusso, che tuttavia ha una sua coerenza interna; è opinabile, come tutte le questioni sottoposte al Parlamento, ma ha una sua indubitabile coerenza interna: non vi sono, cioè, diritti soggettivi costruiti in maniera immediata e perfetta (e quindi, ai sensi del decreto-legge taglia spese necessitanti di clausola di salvaguardia), ma in maniera coerente con quanto il successivo decreto ha previsto.

Questo certamente consente di dire in tutta serenità che questa norma è da ritenersi correttamente coperta e coerente con l’articolo 81 della Costituzione, anche dopo le modifiche apportate alla legge n. 468 del 1978 dal decreto-legge taglia spese e che interessano l’articolo 81 della Costituzione.

Non vi è dubbio tuttavia - mi preme sollecitarlo, e in questa sede è necessario che io esprima il mio sommesso ma molto convinto convincimento - che alcune norme del decreto-legge taglia spese, in particolare quelle sulla clausola di salvaguardia, necessitino quanto prima di una rivisitazione. In questo senso, la Commissione bilancio aveva anche approntato - con la collaborazione dei colleghi sia della maggioranza che dell’opposizione – alcune norme che, avendo lo stesso obiettivo che si poneva il Governo, purtuttavia evitavano quei problemi che, a mio avviso, se non si pongono immediatamente per questo provvedimento, si stanno già ponendo per una innumerevole serie di leggi già all’attenzione della Commissione da me presieduta e che fra un po’ lo saranno a quella dell’Aula. E’ dunque necessaria una loro meditata rivisitazione.

Come i colleghi dell’opposizione sanno, ci stiamo attivando per un miglioramento di quella norma, che - lo ribadisco - senza modificare i giusti obiettivi perseguiti dal Governo consenta, però, al Parlamento di lavorare in serenità. Francamente, il dualismo fra diritti soggettivi e tetti di spesa, con le relative formule di copertura, non può essere un’evenienza che ci impedisce di andare avanti. Già alcuni decreti-legge all’esame della Commissione bilancio hanno questo problema e saranno quindi attentamente analizzati prima di essere portati all’attenzione dell’Aula.

Con un po’ di preveggenza, forse, e sicuramente anche un po’ di fortuna, avevamo "costruito" questo parere in maniera coerente anche rispetto ad una norma successivamente intervenuta; pertanto, è possibile andare avanti. Resta tuttavia aperto il problema da me ricordato e colgo l’occasione per sottolineare la necessità di rimeditare nel prossimo futuro quella norma. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

MANIERI (Misto-SDI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MANIERI (Misto-SDI). Signor Presidente, l'intervento appena svolto dal collega Azzollini, presidente della Commissione bilancio non ha fugato le preoccupazioni espresse dal senatore Morando; semmai, le ha confermate. Questo è un provvedimento senza copertura, che toglie qualsiasi credibilità alla riforma di cui stiamo discutendo e conferma il nostro giudizio negativo e preoccupato su di essa.

Il Ministro più volte – e giustamente - ha sottolineato il grave deficit formativo della scuola italiana nel contesto europeo. Noi siamo d'accordo: è giusta la diagnosi, ma del tutto inadeguata la terapia. Questo, infatti, è un provvedimento che delude sotto tutti gli aspetti: delude sul piano degli obiettivi, delude sul piano degli strumenti, delude sul piano delle risorse e degli investimenti. Non si fa un moderno canale di formazione professionale senza soldi; non si fa un moderno sistema di valutazione della nostra scuola senza finanziamenti. Inoltre, l'articolo 7 dimostra la mancanza di una linea coerente del Governo in materia di politica scolastica. La legge finanziaria, poi, taglia risorse alla scuola pubblica e non reperisce i fondi necessari per coprire i provvedimenti di legge che lo stesso Governo presenta. Per cui, signora Ministro, noi ci chiediamo se lei abbia concertato queste norme con il suo collega Tremonti.

Fra qualche giorno arriverà in quest'Aula il provvedimento presentato dal ministro Bossi sulla devoluzione, che assegna alle Regioni, su domanda, le competenze esclusive in materia di istruzione, facendo saltare gli standard minimi previsti da questo testo. Allora, che cosa resta di questa riforma? Non resta nulla per l'innovazione, non resta nulla né per la qualità dell'apprendimento, né per la riqualificazione della docenza. Resta, a nostro avviso, solo l'abbassamento dell'obbligo scolastico, che riporta l'Italia ad essere il fanalino di coda dell'Europa. Resta l'antica e iniqua soluzione del dirottamento dei ragazzini a tredici-quattordici anni verso una formazione professionale tutta da innovare e da modernizzare. Resta - e concludo - la preoccupante perdita di valore dell'istruzione pubblica, ridotta niente più che a capitolo di tagli e di economie, al di fuori di ogni visione strategica delle politiche generali del Paese. (Applausi dai Gruppi Misto-SDI, Mar-DL-U e DS).

*D'ANDREA (Mar-DL-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ANDREA (Mar-DL-U). Signor Presidente, intendevo svolgere questa dichiarazione di voto sull'articolo 7 già prima che il Presidente della Commissione bilancio ci fornisse alcuni elementi di valutazione integrativi rispetto alle questioni sollevate con tanta efficacia in Aula dal collega Morando. Devo dire che il suo intervento mi ha rafforzato nella convinzione che quella che la Commissione bilancio ha verificato per questo provvedimento di riforma è una copertura inefficace. È una copertura poco credibile sia dal punto di vista della nuova legge di contabilità di Stato, sia dal punto di vista dei vecchi criteri che la Commissione bilancio aveva assunto come riferimento per le determinazioni e valutazioni di sua competenza.

Nonostante il garbo e l'amabilità con cui il collega Azzollini ha voluto svolgere le sue argomentazioni tenendole insieme come in un ricamo, per cercare di facilitare l'approdo finale di questo provvedimento, ci troviamo di fronte ad un disegno di legge che risulta privo di contenuti innovativi, capaci di determinare effetti positivi nella vita della scuola italiana.

La finanziaria infatti non aggiunge nulla ad una copertura meramente formale, che è costretta invece a fare i conti con lo svuotamento dell'articolato approvato, al fine di sterilizzarne l'effettivo contenuto normativo, cioè quanto potrebbe esservi di finanziariamente rilevante, perché diversamente no ci sarebbe la copertura finanziaria necessaria; oppure è costretta a ripiegare su dizioni ambigue e imprecise, come accade all'articolo 7, per rinviare ad una sequenza contabile del tutto virtuale, una specie di catena di Sant'Antonio sulla quale è davvero arduo scommettere. Abbiamo proposto, con i nostri emendamenti a questo articolo e con quelli presentati all'articolo 1, di uscire da questa difficoltà, ma abbiamo trovato un riscontro negativo nel Governo e nella maggioranza.

Signor Presidente, l'aleatorietà della copertura è del tutto coerente con la debolezza dell'impianto complessivo, che viene stretto tra la facoltatività dell'anticipo e la levità di un quinto anno posticcio. Una siffatta copertura finanziaria, insieme con la previsione di una delega tanto generica e indeterminata, svaluta inesorabilmente questo provvedimento. Quella che stiamo varando non è una riforma, è solo un annuncio propagandistico; perché è solo propaganda prefigurare pomposamente una nuova architettura del sistema di istruzione e formazione, sapendo che non ci sono risorse per darvi attuazione.

Le cosiddette azioni positive della riforma, a prescindere dal contenuto che non condividiamo, non avranno pressoché alcuna possibilità di dispiegare effetti concreti in tempi ragionevoli. La scuola continuerà a restare sospesa a mezz'aria, chissà per quanto tempo ancora.

Le uniche previsioni normative che troveranno applicazione immediata sono quelle che abrogano, quasi con furia iconoclasta, nelle ultime due righe dell'articolo 7 - ed è qui proprio il caso di dire in cauda venenum - la legge n. 30 del 2000 sui cicli scolastici e la legge n. 9 del 1999 sull'obbligo scolastico, oppure quelle che destrutturano anche quanto restava di buono nel sistema scolastico italiano, come la scuola media unica per tutti, obbligatoria fino a 14 anni - grande conquista delle riforme degli anni '60 - e la nuova scuola elementare dei moduli, o anche quelle che infliggono colpi mortali all'autonomia scolastica, a dispetto della sua costituzionalizzazione; un'autonomia costretta nella tenaglia di un dirigismo ministeriale, che lascia vistose tracce nella definizione dei nuovi programmi, e di "quote regionali" ipotecate come luogo di smercio a buon mercato di una "controstoria d'Italia" in salsa padana, così come è stato richiesto il 4 novembre da un collega deputato in polemica con le dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Repubblica sulla storia che unisce.

Complimenti, colleghi della maggioranza! Avete mantenuto così l'impegno assunto in campagna elettorale di cancellare la vituperata legge Berlinguer-De Mauro, ma non avete onorato l'impegno di raccogliere la sfida per la riforma della scuola e di pilotarla verso il futuro. Avendo innestato la retromarcia siete andati anche troppo indietro, fino a cancellare i contenuti qualificanti delle riforme degli anni '60 e '70, fino a mettere a rischio l'autonomia, ed ora rischiate di non riuscire a fermarvi.

Signora Ministro, altro che guardare al futuro, qui torna solo il passato; altro che riformismo, qui si tratta di una restaurazione in grande stile, che può rassicurare qualche spirito nostalgico e passatista, ma fa perdere al nostro Paese il treno della storia.

Se fossimo in un’aula scolastica e non in un’Aula parlamentare, sarei indotto a dire che questi sembrano gli effetti dei nuovi programmi formato Lega-AN, che il senatore Valditara ha chiosato puntigliosamente dalle colonne de "Il Secolo d’Italia" e che i "Bossi boys" hanno suggerito con le loro temerarie incursioni nella storia del Risorgimento nazionale: ridimensionare la linea giacobino-napoleonica e rilanciare la prospettiva legittimistico-reazionaria; una parola d’ordine che evidentemente è più semplice da adottare come programma politico che come programma di storia.

A ben guardare, il cerchio politico-culturale si chiude così bene da alimentare persino il cattivo pensiero che il ministro Tremonti abbia scelto di non allargare i cordoni della borsa per cogliere proprio questo risultato.

A lei, signora Ministro, a voi, colleghi della maggioranza, l’arduo compito di dimostrare che così non è. Noi, anche per evitare di risultare conniventi con tale disegno pernicioso, voteremo con grande convinzione contro questo articolo 7. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U e Misto-Com).

ACCIARINI (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, questa dichiarazione di voto riguarda evidentemente l’articolo 7, ma mi permette anche di fare, alla luce delle considerazioni svolte dal Presidente della Commissione bilancio, alcune valutazioni di ordine generale.

Con il presente articolo viene abrogata la legge sull’obbligo scolastico a nove anni. È una certezza del diritto che viene abrogata. (Brusìo in Aula)

 

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di permettere alla senatrice Acciarini di continuare il proprio intervento.

 

ACCIARINI (DS-U). Signora Ministro, lei sta sostituendo questo diritto certo, previsto in una legge vigente, con quanto detto dal Presidente della Commissione bilancio: non ci sono diritti soggettivi costruiti in maniera immediata e perfetta. Lei, signora Ministro, si prende la grande responsabilità, come Ministro dell’istruzione, di sostituire un diritto immediato e perfetto, il diritto all’istruzione per nove anni, con una legge - quando verrà votata - che parla soltanto di gradualità e di flessibilità, attraverso un’ipotesi di revisione del concetto di obbligo di istruzione confusa e molto probabilmente anche anticostituzionale.

Come ormai spesso sta accadendo - ed è questo l’aspetto più grave ed importante - sostituite certezze, cose che ci sono, con semplici aspettative. L’altro giorno la sottosegretario di Stato Aprea nel parlare del progetto lingue ha detto che per ora determinati aspetti venivano accantonati, ma che poi si sarebbe fatto di meglio e di più. Spessissimo, su tutte le ipotesi di qualità della scuola, ci sentiamo dire che si accantona, ma che poi verrà fatto di meglio.

Eh no, ci dispiace, questo è un gioco che non funziona; voi – lo ripeto - sostituite certezze, (a volte con caratteri certamente limitati), cose che ci sono, con aspettative. È un giochetto che in senso più vasto avete fatto anche in campagna elettorale ed io sono convinta che i cittadini italiani si stanno rendendo conto di quanto le grandi promesse saranno o meno attuate.

Io le dico, signora Ministro, che leggendo il presente testo, al di là delle valutazioni di merito, si ha proprio questa sensazione: speranze; "grandi speranze", mi viene da dire ricordando il titolo di un libro di un importante autore inglese, anche se per definire quanto state facendo vengono piuttosto in mente titoli di autori italiani: "la siccità", "la malora", cioè termini che indicano scarsità, riduzione.

Lei, ministro Moratti, è un Ministro-meno, che sta togliendo alla scuola italiana certezze di diritti e risorse per attuarli. Noi denunciamo la perdita di diritti che i ragazzi avranno nelle scuole italiane attraverso il presente testo di legge e chiediamo sulla votazione dell’articolo 7 la verifica del numero legale. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U, Verdi-U e Misto-Com).

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

Metto ai voti l'articolo 7.

È approvato.

Passiamo alla votazione finale.

PAGLIARULO (Misto-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PAGLIARULO (Misto-Com). Signor Presidente, la mia è una dichiarazione di voto contrario a nome del Gruppo Comunisti Italiani sulla legge di riforma della scuola proposta dal Governo. Ci sembrava oggetto importante di discussione il pericolo che la delega potesse espropriare il Parlamento della titolarità su un tema decisivo qual è quello della scuola; ci sembrava altresì che fosse di fatto in discussione il punto della Costituzione che prevede e sancisce l'obbligo e relativamente ad una legge delega che ne prescinde; ci pareva poi che valesse la pena capire come mai, mentre le leggi vigenti prevedono l'obbligo all'istruzione fino a quindici anni, il Ministro, tramite accordi regionali, operi per consentire di contravvenire a tali regole; ci sembrava inoltre che occorresse ragionare sul perché, mentre in Europa l'obbligo è stato elevato praticamente ovunque, il nostro Governo lo abbassa di fatto di due anni, proponendo una scelta prematura, improponibile e inaccettabile, a ragazzi appena tredicenni fra istruzione e formazione professionale. Ci sembrava poi che non vi fossero risposte alla contraddizione fra l'esigenza urgente ed inderogabile di riqualificazione della scuola pubblica e i tagli pesantissimi di risorse e di personale operati dal Governo nel settore; ci sembrava infine opportuno dare una risposta positiva alle aspettative delle famiglie che vedono restringersi le possibilità per i propri figli di conseguire un'istruzione appropriata che consenta loro un percorso di vita che li porti ad essere cittadini consapevoli e a pieno titolo e di accedere a professioni qualificate.

A noi tutto questo sembrava fosse utile affrontare, e sembrava opportuno che il Ministro affrontasse questi nodi. Così invece non è stato, non ci ha convinto, mentre è sempre più conclamato il contrasto fra i contenuti della legge e le opinioni degli istituti e delle associazioni che sono coinvolte ed interessate alle questioni della scuola. È di questi giorni il presidio della CGIL-scuola qua davanti a Palazzo Madama. Sono recenti i dubbi, le perplessità, le critiche delle associazioni studentesche professionali ascoltate dalla 7a Commissione e i pareri negativi degli organismi delle autonomie locali e del Consiglio nazionale della pubblica istruzione.

È diffusa una critica di massa fra discenti, docenti, operatori della scuola nei confronti della legge, ma sembra domini un clima di autocelebrazione o quantomeno di autoassoluzione su di una proposta di legge delega che - non nascondiamocelo - ha aperto dubbi nella stessa maggioranza. Mentre l'articolo 34 comanda che la scuola è aperta a tutti e che la Repubblica rende effettivo questo diritto e cresce nel Paese una domanda di istruzione in quantità, in qualità, in permanenza, il Governo risparmia sulla scuola in modo che chi ha più denaro ha più opportunità.

Questa riforma non è un viaggio nel futuro, ma un ritorno al passato, aggravato dalla riduzione della materia a un paragrafo del bilancio del Ministero dell'economia, ad un capitolo della devoluzione per il Ministro delle riforme istituzionali, ad una delega al Ministro dell'istruzione. La filosofia che ispira la legge riduce la scuola italiana a un mix contraddittorio di cultura spiritualistica, individualistica e d'impresa che da un lato rinvia alla visione del mondo del centro-destra, dall'altro ha al suo interno le ragioni di un lacerante conflitto.

Si perde l'occasione, in una fase di così radicale trasformazione mondiale, di una scuola critica, aperta al confronto, fucina di culture, laica e la si riduce ad una commistione mercantile. Si torna all'avviamento precoce al lavoro, si intacca profondamente l'autonomia, si dà fretta persino ai bambini della scuola dell'infanzia; si vuole reintrodurre l'insegnante prevalente nella scuola elementare. Si riducono i posti dei docenti, si limita l'autonomia agli insegnati, ma soprattutto, se si dà meno possibilità all'istruzione con la canalizzazione precoce, si toglie una possibilità di formazione democratica.

Noi proponiamo l’elevamento dell’obbligo in prospettiva fino a diciotto anni, subito fino a sedici, mentre la legge lo porta di fatto a tredici anni.

Queste le ragioni di un voto contrario in Parlamento su quello che riteniamo un ritorno al passato, quando il figlio del dottore era destinato a fare il dottore e il figlio del minatore a fare il minatore. Oggi i termini sono cambiati; se volete, parliamo di manager e lavoratori precari, ma il loro destino sarà lo stesso.

Però, siccome noi non crediamo al destino, non solo votiamo contro il provvedimento, ma ci assumiamo un solenne impegno: quello a criticare e contrastare ovunque nel Paese una legge sbagliata, pericolosa e controproducente. (Applausi dal Gruppo Misto-RC e del senatore Pizzinato).

MALENTACCHI (Misto-RC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MALENTACCHI (Misto-RC). Signor Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, Rifondazione comunista voterà contro la delega sulla riforma dell’istruzione che il Governo chiede al Parlamento.

Come abbiamo già sostenuto nel corso del dibattito, è fin troppo evidente che la riforma che voi proponete ha il solo ed unico obiettivo di rendere residuale la scuola pubblica che, nata come istituzione della Repubblica, è ormai destinata, contro il dettato costituzionale, ad assumere i caratteri della scuola privata.

Tutte le proposte qui contenute configurano infatti una forte dequalificazione della scuola pubblica, fino a mettere in discussione la sua stessa esistenza, e ripropongono nel contempo una concezione aziendalistica, supportata dall’ideologia confindustriale della didattica breve, riservata a soggetti più svantaggiati o di estrazione sociale così detta medio-bassa, in vista di una disponibilità al lavoro precario, saltuario e flessibile.

Con la separazione tra istruzione e formazione professionale si ripristina di fatto una divisione classista della società, si istituzionalizza per legge la selezione dei giovani tra scuola, formazione professionale ed apprendistato, con l’aggravante che questo tipo di formazione non garantisce più nemmeno un posto di lavoro, come poteva succedere negli anni Cinquanta-Sessanta, ma si riduce ad una mera alfabetizzazione della manovalanza ultraflessibile che la formazione pagata dallo Stato e gestita direttamente dalle aziende dovrebbe garantire.

Una scuola che non rimuoverà gli ostacoli di ordine economico e sociale, in palese contrasto con il dettato costituzionale; una riforma che, con la scusa degli stage, regala manodopera gratuita alle imprese, anzi, signora Ministro, non solo alle imprese: ormai è diffuso questo metodo dell’impiego di manodopera da parte delle istituzioni.

Signor Presidente, Rifondazione comunista propone come principio irrinunciabile il carattere nazionale ed unitario del sistema scolastico, soprattutto a fronte di tendenze politiche che puntano alla disgregazione del tessuto culturale del nostro Paese; l’eliminazione della separazione tra istruzione e formazione professionale; l’obbligatorietà dell’ultimo anno della scuola per l’infanzia; l’estensione dell’obbligo scolastico al diciannovesimo anno di età; nella sostanza, un percorso scolastico di tredici anni.

Alla separazione dei percorsi scolastici tra istruzione e formazione professionale, contenuta nella delega, noi contrapponiamo quindi un sistema nazionale di educazione e di istruzione che elimina il doppio canale tra il sistema dei licei e quello della formazione professionale, tra la scuola del fare e la scuola del sapere, mantenendo un carattere unitario dell’istruzione nazionale, pilastro irrinunciabile, secondo noi, per una moderna democrazia.

Per queste ragioni Rifondazione comunista riconfermerà un voto contrario a questo provvedimento, perché noi riteniamo che la scuola non trarrà alcun vantaggio da questa riforma, così come i giovani e la società non trarranno vantaggio a lungo da questa scuola.

Per di più il provvedimento, come è stato ripetutamente spiegato, ha una copertura aleatoria e, comunque, priva di efficacia.

Per questo, convintamente, i senatori di Rifondazione comunista voteranno contro questo disegno di legge. (Applausi dai Gruppi Misto-RC e DS-U. Congratulazioni).

FILIPPELLI (Misto-Udeur-PE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FILIPPELLI (Misto-Udeur-PE). Signor Presidente, signora Ministro, colleghi, il mio Gruppo esprime il proprio disappunto per il modo con cui il Governo ha voluto affrontare un argomento fondamentale per la vita del Paese quale il riordino e la riforma del sistema nazionale di istruzione. Un argomento che non poteva e non doveva essere affidato ad una legge delega, perché essa lascia troppo arbitrio al Governo, che può certamente riformare sia il sistema nazionale di istruzione, che modificare una riforma approvata dal Governo precedente - i cui effetti ancora non sono visibili perché non maturati e quindi non valutabili - ma deve farlo con una legge ordinaria che avrebbe dovuto registrare un ampio dibattito ed un confronto serrato per la dovuta, necessaria e utile individuazione dei punti comuni tra le forze politiche presenti in Parlamento. Si doveva pervenire quindi ad una legge approvata con una maggioranza che fosse la più ampia possibile e che contassero non solo i voti della maggioranza.

Signor Presidente, la scuola interessa tutto il Paese, è una questione troppo importante per essere lasciata alle scelte di una sola parte politica. I giovani debbono avere la certezza del futuro culturale, formativo, professionale e occupazionale che li riguarda. Questa riforma non è condivisa da un ampio schieramento politico che vede unite tutte le forze del centro e della sinistra, ma anche di gran parte del Paese, a partire dal Consiglio nazionale della pubblica istruzione, per arrivare a docenti e studenti.

Mi chiedo e vi chiedo se con la riforma che avete progettato siete sicuri che verrà rispettato l'articolo 34 della Costituzione. Sarà una scuola aperta a tutti? Vi sarà un'istruzione obbligatoria gratuita? I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, potranno raggiungere i gradi più alti degli studi, o si fermeranno di fronte ad una scuola pubblica resa debole per mancanza di fondi di fronte al sistema dell'istruzione privata?

Questa delega, che sembra una vera e propria cambiale in bianco al Governo in tema di istruzione, confligge con il dettato costituzionale, laddove non prevede una organica legislazione primaria in questo ambito; l'intento è del resto confermato dalla circostanza che il Governo ha già lasciato ampia delega alle Regioni con accordi bilaterali tra Ministero e governi regionali.

Altro punto assolutamente non trascurabile riguarda le risorse che accompagneranno la riforma. La finanziaria dello scorso anno ha già ridotto le risorse per l'istruzione, la legge finanziaria per il 2003, votata dalla Camera e che ci accingiamo ad esaminare, presenta altri tagli proprio per quanto riguarda il dicastero competente in materia di istruzione.

Un ulteriore punto assolutamente da non trascurare riguarda le risorse che accompagneranno la riforma, già nelle ultime settimane si è andata largamente estendendo nelle scuole di ogni ordine e grado del Paese la protesta per la grave situazione di disagio e di incertezza che ha accompagnato la mancata attuazione degli investimenti in materia di autonomia scolastica e il mancato sostegno ai progetti d'innovazione e sviluppo finalizzati all'obbligo scolastico e a quello formativo che prevedono impegni interistituzionali e finanziari e rapporti con il sistema della formazione professionale.

La scuola è priorità strategica per lo sviluppo del Paese ed implica fondi di perequazione per tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo agli squilibri regionali ed al Mezzogiorno d'Italia, gravemente in crisi nel processo di realizzazione dell'integrazione scuola-lavoro.

La riforma nasce già vecchia in relazione a tale necessità sul piano della concreta realizzazione della crescita civile e culturale di tutti i cittadini, ma è ancor più grave che non ci si sia posti il problema di risorse adeguate in termini di quantità e qualità per dare risposte positive all'aumentata domanda di formazione a tutti i livelli, locale, regionale e nazionale. Una riforma seria che voglia resistere ai problemi dell'attività quotidiana e diventare linfa vitale dell'istituzione formativa principale del nostro Paese non può non richiedere un monitoraggio ed un intervento di grande impegno per rispondere ai problemi ed alle condizioni impossibili che nelle ultime settimane, sotto la spinta emotiva della catastrofe del terremoto in Molise, abbiamo potuto rilevare.

In conclusione, questa riforma non ha le carte in regola per rispondere ad un’offerta formativa estesa ed impegnativa come quella che riguarda i nostri giovani in forza di tutte le opzioni diversificate di una cultura che vuole, insieme, serbare i valori della tradizione e innovarsi secondo le necessità della modernità, della tecnologia e delle esigenze del mondo del lavoro.

Una riforma che non coinvolga il consenso degli insegnanti che dovranno realizzarla, che non abbia al suo interno i princìpi di autogestione e autocorrezione, entra in contraddizione con il sistema delle autonomie scolastiche che ormai è sancito nel nostro ordinamento e con le capacità professionali di continuo rinnovamento per la ricerca didattica e l’autoformazione. Né basta prevedere un indeterminato piano di aggiornamento privo, tra l’altro, dei necessari fondi (aspetto, questo, che vìola le disposizioni in materia di contabilità).

Per queste ragioni il Gruppo della Margherita annuncia il voto contrario sul provvedimento in esame.

BRIGNONE (LP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BRIGNONE (LP). Signor Presidente, signor Ministro, onorevole Sottosegretario e colleghi, il dibattito in Commissione e la discussione generale in Aula hanno offerto numerosi spunti di confronto e di riflessione, che si aggiungono ad una cospicua letteratura sulle riforme scolastiche.

In ambito di dichiarazione di voto è però opportuno considerare il provvedimento nei suoi termini concreti, prevedendone le risultanze dell’applicazione in una realtà molto complessa e diversificata, talvolta differente e lontana dalle elaborazioni teoriche.

D’altronde, i soggetti coinvolti nell’azione formativa dei giovani sono ormai molteplici, così come molteplici sono i centri di produzione del sapere. La scuola rimane però il luogo preminente dove, secondo regole condivise, si impara a divenire protagonisti, e non succubi, dello sviluppo della civiltà e un bravo insegnante costituisce ancora e sempre una guida fondamentale per l’educazione dei ragazzi.

Cerchiamo ora in sintesi, semplificando le innumerevoli questioni, di valutare l’impianto del disegno di legge e le sue finalità. Anzitutto, occorre dire che si tratta di un primo passo per creare nuovi e necessari punti di riferimento, correggendo arcaici errori di impostazione. Consente di creare scuole-comunità, che si fondano sul principio di responsabilità ed anche di competitività all’interno di un sistema pubblico, che si caratterizza per una pluralità di offerte formative, comprese quelle non statali. Il nuovo modello di scuola si basa sulla centralità della persona (vedi il comma 1 dell’articolo 1), postulato che reca una quantità di princìpi fondamentali tra i quali quello dell’urgenza di ricostruire presso i nostri ragazzi una scala corretta di valori basata sull’indipendenza critica. Oggi ce n’è veramente bisogno. Credo che anche a questo abbia pensato il collega senatore Monticone svolgendo il suo intervento in discussione generale.

Rispetto alla legge n. 30 del 2000, ci troviamo di fronte ad una segmentazione in parte diversa. Si è discusso a lungo recentemente, ed anche oziosamente, di formule di segmentazione; in realtà, qualsiasi segmentazione, pur naturalmente rispettosa delle varie fasce dell’età evolutiva, non può prescindere dal superiore criterio ispiratore dell’unitarietà e continuità dei percorsi formativi, princìpio che le verticalizzazioni e gli istituti comprensivi hanno esaltato realizzando progetti non solo organizzativi e didattici. Occorre riconoscere che questo è stato un grande merito: il merito di avere incentivato tali esperienze, non legandole soltanto alle necessità dettate dai parametri dimensionali dell’autonomia.

In merito alle finalità proprie di ogni segmento di scuola vi è stata una sostanziale convergenza di consensi.

Le discussioni si sono accese su questioni di altro genere. Per la scuola dell’infanzia, per esempio, sull’ingresso anticipato. Pur riconoscendo la validità delle argomentazioni contrarie basate su criteri psicopedagogici, occorre ribadire che esso offre comunque un ampliamento di possibilità educative anche dove e quando le famiglie non riescono ad usufruire, almeno per il momento, dei servizi resi dagli asili nido. Trattasi comunque di un’offerta già presente in altri Paesi europei, che viene garantita dal criterio di gradualità e di sperimentalità introdotto in Commissione e rispetto al quale le famiglie possono esercitare facoltà di scelta.

Il primo ciclo d’istruzione, costituito dai cinque anni della scuola primaria e dai tre della scuola secondaria di primo grado, rappresenta la scuola identica per tutti. Viene rafforzato l’anello debole della scuola media inferiore, dove attualmente saperi e competenze, in ingresso e in uscita, non sono proporzionati a tre anni di scuola in una fascia di età, quale quella preadolescenziale, a forte rischio di abbandono e devianza. La legge n. 30 del 2000 di fatto la sopprimeva, mentre questo disegno di legge ne esalta le peculiarità e le finalità, rafforzandola e valorizzandola. Vengono rafforzati anche i raccordi in basso e in alto, così come l’orientamento al termine dei primi otto anni.

Successivamente ogni studente, ogni famiglia, potrà scegliere in base a motivazioni, attitudini e interessi nella consapevolezza della pari dignità, che occorre realizzare, signora Ministro - e non solo enunciare ovviamente - di tutti i percorsi formativi. L’opposizione ha sottolineato con forza la precocità di questa scelta. In realtà, fino alla riforma del 1963 essa era ulteriormente anticipata di tre anni. Ritengo che questa soluzione venga incontro alla libertà di seguire le inclinazioni individuali, in particolare di chi desidera avviarsi al lavoro a quindici anni, come peraltro è consentito già oggi. Non c’è vuoto fra i tredici anni e mezzo e i quindici anni, come ritiene la collega senatrice Acciarini; anzi, si istituisce un periodo formativo propedeutico che risolve il grave problema dell’assolvimento dell’elevazione dell’obbligo scolastico, che ha determinato inutili soggiorni di allievi demotivati nel primo anno di tante scuole medie superiori.

Questo disegno di legge, colleghi, integra la scuola con il lavoro, valorizzando ogni opportunità di raccordo e proponendo un’alternanza che insiste comunque sullo stato di studente dei ragazzi. Nell’obbligo formativo fino al diciottesimo anno di età l’apprendistato privilegiava la dimensione del lavoro, nell’alternanza vi è la preminenza della scuola; infatti, il testo recita "sotto la responsabilità dell’istruzione scolastica e formativa".

Quelle tracciate dal disegno di legge sono, dunque, norme generali. Come ho già detto in discussione generale, vi saranno poi altri ambiti importanti nei quali confrontarsi e operare. Mi riferisco alle norme attuative, dove verranno definite le discipline attivate, il monte orario da assegnare a ciascuna di esse, i programmi in funzione degli obiettivi del comma 1 dell’articolo 2. Anche qui, però, occorre limitarsi ad un compito di indirizzo, affidandosi poi alla professionalità dei docenti e all’autonomia delle scuole secondo un’etica di responsabilità e un’ottica di responsabilizzazione.

Soltanto le singole istituzioni scolastiche possono coordinare e realizzare un’integrazione di tutte le attività, anche esterne, finalizzate al successo formativo. È, perciò, importante la riforma degli organi collegiali.

L’autonomia garantisce strumenti, possibilità di articolare tempi, ritmi, ambiti disciplinari, forme di sperimentazione, rapporti e scambi; di inventare i progetti, di valorizzare le risorse anzitutto umane. Ma, poiché l’osservanza delle regole non sfugge all’interpretazione talvolta soggettiva delle stesse, il centro ora ha ancora il compito di definire i princìpi che governano la valutazione, stante il valore legale dei titoli di studio. In futuro, la devoluzione e la compiuta realizzazione dell’autonomia potranno rendere superfluo un sistema nazionale di valutazione, sostituendolo con una matura e consapevole autovalutazione, come auspica la senatrice Soliani. Attualmente appare ancora indispensabile l’apporto dell’INValSI ed è necessaria l’oggettivazione della tassonomia, che sia di Bloom o di altri, senza che per questo si ledano la professionalità e la libertà dei docenti. La valutazione del sistema è la base per migliorare progressivamente la qualità; la valutazione degli allievi è necessaria per la certificazione delle competenze. Sappiamo che è in corso un progetto pilota al quale hanno aderito volontariamente ben 2.700 istituti statali e non statali.

E la valutazione degli insegnanti? In Italia non può prescindere dalla formazione, dal reclutamento e dall’aggiornamento, che nell’articolo 5 sono tracciati in modo abbastanza soddisfacente. In alcuni Paesi stranieri evoluti in campo scolastico la funzione docente è in parte autoregolamentata; in Italia lo stato giuridico e gli obblighi d’ufficio sembrano costituire garanzia sufficiente di professionalità. Anche l’abilitazione stessa ha perso molto del suo significato. Prevalgono, non senza fondamento, questioni retributive, alle quali non sempre vengono accomunatì miglioramenti nel servizio reso. Ritengo comunque che l’autonomia comporti una ridefinizione della funzione docente.

Concludendo e annunciando il voto favorevole del Gruppo Lega Padana a questo provvedimento, desidero ricordare a lei, signora Ministro, e ai colleghi, una questione che non potrà essere trascurata nell’elaborazione dei decreti attuativi. Si tratta dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola statale.

In quest’Aula, il 2 febbraio 2000, durante l’esame e la votazione della legge n. 30 del 2000, fu accolto, con parere favorevole del ministro Berlinguer e del relatore, un mio ordine del giorno, il n. 1, che raccomandava, nell’applicazione della legge di riordino dei cicli, l’osservanza delle norme pattizie in merito all’insegnamento religioso. Ora, mentre si sta discutendo alla Camera lo stato giuridico dei docenti di questa peculiare disciplina, anche come relatore in Senato nella scorsa legislatura della disciplina in merito, e relatore in Commissione dell’affare assegnato sugli aspetti giuridici dell’insegnamento religioso, ritengo sia necessario confermare un impegno già assunto anche dal centro-sinistra.

Sarà però necessario rivedere anche la normativa riguardante l’utilizzo dell’ora da parte dei non avvalentisi, che non può ridursi, come talvolta o spesso ormai succede, all’ora dei disimpegno e del nulla. (Applausi dal Gruppo LP e del senatore Asciutti).

GABURRO (UDC:CCD-CDU-DE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GABURRO (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, signora Ministro, onorevoli Sottosegretari, colleghi, la legge delega che stiamo per votare individua le linee fondamentali di una riforma della scuola italiana che, dopo trent’anni di dibattimenti e fallimenti, sta finalmente per arrivare in porto.

Apprezziamo lo direttrici fondamentali della legge delega. In primo luogo, la chiara e forte affermazione della valenza educativa dell’istruzione e della formazione; l’innalzamento del diritto-dovere a diciotto anni di età; l’autonomia e il decentramento; l’obiettivo della qualità come criterio fondamentale della nuova politica scolastica; l’introduzione significativa dell’alternanza scuola-lavoro.

In questo contesto si colloca il nuovo importante riconoscimento della formazione professionale, del cosiddetto secondo canale, che rappresenta uno degli aspetti più significativi della riforma.

In Italia, la mancanza di una valida alternativa agli studi liceali priva troppi giovani di talune opportunità di formazione che valorizzino le loro inclinazioni, attitudini e capacità e consentano loro di mantenere un rapporto positivo con il sistema della formazione.

Avviene troppo spesso che i ragazzi, costretti alla frequenza dell’unico canale liceale o di scuole "liceizzate", preferiscano abbandonare completamente gli studi e alimentare quella dispersione scolastica che rappresenta il vero punto di crisi del sistema italiano e che ne minaccia la credibilità e la legittimità presso i giovani e le loro famiglie.

Da questo punto di vista, l'obbligo scolastico, se disgiunto da un vero successo educativo, è un non senso. La nuova strutturazione dei percorsi educativi parte dal principio che la differenziazione delle offerte per dare ad ognuno la possibilità di crescere culturalmente nel modo più congeniale, è più efficace del tentativo di omologazione di tutti i percorsi. Questo non deriva prima di tutto dalle necessità del mercato del lavoro, di cui bisogna peraltro tener conto anche nel progettare i percorsi scolastici, ma dalla necessità di permettere a tutti i giovani di soddisfare l'obbligo di formarsi fino a 18 anni di età, trovando percorsi adatti ad ognuno. L'unica via dei percorsi di tipo liceale, per di più selettiva in base a parametri che valorizzano soltanto alcune capacità di una persona, rende vano il diritto-dovere di formarsi.

Il percorso della formazione professionale, che parte dal metodo induttivo, cioè dall'esperienza pratica, per giungere alla riflessione e all'apprendimento teorico, risulta incomprensibile a tanta parte dell'attuale élite culturale italiana, anche se storicamente fa parte della tradizione italiana la formazione di grandi artisti e geni attraverso l'esperienza concreta delle botteghe.

Fondamentali e innovative sono le proposte della legge delega sulla formazione degli insegnanti. Le università sono chiamate in termini nuovi ad impegnarsi per consolidare e far crescere la qualità della scuola, obiettivo prioritario per la crescita complessiva della società. Gli strumenti previsti dalla legge delega sono le nuove strutture didattiche di ateneo e di interateneo per la promozione e la gestione delle lauree specialistiche per l'insegnamento e dei centri di eccellenza per la formazione degli insegnanti. La qualità della scuola è un obiettivo fondamentale della riforma, che mette in mora una politica scolastica che, apparentemente ispirata alla solidarietà, ha sovente prodotto appiattimento, sprechi, non qualità. Basti pensare che nel nostro Paese non esiste alcuna carriera per gli insegnanti e nessun reale premio per il merito didattico. La qualità deve essere l'indirizzo guida della futura politica scolastica del Paese.

I centri di eccellenza per la formazione degli insegnanti nascono da una proposta dell'UDC mirante a dare un nuovo contributo alla qualità del nostro sistema scolastico. Il disegno di legge traccia un quadro strutturale, nell'ambito del quale dovranno essere precisati i contenuti didattici. Tuttavia, non è una struttura vuota nella quale si potrà mettere ciò che si vorrà; è invece un passo necessario ed essenziale per coniugare nell'offerta didattica e formativa le esigenze della modernità con quelle dell'autentica preparazione dei ragazzi.

Lo sviluppo dell'autonomia consentirà di superare tante difficoltà, mentre occorrerà dedicare particolare attenzione - come abbiamo ricordato poc'anzi - al personale docente, a cui in gran parte viene affidata la riforma.

Bisogna inoltre coinvolgere le famiglie, non perché assumano compiti e ruoli ad altri spettanti, ma perché nella critica costruttiva partecipino anche a riempire di responsabilità e di passione educativa le strutture e gli ordinamenti.

Le riforme si realizzano e vivono se sono pervase da forti ragioni ideali e sostenute da persone motivate e preparate. Crediamo che la sfida dell'avvenire trovi nella scuola italiana e nella politica che la riguarda grandi motivazioni e che non manchino docenti, dirigenti e personale che, pur nelle difficoltà del momento che non nascondiamo, perseguano con coraggio il compito di istruire, educare e formare.

La riforma, insieme ad un'altra che vareremo per la realizzazione effettiva della parità scolastica, sarà il perno fondamentale del complessivo impianto riformatore che i partiti afferenti alla Casa delle Libertà e sottoscrittori del programma elettorale di legislatura stanno realizzando. In quel programma ci riconosciamo e crediamo con spirito di servizio alla scuola e al Paese, proprio perché radicati solidamente nei valori formativi del cristianesimo e della democrazia.

Per queste ragioni politiche di merito il Gruppo dell'UDC voterà con convinzione a favore di questo fondamentale provvedimento. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI, AN e LP. Congratulazioni).

DELOGU (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DELOGU (AN). Signor Presidente, signora Ministro, signora Sottosegretario, colleghi, il dibattito approfondito che si è svolto in quest'Aula ha dato la prova definitiva che sono al confronto due tipi di riforme; l'una che guarda al futuro, ed è quella proposta dal Governo e appoggiata dalla maggioranza, e l'altra che guarda al passato, alla conservazione, ed è quella caldeggiata dall'opposizione.

Ognuno di noi sa quanto il passato sia stato denso di esiti negativi; basti un esempio per tutti: il lungo tempo che moltissimi dei nostri figlioli trascorrono all'università perché essa, all'esito della laurea, non dà luogo ad uno sbocco sufficiente per l'inserimento nel mondo del lavoro.

Quando si parte da simili posizioni, una che guarda in avanti e l'altra che intende guardare indietro, per dire che nel passato non si è sbagliato, non ci si può poi lamentare perché non sono stati accolti gli emendamenti proposti. Gli emendamenti dell'opposizione sono stati il più delle volte soppressivi o meramente ostruzionistici.

È curioso ad esempio il giudizio espresso dal senatore Tessitore sull'emendamento con il quale il relatore - e noi lo ringraziamo di questo - ha recepito il contenuto di un ordine del giorno, presentato da Alleanza Nazionale in Commissione, che era stato già accolto dal Governo.

Il senatore Tessitore ha definito reazionario questo emendamento. Non capisco e mi stupisco di tale definizione, perché la proposta è volta all'approfondimento, da parte dei futuri docenti, delle materie che dovranno insegnare; chi dovrà insegnare una materia, oltre ad avere cognizioni di carattere generale ed essere capace di insegnare, dovrà avere una base culturale propria da trasmettere agli studenti. Stupisce il ricorso all'epiteto di "reazionario" da parte di chi ha una perfetta conoscenza, come tutti sappiamo, della lingua italiana.

Si è discusso a lungo in Commissione, anche durante le sedute notturne, delle ragioni per cui è stata adottata la formula della delega al Governo.

Signori colleghi, credo che il dibattito che è andato avanti per tante ore in Commissione e, giustamente, per tante ore qui in Aula dimostri che né il Governo né la maggioranza si sono mai voluti sottrarre al confronto delle idee, alla discussione.

È facile affermare - me ne rendo conto perfettamente - quando si è all’opposizione che "Tutto va male madama la marchesa", però quando eravate al Governo vi siete comportati diversamente. Quello della pubblica istruzione è un settore importantissimo per il futuro di tutti noi, per il futuro del nostro Paese; è un settore che ha una rilevanza eccezionale, però è pur sempre un settore della pubblica amministrazione. Ebbene, il Governo precedente, la precedente maggioranza di sinistra hanno riformato completamente la pubblica amministrazione attraverso leggi delega, le famose leggi Bassanini.

Allora, perché quando eravate voi ad affidare le deleghe al Governo andava bene e quando, come in questo caso, siamo noi a dare la delega, consentendo tuttavia, come è giusto, una discussione approfondita, non va bene?

La nostra riforma - possiamo chiamarla "nostra" dopo esservici dedicati così tanto, anche se non quanto la signora Ministro e la signora Sottosegretario, tuttavia abbastanza (soprattutto quando si lavora nelle ore notturne ci si appassiona a ciò che si fa) - guarda al futuro, vuole attuare il dettato costituzionale ed è soprattutto connotata da un aspetto al quale attribuisco un’importanza decisiva: al centro di questa riforma è lo studente, è l’utente finale, colui che studia per assicurarsi un futuro, un lavoro, per poter avere una famiglia, per vivere. Questo è il centro della nostra riforma: lo studente.

Anche quando ci si preoccupa dei professori, di acculturarli, di dar loro modo di esplicare la propria funzione, le proprie mansioni nel modo migliore possibile, lo si fa non già perché si ha attenzione - che pure la si deve avere - verso i docenti e verso tutti coloro che lavorano nella scuola, ma perché si vuole che lo studente possa usufruire del miglior servizio possibile.

Si tratta, colleghi senatori, di una riforma che ci avvicina all’Europa, grazie anche allo sdoppiamento dei percorsi. Non diciamo che si vogliono favorire le aziende! Dio mio: ci si sente veramente avviliti quando si sente dire che il nostro obiettivo è quello di mandare gli studenti a lavorare gratis nelle aziende. Credo davvero che questo sia un qualcosa che non può essere attribuito né alla signora Ministro né a nessuno di noi. Tutti abbiamo dei figlioli, io ho anche dei nipotini, e nessuno ha voglia di far sì che vadano a lavorare gratuitamente nelle aziende. Di queste ultime a me personalmente non importa assolutamente nulla; nessuno di noi è qui a lavorare per fornire manodopera gratuita alle aziende!

Colleghi, ho già detto qual è lo scopo di questa riforma: far sì che chiunque abbia frequentato le nostre scuole, sia su un versante che sull’altro, abbia un futuro, abbia la possibilità di conseguire quei traguardi che ciascuno di noi ha in fondo al cuore per se stesso e per i propri figli; traguardi che uno Stato serio e un Governo serio debbono assolutamente garantire.

Il nuovo titolo V della Costituzione ha giustamente attribuito dei poteri importanti alle Regioni. È giusto che sia così giacché la connotazione regionale è importante e io che sono sardo ne sono più convinto di tanti altri. Tuttavia, è altresì importante che lo Stato fissi un’impalcatura, una base comune su cui le Regioni possano lavorare, possano costruire qualcosa in più senza però togliere nulla. Infatti, soprattutto noi che veniamo da Regioni che hanno visto difficoltà di inserimento per i loro giovani non vogliamo che chi ha studiato, si è diplomato o si è laureato a Milano sia avvantaggiato rispetto a chi ha studiato, ha cercato di crearsi una sua posizione culturale a Cagliari.

Quindi, è bene che si preveda questo intervento delle Regioni; tuttavia, ritengo che un compito importante e primario dello Stato sia quello di garantire una base comune, che consenta a tutti gli italiani di essere uguali e di potersi confrontare con gli studenti che vengono dagli altri Paesi dell'Europa.

Il Gruppo di Alleanza Nazionale ha già espresso la sua opinione e il suo punto di vista attraverso le parole dei senatori Bevilacqua e Valditara. Inoltre, ci riconosciamo perfettamente in quanto sottolineato dal relatore e soprattutto - il relatore non se ne abbia a male - nella posizione che la signora Ministro ha sempre sostenuto in tutti questi mesi di lavoro.

Per tali ragioni, il Gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore del provvedimento in esame. (Applausi dai Gruppi AN, FI, LNP e UDC:CCD-CDU-DE. Congratulazioni).

AMATO (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

AMATO (Misto). Signor Presidente, signora Ministro, parlo in questa occasione a nome dell'Ulivo: lo faccio anche con un'intensa partecipazione personale che non mi viene da una conoscenza che non ho del linguaggio tecnico di coloro che si occupano di scuola, e di questo mi scuso; parlerò un linguaggio più piano.

Sono stato per quarant'anni e continuo ad essere un insegnante e se qualcuno mi chiedesse cosa di utile o di importante ho fatto nella vita, non per retorica risponderei evocando quello che per me è il momento magico dell'esperienza di un insegnante, ossia quando stai spiegando qualcosa ad un bambino o a uno studente laureato, perché te l'ha chiesta o perché gliela stai spiegando, e vedi che ti guarda con gli occhi perplessi in cui c'è ora ansia, ora incertezza; tu ci parli e se riesci a entrare vedi che quegli occhi si illuminano, si è accesa una luce, ha capito.

Un'esperienza bellissima per chi ama fare il mestiere dell'insegnante è il momento in cui capisci che hai fatto quello che dovevi fare, quello che dà senso alla tua attività, perché una porta si è aperta nel cervello di questa persona con cui stai parlando e ora padroneggia una realtà che prima vedeva attraverso nebbia, nuvole, che non capiva; ora può andare avanti, ora è più sicura di sé.

Vi potrà sembrare retorico ma lo dico apposta; a me è capitato più volte di vedere insieme alla mia nipotina (ormai l'avrò visto per l'ennesima volta) "Anna dei miracoli", un film in cui una straordinaria insegnante alla fine riesce a connettere al cervello di una bambina sordomuta movimenti delle mani in cui si esprime un alfabeto. Il momento in cui la bambina alla fine capisce, quindi non è più selvaggia ed entra nel consorzio civile che prima la escludeva, mi commuove anche quando per l'undicesima volta vedo il film; non vi dico la mia nipotina!

Questo per me è il senso della scuola e la missione di quest'ultima è quella di offrire il superamento del primo e più importante confine che separa i destini possibili di un giovane o una giovane che entra nella vita, quel dilemma che noi definiamo con le parole "inclusione" o "esclusione"; un dilemma che non si presenta più una sola volta nella vita ma di continuo, e ti può improvvisamente lasciar fuori dopo che per anni avevi pensato che eri riuscito a star dentro.

È diverso dai tempi in cui io andavo a scuola: noi avevamo questo problema, io stesso l'ho avuto come insegnante nei primi anni, quarant'anni fa, in ragione di cose che tutti sappiamo, ossia la diversità di bambini e di ragazzi dovuta al differente stato sociale, alle diverse condizioni familiari, alla diversità della personalità di ciascuno: alcuni più introversi, altri più estroversi, alcuni più difficili, altri meno.

Oggi questo è ancora più vero anche per altre ragioni, ad esempio perché è cambiata la società, come ci diciamo. Non è una questione facile; anch’io rifletto criticamente sul fatto di mandare ragazzi nelle aziende: fosse vero; non è neanche più facile questo, in quanto oggi una formazione professionale troppo anticipata - ma ci tornerò - insegna un mestiere che fra due anni non ci sarà neanche più, perché nella società postfordista, come tutti diciamo, i lavori sono cangianti e polifunzionali, difficili da padroneggiare, con una specifica specializzazione da tempo fordista, e perché nella società della conoscenza, della quale tanto parliamo, tanta conoscenza è necessaria e tanta conoscenza cambia nel tempo.

Una delle cose che più mi hanno impressionato in questi ultimi anni fu quella che Umberto Veronesi ci disse, in pieno Consiglio dei ministri: badate, in sette anni il cinquanta per cento del bagaglio conoscitivo di un medico cambia, e quindi ogni sette anni sarebbe necessario che la metà delle conoscenze relative non so a quale settore venisse rinnovata; e questo vale non solo per i medici, ma per tantissime altre attività.

Ora, a tutto questo pensavamo, e credo che dobbiamo ancora pensare, quando due anni fa a Lisbona prevedemmo per l’intera Europa che si dovesse definire l’obiettivo della società basata sulla conoscenza competitiva e dinamica, in grado di realizzare uno sviluppo sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e con maggiore coesione sociale. Si definì a Lisbona una strategia globale (così venne definita) di cui erano parte, per quanto riguarda istruzione e formazione (signora Ministro, lo dica anche ai suoi colleghi di Governo): un sostanziale aumento annuale degli investimenti in risorse umane ( voglio sottolinearlo); il dimezzamento entro il 2010 del numero dei giovani tra i diciotto e i ventiquattro anni che hanno assolto solo il livello più basso degli studi secondari (quindi un innalzamento, non un abbassamento); l’istituzione di partenariati tra scuola, istituti di formazione, imprese e centri di ricerca, per apprendimenti polifunzionali (quindi, non per binari separati, ma, appunto, per apprendimenti polifunzionali); la priorità al long life learning, all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita; l’integrazione della promozione dell’inclusione nelle politiche scolastiche.

Ecco, noi vogliamo una scuola che risponda a queste finalità. Le idee e le proposte che sono state avanzate in queste settimane dall’Ulivo rispondono a queste finalità; il progetto che quest’Aula si accinge ad approvare deve essere misurato rispetto a queste finalità.

Io non ripeterò le critiche che sono già state espresse; penso che sia più utile, proprio perché crediamo alle idee, ribadire alcuni capisaldi delle nostre idee, perché le idee buone hanno le gambe lunghe e possono arrivare anche dove ora non sono arrivate.

La scuola che sappia esercitare la sua funzione educativa garantendo la non esclusione e processi di progressiva inclusione: questo è il punto chiave. Vede, signora Ministro, in quest’ottica ha un’essenzialità a mio avviso irrinunciabile la scuola che permette, a partire da quella dell’infanzia, ma poi soprattutto nelle elementari, di far socializzare bambini e bambine tra di loro, di farli apprendere insieme, di non far pesare, qui sì, quelle differenze familiari, sociali e di carattere che separano invisibilmente i loro percorsi.

Se c’è un impegno che vorrei considerare prioritario a questo fine, tra gli altri, è quello della scuola a tempo pieno.

Se c'è un'area essenziale alla quale destinare risorse (in modo che garantisca, attraverso l'autonomia degli istituti, l'adeguamento il più pertinente possibile alle situazioni che i docenti si trovano davanti, perché sono loro quelli che hanno il contatto con i bambini), ebbene, questa è la scuola a tempo pieno. Quest'ultima, lo sappiamo benissimo, non serve soltanto per risolvere i problemi pratici delle famiglie giovani, come chi per andare a prendere il figlio a mezzogiorno e mezzo dovrebbe assentarsi dal posto di lavoro. E già questo è un gigantesco problema in nome del quale la nostra civiltà, prevalentemente maschilista, finisce per condannare la donna ad arrangiarsi, a non lavorare e quindi a rimanere casalinga perché deve provvedere al ritorno a casa del figlio. Tuttavia, al di là di questo problema, ce n’è un altro che tutti conosciamo: i compiti a casa, che rappresentano un potente fattore di conservazione della divisione di classe tra i bambini. (Applausi dai Gruppi Misto, DS-U, Mar-DL-U, Misto-SDI e Verdi-U. Commenti della sottosegretario Aprea. Proteste dai banchi della maggioranza). E’ così! Anche se non vi piace l'espressione "di classe", le cose – ripeto - stanno così; la mia nipotina ha me che le spiego i compiti a casa o il contenuto dei libri, mentre tanti bambini non hanno genitori che glieli possono spiegare. Il giorno dopo a scuola gli occhi della mia nipotina riflettono il fatto che lei ha capito la lezione, mentre quelli di altri bambini dimostrano il contrario. (Applausi dai Gruppi Misto, DS-U, Mar-DL-U, Misto-SDI e Verdi-U). E questo si consolida giorno per giorno mantenendo una differenza. (Proteste dai bachi della maggioranza. Commenti della sottosegretario Aprea). Non neghiamo la realtà! Se non vi piace l'espressione "di classe", ne uso un'altra, ma la sostanza è esattamente questa.

Per non parlare poi degli zainetti, che sono dei veri e propri bauli, aspetto, questo, che mi tormenta, signora Ministro! Perché rovinare la schiena dei nostri bambini nell'età evolutiva facendo portare loro sulle spalle dei giganteschi bauli di libri che pesano tra i 10 e i 20 chili? (Commenti del senatore Bucciero. Proteste dai banchi della maggioranza)

 

PRESIDENTE. Colleghi, perché si deve accendere la discussione proprio adesso che siamo alle battute finali? Fate continuare il senatore Amato!

 

AMATO (Misto). Non do mica la colpa a Berlusconi per questi bauli, ci mancherebbe altro! Non c'entra niente Berlusconi, non vi preoccupate! (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U, Misto-SDI e Verdi-U. Proteste e commenti dai banchi della maggioranza). Ripeto: da anni sono tormentato da questo problema; l'ho detto tante volte che ero felice quando i miei figli studiavano negli Stati Uniti (Commenti della sottosegretario Aprea), dove la scuola è a tempo pieno, per cui non dovevano portare i libri, avendo ciascuno a disposizione il proprio armadietto dove erano conservati i libri quando quelli della biblioteca non bastavano. (Proteste e commenti dai banchi della maggioranza).

 

PRESIDENTE. Colleghi, adesso fate parlare il senatore Amato, giacché tutti avete avuto la possibilità di farlo.

 

AMATO (Misto). Evidentemente, lo zainetto è diventato una fonte di divisione, e non me lo sarei mai aspettato; significa proprio voler attaccare briga, con me poi, che non voglio farlo assolutamente. Ho fatto tutte queste considerazioni perché il tempo pieno serve anche a far lavorare insieme i bambini nel pomeriggio, garantendo a tutti le medesime opportunità di capire allo stesso modo.

È fondamentale il rapporto tra scuola e formazione. Vengo da una tradizione di cultura politica che non ha mai ritenuto i lavori un aspetto deteriore dell'attività umana: semmai, altri li hanno considerati tali; anzi, ho sempre pensato che essi fossero e potessero essere un veicolo per far crescere l'intelligenza e la capacità di controllo sul proprio lavoro attraverso il cervello. Oggi questo è sempre più vero, ma è fondamentale che si tratti di percorsi integrati e non separati. Dico questo perché è verissimo quel che è sotteso all'ipotesi avanzata dal Governo, e cioè che una ragazza o un ragazzo possono apprendere meglio, partendo a volte dal dato teorico, a volte da quello pratico.

È verissimo, e ci sono esperienze che lo dimostrano. Ieri sera, un mio amico che si occupa di formazione più di me mi raccontava di alcuni ragazzi assolutamente refrattari, come me, alla trigonometria: a me l’idea del seno e del coseno e dei triangoli sembrava una stranezza che nella fantasia di un ragazzo evocava tutt’altro, e non sono mai entrato dentro le funzioni circolari del triangolo. Ad altri ragazzi come me, messi davanti a una macchina utensile e costretti a misurare gli angoli che attraverso di essa dovevano realizzare, probabilmente è scattato il meccanismo per capire la trigonometria. E questo è verissimo. Ma allora, si tratta di due percorsi formativi diversi che debbono però portare esattamente allo stesso punto, in cui si fondono e si confondono le nozioni teoriche e quelle pratiche, le nozioni generali e quelle specialistiche. In tal senso, oggi abbiamo bisogno a tutti i livelli dell’istruzione di fondere le due esperienze.

Sto gestendo un master per management innovativo in cui, oltre ai profili di economia aziendale specifica, si cerca di insegnare agli studenti e alle studentesse macroeconomia, storia e scienze sociali, in base al principio che si usa bene uno strumento non solo se lo si conosce, ma se si conosce bene il problema a cui lo strumento è destinato a dare soluzione. Ciò vale per i master, ma anche per qualunque attività e diploma formativi. Vi è quindi bisogno di entrambe le esperienze per capire il problema e lo strumento. Vi è bisogno di averle entrambe per un’altra ragione, e cioè perché, come è statisticamente dimostrato, se viene meno l’apporto delle culture più generalistiche, viene meno la spinta all’apprendimento successivo, ossia quelle curiosità di principio che spingono verso l’apprendimento continuo.

Ora è evidente - ed è dimostrato, non è un’opinione: basti vedere i dati OCSE – che più precoce è la separazione tra il percorso scolastico e quello formativo, più è facile che rimangano diseguaglianze di risultati formativi nei due ambiti. È altresì più facile - dico un’altra cosa sgradita, ma chiamiamo pane il pane e vino il vino – che il passaggio dalla scuola al canale formativo sia dettato dalle condizioni sociali della famiglia del ragazzo o della ragazza o dal fastidio dell’insegnante, che chiama i genitori e dice loro: vostro figlio per questo non è adatto, mettetelo da un'altra parte! (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U). Questo è ciò che in concreto rischia di accadere perché dietro ai paroloni stanno queste banalissime realtà quotidiane.

Se è così, quello dei drop out rimane esattamente un problema che non viene risolto, ma soltanto messo fuori dalla porta della scuola. E non è in nome della necessità che la scuola ha oggi di veder soddisfatto il bisogno di responsabilità che si giustifica in una situazione del genere. Non sarò mai d’accordo se qualcuno di questa parte politica pensasse che la responsabilità è una nozione di destra: la responsabilità è parte fondamentale della crescita della personalità di ciascuno. Purtroppo, ho sentito dire, in qualche contesto, che la responsabilità "è di destra". Considero questa idea una "eresia di sinistra"! (Applausi dai Gruppi Misto, DS-U e della senatrice Manieri).

Ma la responsabilità è una questione che sta nella comunità scolastica e va risolta all’interno di essa: non si può buttare fuori qualcuno in nome della responsabilità; si possono prevedere processi valutativi severi e costruire percorsi personalizzati. Ho sentito trapelare, nelle discussioni che vi sono state, una relazione tra la separazione e il tema della responsabilità: ritengo che questo sia il modo peggiore di affrontare tale questione, percheè è un modo irresponsabile.

Caso mai, lo si affronta con l’autonomia degli istituti, che organizzano il proprio personale in funzione delle soluzioni utili e che non se lo trovano organizzato da una legge finanziaria, che è lo specchio di una scuola pensata sulla base di una persona per una lezione frontale: questo è tutto. Questo cancella l’autonomia e impedisce uno degli obiettivi che lei, signora Ministro, ha, e di sicuro non è stata lei a volere questo, cioè la personalizzazione, perché non si può proprio fare, non ci sono le risorse.

Anche all’autonomia delle Regioni - perché no - credo molto. Penso che culture, storie locali, esperienze vissute dai ragazzi e dalle ragazze siano utilmente evocate nella scuola perché li fanno sentire vicini a ciò che vivono e permettono una vicinanza tra ciò che vivono e ciò che imparano, ma sulla base di un’offerta formativa per tutti che deve coprire tutti gli elementi essenziali.

Qui, davvero, discutiamo oggi con lei questi elementi essenziali e non siamo forse d’accordo su di essi? E domani, quando saremo chiamati a discutere un disegno di legge del suo stesso Governo che quegli elementi essenziali li cancella, che succederà di questo?

D’Azeglio ci potrebbe accusare che stiamo "sfacendo" insieme l’Italia e gli italiani, e questo lo dovremmo evitare.

È per questo, signora Ministro, che diciamo no al disegno di legge che il Governo ha portato in quest’Aula, ma siccome crediamo alla idee e alla forza delle idee, non abbiamo ritenuto inutile ribadirle qui davanti a lei; chissà che non riescano a camminare. Se nel suo lavoro futuro capitasse che lei ne tenesse conto, noi non ce ne offenderemmo: penseremmo che qualcosa di buono è successo per i nostri figli e per i nostri nipoti. (Vivi applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U, Verdi-U, Misto-SDI e Misto-Udeur-PE e dei senatori Togni e Peterlini. Molte congratulazioni).

FAVARO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FAVARO (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiarare il convinto voto favorevole del Gruppo Forza Italia ad un provvedimento significativo e importante per la scuola italiana ed anche qualificante per tutta l’attività della maggioranza, poiché era un impegno che abbiamo preso in campagna elettorale quello di una riforma della scuola rispondente alle esigenze di una società per molti aspetti nuova.

Del resto, l’impegno con il quale, sia pure da posizioni diverse, è stato seguito questo disegno di legge in pubblici dibattiti in Commissione e poi in Aula, con la presenza costante della signora ministro Moratti e della signora sottosegretario Aprea alle quali va un ringraziamento da parte di tutti, dimostra che è a tutti chiara la valenza delle norme che stiamo oggi per votare.

L’impostazione fondamentale del disegno di legge resta quella iniziale, ma il dibattito ha consentito di chiarire, mitigare e rendere graduali alcuni soluzioni. Pensiamo, ad esempio, al problema dell’anticipo dell’accesso nelle scuole dell’infanzia e al problema della formazione degli insegnanti che ha impegnato tutta la Commissione a lungo, nella convinzione che si tratta del problema fondamentale per il buon andamento della scuola.

Quando parliamo di investimento sugli uomini per la società dobbiamo pensare anche all’investimento che facciamo sugli uomini per quanto riguarda la scuola. Da più parti è stato sottolineato che la scuola italiana ha grandi tradizioni, che non è allo sfascio. Vanno quindi salvate le cose migliori di questa scuola, adeguandola, però, ad una società che è cambiata in questi decenni e che continua a cambiare rapidamente. Dobbiamo costruire una scuola che consenta l’inserimento di tutti i giovani nella società e che consenta loro di aggiornarsi in rapporto ai cambiamenti all’interno dei quali saranno costretti a vivere.

Alcuni provvedimenti di questi anni hanno introdotto innovazioni all’interno della scuola, hanno attivato processi con l’obiettivo di affrontare problemi irrisolti; mi riferisco all’elevazione dell’obbligo scolastico sino a quindici anni, all’introduzione dell’obbligo formativo fino a diciotto anni, all’istituzione del nuovo sistema di istruzione della formazione tecnica superiore e, da ultimo, alla legge costituzionale n. 3 del 2001, che ha sancito l’autonomia scolastica e ridistribuito le competenze tra Stato ed enti locali nelle materie dell’istruzione e della formazione professionale.

I risultati dei provvedimenti non sono stati adeguati alle attese e così, sfruttando gli spazi offerti dall’autonomia scolastica, sono cresciute le sperimentazioni al di fuori del controllo del Parlamento e dello stesso Ministero. Chi dice che con questa riforma noi espropriamo il Parlamento dei problemi della scuola deve sapere che questo ne è comunque espropriato da anni e che ne è espropriato da lunghissimo tempo anche il Governo, per cui il controllo passa sempre di più dal Ministero competente al Ministero che controlla i flussi finanziari.

Con questa legge vogliamo restituire al Parlamento e al Ministero della istruzione la competenza sulla scuola. Attraverso sperimentazioni, siamo arrivati ad una scuola media superiore con ben 646 indirizzi diversi; tutto questo senza minimamente ridurre la dispersione scolastica. La nostra scuola per troppi è rimasta la scuola dell’esclusione.

La riforma consentirà di mettere finalmente termine al disordine sperimentale, alla moltiplicazione e sovrapposizione degli indirizzi, che si sono sviluppati grazie ad una malintesa interpretazione dell’autonomia: abbiamo, ad esempio, istituti per ragionieri e geometri che, su pressioni locali, hanno istituito corsi propri degli istituti tecnici industriali. Con la riforma, sfruttando la possibilità offerta dall’autonomia scolastica, che viene potenziata e valorizzata e non viene quindi compressa (anche noi crediamo all’autonomia), sarà possibile attuare una sperimentazione unitaria, con possibilità di verificarne la positività valutandola in itenere. Entriamo in Europa anche per l’alternanza scuola-lavoro, finalizzata ad utilizzare a fini educativi il grande potenziale formativo presente nel mondo del lavoro.

Senza questa alternanza-integrazione tra scuola e mondo del lavoro, che è una scommessa molto impegnativa perché si tratta di superare soprattutto numerosi pregiudizi di carattere culturale, non può esistere neanche la formazione continua, uno degli obiettivi su cui tutte le forze politiche, indistintamente, hanno insistito.

La valorizzazione dell’autonomia scolastica e la formazione continua sono due degli obiettivi largamente condivisi che noi riteniamo questa riforma ci aiuti a raggiungere.

Europeo è anche il sistema di valutazione, che consentirà finalmente di verificare il grado di efficacia e di efficienza del nostro sistema scolastico; finalmente, ci consentirà di confrontarci con l’Europa facendo riferimento a parametri unici con la scuola degli altri Paesi.

L’istituzione del secondo canale dell’istruzione e della formazione professionale, di pari dignità con i licei (perché entrambi i canali sono finalizzati ad assicurare a tutti i giovani fino a diciotto anni una solida cultura di base), ci mette in linea con la maggior parte dei Paesi europei, ma è soprattutto una scelta di civiltà e mette in rete realtà scolastiche, quelle della formazione professionale, che da tempo ormai stanno rafforzando al loro interno le competenze di base: la cultura per dare agli allievi una base, che, nella prospettiva di una formazione che duri tutta la vita, consentirà di pervenire ad una realizzazione completa dell’individuo.

Quando si fa riferimento a queste scuole di formazione professionale, che non darebbero cultura e che preparerebbero soltanto al mondo del lavoro, credo ci si riferisca a scuole che forse esistevano molti anni fa; oggi anche queste hanno fatto tantissima strada.

Questa riforma dà stabilità, dà certezza, dà tranquillità ordinamentale e finanziaria a questo canale, nel quale vengono formati molti dei nostri imprenditori. Questa riforma mira a sfruttare e a dare valore a tutte le offerte formative, tenendo al centro l'uomo, lo studente che ha una propria cultura, proprie attitudini, attese, modi di apprendimento diversi e peculiari. Vogliamo con questa riforma fare in modo che lo Stato eserciti le funzioni che la Costituzione gli riconosce di determinare i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. Così la varietà diventerà ricchezza, diventerà occasione di crescita per la società, ma soprattutto per gli individui, per i nostri ragazzi. (Applausi dai Gruppi FI, UDC:CCD-CDU-DE, LP e AN. Congratulazioni).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE . Ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, indico la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, del disegno di legge n. 1306 nel suo complesso, così come modificato, con l'intesa che la Presidenza si intende autorizzata ad effettuare i coordinamenti che si rendessero necessari.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).(Vivi applausi dai Gruppi FI, UDC:CCD-CDU-DE, AN e LP)

 

Resta pertanto assorbito il disegno di legge n. 1251.

Colleghi, il ministro Moratti ha chiesto la parola, credo per rivolgere un ringraziamento all'Aula.

Se mi consentite, vorrei io stesso congratularmi per la qualità del dibattito che qui si è svolto. È stato un dibattito sereno ed anche altamente qualificato, perché riguarda un tema importante. Io credo che questa riforma della scuola sia uno dei provvedimenti più importanti approvati in quest'Aula. Mi fa piacere che su un disegno di legge di tale natura la discussione, a differenza di ciò che è accaduto per provvedimenti di minore importanza, sia stata all'altezza. È – ripeto - un provvedimento importante, qualificante e ringrazio ancora tutti per il contributo offerto.

Ha facoltà di parlare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

MORATTI , ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca . Signor Presidente, desidero ringraziare tutti i senatori, di maggioranza e di opposizione, per il dibattito approfondito, sereno e costruttivo che si è svolto. Ringrazio in modo particolare la maggioranza per aver sostenuto una legge di svolta, che pone al centro delle politiche educative lo studente affinché possa crescere e realizzarsi umanamente, professionalmente, moralmente e civilmente, e pone al centro altresì le famiglie, perché possano decidere qual è il miglior percorso educativo per i loro figli e possano, fra l'altro, scegliere il tempo pieno, un servizio che la scuola è tenuta a fornire.

Le ultime indagini europee mostrano che non vi è un'unica soluzione ai problemi inediti che i giovani si trovano ad affrontare, problemi riferiti ai grandi cambiamenti istituzionali, sociali, culturali, economici, scientifici e tecnologici in atto. Per questo motivo il Governo è impegnato e sarà sempre impegnato a ricercare con tutte le forze politiche che hanno a cuore il futuro dei nostri giovani le migliori soluzioni, le soluzioni più efficaci per il soddisfacimento delle loro esigenze, delle loro aspirazioni, dei loro sogni. (Vivi applausi dai Gruppi FI, AN, UDC:CCD-CDU-DE e LP. Molte congratulazioni).

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