Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Disegno di legge modificato dalla Camera

 

350a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 

GIOVEDÌ 6 MARZO 2003

(Antimeridiana)


RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente CALDEROLI

PRESIDENTE . La seduta è aperta (ore 9,32).

Si dia lettura del processo verbale.

 

PACE, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del giorno precedente.

 

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

 

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE . Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 9,38).

 

Per lo svolgimento di un'interrogazione

Discussione e reiezione di proposta di inversione dell'ordine del giorno

BEDIN (Mar-DL-U). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BEDIN (Mar-DL-U). Signor Presidente, vorrei chiederle di invertire l’ordine del giorno, nel senso di trattare per primo il disegno di legge n. 2023, di conversione del decreto-legge 20 gennaio 2003, n. 4, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali.

Una settimana fa questo disegno di legge è stato assegnato alla Commissione difesa del Senato, che giovedì scorso lo ha licenziato e da ieri è inserito all’ordine del giorno dell’Assemblea. Oggi è il 6 marzo e ricordo che la Conferenza dei Capigruppo aveva inizialmente calendarizzato il provvedimento per il 18 marzo, cioè fra circa due settimane.

Su questo disegno di legge non mancano valutazioni politiche anche divergenti, che ho espresso nel corso del dibattito e nella dichiarazione di voto in Commissione. Questa procedura accelerata è il risultato di una scelta dell’Ulivo che ha consentito, in Commissione, di abbreviare i tempi normali: è stata anticipata la presentazione degli emendamenti, si sono segnalati i motivi di dubbio e anche di dissenso - come è avvenuto nel mio caso - senza mai però utilizzare gli strumenti regolamentari per rafforzare la nostra posizione. Si è trattato non di condiscendenza verso la maggioranza, ma di rispetto nei confronti dei militari italiani impegnati nelle missioni internazionali.

Noi dell’Ulivo, infatti, abbiamo voluto che si potesse arrivare all’esame del decreto-legge nell’Aula del Senato in tempo utile per un eventuale ritorno del provvedimento alla Camera dei deputati. Maggioranza e Governo hanno infatti commesso, nell’esame alla Camera, un errore contabile che a nostro avviso - e non solo, ma anche a giudizio del sottosegretario Molgora e della stessa Commissione bilancio - sarebbe meglio sanare nel testo del decreto-legge per evitare imbarazzi al Presidente della Repubblica nel promulgare la legge di conversione e, soprattutto, per evitare incertezze nella corresponsione degli stipendi al personale militare italiano impegnato in missioni internazionali.

Per questo motivo, signor Presidente, per evitare cioè di perdere ulteriore tempo per la conversione qui in Senato del decreto-legge, sottraendo alla Camera la possibilità di votare in terza lettura il provvedimento, le chiedo l’inversione dell’ordine del giorno, e di esaminare per primo questo punto.

PRESIDENTE . Il senatore Bedin ha chiesto di esaminare, prima del disegno di legge n. 1306-B, il disegno di legge n. 2023.

Ricordo che su tale proposta potranno intervenire non più di un oratore contro e uno a favore.

MANZIONE (Mar-DL-U). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MANZIONE (Mar-DL-U). Signor Presidente, intendo intervenire a favore della proposta avanzata dal collega Bedin, riportandomi alle motivazioni che, in maniera molto precisa, ha indicato all’Assemblea.

Inoltre, prima di procedere alla votazione, chiedo che si verifichi il numero legale.

ASCIUTTI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ASCIUTTI (FI). Signor Presidente, intendo esprimere il parere contrario della Casa delle Libertà, anche perché non si comprende il comportamento dell’Ulivo: da una parte, afferma che è importante risolvere i problemi della scuola (poi possiamo anche avere opinioni diverse su come operare), dall’altra, fa il possibile per dilazionare sempre di più i tempi.

Noi siamo del parere di accelerare questa riforma perché ormai i tempi sono maturi, almeno per darle avvio in questa legislatura, senza procedere come si è fatto per la legge n. 30 del 2000, che rimase ferma per 15 mesi senza che l’allora maggioranza provvedesse ad attuarla.

Per questi motivi esprimiamo parere contrario alla proposta di inversione dell’ordine del giorno.

 

Verifica del numero legale

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta, avanzata dal senatore Manzione, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato non è in numero legale.

Sospendo la seduta per venti minuti.

 

(La seduta, sospesa alle ore 9,44, è ripresa alle ore 10,05).

 

Riprendiamo i nostri lavori.

 

 

Ripresa della discussione della proposta di inversione dell'ordine del giorno

PRESIDENTE . Passiamo nuovamente alla votazione della proposta di inversione dell’ordine del giorno.

 

Verifica del numero legale

BEDIN (Mar-DL-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato non è in numero legale.

Sospendo la seduta per venti minuti.

 

(La seduta, sospesa alle ore 10,08, è ripresa alle ore 10,29).

 

Ripresa della discussione della proposta di inversione dell'ordine del giorno

PRESIDENTE . Riprendiamo i nostri lavori.

Passiamo nuovamente alla votazione della proposta di inversione dell'ordine del giorno.

BEDIN (Mar-DL-U). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BEDIN (Mar-DL-U). Signor Presidente, il senatore Asciutti ha declassato ad ostruzionismo la richiesta da me avanzata di inversione dell'ordine del giorno per discutere subito il disegno di legge n. 2023. Ho spiegato che vi è la possibilità che il provvedimento, così come ci arriva dalla Camera, presenti qualche problema di copertura.

Credo pertanto sia opportuno insistere nella richiesta d'inversione dell'ordine del giorno e sulla successiva votazione chiedo la verifica del numero legale.

 

 

Verifica del numero legale

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione della proposta di inversione dell'ordine del giorno

 

PRESIDENTE. Metto ai voti la proposta di inversione dell'ordine del giorno, avanzata dal senatore Bedin.

Non è approvata.

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1306-B) Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale)

PRESIDENTE . L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1306-B, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 104 del Regolamento, oggetto della discussione e delle deliberazioni saranno soltanto le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati, salvo la votazione finale.

Ricordo che nella seduta antimeridiana di ieri ha avuto inizio la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Monticone. Ne ha facoltà.

MONTICONE (Mar-DL-U). Signor Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, il testo pervenuto dalla Camera reca alcune modifiche di natura prevalentemente finanziaria sulle quali mi soffermerò per qualche istante. Ma oggi noi stiamo per licenziare l'intero provvedimento e quindi, dal punto di vista dell'effetto legislativo nell'opinione pubblica e nella scuola quanto noi stiamo facendo verrà interpretato non tanto come la discussione degli aspetti finanziari quanto della riforma in se stessa.

Credo sia necessario mettersi soprattutto dalla parte delle famiglie, degli insegnanti e dei capi di istituto per cercare di valutare serenamente il contenuto dell'intero provvedimento, pur tenendo conto degli aspetti finanziari ad esso legati.

Se io fossi un genitore con figli in età scolare mi domanderei cosa c'è di nuovo nella riforma e soprattutto che vantaggio ne avrebbero i miei ragazzi. Questa è la domanda che credo politicamente ci si debba porre non solo in ordine agli aspetti finanziari, ma soprattutto in riferimento alle linee portanti e agli obiettivi di questa riforma.

Presidenza del vice presidente SALVI

 

(Segue MONTICONE). Credo che le novità non siano molte. Ritengo che una famiglia italiana semplicemente giudicherebbe che questa riforma ripristina la ripartizione classica dei cicli scolastici: scuola dell'infanzia, scuola elementare, scuola media inferiore e superiore.

Si torna quindi alla tradizione, vi si torna però in un momento particolare della storia della scuola e soprattutto della società italiana.

Il ritorno alla struttura classica dei cicli scolastici farebbe supporre all'opinione pubblica interessata alla scuola che le novità non risiedano tanto negli aspetti formali, strutturali, quanto piuttosto nei contenuti dell'istruzione, nei metodi della formazione, nella didattica e - aggiungo con una certa enfasi - nei servizi, cioè nel funzionamento della scuola stessa.

Ebbene, se noi guardiamo il profilo complessivo della riforma, constatiamo che i cambiamenti in questa direzione sono quasi inesistenti o, comunque, non sono sufficienti a compensare il ritorno ad una struttura classica con una modernità di contenuti e di servizi. Infatti, per trasformare e modernizzare didattica e servizi, soprattutto in ordine al diritto all'istruzione, occorrerebbe un finanziamento davvero rilevante. Proprio nella scuola è decisivo l'investimento sia finanziario sia culturale; i due aspetti sono facce di una medesima realtà.

Una famiglia non abbiente trova qualche novità, che non è però produttiva di vantaggi generalizzati. Mi riferisco, ad esempio, all'anticipo dell'ingresso scolare, per quanto attiene alla scuola dell'infanzia e alla scuola elementare. Personalmente mi sono avvantaggiato di una legge dell'ultimo periodo fascista che mi ha consentito di accelerare di due anni il mio percorso scolare. Ebbene, posso dire che, a parte la dubbia validità pedagogica, l'anticipo dell'ingresso non è garantito a tutti, meno che mai ai figli di famiglie povere e di modesta cultura.

A parte la limitatezza della previsione finanziaria, si affida alla richiesta delle famiglie la possibilità dell'ingresso anticipato: ebbene, anche se famiglie di modesta cultura e di modeste condizioni finanziarie ne facessero richiesta, potrebbero difficilmente ottenerlo per la situazione generale e per le concrete condizioni delle singole scuole.

La trasformazione, poi, dell'obbligo scolastico in diritto-dovere dovrebbe comportare, teoricamente, una qualificazione migliore, perché non si tratterebbe di una imposizione che obbliga i ragazzi a frequentare la scuola fino ad una certa età, ma la novità è solo apparente. In realtà tale trasformazione, per essere valida, deve presupporre una diffusa cultura della cittadinanza e soprattutto l'offerta concreta - lo sottolineo con forza - di condizioni sociali per esercitare il diritto-dovere.

Per esempio, è stata trovata una bellissima soluzione pratica nelle scuole della Provincia autonoma di Trento, dove l'obbligo scolastico, che è stato protratto, può essere ottemperato nelle scuole di formazione professionale e persino in alcuni centri accreditati di formazione professionale.

Credo che questo punto sia molto importante perché non riguarda tanto il livello della imposizione da parte dell'autorità, il dovere dello Stato di intervenire nell'offrire condizioni di cittadinanza, quanto, invece, la generale situazione della promozione della cittadinanza e delle condizioni sociali per poter esercitare, eventualmente, un diritto-dovere.

Vorrei ancora osservare, mettendomi dalla parte delle famiglie, che quello che, a partire da un certo momento, è di fatto il doppio canale di istruzione e formazione professionale non è una novità nella scuola italiana e, a mio parere, non era stato affrontato pienamente neanche nella stessa legge n. 30 del 2000.

È un problema di fondo che attiene proprio ai criteri generali della vita sociale e dell'idea che si ha della preparazione del cittadino e dell'uomo-persona. Non è una novità, ma su questo aspetto occorreva andare più a fondo, chiarendo il rapporto tra obbligo scolastico e formativo, ossia tra dovere scolastico e dovere formativo. A me pare che questo rapporto non sia chiarito. Inoltre, le passerelle fra una parte e l'altra, fra un canale e l'altro - chiamiamolo così - in fondo aumentano la confusione tra il dovere scolastico di istruzione e il dovere formativo.

Le famiglie più sprovvedute non si orienteranno bene, se non sulla base di convenienze pratiche ed impellenti. Non sono sicuro che la scuola potrà davvero aiutarle, soprattutto una scuola che ha minori mezzi di tutela del diritto allo studio - di quello concreto - e dei singoli istituti. Credo anche che una maggiore interscambiabilità tra i due canali darebbe risalto a quella valorizzazione del lavoro e delle professionalità, che pure il Governo asserisce di perseguire.

Ma vengo al punto centrale delle mie osservazioni su questo provvedimento. Per una famiglia povera la scuola è il fattore principale di riscatto e di promozione sociale: chi non sogna che i propri figli abbiano più successo dei genitori? Qual è quella famiglia di operai che non aspira a che i propri figli divengano tecnici o ingegneri, che si laureino o, comunque, abbiano una qualificazione migliore? E qual è quella famiglia di modesti impiegati che non aspira a che i propri figli divengano prestigiosi professionisti? Questa aspirazione riguarda soprattutto le famiglie più povere, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista culturale.

Questo è il nodo centrale di una riforma della scuola davvero significativa. Se non si risolve questo nodo, qualunque riforma della scuola, non dico solo questa, non riuscirà ad operare davvero per una nuova cittadinanza, perché la promozione sociale dei figli diventa anche promozione sociale, culturale e di cittadinanza delle famiglie intere, che sono la base della nostra società.

Io sono favorevole alla meritocrazia, intesa in senso giusto, nel senso cioè di valorizzare il merito. Ma proprio questo è il punto socialmente importante, perché per valorizzare il merito bisogna mettere tutti, soprattutto i più poveri, in condizione di esprimere il proprio merito. Quante volte - ahimé - figli di famiglie culturalmente e socialmente evolute non sono così meritevoli di proseguire nello studio, di affermarsi, di conseguire quello che, con brutto termine, si definisce il "successo scolastico"? E allora, se questa riforma vuole valorizzare il merito, deve trovare le maniere perché chi merita, a prescindere dai problemi sociali, si possa affermare davvero. Occorre impegnare risorse e culture in tale direzione: questa è la vera sfida morale e civile per il nostro Paese.

Non giudico le intenzioni del Governo e della maggioranza, ma rilevo che i mezzi e gli strumenti sono inadeguati.

Se poi guardiamo alla riforma con gli occhi degli insegnanti, troviamo ben poche innovazioni, cioè non notiamo questo grande voltare pagina. Il tema importante dell'eliminazione del precariato e quello dell'ingresso di giovani docenti attraverso le scuole di specializzazione è affidato ovviamente alla delega, però con criteri complicati dalla profluvie di ordini del giorno accolti alla Camera, che costituiscono, per così dire, una serie parallela di criteri, soprattutto in questa direzione.

Vi è già un annoso contenzioso - mi riferisco agli ultimi anni - fra precari e specializzati, che bisogna risolvere con equità e con apertura ai giovani. Tra i docenti delle varie discipline e tra il personale docente di sostegno, ci si aspetta un chiarimento positivo.

La condizione in cui operano gli insegnanti e tutto il personale della scuola (mi riferisco alla condizione degli edifici, ai rapporti con le comunità locali, alla scarsità di finanziamenti) fa temere ulteriori difficoltà, specie nel Mezzogiorno e nelle aree montane. E su questo potrebbero parlare molto i capi di istituto, che non sono preoccupati tanto della loro carriera o della efficacia della loro azione in sé stessa considerata, quanto della disponibilità di risorse economiche, di finanziamenti e dall'ambientazione nelle realtà locali che, in forza del nuovo Titolo V della Costituzione, dovrebbero essere protagoniste.

Vorrei ancora dire, avviandomi a concludere, che per le famiglie, per gli insegnanti e per gli operatori i tempi della scuola devono essere lunghi, devono essere attraversati da sviluppi graduali, soprattutto con metodo induttivo e non con quello deduttivo, che è caratteristico della impostazione di questa legge.

Il testo pervenuto dalla Camera offre uno spiraglio di miglioramento, lo voglio riconoscere, quando stabilisce con chiarezza il passaggio in Parlamento presso le Commissioni di merito e di bilancio dei decreti legislativi. Mi auguro che questo spiraglio si allarghi con un coraggioso uso della delega e che recepisca anche le istanze costruttive dell'opposizione, che sinora sono rimaste inascoltate.

Purtroppo, i seri ragionamenti e le proposte dell'opposizione in 7a Commissione al Senato (e do atto al presidente Asciutti di aver consentito un ampio spazio all'opposizione) non hanno ottenuto, se non in pochi pur qualificati casi, di suscitare un vero dibattito con la maggioranza.

Adesso è il Governo alla prova; ma il testo così com'è mi pare non costituisca una vera riforma - neanche delegata, intendo dire, perché si tratta di un testo di delega; soprattutto non dà adeguata risposta al grande problema sociale della scuola. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, Verdi-U e DS-U).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Compagna. Ne ha facoltà.

COMPAGNA (UDC). Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevole Sottosegretario, il nostro dibattito si sta svolgendo secondo linee inedite e inattese, nel senso che di solito, per attenerci al Regolamento del Senato, quando si è in seconda lettura l'attenzione cerca di concentrarsi sulle parti che sono state modificate alla Camera. La sensazione è che finora, invece, nonostante la sobrietà della relazione del presidente Asciutti, si voglia tornare sul dibattito così come si era svolto a novembre in quest'Aula.

A mio giudizio questo è comprensibile, ma è sbagliato, perché, durante il suo percorso parlamentare, la vicenda ha dimostrato molta più fantasia dei legislatori, a riprova di quelle grandi virtù del bicameralismo, oggi talvolta calpestate in taluni insulsi gargarismi su un cosiddetto Senato delle Regioni da impiantare, "senza se e senza ma" al posto del Senato della Repubblica.

Perché dico questo? Lo dimostra, colleghi dell’opposizione, che avete finora monopolizzato i microfoni e l’attenzione, come è giusto, legittimo e comprensibile, il completo revirement dell’argomentazione che avete opposto a questo testo rispetto alla seconda settimana di novembre.

Allora il vostro argomento di opposizione al provvedimento del Governo era tutto incentrato sulla denegata socialità, su un diritto all’istruzione conculcato, e la pregiudiziale di costituzionalità fu incentrata sullo snodo formazione professionale-istruzione; pregiudiziale di costituzionalità illustrata in modo assai argomentato e problematico dal presidente Mancino, con la quale si chiedeva di non esaminare tale provvedimento in quanto le prerogative delle Regioni e le prerogative dello Stato non consentivano il bisturi con cui il Governo aveva tracciato questa distinzione.

La pregiudiziale di costituzionalità di cui abbiamo discusso ieri era, invece, completamente diversa, legata all’articolo 81 della Costituzione.

 

MORANDO (DS-U). Lei ha letto le modifiche della Camera; su cosa potevamo proporre la pregiudiziale?

 

COMPAGNA (UDC). Senatore Morando, ho ascoltato i suoi argomenti anche in sede di discussione della questione pregiudiziale con grande apprezzamento; tuttavia, le voglio far notare che nella storia costituzionale di questo Paese e nella storia del rapporto Governo-Parlamento i modi per aggirare l’articolo 81 della Costituzione sono stati multiformi. Di solito, è accaduto che il Parlamento, benché originariamente custode della spesa pubblica, vi abbia invece cooperato attivamente, e ancor più attivamente abbia cooperato la cosiddetta combinazione a larga maggioranza del Parlamento.

Questa volta, proprio sulla base di quelle modifiche che il senatore Morando richiamava (ma immagino retoricamente, in omaggio al parlamentarismo), si è verificata una strana situazione, nel senso che unanimemente la Camera dei deputati, in sede di Commissione bilancio, ha richiamato il legislatore delegante a non aggirare l’articolo 81 della Costituzione attraverso le fantasie del rapporto delegante-delegato.

Quindi, da un’opposizione che brandiva la scure della denegata socialità, siamo passati ad un’opposizione che inneggiava a Luigi Einaudi (immagino con questo richiamo di non far dispiacere né al senatore Morando né alla Costituzione). Perché questo?

Amici della maggioranza, noi dell’UDC avevamo molte riserve su questa legge e sul suo percorso; le abbiamo espresse a suo tempo e oggi non abbiamo difficoltà a confermare il nostro voto favorevole. Vogliamo tuttavia approfittare anche noi dell’occasione per dire al Governo che siamo favorevoli all’impianto del provvedimento e non abbiamo in questa sede da riprendere le questioni della socialità.

Per quanto riguarda l’argomento einaudiano di rispetto dell’articolo 81 della Costituzione, anche noi abbiamo qualche cosa da far osservare al Governo.

Una collega dell’opposizione che stimo molto, la senatrice Franco, cercando la saldatura tra l’argomento dell’opposizione, che potremmo pure chiamare "Morando-Einaudi", (Ilarità) e l’argomento dell’opposizione di novembre, la "denegata socialità", che cosa ha detto? C’è in questa osservazione tutto il rispetto e l’ironia che dobbiamo sia al grande Einaudi, sia al non meno grande collega Morando.

 

PRESIDENTE. Per gli atti, l’ironia a chi dei due va?

 

COMPAGNA (UDC). A entrambi, proprio perché l’ironia è concetto diverso dal sarcasmo, che lasciamo ai momenti più bassi della polemica politica. (Applausi del senatore Novi).

Che cosa ha detto con eguale ironia, senza sarcasmo, la collega Franco? Ella ha detto: colleghi della maggioranza, questa non è una riforma. Ma questa non è neanche una controriforma, un ritorno alla ripartizione classica che ricordava adesso il collega Monticone. È un ordine del giorno del mondo della scuola della ministro Moratti sul tavolo del superministro Tremonti.

Capisco e rispetto l’ironia dell’opposizione, ma dico al Governo che questo non è accettabile! Sui banchi del Governo la ministro Moratti non è l’ambasciatrice del mondo della scuola e il ministro Tremonti non è l’ambasciatore delle dolorose decisioni della Ragioneria dello Stato. (Commenti del senatore Cambursano). Il Governo è un organismo politico nel quale a noi dell’UDC non è affatto piaciuto che, attraverso i giornali, si sia potuta accreditare l’immagine, che, con garbata ironia, è stata riproposta in quest’Aula dalla collega Franco.

E allora, nel momento in cui non abbiamo alcuna difficoltà a riconfermare il nostro voto favorevole a questo provvedimento, diciamo al Governo che siamo a due anni di guida da parte del centro-destra della politica scolastica. Non facciamo un bilancio dei risultati perché sarebbe far torto all’impegno della Sottosegretario, del Ministro e dell’istituzione politica Governo, però diciamo al Governo che siamo abbastanza delusi, perché, proprio per rispetto agli argomenti di Morando, e un tempo di Einaudi, ci aspettavamo che la guida del centro-destra aggredisse il bilancio della pubblica istruzione là dove andava aggredito, senza bisogno di sollecitazioni esterne.

Signora Ministro, è un bilancio tutto di spesa fissa; è un bilancio nel quale il 97 per cento della spesa è condizionato; è un bilancio che ha sempre meno aspetti politici e sempre più aspetti di segmenti corporativi, sindacalistici nel senso più deteriore del termine. E qui mi piacerebbe poter citare ancora Einaudi e Morando, ma temo di poter citare soltanto Einaudi: nel bilancio del Ministero della pubblica istruzione si sono accampate negli ultimi 15 anni cavallette roditrici.

Ecco perché avevamo richiamato, sin dal primo esame, il Governo ad una attenta lettura di quel bilancio, e, se del caso, a una Nota aggiuntiva al bilancio della pubblica istruzione. Che senso ha, infatti, la retorica di questo o quel convegno di industriali patinati e sindacalisti ben pensanti sul capitale d’avventura, sulle spese dell’avvenire, e via dicendo, se i dati di rigidità del Ministero erogatore della spesa sono quelli? C’è poi un altro aspetto, e l’onorevole Sottosegretario - e, se me lo permette, l’amica Valentina - sa quanto mi stia a cuore, un Governo di centro-destra doveva affrontare con ben altro rigore il problema del contratto collettivo.

Non si può accettare che il contratto degli insegnanti stia insieme a quello dei bidelli, e lo dico senza alcuna volgarità. Sono situazioni che avete ereditato, ma su di esse mi aspettavo molta più aggressività da parte di un Governo di centro-destra.

Signora Ministro, ho molta considerazione della sua biografia, prima, e della sua figura. La politica è cosa diversa dal lobbismo, nel senso migliore dell’espressione. I tempi della politica non ce li possiamo scegliere e non li possiamo programmare. E allora diventa in qualche modo inevitabile, in un libero Parlamento, che quando ci si blinda in se stessi e si fronteggiano quaranta ordini del giorno sul cosiddetto mondo della scuola, finisce poi che alla Commissione bilancio unanimemente arriva il richiamo a Luigi Einaudi.

Nella politica c’è qualcosa che può darsi sia tendenzioso, ma questo Parlamento non merita da parte vostra, amici del Governo, l’esperienza malinconica della scorsa finanziaria, quando tutte le figuracce le ha fatte il Senato. Il Senato si è preso il disonore, perché voi l’avete degradato da un ruolo politico ad un ruolo lobbistico, cercando di aggregare la maggioranza, nel mondo della scuola, a questo o a quest’altro. Non è così! La maggioranza, in cambio della propria lealtà, vuole essere governata e guidata dal proprio Governo verso obiettivi politici.

Quindi, signora Ministro, lei sa quanto poco mi sia piaciuto il fatto che l’inizio della sua navigazione parlamentare siano stati gli "Stati generali" del mondo della scuola e non la sua maggioranza parlamentare. Voi siete lì, perché noi siamo qui. E quindi governare significa governare la propria maggioranza. A loro la libertà di opporsi, di essere tendenziosi, di mescolare Einaudi e Morando nelle giuste proporzioni; però, da parte del Governo, non si può considerare, di volta in volta, il Parlamento come un semplice schiacciatore di bottoni, perché altrimenti accade quanto è avvenuto alla Camera, e che mi auguro non sia una perdita di tempo.

Proprio per il significato istituzionale che ha riassunto il presidente Asciutti, occorre legare di più Parlamento e Governo Nell'attuazione della delega e questo per noi, senatori leali di maggioranza, significa legare la maggioranza al proprio Governo.

Con questi sentimenti, rinnoveremo il voto a favore di questo provvedimento. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Novi).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Modica. Ne ha facoltà.

MODICA (DS-U). Signor Presidente, signora Ministro, onorevoli senatori, torna alla nostra attenzione il provvedimento con cui il Governo e la ministro Moratti intendono intervenire sul sistema scolastico nazionale, ricevendo la delega parlamentare per modificarne alcuni aspetti importanti, con rare e discutibili innovazioni e con più frequenti, ma altrettanto se non più discutibili ritorni al passato che fanno di questa cosiddetta grande riforma, piuttosto, una piccola controriforma.

Il disegno di legge torna al Senato per un deciso e pienamente condivisibile, per quanto ancora insufficiente, intervento bipartisan di modifica del testo operato dalla Camera dei deputati. Su queste modifiche, a norma del nostro Regolamento, e accogliendo quell’invito che il senatore Compagna ha fatto (lui stesso, però, non gli ha dato seguito), concentrerò questo mio breve intervento in discussione generale.

Osservo che le modifiche apportate dalla Camera dei deputati non sono assolutamente di mero carattere tecnico, e proverò a spiegare le due ragioni di ciò.

Innanzitutto, in tema di riforme dei sistemi fondamentali dello Stato, la disponibilità reale di risorse finanziarie adeguate non rappresenta solo - e sarebbe già abbastanza - il doveroso rispetto della norma costituzionale, ma è anche la cartina di tornasole per misurare la volontà concreta del Governo di realizzare le riforme e non solo di limitarsi a suoi, per quanto abili, annunci mediatici o, come abbiamo assistito alla Camera, all’accumulo acritico di decine di contraddittori ordini del giorno.

La Camera ha dunque introdotto positivamente una modifica al disegno di legge; ha introdotto anche una nuova fattispecie di legge delega, i cui decreti attuativi richiedono e presuppongono, per norma espressa nella medesima legge delega, così come introdotta dalla Camera, ulteriori leggi, in un abbozzo di regressio ad infinitum di wittgensteiniana memoria.

Peraltro, la Camera, approvando questa curiosa fattispecie, ha mostrato poi politicamente di non credere al wishful thinking del Ministro, e a lei, peraltro, signora Moratti, va la mia solidarietà personale in quanto io apprezzo l’ottimismo politico.

Su questi temi però si assiste, ed è facile prevederlo, ad un cammino accidentato della cosiddetta riforma che risulta bloccata prima ancora di nascere dalle difficoltà finanziarie che il Governo non ha ritenuto di dover affrontare e risolvere in anticipo. Altro, dunque, che modifica tecnica! Si tratta, piuttosto, di una modifica di pesante significato politico. Si rende quindi necessario un avvertimento del Parlamento, peraltro giusto, a mio parere, che con la scuola, quindi con le famiglie, con i giovani, con il nostro futuro di Paese non è lecito scherzare.

Le preoccupazioni in merito a questo preciso punto finanziario, che furono avanzate con dovizia di motivazioni dall’Ulivo in prima lettura qui in Senato, lo scorso novembre, ora sono state fatte proprie dalla Camera e tra poco - immagino - lo saranno anche dalla maggioranza del Senato.

Questa è la prima ragione per ritenere che le modifiche al nostro esame non sono tecniche ma fortemente politiche.

La seconda ragione che avevo preannunciato riguarda un altro aspetto politico delle modifiche introdotte dalla Camera dei deputati, e cioè la scelta, anche questa alquanto innovativa delle forme parlamentari, di prescrivere per legge non solo il passaggio nelle Commissioni di merito dei decreti attuativi, ma persino l’esistenza della stessa usuale relazione tecnica, e ho quasi la sensazione che, tra le righe, si tratti ancora una volta, dei soliti marginali risvolti finanziari.

La previsione della relazione tecnica in legge suona quasi come una bacchettata sulle dita tra Parlamento e Governo, o forse tra Ministri del medesimo Governo, una bacchettata che forse ripristina un uso della vecchia scuola.

Di nuovo, la scelta della Camera appare condivisibile perché riafferma fortunatamente il ruolo del Parlamento e delle sue capacità di rappresentare la volontà reale del Paese, dei nostri concittadini.

Vede, signora Ministro, noi siamo convinti che la cosiddetta riforma deve ancora essere scritta; non è contenuta nel testo al nostro esame; deve essere scritta nei decreti attuativi che, quindi, necessitano del nostro sguardo e del nostro giudizio attenti.

Essi sono un segno evidente della genericità della delega che oggi siamo chiamati a discutere, una genericità che non sono in grado di stabilire quanto sia in contrasto con la Costituzione, ma che certo deve essere stigmatizzata come un uso distorto e politicamente condannabile, anche se sempre più utilizzato dal Governo, quasi fosse espressione di efficiente pragmatismo e non invece di linee programmatiche ancora incerte e di piccolo cabotaggio.

Non aggiungo le mie parole a quelle di coloro tra i colleghi che hanno segnalato il pericolo che l'unica vera norma attuabile per le risorse, pur insufficienti, è quella dell'anticipo dell'ingresso nella scuola materna e nella scuola elementare, i cui risvolti sociali negativi sono evidenti, e rispetto alla quale desidero segnalare la mancanza di criteri di scelta tra i bambini, fissati preventivamente, come pure sarebbe giusto.

Quella della Camera è una scelta, quindi, di centralità del Parlamento che è stata curiosamente limitata, dimenticando un'altra Commissione di merito (e la definisco volutamente in questo modo): la Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Mi sembra curioso che questo Governo, autore frettoloso della proposta della cosiddetta devoluzione nel settore della scuola, non potenzi il ruolo del federalismo in campo scolastico e comunque mostri di non ricordare nemmeno la Costituzione vigente, che fa precisi riferimenti sia alle competenze esclusive dello Stato che a quelle concorrenti sulla scuola, e i compiti che la stessa legge costituzionale n. 3 del 2001 affida alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Su questo verteranno alcuni emendamenti che abbiamo presentato e che spero saranno approvati dall'Aula del Senato, per doveroso rispetto della Costituzione e della logica politica.

Dunque, di fronte alla natura così squisitamente politica delle modifiche sottoposte al nostro voto, ritengo fermamente che fosse e sia ancora più opportuno un ripensamento più profondo di questo provvedimento. Invece l'onnipresente fretta di questo Governo lo ha impedito, persino con una seduta notturna della 7a Commissione, convocata l'altro ieri alle ore 16,30 per le ore 21 del medesimo giorno.

Voglio illudermi, per l'interesse genuino che - ne sono sicuro - tanti di noi senatori abbiamo nei confronti del mondo della scuola, della formazione e della cultura - che ne proveniamo o meno - che ci siano ancora tempo e modi per un confronto aperto e costruttivo tra maggioranza e opposizione.

La nostra scuola attende da troppo tempo una vera e coraggiosa riforma innovativa - e questa purtroppo non lo è - e le relative risorse, che questa legge purtroppo non ha. Si rischia, per le ragioni politiche e finanziarie che ho illustrato, di illudere e quindi deludere ancora una volta professori, studenti, Paese. Un passo falso verso il futuro di noi tutti.

Avevo definito la legge finanziaria per il 2003 una finanziaria senza futuro per l'assoluta carenza di investimenti nella scuola, nella ricerca, nella cultura, nell'innovazione e nella qualità della vita di tutti.

A distanza di due mesi ci troviamo di fronte ad un nuovo provvedimento di un'Italia senza futuro, perché una scuola senza un chiaro avvenire non è solo una contraddizione in termini ma è, purtroppo, una sconfitta del Paese. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U).

 

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Asciutti.

ASCIUTTI , relatore . Signor Presidente, sarò brevissimo perché ho potuto constatare che nella discussione generale si è riprodotto, a grandi linee, lo stesso dibattito che si svolse durante l'esame in prima lettura. La discussione ha riguardato l'intero testo, mentre, ai sensi all'articolo 104 del Regolamento del Senato, avrebbe dovuto vertere esclusivamente sulle parti modificate dalla Camera. Non mi è consentito replicare, perché non si è parlato delle modifiche. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Carrara).

 

PRESIDENTE. Comprendo la considerazione, ma la sua interpretazione dell'articolo 104 del Regolamento è un po' drastica.

 

CORTIANA (Verdi-U). Tutti i nostri interventi si sono incentrati sulle modifiche della Camera; basterebbe leggere il resoconto stenografico. Il relatore legga, ad esempio, l'intervento che ho svolto ieri.

 

PRESIDENTE. Il senatore Asciutti, in qualità di relatore, è libero di esprimere le proprie considerazioni.

Ha facoltà di parlare la relatrice di minoranza, senatrice Soliani.

SOLIANI , relatrice di minoranza . Signor Presidente, abbiamo registrato che la discussione in quest'Aula sulle norme generali per l'istruzione, e dunque sul futuro della scuola, è stata alimentata prevalentemente, oserei dire quasi esclusivamente, dall’opposizione.

La maggioranza ha fatto registrare un altro clima rispetto a quello di cinque mesi fa, quando il provvedimento fu approvato in prima lettura da questa Assemblea. A mio parere, non si tratta soltanto della sobrietà, invocata dal senatore Compagna; si è trattato piuttosto di un approccio minimalista che ha nascosto, in definitiva, un senso di delusione, come è stato detto da esponenti della stessa maggioranza, il senso di una sconfitta esplicita.

Nel dibattito, se si escludono le voci del relatore e dei senatori Compagna e Carrara, non si è levata la voce di Alleanza Nazionale, né della Lega, né di Forza Italia, e il sostegno che è stato dichiarato dall'esponente dell'UDC è un sostegno critico.

Vi è una sorta di rassegnazione oggi da parte della maggioranza. La copertura davvero non c'è e il futuro è chiaramente descritto, perché è facile prevedere che le risorse, così come non ci sono oggi, non ci saranno domani. Del resto, il terreno finanziario è lo specchio delle idee e delle scelte e sono i Governi ad avere il potere e il mandato di scegliere priorità, tempi, misura degli investimenti.

Quella di cui stiamo parlando non è più la riforma Moratti, è semplicemente un altro tassello dell'azione del Governo che, sul terreno esclusivo dei provvedimenti finanziari, ha colpito e continua a colpire il sistema pubblico dell'istruzione.

È stato detto in quest'Aula, e non da parte dell'opposizione, che il provvedimento, per le scelte del Governo, è destinato a rimanere un grande ordine del giorno; ricordando altri 37 ordini del giorno approvati alla Camera, verrebbe da dire che è la madre di tutti gli ordini del giorno.

Il Governo non fa previsioni di investimento. Traduco la circostanza nei seguenti termini: il Governo non solo non dà chance alla scuola, ma non dà opportunità neanche a se stesso e si affida ormai al ministro Tremonti. È esattamente così, collega Compagna; al ministro Moratti e alla maggioranza in queste condizioni non possiamo che fare gli auguri.

Quando giungerà il momento dell'approvazione del disegno di legge, il Ministro dirà in televisione che la riforma c'è, ma tra qualche mese, tra un anno, dire questo non basterà più perché il Governo - è il dramma che oggi registriamo - non si dà una previsione, non si dà una speranza per investimenti nel settore strategico della scuola. Il primo a non credere a un provvedimento che rimarrà un mero annuncio è proprio il Governo.

Ma se il Governo non dà speranza al Paese sull'istruzione e la formazione (e vorrei dire al relatore Asciutti che parliamo esattamente di risorse e delle modifiche della Camera), ci domandiamo che cosa accadrà al sistema-Paese: che cosa accadrà al suo bisogno di modernità; al suo estremo bisogno di raccordo tra il sistema dell'istruzione, della formazione professionale, dell'occupazione, dell'investimento in innovazione e in ricerca; al bisogno che nessuno si perda e che non si perda nessuna delle sue energie.

In questo passaggio al Senato tutto questo è in discussione. In queste poche righe che registrano le modificazioni apportate dalla Camera c'è uno stop, non c'è una via libera, e su questo cade la legge. Del resto, le parole di questo provvedimento sono chiare fin dal principio: l'abbandono dell'idea della scuola come strumento di inclusione sociale.

L'istruzione non è una priorità del Governo e il dibattito ha ribadito, a proposito delle risorse che non ci sono, i caratteri di manifesto che ha questo provvedimento. Uno strumento che irrigidisce il sistema sociale, gli toglie opportunità, nega diritti, anzi genera disuguaglianze a caso, a seconda del luogo e della condizione sociale.

Come è stato ben detto qui in Aula, per le famiglie più povere e per i territori più svantaggiati la scuola è il fattore principale per migliorare la vita. Questo provvedimento è un manifesto che mortifica e cancella il profilo progettuale della scuola, l'idea stessa di sistema coeso, perché ne esce parcellizzato, anche nelle prestazioni professionali, come voi le chiamate, che devono invece progettualmente concentrarsi sui ragazzi per far convergere, non separare, le competenze professionali.

Il richiamo all'articolo 81 della Costituzione, dunque, evoca, in realtà, l'intera cultura costituzionale, che esce indebolita da questo provvedimento, mentre gli effetti finanziari già si fanno sentire anche nella gestione ordinaria. Il Ministro lo sa perché ha firmato una nota del 28 di febbraio: è già in atto il taglio alle classi nelle sedi distaccate e aumenterà il numero di alunni per classe, a dimostrazione del fatto che il criterio del Governo è puramente economico. Collega Compagna, a questo proposito il "grande roditore" non sono certo le organizzazioni sindacali, è il Governo per primo.

È stato anche richiamato il tema dell'anticipo, con il previsto limite della misura massima che significa semplicemente: chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. È il Governo stesso a porre limiti, e molto consistenti, alla scelta che intende compiere.

Chi entrerà? Le famiglie sono lasciate sole; le famiglie non si sostengono mettendole in gara da sole per raggiungere il primo posto. I posti non ci sono, anche per le condizioni finanziarie degli enti locali; si mortifica e sparisce il progetto educativo longitudinale che ha visto, invece, dalla scuola dell'infanzia alla scuola elementare fino agli istituti comprensivi, un investimento che era politico e strategico sulla scuola. Così, rimane la risposta assistenziale alla domanda individuale.

Altra cosa è la scuola. E, oltre che sulle risorse, non c'è certezza dei tempi, rispetto anche ai tempi viventi, vitali della scuola. Che cosa accadrà all'inizio del prossimo anno per effetto dei tagli o per la cancellazione della legge n. 9 del 1999 e della legge n. 30 del 2000? Questi sono i temi evocati in Aula in queste ore, strettamente connessi con il passaggio relativo alla disponibilità finanziaria per far camminare la riforma. Gli insegnanti e le famiglie questo vogliono sapere, ma le sarà difficile, signora Ministro, dare risposte tranquillizzanti e persuasive.

E allora, concludendo, noi aspettiamo, dopo il prevedibile varo di questa legge, i prossimi mesi per la predisposizione e presentazione dei decreti. La delega deve avere vincoli precisi. Torna in questo modo protagonista il Parlamento, anche per effetto del voto della Camera, e vogliamo augurarci maggioranza e opposizione, come non è accaduto nel dibattito svoltosi fin qui. Ma la scuola e il Paese saranno chiamati a discutere dei decreti legislativi se non da voi, sicuramente da noi.

Questo provvedimento, così come trasformato dalla Camera, vi lascia un'attitudine alla gestione della legge, come se, in un certo senso, venisse sfogliata una foglia dopo l'altra: foglia per foglia, decreto per decreto. Sarà fatta una radiografia, una pesatura molto più stringente e qui la consistenza, non dirò della riforma, ma degli interventi del Governo verrà ulteriormente verificata.

Oggi registriamo un punto e a capo. Si riscriverà tutto; prima dovranno venire le risorse e poi le idee, e sulle idee e gli indirizzi culturali il Parlamento sarà molto attento, come attento è il Paese, e sarà attento a tutti gli aspetti costituzionali, compreso l'articolo 33 della Costituzione sulla libertà di insegnamento.

La scuola vivrà, nel tempo in cui si predisporranno i decreti; vivrà nonostante la sua sofferenza a causa degli interventi del Governo; vivrà nonostante non sia riconosciuta la sua progettualità, anche qui con il "no" alla legge n. 440 del 1997; vivrà nonostante non sia riconosciuta nella sua dignità… (Brusìo in Aula).

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, un po' più di attenzione.

 

SOLIANI, relatrice di minoranza. …perché la scuola senza risorse, senza il fondo per l'offerta formativa è una scuola che ha minore dignità e che non è neppure abilitata al dialogo con gli altri interlocutori sul territorio.

La scuola vivrà con le sue intelligenze, con le sue energie umane e professionali, con la sua cultura, una cultura, questa volta sì, pienamente costituzionale, e vivrà con il sostegno delle comunità, delle Regioni, degli enti locali (siamo certi di questo, noi del centro-sinistra possiamo darne atto), pur nelle difficoltà, perché lì la scuola sarà, più che altrove, al primo posto dell'istruzione, non certamente secondo la scelta che ha fatto il Governo. Il dialogo con le Regioni - glielo ricordiamo, signora Ministro - resta fondamentale per il rispetto dello spirito e della lettera del Titolo V.

L'opposizione è stata e sarà opposizione costruttiva e - me lo lasci dire - anzitutto coesa. Io di nuovo in quest'Aula parlo non a nome mio, non a nome di un Gruppo politico, ma a nome di tutta l'opposizione del centro-sinistra (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U. Commenti dai banchi della maggioranza. Richiami del Presidente).

Come del resto ha riconosciuto il presidente Asciutti nel dibattito in Commissione e in Aula, noi abbiamo ricercato, nel rigore dell'azione intellettuale e dell'osservanza delle regole, con una richiesta incessante, il confronto. E a questo riguardo facciamo un'altra verifica, purtroppo, signora Ministro: il testo era ed è blindato. Siamo stati noi a proporre tra gli emendamenti (e l'avrà visto) una via concreta per reperire risorse, e una via corretta, perché la Commissione bilancio del Senato non ha avuto nulla da eccepire.

La nostra opposizione sarà nel Paese. L'Ulivo e il centro-sinistra accompagneranno la scuola italiana e le famiglie, anche con consigli utili per sopravvivere, e con loro costruirà il progetto di una stagione nuova, perché il vostro bilancio, colleghi della maggioranza, sarà alla fine negativo e non ci saranno sforzi di comunicazione che tengano di fronte all'evidenza dei fatti.

Qualcuno dei miei colleghi ha parlato di fallimento annunciato. Certo, non auspichiamo che si realizzino le cose che sono scritte in questo provvedimento, ma il punto più grave non è neppure qui: è nel vuoto, nell'assenza di un diverso disegno, di una diversa prospettiva per la scuola italiana, com'è nelle attese del Paese.

Noi, diversamente da voi (questo a me è parso di cogliere nel termometro del clima politico dell'Aula), non siamo rassegnati. Noi siamo ben vigili, attivi e fiduciosi verso il futuro, perché la maggioranza non dà speranza al Paese, ma l'Ulivo e il centro-sinistra sì! (Commenti ironici dai banchi della maggioranza. Applausi ironici del senatore Zanoletti). Perché ha un'idea non povera ma ricca del Paese e della scuola, ha un'idea del Governo per una società che vuole crescere con l'istruzione, con la scuola, con l'università e con la ricerca e per questo è in grado di contrarre con il Paese quel patto per la scuola, evocato in quest'Aula, di cui voi non siete capaci. Voi non rappresentate più questa speranza. (Vivaci commenti dai banchi della maggioranza. Richiami del Presidente).

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, ma che cosa sono questi comportamenti? La senatrice Soliani sta svolgendo la sua replica come relatrice di minoranza: fatela parlare!

 

CALVI (DS-U). Non siamo allo stadio, siamo in un'Aula parlamentare! Se non volete ascoltare, state zitti almeno! (Richiami del Presidente).

 

PRESIDENTE. Senatore Calvi, si metta comodo, spetta a me fare questi rilievi.

 

SOLIANI, relatrice di minoranza. Voi non rappresentate più questa speranza; lasciatemelo dire cifre alla mano. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U, Verdi-U, Misto-Udeur-PE, Misto-SDI e Misto-Com. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la rappresentante del Governo.

MORATTI , ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca . Signor Presidente, onorevoli senatori, le modifiche apportate dalla Camera alla norma di copertura, su richiesta della Commissione bilancio, ribadiscono e rafforzano l’impianto della legge approvata dal Senato in prima lettura.

Si tratta di un aggiornamento dei riferimenti a quella che nel frattempo è divenuta la legge di bilancio 2003-2005, anziché a quella 2002-2004 contenuta nella formulazione originaria. Questo è il primo punto.

Il secondo è quello di un chiarimento del meccanismo di copertura individuato dal Governo, introdotto come ulteriore garanzia parlamentare, nel pieno rispetto - come ho già detto - sia dell’impostazione data dal Governo sia della versione già approvata in prima lettura dal Senato.

Voglio aggiungere che l’ampio dibattito che comunque avete voluto dedicare a questo provvedimento dimostra una sensibilità e un’attenzione ad un settore importante, vitale per il Paese, settore che il Governo considera centrale nelle proprie politiche. Accolgo quindi su questo punto le richieste che sono state avanzate.

Questa fase chiude un primo passaggio, ma sicuramente si apre un passaggio successivo, quello dei decreti delegati. Avremo quindi modo di confrontarci in Parlamento, nelle Commissioni di merito, su di essi, tenendo conto dei suggerimenti e delle proposte emersi anche in questa sede, in questa terza lettura, e avremo modo di continuare un confronto parlamentare che c’è sempre stato.

Ricordo che abbiamo accolto, pur se riformulate, posizioni della minoranza, in modo particolare su un tema che ad essa sta molto a cuore, ovvero l’integrazione tra sistema educativo e sistema dell’istruzione. Continueremo quindi in questo dibattito aperto, che vedrà nei decreti delegati un’ulteriore fase di approfondimento, di confronto e di dibattito. (Applausi dai Gruppi FI, AN, LP, UDC e del senatore Carrara).

ACCIARINI (DS-U). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, ai sensi dell’articolo 96 del Regolamento, desidero avanzare una proposta di non passare all’esame degli articoli.

La motivazione è semplice e in parte contenuta nelle parole poc’anzi pronunciate dalla signora Ministro dell’istruzione. Questi giorni di dibattito, che hanno dimostrato la serietà dell’interesse che l’opposizione ha nei confronti della scuola, hanno altresì permesso di mettere in evidenza quelli che sono i caratteri di questo testo.

Mi rivolgo anche al presidente Asciutti, che non ha voluto intervenire. Con le norme poste a chiusura del testo, è - per usare un’immagine - come se si stendesse un velo su un quadro. Esse non permettono più di capire i contorni di ciò che c’è dietro; si vota a scatola chiusa.

Questo è il motivo per cui vi chiedo caldamente di tornare ad un esame del provvedimento, per provare a capire cosa c’è dietro quel velo. Dietro quel velo c’è la scuola. E allora non possiamo permetterci, e neanche permettere a questo Parlamento, di votare qualcosa che non chiarisce nelle sue linee e nei suoi princìpi e criteri direttivi - come invece prevede la Costituzione del nostro Paese quando si attribuisce una delega al Governo - il progetto che il Governo vuole portare a compimento, i cui contorni non sono chiari. E non lo sono proprio per quanto è stato ripetutamente detto relativamente alle risorse finanziarie che il Governo intende mettere accanto alle frasi assai generiche e vaghe di cui ha costellato questo testo di legge.

Quindi vi chiediamo, per il bene della scuola, di chiarire al Paese cosa volete fare. La scuola non può essere oggetto di un voto, da parte di un ramo del Parlamento come il Senato, su un provvedimento di cui non sono assolutamente chiari i contorni progettuali.

Il mio invito, pertanto, è veramente quello di non passare all’esame degli articoli. Il testo può essere migliorato e può essere modificato, si può dare veramente una risposta ai grandi problemi della scuola italiana che, per dirla con poche parole, non ha bisogno di spot televisivi ma di progetti, di serietà e di risorse.

Questo noi vi invitiamo a fare. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U e Verdi-U).

CORTIANA (Verdi-U). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CORTIANA (Verdi-U). Intervengo a favore della proposta della collega Acciarini e vorrei farlo dialogando con la signora Ministro, con quanto ha affermato poc’anzi. Credo, infatti, che, al di là della distanza evidente che c’è tra l’impostazione di questo provvedimento, la nostra proposta e ciò che avevamo fatto nei cinque anni della precedente legislatura, vi sia una disponibilità che abbiamo riconosciuto anche nell’intervento di ieri.

Tuttavia, proprio tutte le questioni che sono emerse, gli interventi di merito che abbiamo svolto e le proposte emendative presentate richiedono un raccordo che noi vorremmo fare insieme. E' giusto che noi facciamo la nostra parte perché diamo importanza al ruolo del Parlamento che altrimenti verrebbe scavalcato.

Sulla richiesta avanzata dalla senatrice Acciarini, signor Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

ASCIUTTI , relatore . Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ASCIUTTI, relatore. Signor Presidente, sono contrario alla proposta di non passaggio all’esame degli articoli, innanzitutto perché è incomprensibile, e non me ne vogliano i colleghi.

In prima lettura, sia in Commissione, sia in Aula l’opposizione chiese maggiori garanzie per quanto riguardava le spese e i costi. La Camera dei deputati ci rimanda un testo dove è scritto, a garanzia ulteriore, che ogni decreto delegato dovrà essere preceduto da una legge di spesa. Questo è stato richiesto da tutti, ma oggi si manifesta un orientamento contrario a quanto precedentemente richiesto. Pertanto la richiesta di non passaggio all’esame degli articoli è incomprensibile .

Ho detto ieri che probabilmente ogni disegno di legge dovrebbe avere come corollario l’emendamento che la Camera ha approvato nei giorni scorsi, soprattutto per la certezza della spesa. Ogni volta che si vara un provvedimento, sarebbe necessario sapere, anche in base ad una relazione tecnica, qual è la spesa effettiva senza ipotizzare oggi una spesa campata in aria. Questa sarebbe una misura ottimale per il nostro Parlamento, e invece non la si vuole adottare. (Applausi dai Gruppi FI, AN, LP e UDC).

 

Verifica del numero legale

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta, avanzata dal senatore Cortiana, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato non è in numero legale.

Sospendo la seduta per venti minuti.

 

(La seduta, sospesa alle ore 11,37, è ripresa alle ore 12).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

PRESIDENTE . Passiamo nuovamente alla votazione della richiesta di non passaggio all'esame degli articoli.

CORTIANA (Verdi-U). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CORTIANA (Verdi-U). Signor Presidente, credo ci sia un passaggio che è tutto politico. Occorre quindi che la maggioranza sostenga l’operato del proprio Governo e del proprio Ministro su un provvedimento di questo tipo, e pertanto deve garantire la presenza del numero legale.

Per questo motivo, rinnovo la richiesta di verifica del numero legale.

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

 

Metto ai voti la richiesta di non passaggio all'esame degli articoli, presentata dalla senatrice Acciarini.

Non è approvata.

 

PAGANO (DS-U). Chiediamo la controprova.

 

PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

Non è approvata.

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

 

PRESIDENTE. Do lettura dei pareri espressi dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti: "La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, per quanto di propria competenza, esprime parere di nulla osta".

"La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminati gli emendamenti trasmessi, per quanto di propria competenza, esprime parere di nulla osta".

Passiamo all'esame degli articoli, nel testo comprendente le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati.

La Camera dei deputati non ha modificato gli articoli da 1 a 6 del testo approvato dal Senato.

Passiamo all'esame dell'articolo 7, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

CORTIANA (Verdi-U). Signor Presidente, il centro-sinistra ha elaborato alcuni emendamenti proprio per le convinzioni già illustrate nella discussione generale e negli interventi in sede di questione pregiudiziale.

Pertanto, proprio per il contrasto - che mi sembra evidente e confermato anche dalle modifiche apportate dalla Camera - con gli articoli della Costituzione, relativamente alla previsione dei mezzi finanziari e ai criteri per reperirli, a nostro avviso, occorre conseguentemente cercare di rendere più coerente possibile il disegno di legge e consentire di ridurre il danno che potrebbe provocare, proprio per i pregiudizi costituzionali che lo accompagnano.

Per questo motivo, abbiamo presentato una serie di emendamenti tra i quali il più importante, su cui mi voglio soffermare, è il 7.5 con il quale si propone la sostituzione di una parte del comma 8 dell’attuale 7, in modo tale da definire chiaramente e precisamente non tanto aspetti quantitativi, che oggi non sono ipotizzabili - come sappiamo - perché non è certa l’entità degli oneri che si determineranno, ma un criterio per individuare in modo certo la reperibilità dei fondi necessari.

Pertanto, contestualmente all'approvazione di provvedimenti legislativi, come è previsto dalle modifiche apportate dalla Camera, laddove ci sono oneri che, come abbiamo detto più volte, sono certamente prevedibili, chiediamo che le entrate siano corrispondenti e derivino da un aumento fino al limite massimo del 18 per cento, e comunque in misura uniforme, delle aliquote relative ai redditi di capitale. Elenchiamo poi una serie di disposizioni conseguenti.

In questo modo definiamo criteri certi e indirizzi precisi, come prevede la Costituzione, per il reperimento di risorse. Fissiamo un'aliquota con un limite massimo di percentuale, da modularsi a seconda delle necessità che si presenteranno.

Proprio perché il quarto comma dell'articolo 81 della Costituzione prevede una contestualità tra gli obiettivi prefissati e i relativi mezzi finanziari, avendo verificato che la norma in esame presenta questo contrasto (che - ripeto - le modifiche apportate dalla Camera a nostro avviso evidenziano ulteriormente), abbiamo presentato l’emendamento 7.5 che riteniamo abbia uno spirito costruttivo. Lo avevo già detto in Commissione, l'ho ripetuto in discussione generale e ci aspettiamo che la maggioranza in qualche modo ne tenga conto.

Il Ministro, in replica, ha detto che non in questa sede - dove, come ha ricordato la collega Soliani, il provvedimento è blindato - ma nei decreti attuativi si manifesterà questa sensibilità. Diversamente ci domandiamo come e dove si reperiranno risorse, se non vengono previsti neanche i criteri per il reperimento delle stesse.

Signor Presidente, illustro anche l'emendamento 7.7, che propone di aggiungere, alla fine del comma 7, le parole "recante puntuale e articolata valutazione degli oneri derivanti dall'attuazione di ciascuno degli interventi di spesa, come indicati rispettivamente dall'articolo 1, comma 3, lettere da a) ad m), e dall'articolo 4, comma 1, lettere a), b) e c)".

Con questo emendamento si puntualizza la necessità di un'adeguata valutazione e quantificazione degli oneri riguardanti gli interventi di spesa relativi al piano programmatico di interventi finanziari, di cui all'articolo 3. L'emendamento, in coerenza con quanto ho detto poc'anzi, risponde alla necessità di trovare un raccordo con gli articoli 81 e 76 della Costituzione, e quindi con la necessità di avere oneri certi, indirizzi e misure coerenti per la copertura.

D'ANDREA (Mar-DL-U). Signor Presidente, con l'emendamento 7.6 riteniamo di dover proporre la sostituzione di quanto previsto al comma 7 dell'articolo 7, affinché si prescriva in maniera più precisa che la relazione tecnica deve contenere una puntuale e articolata valutazione degli oneri, non solo con riferimento alla cifra complessiva che incide sulle possibilità di copertura, ma anche con riguardo alle risorse finanziarie che si intendono collegare a ciascuno degli obiettivi indicati dall'articolo 1, comma 3, e dall'articolo 4, comma 1.

Riteniamo che tale prescrizione possa rendere trasparente non solo la copertura, ma anche l'articolazione attuativa della riforma, affinché le proposte dei decreti legislativi rappresentino una prospettiva realistica per l'evoluzione del sistema scolastico nazionale.

Annuncio che ritiriamo l'emendamento 7.8. Con l'emendamento 7.2 proponiamo la sostituzione del comma 8, che nell'attuale stesura contiene un invito e un rinvio alla copertura, con una norma che contenga l'indicazione di una copertura finanziaria. Ciò non significa che il modello di copertura da noi prospettato sia necessariamente da seguire.

Avanziamo piuttosto tale proposta per evidenziare che una riforma priva della certezza di risorse finanziarie e che necessita, per essere realizzata, di una legge di spesa che ne autorizzi l'attuazione; una riforma che non riesce a prevedere, al momento, neanche la possibilità di mettere a regime ciò che è previsto in via sperimentale e graduale, come ad esempio la strategia dell'anticipo, una riforma che non può passare alla fase dei decreti delegati, avendo bisogno della preliminare approvazione di una legge di spesa necessaria per non incorrere nei rigori della violazione dell'articolo 81 della Costituzione, è una riforma che, come abbiamo detto in altre circostanze, corre il rischio di diventare un annuncio pubblicitario.

Proponiamo pertanto una copertura effettiva sostituendo il comma 8 con un testo che indica risorse certe nell'ambito delle quali, nella fase di avvio, la riforma può, se sussistono la volontà e un disegno di realizzazione della stessa più preciso di quello che si evince dall'articolato, essere realizzata.

Intendiamo scongiurare il rischio di prolungare all'infinito una situazione di non riforma o di ristagno della vita della scuola perché contemporaneamente si abrogano le leggi attualmente in vigore, inclusa la legge n. 30 del 2000, lasciando la scuola priva di riferimenti normativi non solo con riguardo alla normale gestione, sulla quale ci siamo già soffermati, ma anche rispetto a ciò che potrà accadere da questo momento in poi.

L'emendamento 7.10, riferito al comma 8, deriva dalla seguente valutazione: se si vuole tenere fermo l'obiettivo di realizzare una riforma di contenuto cosiddetto innovativo, pure seguendo un percorso che non abbiamo condiviso e non condividiamo, tale contenuto innovativo non può non richiamare oneri aggiuntivi.

Quindi, gli oneri aggiuntivi non saranno potenziali, ma saranno effettivi. In tal caso, riteniamo che il verbo debba essere coniugato non al congiuntivo presente, ma all’indicativo presente, perché si tratta di oneri certi, non eventuali. Se si sostiene che sono oneri eventuali, vuol dire che non si ritiene di dover dare corso al contenuto innovativo della riforma.

L’emendamento 7.12 è, a nostro giudizio, molto importante. Riteniamo che il sistema pubblico di istruzione debba rimanere di tipo nazionale, ma abbiamo di fronte a noi le innovazioni determinate dalla riforma del Titolo V della Costituzione e un certo fermento e dibattito sul rapporto tra i poteri riservati allo Stato e quelli assegnati alle Regioni e alle altre autonomie locali.

Per salvaguardare il carattere unitario e nazionale del sistema, pensiamo che i decreti legislativi debbano essere valutati anche da quello strumento istituzionale che abbiamo identificato come camera di compensazione, cioè come luogo nel quale si compie un’attenta valutazione delle implicazioni che i provvedimenti in corso determinano rispetto alle prerogative di ciascun livello istituzionale.

Insistiamo quindi perché si prescriva nella norma che sui decreti legislativi esprima il proprio parere la Commissione parlamentare per le questioni regionali, perché la legge costituzionale n. 3 del 2001, all’articolo 11, indica in maniera espressa questa strada, che fa parte del nuovo equilibrio costituzionale determinato con il nuovo Titolo V, anziché riservarla alla competenza dei Regolamenti parlamentari o delle Presidenze dei Parlamenti, come viene eccepito nel parere espresso dalla 1a Commissione.

Riteniamo quindi che questo passaggio sia indispensabile e proponiamo che venga inserito nel dispositivo dell’articolo.

Vorrei fare osservare, Presidente, che nel testo stampato dell’emendamento manca una virgola, che potrebbe avere indotto ad un malinteso anche la Commissione affari costituzionali, e che chiedo di ripristinare, in modo da eliminare una delle preoccupazioni. In sostanza, la virgola va inserita dopo le parole: "la Commissione parlamentare per le questioni regionali, anche nella sua composizione integrata" e prima delle altre: "ai sensi dell’articolo 11 della legge costituzionale". Infatti, quel riferimento all’articolo 11 non riguarda la composizione della Commissione, ma la devoluzione delle competenze e la procedura particolare che questo tipo di esame dovrebbe includere.

Infine, con l’emendamento 7.4, abbiamo chiesto una valutazione della Corte dei conti su ogni schema di decreto legislativo. Il Regolamento del Senato già vede che, su domanda di un terzo dei componenti delle Commissioni di merito, si possa richiedere la valutazione della Corte dei conti sui decreti delegati. Noi chiediamo che ciò venga prescritto nella legge, in modo da non lasciare alla varietà dell’iniziativa parlamentare il necessario accertamento degli oneri che ciascun decreto legislativo può comportare; quindi chiediamo che la Corte si possa esprimere in maniera preordinata. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U).

FRANCO Vittoria (DS-U). Signor Presidente, oltre all’emendamento 7.16, illustrerò anche l’emendamento 7.18, di cui sono firmataria, presentato dalla senatrice Pagano.

Con questi due emendamenti, proponiamo che fin da ora vengano stanziate le necessarie risorse per almeno due obiettivi. Il primo è il rifinanziamento della legge n. 440 del 1997, sull’offerta formativa e l’autonomia scolastica.

Riteniamo infatti che l’autonomia scolastica sia un’acquisizione tra le più importanti di una scuola rinnovata e dunque che essa vada sostenuta e valorizzata con le necessarie ed opportune risorse, in un quadro generale chiaro. Il secondo obiettivo cui finalizzare le risorse è la reintroduzione di una norma che viene cancellata in conseguenza dell’abrogazione della legge n. 9 del 1999, come previsto all'articolo 7 del disegno di legge delega.

L'abolizione delle misure di sostegno alla gratuità dei libri di testo, che sottrae alla scuola circa 100 milioni di euro, non ci sembra certo assicurare maggiore giustizia sociale e maggiore e più piena garanzia del diritto all'istruzione, che - come abbiamo più volte sostenuto nel corso della discussione generale - è un diritto primario da sostenere anche con le opportune risorse.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, l'emendamento 7.15, di cui sono prima firmataria, propone di aggiungere, in fine, al comma 8, le seguenti parole "anche al fine di garantire la continuità dei finanziamenti per il diritto allo studio di cui alla legge 20 gennaio 1999, n. 9".

La nostra preoccupazione è legata al fatto che questo provvedimento, una volta definitivamente approvato, non avrà efficacia propositiva su nulla, perché necessiterà di un successivo intervento legislativo di copertura finanziaria, cui seguirà poi il decreto legislativo che darà attuazione alla delega. Avrà però effetti immediati in termini abrogativi, il più importante dei quali riguarda la legge n. 9 del 1999, nota come legge sull'elevamento dell'obbligo di istruzione.

Una legge attesa per molti anni, che ha portato l'obbligo scolastico a nove anni, e in prospettiva a dieci, prevedendo finalmente un contenuto più ampio rispetto al minimo previsto dal dettato costituzionale e facendo sì, tra l'altro (questo è l'aspetto su cui interviene il nostro emendamento), che il diritto allo studio, collegato alla fissazione dell'obbligo scolastico, fosse normato molto accuratamente.

In proposito, vorrei ricordare che si prevedeva che nell'ultimo anno dell'obbligo scolastico (in questo caso, appunto, il nono) le stesse istituzioni scolastiche assumessero iniziative di orientamento al fine di combattere la dispersione scolastica, di garantire il diritto allo studio e alla formazione, di consentire agli alunni scelte più confacenti alla propria personalità ed al proprio progetto di vita e di agevolare, ove necessario, il passaggio dello studente dall'uno all'altro degli specifici indirizzi della scuola secondaria superiore.

Vogliamo garantire continuità, essendo certo che il presente provvedimento abrogherà queste norme e che al loro posto non ci sarà nulla, cari colleghi. Sono sicura che anche tra i colleghi dell'opposizione ve ne sono alcuni che hanno veramente a cuore questo tema. (Brusìo in Aula).

Faccio presente al Presidente che non è facile per me parlare in questo clima così rumoroso e distratto; continuo comunque il mio intervento perché spero che le mie parole verranno poi per lo meno lette nei resoconti stenografici, se non si ritiene ora di prestare loro una maggiore attenzione.

Sono sicura che sia fra i colleghi della maggioranza che tra quelli dell'opposizione vi siano grossi dubbi, dato che, a partire dal 1° settembre di quest'anno, nel nostro Paese vi saranno ragazzi di tredici o quattordici anni potenzialmente affidati alla strada, essendo l'ingresso nel mondo del lavoro, in base ad una norma che credo tutti riteniamo giusta, rimandato al quindicesimo anno di età.

Quindi, si ripristina quello che, del resto, era stato il grande limite della scuola italiana, cioè la cessazione dell'obbligo scolastico con un anno di anticipo anche rispetto all'eventuale ingresso nel mercato del lavoro. Ci impegneremo pertanto a sostenere gli effetti della legge n. 9 del 1999, dando un supporto ai ragazzi nei loro anni più delicati e difficili, in cui tutti sappiamo quanto siano forti i rischi di dispersione scolastica, intesa in senso ampio e riferita non soltanto a questo ambito. È perciò importante, per dare questo supporto, garantire continuità alla legge n. 9 del 1999.

Credo quindi che la nostra richiesta dovrebbe trovare appoggio e ribadisco che, il giorno in cui sarà approvato definitivamente questo testo, non porteremo a casa nulla, se non delle abrogazioni di norme: ci sono; sono sicure e saranno immediate.

Altri temi - è stato ripetutamente detto e non voglio annoiarvi - sono stati rimandati. È stato rimandato anche… (Il ministro Moratti conversa con il senatore Consolo). Vorrei che la signora Ministro mi ascoltasse. Come dicevo, è stato rimandato il tema - a lei caro, signora Ministro - della sostituzione dell'obbligo di istruzione con il diritto-dovere alla formazione e all'istruzione, formulazione che a noi sembra in contrasto con il dettato costituzionale; comunque, anche questo diritto, con il testo che si sta per votare, non troverà attuazione nel momento dell'entrata in vigore della legge: la sua attuazione è rinviata gradualmente ai decreti legislativi che saranno emanati dopo aver adottato i necessari provvedimenti legislativi di copertura finanziaria.

I nostri emendamenti - lo ribadisco - non hanno alcun carattere ostruzionistico, (del resto, ne abbiamo presentati pochi). Vogliamo però che diano un indirizzo: evitare i danni che ai ragazzi e alla scuola italiana deriverebbero dalla violenta forza abrogativa di questa legge di testi che garantiscono diritti educativi a bambini e bambine, ragazzi e ragazze.

In questo spirito si pone lo stesso emendamento 7.17, che fa salvo nei provvedimenti legislativi, il rifinanziamento del Fondo di cui alla legge n. 440 del 1997 (a tutti noto come il Fondo per l'offerta formativa), ribadendo la richiesta di continuità dei finanziamenti.

Perché sono importanti tutti questi elementi? Ho già avuto occasione di rilevarlo ieri, ma magari gli astanti oggi sono cambiati. Ieri, quando si è svolta la discussione generale, eravamo pochi intimi, come normalmente accade in queste circostanze. Allora, ai colleghi che ieri non erano presenti (tanto della maggioranza quanto dell'opposizione), faccio presente di aver letto dettagliatamente le cifre di diminuzione costante - dall'anno 2001 all'anno 2004 – che il Fondo per l'offerta formativa subisce per effetto delle leggi finanziarie. Sono riduzioni cospicue, di 20 milioni di euro nel primo anno e di 40 milioni di euro nei due anni successivi. Ho anche detto che il malessere della scuola sta arrivando sulle pagine dei giornali, che pubblicano lettere di presidi che dicono: sì, tante belle parole, ma quest'anno ho l'80 per cento dei fondi che avevo l'anno scorso e l'anno prima avevo l'80 per cento dei fondi che avevo l'anno precedente; ditemi voi cosa posso fare.

Tra l'altro, il Fondo per l'offerta formativa rappresenta il momento in cui l'autonomia della scuola può veramente esprimersi. Perché abbiamo coniugato diritto allo studio e Fondo per l'offerta formativa? Perché l'autonomia scolastica è un valore molto importante e l'abbiamo istituita proprio con l'idea che fosse la modalità con cui le scuole riuscivano a lottare contro la dispersione e le difficoltà degli allievi, favorendo, come prevede la legge n. 9 del 1999, le istituzioni scolastiche stesse.

Cari colleghi, le istituzioni scolastiche e l'autonomia scolastica sono valorizzate dalle norme che voi state per abrogare: di questo, credetemi, ci si accorgerà abbastanza presto (forse le scuole se ne stanno già accorgendo); infatti, in quelle norme c'erano tutti gli elementi di valorizzazione in un’offerta formativa legata alle condizioni e alle caratteristiche della scuola, del territorio e dell'alunno. Se ci si crede davvero, quel Fondo non può essere considerato una spesa su cui risparmiare con questa brutalità. Guardate, mi permetto di dire che tutto questo non è patrimonio della destra o della sinistra: è patrimonio di tutti coloro che dalla scuola si attendono un forte contributo allo sviluppo civile e culturale del Paese, teso anche a favorire l’inclusione sociale. State per cancellare tutto questo. Vorrei che veramente ci si rendesse conto che con un Fondo per l'offerta formativa in diminuzione (Richiami del Presidente) le scuole si troveranno in difficoltà anche rispetto a spese correnti minimali e il diritto allo studio e all'istruzione sarà attaccato da una norma che toglie senza dare nulla.

Fermiamoci finché siamo in tempo. Ricostituiamo un tessuto che favorisce l'inclusione sociale, la lotta alla dispersione scolastica, lo sviluppo civile e culturale del nostro Paese. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U).

 

PRESIDENTE. Invito il relatore e la rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

ASCIUTTI , relatore . Signor Presidente, esprimo parere contrario sull’emendamento 7.1, giacché è preferibile, per maggior chiarezza, mantenere le parole: "nella misura massima".

Esprimo parere contrario sull’emendamento 7.6, in quanto la legge già stabilisce cos’è una relazione tecnica e non c’è bisogno di scriverlo nuovamente.

Esprimo altresì parere contrario sull’emendamento 7.7, giacché la precisazione che si intende aggiungere nulla cambierebbe. L’emendamento 7.8 è ritirato.

Per quanto concerne l’emendamento 7.2, non me ne voglia, senatore D’Andrea, se faccio appello alla sua intelligenza. Visto e considerato che l’opposizione ha sempre criticato la delega al Governo sulla riforma dei cicli scolastici, se tale proposta di modifica fosse approvata si eliminerebbe un elemento oggi di garanzia, disposto dallo stesso Governo, in quanto il comma 8, nel testo pervenuto dalla Camera dei deputati, fa sì che i singoli decreti legislativi debbano essere discussi in quest’Aula. La invito quindi a ritirare l’emendamento 7.2. (Commenti dai Gruppi FI e AN).

 

PAGANO (DS-U). È inutile che protestate. Stiamo in Parlamento e il relatore deve rispondere. (Richiami del Presidente).

 

ASCIUTTI, relatore. Esprimo parere contrario sull’emendamento 7.10, in quanto non esiste certezza di spesa. Per lo stesso motivo il parere è contrario al successivo emendamento 7.9. Esprimo parere contrario sull’emendamento 7.5.

Per quanto concerne l’emendamento 7.18, il parere è contrario, in quanto - rispondo alla senatrice Acciarini - saranno le leggi delegate a ripristinare le previsioni su cui lei si è soffermata.

Esprimo parere contrario sugli emendamenti 7.16, 7.13, 7.14, 7.15 e 7.17.

Sull’emendamento 7.12 (testo corretto) il parere è contrario, in quanto si andrebbero ad intaccare le prerogative esclusive dei Presidenti di Camera e Senato. Quindi inviterei i presentatori a ritirarlo, così come invito i proponenti al ritiro dell’emendamento 7.3.

Esprimo, infine, parere contrario sugli emendamenti 7.11 e 7.4.

 

MORATTI, ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE . Passiamo alla votazione dell’emendamento 7.1.

 

Verifica del numero legale

CORTIANA (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato non è in numero legale.

Sospendo la seduta per venti minuti.

 

(La seduta sospesa alle ore 12,32, è ripresa alle ore 12,52).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

PRESIDENTE . Riprendiamo i nostri lavori.

Passiamo nuovamente alla votazione dell’emendamento 7.1.

Verifica del numero legale

CORTIANA (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato non è in numero legale. (Proteste dai banchi della maggioranza).

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, il dispositivo di votazione non ha funzionato.

 

IOANNUCCI (FI). Anche il mio dispositivo, signor Presidente, non mi ha consentito di votare.

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, mancano 14 senatori per raggiungere il numero legale, cerchiamo di non fare cose inutili.

Sospendo pertanto la seduta per venti minuti.

 

(La seduta, sospesa alle ore 12,53 è ripresa alle ore 13,13).

 

Per l'inversione dell'ordine degli argomenti fissati
nel calendario dei lavori dell'Assemblea

MALAN (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MALAN (FI). Signor Presidente, senza voler togliere alcunché alla Presidenza di turno, vorrei chiederle che, in sede di verifica del numero legale, quando vi sia in quello stesso momento un afflusso di senatori nell’Aula e quando altri stiano segnalando difficoltà nel far registrare la propria presenza, sia consentito ai senatori presenti di votare.

Inoltre, vorrei proporre - ai sensi dell'articolo 55, comma 7, del Regolamento - che nella seduta antimeridiana di martedì prossimo (fermo restando che nella seduta di oggi pomeriggio sono previste interpellanze ed interrogazioni) si proceda alla discussione delle ratifiche di Trattati internazionali già approvate in Commissione, (ad esclusione dei disegni di legge n. 1172, riguardante il Sovrano Militare Ordine di Malta e n. 1547, riguardante l'industria europea della difesa) e alla discussione del disegno di legge n. 776-B (legge di semplificazione 2001).

PRESIDENTE . Per quanto riguarda la sua prima osservazione, senatore Malan, segnalo che nella penultima votazione il numero legale è mancato per sei voti, nell'ultima per quattordici voti. Si tratta quindi di una semplicissima prova di resistenza di due colleghi che hanno segnalato difficoltà nel votare, ma era del tutto evidente la mancanza del numero legale, che la Presidenza peraltro auspica vi sia nel prosieguo dei lavori, ciò che fra poco presumibilmente constateremo.

Per quanto riguarda la sua proposta per la seduta antimeridiana di martedì prossimo, la situazione è la seguente: in base al comma 7 dell'articolo 55 del Regolamento, possiamo votare tale proposta, e ciò avviene al termine della seduta. In questo momento vi è un emendamento in votazione ed è stata preannunciata la richiesta di verifica del numero legale.

Possiamo pertanto affrontare ora la questione da lei sollevata, in tal caso non procedendo nell'esame del disegno di legge in esame, oppure passare alla votazione dell'emendamento e, qualora vi fosse il numero legale, proseguire la seduta fino alle ore 14 e, a quel punto, deliberare sulla proposta da lei avanzata. Se invece il numero legale dovesse mancare, ci aggiorneremo tra venti minuti, con l'intesa che a quel punto affronteremo la questione da lei sollevata.

Le chiedo pertanto qual è la soluzione da lei preferita.

 

MALAN (FI). Signor Presidente, ritengo migliore l'ultima soluzione da lei proposta: votare l'emendamento ed eventualmente, in caso di sospensione, riprendere i lavori con la votazione della mia proposta.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto, senatore Malan.

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

PRESIDENTE . Passiamo nuovamente alla votazione dell'emendamento 7.1.

 

CICCANTI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, avevo chiesto la parola anche prima per stigmatizzare il suo comportamento; io ho il diritto di votare…

 

PRESIDENTE. Senatore Ciccanti, la parola le viene tolta. Lei non può stigmatizzare proprio niente! (Vive proteste del senatore Ciccanti).

 

PAGANO (DS-U). Stia zitto, senatore Ciccanti, lei non sa parlare in italiano.

 

PRESIDENTE. Senatore Ciccanti, la richiamo all'ordine. Ho dato atto a verbale che lei aveva avuto difficoltà di voto, come normalmente si fa in questi casi, e che lei, senatore Ciccanti, risultava presente anche se non c'era.

 

CORTIANA (Verdi-U). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CORTIANA (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

 

Verifica del numero legale

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.1, presentato dal senatore Cortiana e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.6.

ACCIARINI (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del Gruppo DS all'emendamento 7.6. Abbiamo chiesto più volte chiarezza sui passaggi finanziari successivi all'approvazione del testo in esame e l'emendamento tenta di specificare una modifica approvata dalla Camera dei deputati.

Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi sul fatto che la previsione della relazione tecnica per ciascun decreto legislativo - introdotta alla Camera con un emendamento votato dalla maggioranza - potrebbe rappresentare una forma di sfiducia nei confronti del Governo. Si prevede, infatti, che saranno emanati provvedimenti legislativi che garantiscano la copertura finanziaria, a seguito dei quali potranno essere emanati i decreti legislativi.

Anche durante il dibattito in Commissione molti colleghi hanno osservato che alcuni decreti legislativi possono essere forse emanati dal Governo, non richiedendo copertura finanziaria. Abbiamo molte perplessità al riguardo, nel senso che il 99 per cento dei provvedimenti, se disposti seriamente, richiede copertura finanziaria; ci piace però sottolineare che la richiesta della relazione tecnica è finalizzata ad individuare se il decreto legislativo ricade nella prima o nella seconda categoria, se cioè necessita o meno di copertura finanziaria.

Noi sosteniamo che la valutazione degli oneri derivanti dall'attuazione di ciascuno degli interventi di spesa - previsti all'articolo 1, comma 3, e all'articolo 4, comma 1 - deve essere puntuale e articolata, perché tali disposizioni recano i punti del piano finanziario e l'alternanza tra scuola e lavoro. Su questo tema il Ministro ha fatto un riferimento non corretto: l'integrazione fra l'istruzione e la formazione professionale non doveva infatti essere inserita in questa sede; per rispettare il principio dell'integrazione, era sufficiente mantenere in vigore la legge n. 9 del 1999, deponendo la furia iconoclasta nei confronti di tutto ciò che ha fatto il precedente Governo.

I punti ricompresi dalla lettera a) alla lettera m) del comma 3 dell'articolo 1 sono significativi perché indicano tutti gli elementi del piano finanziario che il Governo deve emanare nei novanta giorni successivi all'entrata in vigore della legge delega. Essi comprendono la valorizzazione dell'autonomia scolastica (scrivere è sempre facile), la valorizzazione della professionalità degli insegnanti, la lotta alla dispersione scolastica. Un elenco di temi estremamente significativi, che include più o meno tutte le questioni che devono essere affrontate quando si vara una riforma della scuola; nulla di più.

Sono, tutti, temi che in certi casi hanno subìto depauperamenti quanto ai relativi stanziamenti per effetto delle leggi finanziarie; sono tutte voci che, a seguito delle due manovre finanziarie varate dal Governo di centro-destra, hanno registrato il segno meno. Qualcuno osserva che anche prima le risorse a disposizione non erano moltissime e non si provvedeva a sufficienza. Sarà forse vero, ma per dare fondamento a questo rilievo occorre mettere un segno più, magari modesto, perché se si continuano a ridurre le risorse dire che non era sufficiente quanto hanno fatto i Governi di centro-sinistra non regge.

La logica di questa indicazione puntuale e articolata risiede nella volontà di capire, dalle relazioni tecniche, che cosa concretamente il decreto farà rispetto a queste voci di spesa, in moltissimi casi ridotte. Sul tema della valorizzazione del personale della scuola, mi permetto di ricordare il rinnovo del contratto di comparto. Certamente, che la situazione non sia delle più facili lo dimostra lo sciopero generale della scuola proclamato per il 24 marzo. Quindi, anche sul tema della valorizzazione della professionalità e del lavoro del personale della scuola non mi sembra si siano fatti molti passi avanti con questo Governo.

Perché siamo attenti al discorso della relazione tecnica? Perché, se non se ne detta il contenuto, essa rischia di essere un po’ come altre relazioni tecniche di questo Governo, che hanno messo in forte imbarazzo la Commissione bilancio. Pensiamo alla relazione tecnica sull’anticipo scolastico. Invito tutti, perché è una lettura abbastanza interessante dal punto di vista della nostra professione di parlamentari (in cui crediamo tutti molto), a leggere il relativo rapporto, che evidenzia come si è posta la Commissione bilancio rispetto ad una relazione tecnica che non rispettava quei criteri di trasparenza e di correttezza nell’esposizione dei dati che, credo, tutti riteniamo auspicabili.

La Commissione bilancio ha evidentemente avuto delle difficoltà, tant’è che la nota di studio fornita dagli uffici alla Commissione dimostrava come le cifre di quella relazione tecnica non fossero attendibili; da essa è poi scaturita una serie di pareri la cui lettura è anch’essa estremamente interessante.

A questo punto, allora, noi sosteniamo che queste relazioni tecniche, che non a caso sono state introdotte con una modifica approvata dalla Camera (presentata, lo ribadisco, dalla maggioranza proprio per avere qualche certezza, almeno in merito alle fasi attuative), si ricollegano a punti precisi di questo testo ove è indicata una serie di elementi di grandissima importanza per la vita della scuola.

Lo ribadisco: all’articolo 1 si prevede un progetto complessivo di trasformazione della scuola; all’articolo 4, l’alternanza scuola-lavoro, che richiede risorse, signor Ministro, perché non basta dire che ci sarà. Noi non abbiamo nulla contro l’alternanza, se bene attuata e non intesa come sostitutiva dell’obbligo scolastico; però, occorrono risorse affinché le scuole possano fare i progetti ed avere insegnanti.

Ricordo in proposito un emendamento del senatore Brignone, che si preoccupò di garantire che vi fossero insegnanti direttamente coinvolti nel progetto di alternanza. Ci vogliono possibilità e strumenti perché questo non sia soltanto un modo per disporre di manodopera non retribuita e non tutelata, ma per avere studenti che seguano un particolare percorso all’interno di un progetto didattico. Queste idee richiedono risorse. Quando le relazioni tecniche verranno preparate, questi punti dovranno essere specificati.

Se fossi un senatore della maggioranza, voterei l’emendamento 7.6, perché costituisce una tutela per tutti noi. Infatti, poiché stiamo per votare - anzi, lo voterete voi - un provvedimento a scatola chiusa, questi emendamenti, almeno per l’avvenire, consentirebbero di aprire questa scatola ed avere qualche certezza sulle vere intenzioni di questo Governo, al fine di garantire un processo di revisione che possiamo anche discutere, ma che dovrà essere serio e assicurare comunque il rispetto di alcuni princìpi fondamentali per la qualità della scuola, che invece non ci sembrano garantiti da norme troppo generiche e prive di adeguate risorse finanziarie. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U).

PRESIDENTE . Procediamo dunque alla votazione dell’emendamento 7.6.

 

Verifica del numero legale

 

CORTIANA (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.6, presentato dal senatore D’Andrea e da altri senatori.

Non è approvato.

 

A questo punto, come concordato, rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

 

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