Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Disegno di legge modificato dal Senato

 

Seduta n. 264 del 12/2/2003

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1306 - Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale (approvato dal Senato) (3387) e delle abbinate proposte di legge: Stefani; Sospiri; Alberta De Simone; Alberta De Simone; Martinat ed altri; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli, Angela Napoli; Bianchi Clerici; Serena; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Malgieri; Angela Napoli; Landolfi; Alboni ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed altri; Serena; Sasso ed altri; Rizzo ed altri (23-245-353-354-661-735-749-771-779-967-1014-1042-1043-1044-1191-1481-1734-1749-1988-1989-1990-2277-3174-3384) (ore 10,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Stefani; Sospiri; Alberta De Simone; Alberta De Simone; Martinat ed altri; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli, Angela Napoli; Bianchi Clerici; Serena; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Malgieri; Angela Napoli; Landolfi; Alboni ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed altri; Serena; Sasso ed altri; Rizzo ed altri.
Ricordo che nella seduta di ieri si è svolta la discussione sulle linee generali

(Esame di una questione sospensiva - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione sospensiva Bressa ed altri n.1 (vedi allegato A - sezione 1), che può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Bressa ha facoltà di illustrare sua la questione sospensiva n. 1.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, la situazione normativa con cui abbiamo a che fare è la seguente. L'articolo 117 della Costituzione riserva alla potestà legislativa esclusiva dello Stato: le norme generali sull'istruzione, la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti il servizio scolastico, i principi fondamentali in materia di istruzione con esclusione dell'istruzione e formazione professionale. Lo stesso articolo riserva alla competenza regionale di tipo concorrente: le determinazioni concernenti la programmazione e l'organizzazione del servizio dell'istruzione, ferma restando l'autonomia delle istituzioni scolastiche. Vi è poi una competenza residuale generale in capo alle regioni per quanto riguarda l'istruzione e la formazione professionale. La proposta del ministro Moratti in discussione in questi giorni conferisce una delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e sui livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale in attuazione del nuovo Titolo V. Abbiamo già affrontato in sede di discussione sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità come in materie di questo genere debba ritenersi esclusa la delega legislativa per la determinazione dei principi generali, ma, ancora una volta, questa Camera non ha prestato attenzione a questo tipo di argomentazione. Credo, invece, che questo tipo di argomentazione troverà ascolto presso la Corte Costituzionale nel momento in cui verrà chiamata a decidere. Al di là di tali aspetti vi è una questione politica fondamentale che, credo, il Parlamento, questa Camera in particolare, sia in grado di apprezzare compiutamente. Se non vogliamo prestare attenzione alle questioni di tipo costituzionale, prestiamola almeno alle questioni di tipo politico.
Noi ci troviamo di fronte al disegno di legge del ministro Moratti, il quale prevede di affidare, come dicevo prima, una delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione, sui livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale. Contemporaneamente, abbiamo in discussione presso la Prima Commissione, calendarizzata per il 24 febbraio, un disegno di legge costituzionale che ha come primo proponente il ministro Bossi, il progetto riguardante la devoluzione. Tale progetto prevede in maniera esplicita che le regioni attivino la competenza legislativa esclusiva per le seguenti materie: assistenza ed organizzazione sanitaria, organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche, definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della regione.
Ora io credo che sarebbe una cosa abbastanza interessante che il ministro Moratti ed il ministro Bossi si mettessero d'accordo e poi venissero qui con le idee chiare, perché delle
due l'una: o competenti rispetto a queste materie saranno le regioni, per effetto della riforma della Costituzione che introduce la Costituzione, oppure è l'attuale Titolo V che vale, e allora spetta allo Stato, per una parte molto limitata, insieme alle regioni, per una parte preponderante, definire le materie in questione.
Sicuramente le due cose non sono possibili insieme, perché la proposta del ministro Moratti comporta una fortissima centralizzazione, che cancella qualsiasi possibilità di seria applicazione della Costituzione, non tenendo minimamente conto del fatto che si tratta di materie ascrivibili alla potestà legislativa concorrente e così calpestando i diritti delle regioni: oltretutto, si ricorre alla formula della legge delega senza definire con chiarezza i principi ed i criteri direttivi, ma addirittura demandando a regolamenti ed a decreti legislativi successivi i principi fondamentali della riforma stessa. Si tratta di un attentato fortissimo all'autonomia delle regioni: il disegno di legge in esame è fortemente centralista.
Il 24 febbraio avvieremo la discussione di un progetto di riforma della Costituzione che va in direzione esattamente opposta, fornendo la competenza esclusiva su tale materia alle regioni. Se il riferimento alla dottrina costituzionale non si esercita con grande facilità e dimestichezza da parte di questa Assemblea, almeno il ricorso al buonsenso dovrebbe soccorrere il Governo e la maggioranza. Vorrei, infatti, capire come i parlamentari del centro destra possano oggi votare il provvedimento in esame e tra due settimane approvarne uno che va in direzione esattamente opposta.
Se tra le priorità del Governo c'è la modifica del titolo V della Costituzione e l'attuazione della devoluzione, sarebbe quanto mai opportuno comprendere fino in fondo la volontà del Governo stesso e della maggioranza e poi discutere del provvedimento in esame: approvarlo oggi significa attribuire valore simbolico alla richiesta di un ministro, sapendo che tra due settimane a questo stesso ministro verrà sbattuta la porta in faccia. Che senso ha tutto ciò? Il Governo continua a procedere senza mantenere le promesse fatte agli elettori, ma solo quelle che il Presidente del Consiglio ha fatto ad alcuni ministri: tiene buona la signora Moratti, dicendole di stare tranquilla perché il disegno di legge da lei presentato verrà
votato dal Parlamento e dirà di stare tranquillo anche al ministro Bossi, perché il suo disegno di legge verrà votato.
Noi, però, voteremo provvedimenti che fanno a cazzotti l'uno con l'altro. Questo è inaccettabile e, se mi è consentito, anche molto poco serio per la dignità e la serietà del Parlamento.
Pertanto, avanziamo la richiesta che l'esame del provvedimento in esame venga sospeso e discusso dopo che la Camera avrà affrontato ed approvato la proposta di modifica della Costituzione presentata dal ministro Bossi, la cosiddetta proposta di devoluzione.
Fintanto che non vi sarà chiarezza, votare un disegno di legge concernente tale materia significa, né più né meno, fare un piacere ad un ministro. Non è compito del Governo e del Parlamento fare piaceri politici a nessuno: compito del Governo e del Parlamento è approvare leggi serie, che possono produrre effetti veri nel paese. Il provvedimento in esame non avrà alcun effetto se tra due settimane verrà approvata la proposta di devoluzione, che porrà in capo alle regioni la competenza esclusiva in queste materie.
Chiediamo di sospendere l'esame del provvedimento oggi alla nostra attenzione, discutendolo dopo che la Camera avrà votato il provvedimento di riforma della Costituzione, la cosiddetta devoluzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santulli. Ne ha facoltà.

PAOLO SANTULLI. Signor Presidente, premetto che ho imparato a conoscere la serietà e la competenza dei colleghi sottoscrittori della questione sospensiva che stiamo discutendo, per cui ritengo che non vi siano assolutamente volontà strumentali o ostruzionistiche.
Dal punto di vista generale, mi chiedo come e quante leggi riuscirebbero ad essere varate se si dovessero sospendere tutti provvedimenti in approvazione che si ritengono in contrasto con altri che debbono essere discussi.
Ma entrando nel merito dell'argomento posto, posso affermare che tra il disegno di legge Moratti e l'atto Camera 3461, noto come disegno di legge Bossi sulla devolution, non vi è, a mio avviso, alcun contrasto. Il provvedimento al nostro esame, infatti, conferisce la delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, materie che, come tutti sanno in quest'aula, sono riservate alla potestà legislativa statale dall'articolo 117, comma 2, della Costituzione, nel testo modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001.
Il disegno di legge presentato dal ministro Moratti individua quali norme generali sull'istruzione le seguenti materie: l'ordinamento degli studi, la formazione degli insegnanti, la valutazione degli apprendimenti e l'alternanza tra scuola e lavoro. Il disegno di legge stesso, inoltre, stabilisce le modalità per definire gli standard formativi per la spendibilità nazionale dei titoli professionali, conseguiti all'esito di percorsi formativi, e per i passaggi dai percorsi formativi a quelli scolastici. Il disegno di legge Moratti prevede, altresì, al punto l), primo comma, dell'articolo 2, che i piani di studio personalizzati, nel rispetto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, contengono un nucleo fondamentale, omogeneo su base nazionale, che rispecchia la cultura, le tradizioni e l'identità nazionale, e prevedono una quota riservata alle regioni, relativa agli aspetti di interesse specifico delle stesse, anche collegata con le realtà locali.
Nessuna delle previsioni sopra richiamate contrasta con il disegno di legge costituzionale presentato dal ministro Bossi, che prevede l'attivazione, da parte delle regioni, di potestà legislative nelle seguenti materie: all'articolo 1, punto b), «organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche», ed al punto c), «definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della regione».
Non può esservi contrasto, infatti, tra i due disegni di legge; anzi, esiste un rapporto in parte di reciproca estraneità, in parte di coincidenza. Nessun contrasto può esservi rispetto alla lettera b) dell'articolo 1 dell'A.C. 3461, che individua materie
non ricomprese tra quelle oggetto del disegno di legge delega al nostro esame, il quale, dunque, si pone in rapporto di estraneità.
Come abbiamo visto, inoltre, non vi è nessun contrasto...

PRESIDENTE. Onorevole Santulli...

PAOLO SANTULLI. ...rispetto alla lettera c) dell'articolo 1 del disegno di legge Bossi, dal momento che - mi avvio a concludere, signor Presidente - anche il provvedimento in esame prevede una quota di programmi riservati alle regioni.
Pertanto, non solo vi è per, tale aspetto, piena coincidenza - anzi, armonia - tra i contenuti dei due disegni di legge, ma, ancor di più, vi è una profonda consonanza tra i due provvedimenti: infatti, nel momento in cui la Camera si appresta ad esaminare il disegno di legge di revisione costituzionale, che attribuisce alle regioni la competenza esclusiva in alcuni aspetti dell'istruzione, è evidente l'esigenza di avere pienamente definito materie riservate allo Stato, in modo da assicurare omogeneità per tutti quegli aspetti che concorrono ad individuare il sistema nazionale, consentendo, contemporaneamente, la possibilità di arricchimenti locali.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'istituto professionale di Stato per i servizi commerciali - Leonardo da Vinci di Padova - che assistono alla nostra seduta (Applausi).

ANGELA NAPOLI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, ritengo davvero che quella proposta dall'opposizione sia una richiesta del tutto demagogica e priva di fondamento. È vero che il Comitato per la legislazione ha fatto riferimento all'atto Camera n. 3461, di cui è in corso l'esame. Però vorrei intanto ribadire che il 3461 è un atto Camera che inciderà in futuro sulla materia costituzionale. Come tale avrà bisogno anche di seguire l'iter previsto dalla Costituzione italiana. La sua definizione ed approvazione è quindi rinviata ad un tempo futuro.
Il provvedimento al nostro esame è di carattere ordinamentale e si differenzia dell'atto Camera in discussione nella I Commissione, che ha invece carattere istituzionale. L'atto Camera che stiamo discutendo è un provvedimento basato sulla modifica del titolo V della Costituzione, una modifica cioè già attuata ed appartenente al dettato costituzionale.
Il provvedimento di riforma non può e non deve tenere presenti eventuali provvedimenti di modifica della Costituzione o provvedimenti legislativi ordinari non ancora approvati. Pertanto è inimmaginabile che un provvedimento in discussione in questo momento possa fare riferimento a qualcosa che è di là da venire. Deve piuttosto tener conto delle norme generali vigenti, cui è tenuto ad attenersi.
Ribadisco che la questione prospettata è del tutto arbitraria. Non mancano in questo momento altri provvedimenti di modifica costituzionale di cui è in corso la discussione in uno dei due rami del Parlamento italiano. Non solo per ciò possiamo fare adeguato riferimento ad essi. Il riferimento deve essere limitato esclusivamente al dettato costituzionale attualmente vigente.
Se noi, per tutti i provvedimenti in discussione, dovessimo fare riferimento ad altri atti dei quali pende il relativo esame in uno dei rami del Parlamento, saremmo, nella nostra attività parlamentare, costantemente e quotidianamente richiesti di sospendere i lavori; noi, invece, dobbiamo andare avanti. Peraltro, voglio ribadire in questa sede come non esista alcun contrasto con l'eventuale futura legge di modifica dell'articolo 117 della Costituzione; infatti, devo osservare che il disegno di legge n. 3387 in discussione disciplina esclusivamente materie rientranti, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione - nel testo modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001 -, nella potestà legislativa esclusiva statale.
Sono materie di potestà legislativa statale, infatti, le «norme generali sull'istruzione» e «i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale». Rientrano proprio in questi diritti l'istruzione e la formazione professionale, il cui ordinamento è previsto, appunto, dall'Atto Camera in esame.
Nessuna necessità, quindi, di sospendere il provvedimento; sussiste, piuttosto, la necessità di andare avanti: lo richiede proprio l'attuale dettato della nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,32).

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori .

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, sabato 15 vi sarà, qui a Roma e in tutte le capitali europee, una grande manifestazione di pace; si tratta di un avvenimento straordinario (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani), non solo per la partecipazione di milioni di cittadini ma per il significato, per il tema, per la testimonianza di un sentimento diffusissimo nella nostra gente.
La RAI ha deciso di non concedere la diretta televisiva. La RAI, è l'emittente pubblica: si regge su una concessione dello Stato, e i suoi soldi provengono dai cittadini italiani.
La decisione è formalmente aziendale, dunque, autonoma. Apparentemente, autonoma. Dico «apparentemente» perché non sfugge a nessuno la politicità, oltre che l'assurdità, di una simile decisione.
Avere paura della gente, avere paura di mostrare agli italiani i tanti che marciano pacificamente; censurare l'idea della pace perché sostenuta da tanta gente - forse troppa - è semplicemente deprecabile, miope. Rappresenta una subordinazione psicologica ad una intenzione governativa che, forse, neppure arriverebbe a tanto.
Signor Presidente, nel rispetto dell'autonomia dell'azienda, anche attraverso la mediazione del Governo, le chiediamo di sollecitare la RAI a rivedere la propria posizione e a riparare all'ennesimo errore, nell'interesse proprio, oltre che del paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Presidente Castagnetti, sarà mia cura riferire al Presidente della Camera le considerazioni da lei svolte.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, approfitterei della sospensione per dire ai membri del Comitato dei nove di anticipare la riunione che si sarebbe dovuta svolgere successivamente sul provvedimento relativo alle norme in materia di regolarizzazione delle iscrizioni ai corsi di diploma universitario e di laurea per l'anno accademico 2000-2001.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso.

La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 10,50.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3387 ed abbinate.

(Ripresa esame di una questione sospensiva - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione sospensiva n. 1 Bressa ed altri.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 395
Votanti 394
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato
177
Hanno votato
no 217).

Prendo atto che l'onorevole Garagnani non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
L'Assemblea può, dunque, procedere all'esame degli articoli del disegno di legge A.C. 3387 e degli emendamenti.

ALESSANDRO DE FRANCISCIS. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO DE FRANCISCIS. Signor presidente intervengo su un tema che tra l'altro è già stato discusso in precedenza e ora ci troviamo di fronte ad una scelta.
Volevo far presente, signor Presidente, che questa mattina la Commissione bilancio è stata convocata alle ore 8 per esprimere il parere sul provvedimento in esame; tale parere dalle 8 è stato posticipato alle ore 8 e 30 per poi giungere in aula alle ore 10 con un nulla di fatto.
Mi pare che la questione sollevata ieri pomeriggio, all'inizio dei nostri lavori, dal presidente Violante, avesse appassionato portando ad un dibattito cui sono intervenuti gli onorevoli Boccia, lei stesso ed altri, proprio sul parere che la V Commissione avrebbe dovuto esprimere; si trattava a mio avviso di una questione fondata. In sostanza era già evidente che si avviava una discussione su una delega al Governo della quale, oggettivamente, non si capiva né la questione fondamentale della copertura né della possibilità finanziaria di sostenerla.
Volevo rivolgere un appello, a lei anzitutto, signor Presidente, ed al Governo (qui autorevolmente rappresentato dal viceministro Possa e dai sottosegretari): stamane in Commissione abbiamo riscontrato l'impossibilità di procedere e dunque questo appello si estende anche ai colleghi della maggioranza.
Si presenta una questione seria; mi riferisco al problema di avviare la trattazione di iniziative legislative, che tra l'altro attengono ad un problema strategico come quello del futuro delle giovani generazioni (parlo dunque della scuola, della ricerca, dell'università), ma di farlo in maniera logica, come compete ad un'Assemblea legislativa che anzitutto si sincera di essere nella possibilità di procedere.
Se pensiamo, ad oggi, 12 febbraio, allo scivolone che questa mattina si è verificato in Commissione bilancio su questo provvedimento (che da ieri ci vede impegnati). Se pensiamo che fra pochi minuti, di fronte al palazzo Montecitorio, si riuniranno esponenti e rappresentanti del mondo della ricerca scientifica per protestare sul modo, perlomeno brusco - per non dire irrituale - con cui è stata affrontata la questione del Centro nazionale delle ricerche, questione che tra l'altro dal livello del Governo e del Parlamento è finita già nelle aule dei tribunali amministrativi, con scorno perlomeno di tutta la classe dirigente del nostro paese.
Se guardiamo alla discussione strozzata e asfittica che si è svolta su questi stessi problemi nella sessione di bilancio, se ricordiamo come titolarono i giornali dopo la riunione del Consiglio dei ministri nella quale vi fu la ripartizione delle risorse, alla fine dello scorso anno, in particolare per quanto concerne il distinguo e le differenti valutazioni tra il ministro Moratti ed il ministro dell'economia e delle finanze Tremonti,

Poiché qui sono in gioco, come dicevo prima, gli interessi delle future generazioni e, quindi, anche della competitività del nostro paese che tutti amiamo, sia maggioranza sia opposizione, chiedo a coloro a cui mi sono rivolto - a lei Presidente, al Governo, ai parlamentari della maggioranza - di fare un chiarimento su questa vicenda. Da parte mia ritengo che si debba portare in Assemblea quello di cui si è in grado di discutere e per il quali esistono le risorse finalizzate a realizzare degli obiettivi definiti; ciò al fine di evitare questa vergogna - che domani sarà nuovamente riportata dagli organi di stampa - e cioè che quando si discute di scuola, ricerca, e università, questo Governo si imballa in una maniera che dire scandalosa, è dire poco (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, da parte mia lascerei fuori le questioni relative al Consiglio nazionale delle ricerche anche perché esse non attengono all'odierna discussione. Non parlerei nemmeno di scivolone della Commissione bilancio perché l'ordine del giorno odierno prevede l'esame di un disegno di legge assai importante con il quale la maggioranza vuole realizzare una di quelle grandi riforme che segni il cammino del 2003. È particolarmente importante, pertanto, che si cominci con la riforma della scuola che, peraltro, sta a cuore a tutto il paese.
Da un punto di vista logico e anche procedurale il parere della Commissione bilancio su questo disegno di legge delega è importante, soprattutto per l'articolo 7 dell'articolato. Pertanto, da un punto di vista logico e procedurale potremmo anche iniziare l'esame di questo procedimento. Tuttavia, ritengo sia ragionevole quanto è stato poc'anzi richiesto vale a dire di iniziare l'esame di questo disegno di legge delega soltanto una volta acquisito il parere della Commissione
bilancio. Conseguentemente, pur non condividendo il modo, il tono e alcuni giudizi espressi, ritengo che questa richiesta, ripeto, sia ragionevole e, pertanto, anche l'Assemblea dovrebbe concordare nel richiedere la sospensione dell'esame di questo provvedimento in attesa che la Commissione bilancio esprima il proprio parere.

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, ritengo saggia la proposta avanzata dal presidente della VII Commissione, onorevole Adornato. Come si ricorderà, ieri noi abbiamo posto il problema della copertura e l'onorevole Elio Vito disse (si veda il resoconto stenografico della seduta di ieri). Credo che la questione proposta dal presidente Violante potrà essere considerata di nuovo domani nel momento in cui inizieremo l'esame del provvedimento stesso.
Oggi, siamo sul punto di esaminare il provvedimento ma manca il parere della Commissione bilancio. Pertanto, ritengo sia saggio attendere il parere della V Commissione e poi riprendere l'esame del provvedimento. Detto ciò, concordiamo con la richiesta formulata dal presidente della VII Commissione.

PRESIDENTE. Ci sarebbero altri colleghi deputati che chiedono di parlare, tuttavia, per la Presidenza la decisione può considerarsi assunta nel senso appena suggerito.
Ieri abbiamo assunto una decisione che comportava una qualche forzatura politica ma un rispetto del regolamento. Oggi mi sembra ragionevole che non si proceda alla discussione del provvedimento in mancanza del parere della Commissione bilancio.
Ritengo, a questo punto, di sospendere l'esame del provvedimento, in tema di delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, e passare al successivo punto posto all'ordine del giorno.

Seguito della discussione della proposta di legge: Titti De Simone ed altri: Norme in materia di regolarizzazione delle iscrizioni ai corsi di diploma universitario e di laurea per l'anno accademico 2000-2001 (1773) e delle abbinate proposte di legge: Grillo; Catanoso ed altri; Bellillo; Perrotta e Gioacchino Alfano (1891-2009-2167-2461) (ore 11).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa del deputato Titti De Simone: Norme in materia di regolarizzazione delle iscrizioni ai corsi di diploma universitario e di laurea per l'anno accademico 2000-2001 e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Grillo; Catanoso ed altri; Bellillo; Perrotta e Gioacchino Alfano.
Ricordo che nella seduta del 10 febbraio si è svolta la discussione sulle linee generali.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, ritorno a quella comunicazione di servizio che ho fatto poc'anzi. Non possiamo, purtroppo, iniziare perché il Comitato dei nove non si è ancora riunito dato che l'esame del provvedimento era previsto successivamente. Pertanto, chiederei una sospensione della seduta in modo da consentire che il Comitato dei nove possa riunirsi.

PRESIDENTE. Sospensione di quanto?

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, di trenta o quarantacinque minuti.

PRESIDENTE. Quarantacinque minuti?

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Sì, Presidente, anche perché il Comitato dei nove non si è mai riunito.

PRESIDENTE. Va bene. Stamani vale la tecnica del surplace.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Facciamo, allora, di 30 minuti.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, comprendo le esigenze manifestate dal presidente Adornato e le condivido, ma potremmo continuare i lavori passando al successivo punto all'ordine del giorno, che prevede l'esame della proposta di legge Duilio ed altri.

PRESIDENTE. Gli uffici mi comunicano che, anche in questo caso, manca il parere della Commissione bilancio.
Ritengo, quindi, che si possa accettare la proposta dell'onorevole Adornato. Pertanto sospendo la seduta, fino alle 11,30.

La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 18.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Dovremmo ora riprendere l'esame del disegno di legge recante delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, tuttavia, poiché la V Commissione (Bilancio) sta completando il proprio parere sugli emendamenti presentati, sospendo la seduta per 15 minuti.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3387 ed abbinate.

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge n. 3387 ed abbinate.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 3).
Avverto altresì che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 4).

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, certamente sarà intervenuto il parere della Commissione bilancio, altrimenti lei non avrebbe permesso la ripresa dei lavori. Ho qui con me la bozza del parere rilasciato dalla Commissione bilancio - credo l'abbia anche lei - , quindi penso che anch'ella, signor Presidente, possa verificare che la Commissione suddetta ha ritenuto il provvedimento non coperto ed in violazione dell'articolo 81, comma 4 della Costituzione. Tant'è vero che, ai sensi del nostro regolamento, la Commissione bilancio ha proposto una serie di condizioni - che, evidentemente, per l'Assemblea valgono come emendamenti -, con le quali si provvede ad una corretta copertura.
Signor Presidente, lei comprenderà che, a questo punto, permangono le condizioni che hanno portato questa mattina alla sospensione dell'esame del provvedimento, perché noi non sappiamo se la Commissione di merito farà propri questi emendamenti. Infatti, potrebbe anche verificarsi il caso che la Commissione di merito non faccia propri questi emendamenti, quindi l'Assemblea si troverebbe a non poterli esaminare.
Vorrei, signor Presidente che lei valutasse l'opportunità di concedere 5 minuti - il che mi parrebbe una cosa abbastanza scontata, ma non si sa mai -, un po' di tempo alla Commissione di merito per poter valutare il parere della Commissione bilancio.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, come l'onorevole Boccia sa, la Commissione bilancio esprime un parere rivolto all'Assemblea, quindi non vi è bisogno che la Commissione di merito si esprima al riguardo; inoltre non voglio entrare nel merito delle argomentazioni dell'onorevole Boccia relativamente al senso delle osservazioni della Commissione bilancio, le quali, peraltro, non vogliono dire affatto che il provvedimento è senza copertura, ma questo adesso non è importante. Si tratta poi di osservazioni riferite all'articolo 7, quindi l'insieme di queste considerazioni mi induce a ritenere che possiamo procedere all'esame del provvedimento.

MICHELE VENTURA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, richiamo per un momento la sua attenzione e quella dei colleghi per riferire che, in questi giorni, abbiamo avuto una vicenda molto singolare nell'ambito della Commissione bilancio. La Commissione in oggetto ha richiesto al Governo una relazione tecnica.
Questa relazione non è mai giunta, tant'è che è stato espresso un parere frettolosamente soltanto mezz'ora fa. Di fronte alla nostra insistenza anche di oggi, il professor Tanzi, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, ha affermato che non è stato possibile inviare la suddetta relazione per i rapporti assai complessi che si sono creati tra il Ministero dell'economia e delle finanze e quello dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
In realtà, vi è stato uno scontro assai duro, signor Presidente, e questo è il motivo per il quale il Ministero dell'economia non ha prodotto la documentazione necessaria. È stato espresso un parere con un voto di maggioranza (le opposizione hanno espresso una posizione alternativa) che si pone in violazione dell'articolo 81, quarto comma della Costituzione. Infatti, ormai è del tutto evidente, dopo la sentenza del 1976 della Corte costituzionale, che ogni legge che comporti nuovi o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte.
Vi è, inoltre, una violazione dell'articolo 76 perché non si indicano precisamente neppure le modalità in base alle quali questi fondi potranno essere reperiti. Tutto ciò determina una situazione - e mi rivolgo anche i colleghi della Commissione di merito - insostenibile sia per quanto riguarda il complesso del provvedimento sia con riferimento alla problematica della mancanza di copertura anche per le norme immediatamente operative, vale a dire quelle che dovrebbero entrare in vigore nell'immediato; mi riferisco alla possibilità di anticipare l'età della frequenza alla scuola primaria ed agli effetti connessi alla facoltà di anticipare l'ingresso nella scuola statale dell'infanzia.
Per quanto riguarda l'articolo 7, nel parere della Commissione bilancio (espresso dalla maggioranza) si afferma che «i
decreti legislativi di cui al precedente comma, la cui attuazione determini nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, sono emanati solo successivamente all'entrata in vigore di provvedimenti legislativi che stanziano le occorrenti risorse finanziarie».
Ciò significa che stiamo votando delle intenzioni; non ci troviamo di fronte ad un provvedimento che ha una sua operatività, perché assomiglia ad un ordine del giorno ed è esclusivamente una legge manifesto. Non ci sembra questo un modo serio di procedere su questioni così rilevanti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, l'attività della Commissione bilancio è stata molto difficoltosa in questi giorni a causa della complessità del provvedimento e perché si tratta di una legge delega. Ho ascoltato le obiezioni sollevate dai colleghi, anche con riferimento alla soluzione individuata dalla Commissione bilancio ed espressa nel parere.
Per rispondere ai colleghi Boccia e Michele Ventura, vorrei ricordare che questa forma di copertura non è stata inventata dall'odierna Commissione bilancio, ma è stata già adottata con la legge 29 marzo del 2001, n. 86 (quindi, con il Governo e la maggioranza precedente), con specifico riferimento alla delega al Governo in materia di livelli retributivi del personale delle forze di polizia e delle forze armate.

Richiamo in particolare il comma 2 dell'articolo 7, che recita testualmente: «I decreti legislativi di cui al comma 1, qualora dalla loro attuazione derivino nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, dovranno essere emanati se nella legge finanziaria per l'anno 2002 vengano stanziate le occorrenti risorse nell'ambito delle somme previste per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego». Di conseguenza, riconosco la difficoltà, e in qualche caso anche l'imbarazzo, di dover lavorare in sede di Commissione bilancio in queste condizioni; peraltro, avevo in qualche modo preavvertito l'Assemblea e la Presidenza di queste difficoltà in un mio intervento durante la settimana scorsa.
Circa la legittimità della forma di copertura adottata con il parere reso dalla Commissione bilancio, credo che non vi siano dubbi: essa è stata già utilizzata dal centrosinistra, quando era maggioranza, ed avuto anche il «sigillo» della Presidenza della Repubblica.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giancarlo Giorgetti. Vorrei dire all'onorevole Boccia di cui ascolto sempre con attenzione le argomentazioni, anche per il garbo con il quale le esprime, che non sono d'accordo con lui nella valutazione che ha reso in ordine a questa serie di condizioni che sono state poste dalla Commissione, riunitasi proprio per determinarle. Non c'è infatti bisogno che la Commissione di merito, lo ha ricordato la presidente Adornato, faccia proprie le condizioni poste dalla Commissione bilancio, che sono trasformate automaticamente in emendamenti ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento. Non è necessaria quindi una pronuncia ulteriore che dica: «sì». È una impostazione con la quale si riconduce a queste condizioni lo svolgimento reale e leale del dibattito.

ALBERTA DE SIMONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTA DE SIMONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei porre una questione che a mio avviso rappresenta un abuso. Sono state abbinate alla proposta di legge in discussione due mie proposte di legge che non avevano attinenza con il contenuto del disegno di legge delega relativo al progetto Moratti di cui stiamo discutendo. Ovviamente, la conseguenza di questo abbinamento è che le mie proposte di legge risulteranno «abortite» e non saranno più in archivio.
Per questa ragione, pongo un problema di metodo: ritengo questo abbinamento assolutamente un atto abusivo e pongo un problema di merito che è quello di far conoscere all'Assemblea i contenuti delle mie proposte di legge.
La prima riguarda la necessità di introdurre in Italia, così com'è avvenuto in tantissimi paesi europei e da tanti anni, l'educazione sessuale nelle scuole, tema di grandissima attualità, reso anzi oggi estremamente attuale da ciò che si è verificato a Torino. Mi riferisco al terrificante suicidio dello studente di 17 anni perché la sua ragazza di 15 anni era in attesa di un bambino. Allora: senza aiuto, è possibile che questi ragazzi, così fragili, nel 2003 non debbano ricevere dalla scuola un aiuto nei loro problemi giovanili e adolescenziali? È possibile che non debbano avere, bambini e ragazzi, armi per guardarsi dall'Aids e, mi permetto, dalla pedofilia e dalle reti di pedofili, soprattutto quando noi parliamo di Internet come una delle tre «I» da introdurre nella scuola? Signor Presidente, tutto questo non soltanto non sarà discusso, bensì sarà addirittura rimosso dal calendario.
La mia seconda proposta di legge riguarda la scuola materna e la stranezza per cui, in questo paese, la legge relativa agli asili nido, dopo ventotto anni dalla sua entrata in vigore, è stata applicata soltanto in una parte che è meno della metà del paese, fino al punto che vi sono 97 mila aventi diritto e 2 mila posti. La mia proposta di legge prevedeva che, in tutte le regioni e le province dove il nido non c'è mai stato, si potesse aprire una sezione nido, dai due ai tre anni, meno costosa, presso le scuole materne. Si tratta di una proposta totalmente diversa dalla questione dell'abbassamento dell'età che sta dividendo l'Assemblea in questo dibattito. Ebbene, signor Presidente, anche questa proposta di legge risulta «abortita» prima ancora di potere essere discussa.
Infine, vorrei una risposta dalla Presidenza circa il modo con il quale vengono decisi questi abbinamenti e su come sia possibile vanificare così il lavoro dei deputati.

PRESIDENTE. Onorevole Alberta de Simone, lei ha messo in evidenza la ratio delle sue proposte di legge, il merito e il metodo. Tuttavia, lei si rivolge alla Presidenza per chiedere una cosa che la Presidenza non può fare dal momento che, ai sensi dell'articolo 77 del nostro regolamento, l'abbinamento viene deciso in Commissione e solo in quella sede sarebbe possibile intervenire, manifestando le opportune riserve circa i motivi dell'abbinamento che lei in quest'aula ha così brillantemente esposto.
Una volta in aula, quando l'abbinamento tra progetti di legge è stato deciso, né la Presidenza né nessun altro può compiere un'opera che è di competenza funzionale della Commissione e, come tale, non suscettibile né di critica né di modifica, poiché, così facendo, si interverrebbe su una decisione che poteva essere modificata in quella sede, ma non in questa.
Non l'avrò resa felice, ma - mi dispiace - queste sono le cose che mi sentivo di poterle dire.

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, si tratta della questione che ho posto in Conferenza dei presidenti di gruppo e credo che lei fosse presente...

PRESIDENTE. Sì, ero presente.

LUCIANO VIOLANTE. Sì, era presente anche lei. Si tratta di una questione un po' delicata che vorrei porre all'attenzione dei colleghi, che non riguarda il giudizio sul provvedimento, ma il rapporto che passa tra le norme costituzionali in materia di ripartizione tra Stato e regioni delle competenze per intervenire su questa materia - l'articolo 117 - e il testo come è stato formulato.

PRESIDENTE. No, in quel momento non c'ero!

LUCIANO VIOLANTE. La lettera n) del comma 2 dell'articolo 117 prevede che spetti allo Stato stabilire le disposizioni generali in materia di scuola. Il secondo comma, invece, fa rientrare l'ordinamento scolastico tra le materie concorrenti, per le quali stabilire i principi fondamentali spetta allo Stato e la legislazione ordinaria spetta alle regioni. Ora, nel testo così come è stato formulato, non vi è alcuna distinzione tra principi fondamentali e principi generali. Quindi, non si sa quali siano, in questo testo, i principi fondamentali ai quali le regioni devono ispirarsi per definire i contenuti della propria normativa.
La questione non è formale, ma sostanziale, perché evidentemente non vi è una traccia a cui le regioni devono attenersi. Infatti, mentre le disposizioni generali non possono essere toccate dalle regioni, essendo materia di competenza esclusiva dello Stato, tutto il resto invece va ripartito tra Stato e regioni.
Lo dico, signor Presidente, perché domani potrebbero sorgere conflitti tra Stato e regioni in ordine alla legittimazione delle regioni a determinare i contenuti di una legislazione specifica, in quanto esse non sanno in quale binario devono collocarsi, poiché l'espressione principi fondamentali non ricorre in alcun momento del testo che stiamo esaminando.
Lo dico, signor Presidente, perché - non so se sarà possibile - ma dovremmo cercare di determinare, se non altro nel dibattito, quali sono i principi fondamentali di questa legge ai quali devono attenersi le regioni, perché altrimenti, già questa delega è un po' morta per via della mancanza di fondi, come è noto, ma questo sarebbe il colpo decisivo che ne farebbe uno strumento praticamente del tutto inutile. La ringrazio, signor Presidente e le chiedo scusa.

PRESIDENTE. Sono io che la ringrazio, presidente Violante, si tratta di un tema importantissimo ma desidero farle presente che esso attiene alla formulazione del testo. Oggi in quest'aula abbiamo la presenza del presidente della Commissione e quella autorevole del sottosegretario Aprea.

Se vogliono, su questo punto, fornire una risposta, sarei lieto di acquisire le loro opinioni. Se, invece, vi è solo un silenzio - né rifiuto né assenso - allora tale osservazione ha un suo valore, ma non ritengo che possa essere recepita dalla Presidenza.

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, vorrei riprendere, per un momento, quanto è stato precedentemente affermato relativamente all'osservanza del comma 4-bis dell'articolo 86 del regolamento che - giustamente è stato sottolineato nei precedenti interventi - rappresenta un punto di riferimento importante per i nostri lavori.
Si tratta, infatti, di osservare o meno un articolo della Costituzione, ossia l'articolo 81, comma 4. È vero che, con riferimento all'articolo 7, vi è un emendamento che viene proposto automaticamente, come lei ha giustamente detto, ma si tratta di un emendamento - è già stato ricordato - che dispone che i decreti legislativi sono emanati solo successivamente all'entrata in vigore di provvedimenti legislativi che stanziano le occorrenti risorse finanziarie. Ciò significa che se non ci sono provvedimenti legislativi che attuano quanto disposto nei precedenti sei articoli del provvedimento, il provvedimento stesso non è coperto. Il presidente della Commissione ha dichiarato che, in fase di esame dell'articolo 7, diranno ciò che pensano. Tuttavia, l'articolo 7 contiene disposizioni finali ed attuative delle norme contenute nei precedenti sei articoli. Forse il nostro è un eccesso di curiosità, ma vorremmo conoscere...

PRESIDENTE. È un eccesso al quale lei qualche volta indulge.

RENZO INNOCENTI. Saremmo curiosi di sapere quale sia il parere rispetto a quanto afferma la Commissione bilancio, ossia che non vi è una lira per finanziare quanto previsto in questo disegno di legge delega, se non si fanno altre cose. Quindi è si o no rispetto a ciò che dichiara la Commissione bilancio? Se ciò fosse soddisfatto, sarebbe per una questione, non tanto personale, quanto legata all'attuazione o meno di un articolo della Costituzione.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti). Onorevoli colleghi, quando un collega chiede di parlare il Presidente deve dare la parola!

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, precedentemente lei mi ha dato una risposta. Una parte di essa era sicuramente giusta e da parte mia accoglibile, con pieno rispetto, come sempre. Con riferimento ad un'altra parte della medesima risposta, invece, se mi consente, signor Presidente, le chiederei una riflessione perché la sua decisione può creare un precedente e paradossalmente può danneggiare la maggioranza facendo perdere del tempo al prosieguo dell'iter dei lavori.

PRESIDENTE. Do atto del suo spirito collaborativo.

ANTONIO BOCCIA. Siccome si tratta di una questione di principio, io ben volentieri collaboro.
Presidente, il collega Innocenti ha richiesto il parere della Commissione per una questione di merito ed è condivisibile. Vorrei pregarla, Presidente, ad adiuvandum di quanto sostenuto dal collega Innocenti, di leggere insieme a me il comma 4-bis dell'articolo 86 del regolamento che recita: «Quando un progetto di legge contenga disposizioni su cui la Commissione bilancio abbia espresso parere contrario o parere favorevole condizionatamente a modificazioni specificamente formulate - ed il nostro caso - e la Commissione che ha svolto l'esame in sede referente non vi si sia adeguata, si intendono presentate [...]».
Le proposte della Commissione bilancio, dunque, si intendono presentate solo e soltanto quando la Commissione competente non ha inteso adeguarsi. Ora, Presidente - mi
consenta - qui c'è un risvolto. Perché io le ho chiesto di sapere se la Commissione competente intende o meno adeguarsi?
Perché se la Commissione competente si adegua e fa propri questi emendamenti, ovviamente nella forma regolamentare e cioè presentandone di analoghi, si apre il termine per poter presentare dei subemendamenti e la norma, avendo io in qualche modo partecipato alla sua stesura, è stata scritta così proprio per dare la possibilità di subemendare; altrimenti, poiché è previsto che gli emendamenti non sono subemendabili si toglierebbe a ciascun deputato il diritto di subemendare questi emendamenti.
Signor Presidente, è, quindi, importante che la Commissione di merito dica se vuole o meno accogliere questi emendamenti in modo tale che poi sulla decisione presa dalla Commissione di merito si possa dare il tempo per presentare i subemendamenti.
Signor Presidente, se ciò non lo si fa adesso e lo si fa in occasione dell'articolo 7, io, una vota giunti ad esaminare tale articolo, le chiederò di concedere il tempo per presentare i subemendamenti. Pertanto, e dico ciò anche nell'interesse anche della maggioranza, sarebbe il caso che tempestivamente la Commissione di merito si pronunzi se intende o meno adeguarsi alla condizione posta dalla Commissione bilancio. Perché ciò avvenga, occorre che la Commissione si riunisca.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, in questo mio intervento intendo riprendere la questione già posta dal collega Innocenti e rispetto alla quale ritengo, lei Presidente, certamente molto sensibile.
Da un punto di vista costituzionale noi abbiamo la preoccupazione - già espressa, anche da colleghi appartenenti ad altri gruppi, in precedenti interventi e in Commissione - che in questo caso non ci troviamo di fronte ad una delega. Conseguentemente, a mio avviso, si sta creando un precedente preoccupante. Con il parere, che la maggioranza è stata costretta ad esprimere in Commissione Bilancio con il quale
si rende possibile procedere all'approvazione di nuovi provvedimenti legislativi e poiché per questo provvedimento non vi è la copertura finanziaria, noi andiamo incontro ad uno stravolgimento delle modalità e del senso stesso delle deleghe. Dico ciò richiamandomi all'articolo 81, comma 4, della Costituzione che prevede l'eccezionalità...

PRESIDENTE. Si tratta di un argomento serio. A mio parere, però, occorre dire che si tratta di un problema di merito che ritengo non possiamo affrontare dal punto di vista regolamentare.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, non si tratta di un problema di merito perché ci troviamo di fronte ad un doppio procedimento legislativo che configura uno stravolgimento della delega la quale diventa così soltanto una cornice programmatica. E i provvedimenti, cioè quelli che devono eseguire la delega che l'Assemblea deve approvare, sono, in effetti, dei veri e propri provvedimenti. Al riguardo, ritengo che la Presidenza possa in qualche modo intervenire anche per la tutela del senso e delle modalità della delega sulla base all'articolo 81, comma 4, della Costituzione.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro chiede di intervenire rispondo alle osservazioni sollevate dai colleghi intervenuti.
Da parte mia ritengo che si debba interpretare il regolamento non in termini dell'effetto che intende produrre. La Commissione di merito se intende presentare degli emendamenti che recepiscono il parere della V Commissione, può farlo in ogni momento. Se non lo fa le condizioni contenute nel parere, espresso poc'anzi dalla Commissione bilancio, si trasfondono automaticamente in emendamenti non subemendabili. Pertanto, mi pare che il discorso sia coerente con la lettera dell'articolo che il collega Boccia ha intelligentemente ricordato; tale articolo recita che: «ove non si adegua» non quindi «accoglie» dove il termine «adegua» rappresenta un modo diverso con cui stabilire le modalità con le quali avviene, dal punto di vista del recepimento, quello che si riferisce alla Commissione.
Per quello che attiene all'osservazione del collega Russo Spena, capisco bene che si possono su questi temi avere delle interpretazioni anche di merito assolutamente non accettabili per una delle parti presenti in quest'Assemblea, ma la Presidenza non può entrare nel merito. È nel corso del dibattito che si modifica il merito, attraverso le valutazioni, gli emendamenti, che possono esser successivamente posti all'attenzione della Camera e sui quali la Camera è sovrana.
Quindi, mi dispiace non essere anche su questo punto d'accordo con il collega Boccia, il quale ha impostato bene il problema ma non ne trae le conclusioni giuste. Infatti, nel momento in cui la Commissione assumesse come proprie quelle posizioni, quello potrebbe essere il momento adatto; ma questo non è ancora avvenuto. Si tratta di vedere se si adegui o meno. Questo lo vedremo nella prossima puntata, non possiamo vederlo ora.
Per quanto attiene alla proposta di legge n. 3387, ricordo che questa mattina è stata respinta la questione pregiudiziale sospensiva.

(Esame degli articoli - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 89 del regolamento, gli emendamenti Rizzo 1.25, 1.29, 2.84 e 5.11 e l'emendamento Colasio 2.192 (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 2), che delegano il Governo ad emanare disegni di legge nelle materie oggetto del provvedimento, in quanto palesemente incongrui rispetto all'ordinamento costituzionale: essi, infatti, prevedono la delega al Governo di poteri che già spettano a tale organo per la sua natura.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principi o riassuntive, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni.
A tal fine i gruppi di Rifondazione comunista e Misto (per le componenti politiche dei Comunisti italiani, dei Verdi e delle minoranze linguistiche) sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 5).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, colleghi, signor sottosegretario Aprea, credo che a nessuno di noi sfugga l'assoluta centralità culturale e politica dell'oggetto del tema quest'oggi in discussione. Discutere di politica scolastica e affrontare la riforma del nostro sistema scolastico significa - ne siamo tutti consapevoli - gettare le basi, significa creare i prerequisiti, i presupposti funzionali alla definizione ed alla crescita del nostro capitale culturale complessivo. Il capitale culturale del paese, è utile ricordarlo, rappresenta, nello scenario della futura competizione globale, la nostra principale risorsa strategica. È questa consapevolezza e la consapevolezza dello stretto intreccio tra mutamento della società italiana e i nuovi compiti, le nuove risposte che il sistema scolastico doveva fornire alle esigenze di innovazione e di crescita del paese, che hanno portato l'Ulivo a delineare scelte di politica scolastica coerenti con il nuovo scenario, coerenti con gli imperativi di una società della conoscenza, di una società complessa e plurale quale - piaccia o meno ad alcuni colleghi - è quella italiana. Le nostre scelte, le nostre politiche sono state coerenti con i nostri principi. Avevamo ed abbiamo ancora un grande obiettivo al quale sia chiaro, colleghi, non intendiamo rinunciare. È un impegno culturale prima ancora che politico, un impegno che abbiamo assunto con il mondo della scuola, con la società italiana.
Vogliamo e crediamo in una scuola che sappia coniugare efficienza ed equità; in una scuola plurale capace di rappresentare la ricchezza culturale del paese, flessibile, perché capace di rispondere alle esigenze competitive della comunità e del sistema economico; in una scuola in grado di essere un grande regolatore della struttura delle opportunità un grande vettore di democratizzazione, capace di sciogliere i vincoli le vischiosità, in grado di fornire opportunità a tutti i nostri ragazzi a prescindere dal censo e dal capitale culturale della famiglia di origine. Quello che manca, in definitiva, a questa legge delega è proprio questo: la capacità strategica, lo scenario europeo, l'obiettivo di assumere la riduzione del divario competitivo con gli altri paesi europei come asse portante delle politiche. Abbiamo un 40 per cento di diplomati contro il 61 per cento della Francia l'84 per cento della Germania, un 7 per cento di laureati contro il 21 per cento della Francia e il 23 per cento della Germania.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Colasio, pregherei i colleghi di prestare un minimo di attenzione, anche per rispetto di chi parla.

ANDREA COLASIO. Grazie, Presidente.
A questi imperativi noi abbiamo dato risposte coerenti e, riteniamo, congruenti: l'autonomia scolastica, con l'autonomia didattica e amministrativa, come risposta alle esigenze dei diversi sistemi territoriali, una scelta, questa sì, coerente con il principio di sussidiarietà e con una società federale. Voi, con l'introduzione delle quote regionali, minate alla radice l'autonomia scolastica o, ancora, evocate i risultati della ricerca sui livelli di apprendimento nei paesi OCSE e non vedete che quegli stessi dati dicono che i sistemi comprensivi, cioè quelli che non prevedono canalizzazione degli alunni in scuole con obiettivi e curriculi diversi prima - lo ripeto: prima - dei 15 anni, sono quelli che hanno i migliori risultati in termini di efficacia ed equità sociale. Evocate il sistema integrato tedesco come modello di riferimento e non vedete che la stessa ricerca colloca quel sistema nei suoi livelli più bassi. Noi crediamo in un ruolo forte del sistema di istruzione e formazione siamo però contrari ad una canalizzazione precoce, a 13 anni, se non prima. Allora, il sistema delle passerelle da un sottosistema all'altro andava affinato, signor sottosegretario, così com'è è confinato nella mitologia politica, condannato a funzionare in una sola direzione: dai licei alla formazione professionale, formazione professionale la cui rilevanza, il cui ruolo, non escono certo rafforzati se non vi si accede per scelta consapevole, ma se vi si accede per processo di risulta. Avete predisposto poi una delega che si caratterizza
per la sua genericità, la sua assoluta indeterminatezza, i suoi confini labili; altro che i paletti, signor sottosegretario, cui fate spesso riferimento. E quando vi accorgete di aver perso per strada pezzi della società italiana - è il caso delle difficoltà specifiche di apprendimento, delle dislessie - ci chiedete di trasformare i nostri emendamenti in ordini del giorno.
Pensavamo, infine, di discutere di un progetto di riforma, signor sottosegretario, ma una riforma seria, anche sbagliata e regressiva come la vostra, come questa, si fa con le risorse, risorse finanziarie che non ci sono. Ciò ha portato alla formulazione di un parere della Commissione bilancio che, di fatto, sanziona la mancanza di copertura, una copertura ad efficacia differita che derubrica questa legge, è evidente, ad una sorta di ordine del giorno e, come lei ben sa, un ordine del giorno non si nega a nessuno, tanto meno ad un ministro. È una legge manifesto della quale lascerete in eredità al paese solo gli effetti negativi, non certo una risposta all'altezza delle attese, delle aspirazioni dei ragazzi, delle famiglie, dei docenti e degli operatori della scuola sulla cui passione e professionalità andava invece costruito un progetto di scuola condiviso e partecipato.
La riforma non c'è, o meglio la vediamo nei tagli apportati dalle ultime finanziarie alle risorse della scuola, nei tagli al personale docente e ATA, nei tagli all'autonomia scolastica che sembrano delineare uno scenario dove la tanto evocata scuola delle tre «i» assume contorni sfumati e del tutto irrealistici, del tutto incongruenti con i processi reali in corso di devalorizzazione e di demotivazione del corpo docente, di compressione dell'autonomia scolastica. È una realtà che difficilmente porterà il paese ad essere attrezzato e a confrontarsi adeguatamente con gli imperativi e le sfide che una complessa società della conoscenza impone.
Purtroppo per il paese, non si tratta di riforma ma di una scelta di politica scolastica sbagliata e regressiva che non farà crescere il nostro capitale culturale e che, lo temiamo, accentuerà il divario competitivo con i nostri partner europei; non è una riforma, ma una grande occasione perduta per il paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, da parte di Rifondazione comunista l'intervento sul complesso degli emendamenti presentati all'articolo 1 sarà particolarmente complicato, perché diverse ed inconciliabili sono le due visioni della scuola presenti nel disegno del Governo e nella nostra relazione di minoranza; dichiariamo pertanto la nostra totale estraneità al presente progetto, estraneità rispetto al metodo ed al merito.
Per quanto riguarda il metodo, non accettiamo la blindatura e l'arroganza con le quali il Governo ha voluto portare avanti l'esame di questo provvedimento, un provvedimento che è così integralista che, in realtà, se contenesse un «se» (anche al Senato il provvedimento è stato blindato), si potrebbe far cadere tutto il castello di carte che lo compone.
Contestiamo anche il merito del provvedimento, perché la scuola, se verrà approvata questa riforma, non sarà più una diritto esigibile, ma diventerà un servizio a domanda individuale organizzato sul modello aziendale e su criteri fortemente gerarchici, competitivi e mercificati. La nostra totale estraneità è tale che la nostra relazione di minoranza, come avranno avuto modo di constatare la sottosegretaria ed i colleghi, termina senza proporre un testo alternativo: la nostra proposta, infatti, è l'abrogazione totale del provvedimento sostenuto dal Governo.
Ciò che ci lascia più sconcertati è il fatto che il Governo non abbia esitato a portare avanti questo suo disegno al di là ed al di sopra del Parlamento, anche se si tratta di una materia, quella della scuola, che coinvolge tanta parte del paese: i bambini, i ragazzi, gli insegnanti e le famiglie. Se pensiamo a questo vasto coinvolgimento già lo strumento della delega appare un atto di arroganza da parte di
un Governo che si sente in diritto di decidere passando sopra le teste di coloro che, delle sue scelte, saranno vittime.
Il Governo si presenta alla Camera con un provvedimento blindato, rispetto al quale non esiste alcuna goccia che potrà scavare il sasso; le nostre gocce, cioé i nostri emendamenti, cercheranno di disegnare un progetto del tutto differente da quello discrezionale e proprietario voluto dall'esecutivo.
Su questo disegno di legge delega molto è stato scritto e detto tra gli insegnanti e gli studenti, anche perché si ripropone in questo ambito ciò che il Governo Berlusconi sta portando avanti anche in riferimento agli altri aspetti della nostra vita: dalla salute alla previdenza, dal lavoro ai diritti. L'obiettivo concreto è un attacco a diritti che credevamo assicurati per sempre; oggi ci viene invece detto che, lungi dal poter sperare e lavorare per uno sviluppo dei diritti acquisiti, ciò a cui i cittadini hanno diritto sono livelli essenziali. L'educazione alla quale tutti hanno diritto - non capiamo come nasca questa vostra categoria del diritto-dovere, che rimane tutta da comprendere - è più ridotta possibile, come tempo, qualità e contenuti. Si tratta di una proposta che non ha come obiettivo un sistema scolastico che miri alla promozione dell'educazione e dell'istruzione come diritto individuale e collettivo, ma che rifà ad un modello escludente, disomogeneo, classista: voi proponete, di fatto, una scuola minima per tutti.
Noi, con i nostri emendamenti, cercheremo di contestare la rinuncia, di fatto, da parte dello Stato, all'istituzione scuola, e cercheremo di proporre qualcosa di più che indirizzi generici, senza umiliare, così come sta avvenendo anche nel campo della sanità, l'offerta pubblica a favore di un privato escludente e mercificante, che discrimina i ragazzi a seconda delle disponibilità economiche e culturali delle famiglie di provenienza. State sostituendo il mercato, l'acquisto e la vendita di servizi in ogni campo, al tema dei diritti affermatosi negli scorsi decenni. Noi non accettiamo che la scuola - in assoluta controtendenza, per esempio, a ciò che stiamo sostenendo in XII Commissione (Affari sociali) in riferimento agli asili nido - smetta di essere un diritto uguale per tutti, divenendo un bene dotato di maggiori o minori optional a seconda delle disponibilità familiari. Quello che accomuna tutte le vostre scelte è però il modello aziendale, dalle scuole nido alle superiori, senza alcuna attenzione alla qualità dell'offerta formativa ed al benessere degli studenti e degli insegnanti.
Ciò che unifica di fatto il vostro programma è che i servizi offerti altro non sono che un piccolo tassello di un disegno ben più grande e trascendente: tutto diventa ingranaggio e funzione del mercato.
La scuola sarà ciò che il mercato vorrà: una scuola subalterna al mondo del lavoro. L'impresa è intesa come paradigma della società, di una società rigida in cui, a partire addirittura dalla nascita, di fatto ognuno avrà il suo posto, il posto che gli è proprio: nel nido aziendale, a seconda del posto di lavoro dei genitori, alla materna a due anni e mezzo quando il bambino ha bisogno senza dubbio più di coccole e di casa che di «scuolette», alle elementari a cinque anni e mezzo prima di ogni capacità di pensiero astratto, ma in tempo per imparare, da parte di ogni bambino, il suo posto in base alla condizione sociale e culturale ed alla regione di nascita, alle superiori a 13 anni, costretti ad una scelta irreversibile che sarà operata certamente non sulla base degli interessi e dei desideri di ciascuno, ma per rispondere a precise e classiste domande sociali.
Non vi importa che, per portare avanti questo obiettivo, siano necessarie una scuola di serie A ed una di serie B. A questo, di fatto, mira la cosiddetta canalizzazione ovvero la scelta tra formazione e istruzione, da effettuare a 13 anni, così come la riduzione della durata dell'obbligo scolastico che penalizzerà ovviamente i ragazzi provenienti dalle classi meno abbienti e farà dell'Italia il primo paese in assoluto - credo nel mondo - che prevede una simile riduzione.I nostri emendamenti contestano anche radicalmente le disposizioni sul reclutamento degli insegnanti, troppo complesso per essere affidato ad una legge delega e che, attraverso un progetto di chiamata diretta, di fatto interferisce pesantemente con la contrattazione tra le parti.
La nostra critica è di fondo: partiamo dalla scelta di usare lo strumento della legge delega per stigmatizzare l'atteggiamento generale del Governo rispetto al Parlamento ed alle sue prerogative e per contestare un altro aspetto che permea di sé tutto il testo: quel «familismo» esasperato che, di fatto, da un parte, toglie responsabilità allo Stato e, dall'altra, interviene pesantemente in campi specialistici, arrivando ad una privatizzazione spinta del sistema in cui la famiglia diviene il nucleo di base che tutto supporta e che di tutto si fa carico. Peraltro, quando parliamo di famiglia, tutti sappiamo bene che parliamo di lavoro gratuito delle donne.
Si sostituisce a un sistema sociale basato sui diritti la famiglia, nucleo base e soggetto di spesa e attraverso buoni e defiscalizzazioni si ridisegna di fatto un nuovo mercato dell'istruzione, un mercato (è evidente ed i nostri emendamenti cercano di contrastarlo in tutti i modi) in cui l'offerta è minima e quel minimo non è nemmeno garantito.
Contrastiamo il vostro obiettivo di disinvestimento e dequalificazione della scuola pubblica che passa necessariamente anche attraverso la disincentivazione degli insegnanti. L'obbligo scolastico viene sostituito da un diritto-dovere che, a vostro avviso, è espletato anche con il raggiungimento di una qualsiasi qualifica professionale e che si arrende di fatto davanti alla ancora troppo elevata dispersione scolastica, non avendo in conto, da un lato, l'obbligo da parte dello Stato di assicurare a ciascuno il diritto all'istruzione, e dall'altro, nemmeno il livello generale di istruzione culturale del paese. Anche le altre agenzie educative, così come concepite nel periodo della Casa delle libertà, prima fra tutte la televisione, ma anche il bingo, lo sport, le lotterie, le tariffe postali che di fatto strangolano la piccola editoria e le riviste, i condoni per i ricchi e il giustizialismo per i poveri, tutto contribuisce a deprimere il livello di istruzione culturale in questo paese.
I nostri emendamenti intendono affermare una concezione del sistema scolastico diversa e contrapposta rispetto a quella oggi in esame. Noi proponiamo una scuola fortemente unitaria i cui segmenti portino un segno forte che offra a ciascun ragazzo uguali possibilità, contestando di fondo la separazione dei percorsi scolastici disegnata da questo provvedimento.
Il sistema scolastico per Rifondazione comunista deve avere carattere unitario e nazionale e la scuola dell'infanzia, da 0 a 6 anni, deve farne parte integralmente. Infatti, solo un sistema nazionale può garantire la qualità e l'attenzione ai livelli di qualità (altro che i livelli minimi di cui voi parlate!), tanto più necessari quanto più è tenera l'età del bambino o della bambina di cui ci si prende cura e che si accoglie.
Contestiamo poi integralmente la separazione dei percorsi tra preparazione professionale e formazione culturale e che fa tutt'uno con l'obbligo di offrire pari opportunità; dopodiché, ognuno si arrangi come sa e come può. Con i nostri emendamenti vogliamo, invece, ricordare che è necessario saper coniugare il rispetto delle singole personalità, delle differenze, delle identità e delle scelte così come vuole il dettato costituzionale.
Con questo provvedimento, oltre all'articolo 11, se ne va un altro articolo della nostra Costituzione, ossia quello relativo alla rimozione degli ostacoli che impediscono di raggiungere il massimo dei risultati possibili anche in termini di istruzione e formazione.
Mi riferisco, innanzitutto, agli ostacoli economici che voi accettate ed acuite disegnando questi percorsi di serie A e di serie B, ma anche a quegli ostacoli culturali, classisti e razzisti che creano intolleranza e stigmatizzano, congelandole con l'esclusione, le diversità, invece che accoglierle come ricchezza.
Noi contestiamo totalmente questa vostra scuola, con il suo carico di subalternità al sistema produttivistico. Ciò avviene oggi in un Parlamento, svuotato di fatto delle sue prerogative, ed avverrà nelle piazze in cui scenderanno studenti ed insegnanti contro la vostra scuola e per chiedere una scuola migliore (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, non vorrei che passando dal metodo al merito di questo provvedimento avessimo dimenticato l'enormità delle questioni connesse al parere della Commissione bilancio. Tale Commissione ci ha detto nel suo parere una cosa molto precisa: la famosa legge bandiera del Governo Berlusconi è una tigre di carta, è una legge che non ha i piedi per camminare, è una legge che per essere attuata attraverso i decreti previsti dall'istituto della delega avrà bisogno di altre leggi che rendano possibile tale percorso di attuazione. Si tratta di osservazioni che avevamo già sollevato in Commissione ed il Governo non ha voluto tenerne conto. Mi auguro che la Commissione ed il Governo vorranno tenerne conto nell'acquisire il suddetto parere.
Dunque, vi è una legge che parte con un macigno sul collo, che non potrà camminare, che viene agitata come libretto di propaganda per dire che esiste una scuola possibile che, forse, si potrà fare e che, tuttavia, non si farà. Quella dell'ideologia e della propaganda è una procedura che questo Governo conosce molto bene. Questa legge, ad esempio, ha già conosciuto un bel meccanismo di propaganda attraverso un libretto sul bilancio del Ministero dell'istruzione, diffuso in migliaia di copie dal ministro Moratti che propagandava una legge che non è ancora legge dello Stato.
Allo stesso modo, onorevoli colleghi, è un macigno un altro punto controverso connesso a questa legge e, in particolare, all'articolo 1: quello relativo alle competenze già devolute alle regioni in materia di istruzione e formazione professionale. Ieri sera abbiamo assistito in questa sede ad una vera e propria recita a soggetto. Nell'interpretare le modalità attraverso cui questa legge regola il rapporto tra Stato, regioni ed enti locali, il collega Butti di Alleanza nazionale ha detto che si trattava di un argine all'ipotesi della devoluzione; la collega Bianchi Clerici, della Lega, ha detto che si trattava di una forte spinta verso quel federalismo che solo la legge di devoluzione porterà completamente in atto. Come mai questa diversità di valutazione? Non si tratta solo di un gioco delle parti che, comunque, questo Governo dovrà sciogliere decidendo se va bene questa legge o se va bene il progetto di devoluzione.
Tale gioco delle parti è reso possibile dal fatto che, pur trattandosi di una delega, essa contiene di tutto e di più. Non contiene i principi generali e le indicazioni circa le norme che dovranno essere attuate sia da un punto di vista dell'istituzione Repubblica, sia da un punto di vista delle istituzioni regioni. Enuncia alcune questioni di principio che ciascuno potrebbe interpretare come meglio crede. Dico potrebbe perché, di fatto, l'unico interprete autorizzato di questa che - lo ricordo - è una legge delega, sarà il Governo.
Dunque ci troviamo di fronte ad una legge che contraddice in radice il principio della legge delega, in base al quale non è il Governo, ma il Parlamento a dover definire i criteri e i principi direttivi. Questi sono i macigni che renderanno impossibile il cammino di questa legge. Le poche cose certe, le poche indicazioni che in qualche modo possiamo ricavare sia da quello che è scritto nella legge sia nei suoi lapsus sono cose che non ci piacciono e che contestiamo radicalmente nel merito. Ad esempio, tra i pochi aspetti certi che questa legge delega in qualche modo definisce vi è il fatto - fatto curioso, forse per una forma di lapsus - che non ricorre mai nel provvedimento la parola «Repubblica». Si parla di norme generali dell'istruzione, si parla degli standard minimi
formativi, si parla dei rapporti tra istituzioni, ma guarda caso questo Governo non ha trovato pertinente inserire la parola «Repubblica» in un disegno di legge di riforma del sistema dell'istruzione. Ed è chiaro il perché: questa sparizione della parola «Repubblica» è strettamente connessa alla sparizione dell'obbligo scolastico. Un obbligo scolastico definito e sancito dalla nostra Costituzione, che questa legge abolisce attraverso una legge ordinaria: a nostro avviso, un altro vulnus di carattere costituzionale, che sarà sicuramente oggetto di impugnativa e che comunque rende ancora più impossibile e impensabile un percorso positivo in tempi brevi per questa legge.
Infine, vorrei richiamare la questione - già ricordata da molti colleghi - relativa all'anticipo delle iscrizioni, con quella vera e propria distruzione della scuola dell'infanzia, non solo da un punto di vista dei suoi principi pedagogici, ma anche da un punto di vista della filosofia didattica che la ispira (la scuola dell'infanzia come tempo pieno di apprendimento; come prima e più forte fonte di quella possibilità di mobilità sociale, di acquisizione di cultura e di competenze, che definiscono la nostra scuola come elemento di democrazia e di offerta di pari dignità di accesso al sapere, con tutto quello che ciò significa oggi in una società della conoscenza).
Dunque la questione della distruzione della scuola dell'infanzia, ma anche la questione della doppia canalizzazione, attraverso la costruzione di questo sistema parallelo che, nonostante le dichiarazioni di ministri, sottosegretari, relatrice e così via, di fatto (anche perché sono previsti cinque anni per i licei e quattro per gli istituti di formazione professionale) implica una gerarchizzazione, che si ispira a un vecchio modello di società, a un vecchio modello di formazione professionale.
È per questo che siamo contrari a tale sistema parallelo: non solo per ragioni di equità, di pari opportunità e di giustizia sociale, ma anche per ragioni connesse alla competitività del nostro paese, che ha bisogno di saperi tecnico-scientifici integrati, capaci di muoversi in rapidità con il tempo che cambia, e che ha bisogno di manodopera qualificata non solo per il tempo dell'oggi.
Dunque un disegno di legge che da una parte non vedrà la luce e che, dall'altra, devasta quello che c'è di buono nel nostro sistema di istruzione. Un disegno di legge che - come tutte le propagande, come tutte le clave, come tutti i manifesti usati nei confronti di quel fragile mondo che è la scuola - finirà per creare, come sta già facendo, caos, disorientamento, incertezza. Nessuno infatti sta più capendo quali leggi siano ancora in vigore, stante tutto l'attivismo di questo Governo e la sua voglia di abrogare tutto quello che è stato fatto dai Governi precedenti.
Per queste ragioni rivolgiamo al Governo e alla maggioranza un ultimo appello: fermiamoci ancora un momento! Il provvedimento dovrà comunque tornare al Senato, la vostra fretta vi ha portato a partorire gattini ciechi, questa legge è già inficiata nel suo percorso.
Dunque, riflettiamo, discutiamo, accogliamo quella richiesta di confronto che tante volte il ministro Moratti ha pronunciato, ma solo durante la discussione sulle linee generali, senza poi dar seguito a questa intenzione, accogliendo davvero alcune delle tante proposte emendative presentare dall'opposizione. Fermatevi, siete ancora in tempo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellillo. Ne ha facoltà.

KATIA BELLILLO. Presidente, colleghi, il provvedimento che ci accingiamo a discutere e, mi auguro, a non approvare ci crea serie preoccupazioni. E non solo a noi Comunisti italiani, ma ad ogni cittadino che si adoperi per la salvaguardia della democrazia in questo paese.
Il presente disegno di legge si aggiunge alle tante inquietudini che, purtroppo, questa destra al governo ha disseminato nell'equilibrio sociale. Vorrei cogliere l'occasione per sottolineare una serie di decisioni
che, in poco più di un anno e mezzo, sono state adottate da questa maggioranza; ciò al fine di evidenziare che non si tratta più di azioni riformiste, ma di un disegno controriformista che, di fatto, mira a salvaguardare soltanto la minoranza più ricca di questo paese, tagliando e smantellando le strutture sociali e, soprattutto, eliminando i diritti fondamentali per la stragrande maggioranza dei cittadini che, invece, rivendicano più diritti, in particolare di cittadinanza.
Dopo aver soddisfatto tutte le esigenze individuali in materia di giustizia, si stanno ora saldando tutte le fatture emesse in campagna elettorale, partendo dalla sanità e, soprattutto, dalla scuola.
Un programma, quello della maggioranza, che tuttavia trascura un piccolo aspetto, in quanto ignora - o, più francamente, se ne frega - la necessità di garantire diritti di cittadinanza, immolando il popolo italiano.
Dunque, questa controriforma - infatti, non si tratta di una riforma... Signor Presidente, questo microfono non funziona!

PRESIDENTE. Non conti sulle mie capacità di ripararlo!

KATIA BELLILLO. Non chiedevo tanto, ma sarebbe opportuno provvedere ad aggiustarlo. Dicevo che questo provvedimento non solo fa acqua da tutte le parti, ma ci siamo resi conto che non è nemmeno previsto il finanziamento necessario per attuare una controriforma che, pur essendo tale, ha comunque bisogno di risorse.
Quindi, non soltanto siamo chiamati a discutere di qualcosa che non ha neanche le risorse finanziarie necessarie per poter andare a regime ma, oltretutto, credo che si offendano, insieme alla dignità dei cittadini, i principi di uguaglianza e di democrazia che dovrebbero ispirare gli atti di qualsiasi Governo, di qualsiasi colore esso sia. In questi mesi abbiamo visto una grande partecipazione... signor Presidente, il microfono non funziona. Mi aiuti lei.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Bellillo. Non saprei cosa fare se non solidarizzare con lei.

KATIA BELLILLO. Signor Presidente, la ringrazio per la solidarietà. Prego i colleghi di avere la pazienza di ascoltarmi, nonostante il «malessere» che mi è dato dal microfono che non funziona.
Comunque, abbiamo visto la partecipazione dei cittadini, degli studenti, dei giovani, delle famiglie e degli insegnanti; ma, soprattutto, in Commissione, abbiamo ascoltato i consigli e, in particolar modo, il malessere che viene espresso da gran parte della nostra popolazione.
Noi Comunisti italiani, naturalmente insieme ad altri e indipendentemente.... signor Presidente, il microfono non funziona. In questo modo continuerò a parlare fino alla fine dei miei giorni.

PRESIDENTE. Noi le saremo vicini. Onorevole Bellillo, provi a cambiare microfono.

KATIA BELLILLO. Signor Presidente, sono sicura che se provassi a cambiare microfono sarebbe la stessa cosa. Non funziona.

PRESIDENTE. C'è un fenomeno di risonanza derivante dal fatto che molti colleghi, vicino a lei, telefonano, invece di stare ad ascoltare come faccio io, con rispetto non religioso ma laico.

KATIA BELLILLO. Nessuno sta telefonando. Signor Presidente, comunque ho tempo e finché non ho finito, parlerò.
Quindi, non l'abbiamo fatto soltanto nelle piazze, perché abbiamo cercato di parlare e di essere vicini alle esigenze e alla sensibilità degli studenti, degli insegnanti e dei cittadini. Abbiamo cercato di farlo anche in Commissione. Non c'è stata alcuna possibilità di confronto con i rappresentanti della maggioranza, per i quali questa legge, nonostante faccia acqua da tutte le parti, deve andare avanti. Deve andare avanti? E, allora, noi diciamo che basta leggerla, per rendersi conto delle
tante incongruenze della riforma Moratti e per capire dove, in realtà, la legge delega vada a parare.
Ebbene, prima di tutto, parliamo della scuola privata. Noi Comunisti italiani non siamo mai stati contrari, per principio, all'estendersi dell'insegnamento privato, però troviamo giusto che il potenziamento avvenga dopo aver soddisfatto le necessità della scuola pubblica, perché abbiamo un dovere fondamentale: quello di garantire una scuola laica, pluralista e pubblica per tutti e per tutte. In ogni caso, il prodotto finale, vale a dire la qualità della formazione e dell'istruzione, non preoccupa la scuola pubblica.
Il ministro Moratti, che ha già deciso di ridurre i fondi per la ricerca, indebolirà ogni progetto di crescita dell'istruzione pubblica in termini di strutture e di attrezzature, di formazione e di sviluppo. Nello stesso tempo, si pensa di risparmiare soldi con l'eliminazione delle componenti esterne all'esame di Stato, di fatto, favorendo ancora una volta le scuole private agevolando il superamento degli esami ai suoi iscritti e quindi dando credibilità al penoso recupero degli anni scolastici che prevedono lo svolgimento di programmi di cinque anni in uno.
Lo scempio prosegue con l'unificazione dei punteggi ottenuti con il servizio privato e pubblico, con la minaccia dell'abolizione del valore legale del titolo di studio, con l'immissione in ruolo dei docenti di religione, a beneficio dei quali si spalanca la strada del ruolo nelle scuole pubbliche anche per quelle discipline compatibili con il titolo di studio posseduto. Esso prosegue inoltre, con il passaggio alle regioni dell'istruzione professionale e la scelta tra liceo e percorso professionale in giovane età, con gli indirizzi specifici di collegamento con la realtà del lavoro che, oltre a distinguere tra una scuola di serie A ed una di serie B, porta all'addestramento specifico per rispondere alle esigenze momentanee dell'impresa, senza riguardo per la formazione umana dei giovani, vale a dire per il sapere, il saper fare, il saper essere, condannando il futuro lavoratore alla monocultura ed esponendolo al rischio di estraniarlo improvvisamente dalla realtà quotidiana quando il mercato dovesse ignorare la sua professionalità. Ancora, la riduzione delle cattedre e il conseguente licenziamento di un numero consistente di docenti, con i posti tagliati dell'organico ATA, la riduzione dei precari derivanti dall'allargamento a 24 ore settimanali dell'orario di servizio dei docenti in ruolo (anche se le sei ore in più sono facoltative), la diminuzione del 30 per cento dei finanziamenti per i corsi di istruzione e di formazione tecnica superiore. Ma alla base c'è soprattutto il declassamento qualitativo della scuola, l'annullamento motivazionale, la perdita della progettualità e dell'organizzazione che la legge sull'autonomia scolastica stava incentivando.
Pertanto, è necessario ricorrere ad una comunicazione più diretta con lo snellimento burocratico attraverso l'uso di un linguaggio chiaro che limiti il ricorso ad interpretazioni autentiche e a precedenti norme. Noi diciamo che occorre ripensare alle disposizioni in materia di flussi di cassa, con l'abolizione del decreto-legge che condiziona le operazioni di spesa, perché non siano di intralcio all'attività amministrativa della scuola per l'acquisto di materiali, la retribuzione del personale supplente e così via. L'autonomia richiede spazi per lo studio, spazi per il dibattito culturale, spazi sociali di aggregazione e, naturalmente, anche laboratori rispondenti alle necessità. Questo significa che l'edilizia scolastica resta un punto centrale, sia per rispettare la normativa sulla sicurezza della legge n. 626 del 1994, sia nella formulazione delle classi che occupano gli spazi messi a disposizione dall'ente pubblico.
Altro aspetto è la formazione del personale. Per i docenti, noi riteniamo che sia necessaria una preparazione disciplinare, pedagogica e universitaria all'insegnamento, con tirocinio presso le scuole, titolo universitario abilitante all'insegnamento e aggiornamento continuo. Per il personale ATA occorre l'aggiornamento permanente sulle nuove tecnologie, sulla qualità e sulla sicurezza. Voi con questa legge-delega, di
fatto, annullate tutte queste opportunità. C'è invece il proposito di sminuire l'immenso compito che generazioni di insegnanti hanno svolto per dare al paese un sistema culturale di riferimento. C'è la volontà di annichilire un'intera istituzione che con il progetto Berlinguer avrebbe dotato la nazione di un punto cardine per il consolidamento dei valori della cultura, dell'equità e della giustizia.
Noi Comunisti italiani ci batteremo presentando degli emendamenti specifici, affinché vi siano i fondi per l'edilizia scolastica, per garantire l'autonomia nelle scuole, per la gratuità dei libri di testo, per un trattamento economico degli insegnanti adeguato ai parametri europei, e cioè valorizzazione culturale, sociale ed economica della figura del docente. Chiediamo i fondi per la formazione del personale, con possibilità di detrazione dei costi di aggiornamento dalle tasse. Chiediamo un organico funzionale che consenta la flessibilità didattica e la realizzazione del piano dell'offerta formativa, indipendentemente dal numero degli alunni e dalla dimensione oraria del corso. Chiediamo risorse per sostenere i ragazzi in difficoltà, con percorsi integrati tra formazione ed istruzione. Vogliamo una scuola che dal diritto allo studio per tutti passi al diritto al successo scolastico per tutti. Vogliamo i fondi per l'integrazione dei portatori di handicap, superando il ruolo dell'insegnante di sostegno con docenti aventi competenze professionali specifiche maturate attraverso corsi di aggiornamento ad hoc, facendo delle tecniche acquisite il bagaglio professionale, utile all'esercizio della funzione docente.
Noi Comunisti italiani siamo consapevoli che qualsiasi cambiamento, qualsiasi riforma veramente seria debba essere accompagnata da risorse e da una discussione serena ed approfondita intorno ai processi del mutamento che deve essere svolta con tutti i soggetti interessati (docenti, studenti, operatori scolastici, educatori e genitori). Voi, invece, pensate a gestire la scuola come se fosse un'azienda della Brianza; così non funziona, questa delega è una vergogna perché offende la democrazia di questo paese, ma, soprattutto, questo Parlamento e la scuola italiana (Dalle tribune del pubblico si leva l'applauso di un visitatore e successivamente vengono esposti cartelli di contestazione al provvedimento in esame - Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).

ILARIO FLORESTA. Brava Bellillo!

PRESIDENTE. Questo è un modo di tradire l'ospitalità della Camera. Prego i commessi di far uscire dalla tribuna quanti hanno esposto cartelli (I commessi ottemperano all'invito del Presidente).
Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il parere della Commissione è contrario a tutti gli emendamenti presentati all'articolo 1.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Titti De Simone 1.12 e Sasso 1.66.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Presidente... Presidente... Presidente, ha sospeso la seduta?

PRESIDENTE. Non ho sospeso la seduta, la prego di intervenire. Mi pare che i colleghi abbiano una forma di agitazione psicomotoria che non dipende da me. Prego, onorevole Sasso.

ALBA SASSO. Signor Presidente, intervengo in merito alla nostra proposta emendativa di soppressione dell'articolo 1.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 19,40)

ALBA SASSO. Siamo contrari al principio della delega; lo abbiamo già affermato nel corso di diversi interventi, svolti nella giornata di ieri e di oggi, ed illustrato nella nostra questione pregiudiziale di costituzionalità che abbiamo presentato al provvedimento in esame.
Sia i principi generali sia i livelli essenziali delle prestazioni devono essere trattati in maniera precettiva, senza che vi siano deleghe al riguardo; ci sembra, inoltre, ancora più grave il fatto che anche i principi fondamentali che regolano la legislazione concorrente siano affidati ad una legge delega. In questo caso, si assiste ad un'autentica espropriazione delle competenze legislative regionali perché il provvedimento in esame stabilisce i principi del decreto delegato che deve regolare i principi della futura legislazione regionale.
I principi si definiscono con legge ordinaria, altrimenti vi è la violazione dell'articolo 76 della Costituzione.
Se poi a ciò aggiungiamo il fatto che pesa sul provvedimento in esame la contraddizione che lo stesso Governo ha generato con la presentazione del disegno di legge Bossi, la situazione ci sembra ancora più complessa e difficile. Gli esponenti della maggioranza, il ministro Moratti, ieri hanno replicato, affermando che il disegno di legge Bossi non è ancora operante e, quindi, non vi è incompatibilità. Anche dalle risposte fornite, ci sembra di capire che la contraddizione sul piano politico esiste ed è grandissima. Non credo siate in grado di definire quante delle norme previste dai decreti delegati siano destinate ad essere trasferite con la dizione: competenza legislativa esclusiva in materia di organizzazione e gestione scolastica. Si aprirà un conflitto istituzionale e la materia del contendere verterà su quali materie riguarderanno l'organizzazione scolastica vera e propria. Si tratterà, per quanto riguarda questa materia, di universalità degli accessi, di un sistema di reclutamento omogeneo su tutto il territorio nazionale (ieri sera abbiamo sentito parlare di potenziare nella scuola il reclutamento degli insegnanti maschi perché vi sono troppe insegnanti nella scuola), di un profilo culturale unitario del sistema su tutto il territorio nazionale?
Nell'espressione «organizzazione scolastica» possono rientrare gran parte delle disposizioni oggi regolate sotto la fattispecie di norme generali. Si sta aprendo un conflitto istituzionale su questo terreno e ve ne dovrete assumere la responsabilità.
Infine, vorrei esprimere alcune considerazioni sul comma 3 dell'articolo 1 e relativamente al piano finanziario che dovrebbe sostenere, come voi dite, le iniziative indicate dalla lettera a) fino alla lettera m). È una strana contraddizione: non vi è piano finanziario per queste iniziative, mentre vi sono tagli e risparmi per le suddette iniziative nella legge finanziaria. Voglio solo ricordare che nelle leggi finanziarie per il 2002 ed il 2003 sono stati tagliati i fondi per l'autonomia scolastica, per la legge n. 440 del 1997. Si è passati dai 258 milioni di euro del 2001, ai 237 milioni di euro del 2002, ai 214 milioni di euro del 2003 e ai 198 milioni di euro del 2004.
E non parlo poi dell'edilizia scolastica che dovrebbe essere sostenuta attraverso il piano finanziario, che non esiste, e rispetto alla quale sono stati «tagliati» i fondi nelle recenti leggi finanziarie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, se è possibile vorrei parlare. Noi proponiamo la soppressione dell'articolo 1 nella sua integrità, perché è un articolo che ben rappresenta ed esprime la logica complessiva di questo brutto disegno di legge di delega.
Si delinea nettamente, così come emerge dall'articolo 1, il profilo di una
controriforma organica; è una controriforma che investe singoli aspetti dell'attività scolastica ed educativa e principi di fondo di ordine costituzionale. La collega Grignaffini prima ha parlato di una legge manifesto che difficilmente potrà attuarsi; forse è così, perlomeno la si potrà attuare con grande difficoltà nel suo complesso.
Tuttavia, io credo che non possiamo sottovalutare, anzi dobbiamo contrastare fortemente, l'operazione politico-culturale ed ideologica, oltre che operativa, per quanto il Governo si darà da fare per renderlo operativo, che segna veramente il tentativo in atto di una restaurazione regressiva in vari modi. In primo luogo, la scuola viene consegnata nelle mani del ministro Tremonti, al quale credo che della scuola pubblica repubblicana importi assai poco. Questo è il senso del parere reso dalla Commissione bilancio che attribuisce al Governo la facoltà di adottare provvedimenti finanziari per «accompagnare» la delega. Questo è il primo punto.
Il secondo punto, che rende questa proposta di legge un'operazione di restaurazione nel tentativo evidente di togliere di mezzo sul piano non tanto culturale e politico, ma (lo vedremo poi) sul piano operativo, tutto ciò che nella scuola si è prodotto in termini di cittadinanza, libera, complessa, universale nel rispetto sempre più evidente e consapevole delle differenze. È la cittadinanza civile e sociale, in quell'intreccio che è costato tante lotte al movimento democratico, operaio e alla sinistra, senza il quale non ci sono cittadini, ma sudditi, oppure parti funzionali del mercato.
È questo il segno più radicalmente regressivo di questa proposta sulla scuola; è il ritorno ad un'idea di chi fruisce della scuola di sudditanza rispetto allo Stato e di soggetti disponibili ad essere merce del mercato.
È una restaurazione che vuole azzerare contenuti e punti qualificanti, ottenuti con un percorso complesso sul piano sociale e politico, attraverso il quale il mondo della scuola - gli studenti, gli insegnanti - ha cercato in qualche modo, spesso riuscendoci - penso per esempio alla grande esperienza della scuola elementare -, di colmare il gap sempre esistente fra Costituzione formale e Costituzione materiale e di avvicinare i principi alla realtà operativa.
Quindi, sosteniamo la soppressione dell'articolo 1 per vari motivi. Sul piano del metodo, la questione è pesantissima, perché si tratta di una delega ampia e illimitata che vuole dare mani libere per ogni operazione successiva, a partire da questo provvedimento, che è assolutamente indeterminato ed è ispirato alla logica della deregolamentazione (che ben si sposa con la logica della devoluzione). Soppressione, quindi, per il depotenziamento dei principi costituzionali, perché si fanno molte chiacchiere, anche nell'articolo 1: si fanno molti riferimenti - fastidiosissimi - alla Costituzione, ma la Costituzione non è un formulario buono per tutti i gusti e per tutte le stagioni, un insieme di formulette da utilizzare a proprio uso e consumo! La Costituzione del 1948 delinea un modello di relazioni sociali, di ambiti e ruoli dei soggetti preposti, di obblighi per lo Stato e le istituzioni pubbliche. La scuola occupa...

PRESIDENTE. Onorevole Deiana, la prego di concludere.

ELETTRA DEIANA. Ho ancora tempo, signor Presidente.

PRESIDENTE. No, onorevole Deiana.

ELETTRA DEIANA. Come no?

PRESIDENTE. Ha già parlato un minuto di più di quello che le spettava, onorevole.

ELETTRA DEIANA. Va bene, signor Presidente, concludo. In questo articolo 1 non si fa menzione di principi fondamentali, quale è l'obbligo scolastico - di cui la Costituzione fa carico alla Repubblica - e si introduce tutta una serie di formule vaghissime, aprendo quindi la strada ai contenuti oltremodo negativi degli articoli successivi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sasso 1.66 e Titti De Simone 1.12, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

MAURA COSSUTTA. Presidente!

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

MAURA COSSUTTA. Presidente, perché non controlla il tabellone?

PRESIDENTE. La prossima volta lo farò senz'altro.

(Presenti e Votanti 395
Maggioranza 198
Hanno votato
172
Hanno votato
no 223).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 1.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Capitelli, mi scusi, non l'avevo vista. Le darò la parola sull'emendamento successivo.
Onorevoli colleghi, ognuno voti per sé (Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale una voce grida: «Signor Presidente, guardi anche di là!»). Sì, adesso guarderò anche di là, ma ho più facilità a guardare a destra...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 382
Votanti 365
Astenuti 17
Maggioranza 183
Hanno votato
158
Hanno votato
no 207).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 1.68.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, parlerò comunque anche dell'emendamento Grignaffini 1.67, perché credo sia importante illustrare questo emendamento, che è significativo: noi presentiamo emendamenti soppressivi, ma proponiamo anche alternative concrete.
Con questo emendamento, a firma di tutti i componenti della VII Commissione appartenenti al gruppo dei Democratici di Sinistra, non si ripropone tutto il contenuto della legge n. 30 del 2000, come in altri emendamenti complessivamente alternativi al testo del Governo; se ne riprende però l'impianto, il riferimento ai suoi principi fondamentali e, soprattutto, ai suoi fondamenti: una scuola laica, pluralista, centrata sui valori della persona, sul diritto all'educazione per tutta la vita, che si sostanzia nei valori dell'autonomia scolastica - che, con la modifica del titolo V della Costituzione, è stata costituzionalizzata - e del principio costituzionale di obbligo scolastico.
Quest'emendamento si adegua alle nuove disposizioni del titolo V della Costituzione ed introduce nuove norme maturate alla luce di un dibattito sociale e pedagogico mai esaurito, in particolare sul numero di anni di obbligo scolastico, sull'età della conclusione e dell'inizio del ciclo di studi.
L'emendamento al nostro esame va oltre la legge n. 30 del 2000 perché si ripropone un obbligo scolastico di dieci
anni, con l'ultimo anno della scuola dell'infanzia obbligatorio; una vera scuola, non centrata sui saperi formali, che propone soprattutto un vero ambiente di apprendimento e l'apprendimento di un sapere non formalizzato.
L'architettura di sistema è, in ogni caso, quella del ciclo unitario di base della scuola superiore articolata in un biennio modulare flessibile ed in un triennio con molti indirizzi. Scuola e formazione professionale sono due sistemi fortemente integrati.
Con quest'emendamento ci si preoccupa anche di dare compiutezza ad una proposta di formazione iniziale dei docenti che prevede per tutti i docenti, dopo la laurea triennale, la frequenza di corsi biennali di specializzazione presso l'università. Quindi, si tratta di un percorso differenziato ma di pari dignità e durata per tutti gli insegnanti degli ordini di scuola.
Riprenderemo i temi proposti da questo emendamento in fase di esame dell'articolo 7. Vorrei aggiungere che, contestualmente alle proposte riguardanti la formazione iniziale dei docenti, presentiamo proposte congiunte per nuove forme di reclutamento. D'altra parte, in tutti i paesi del mondo le procedure della formazione dei docenti vengono disciplinate congiuntamente con quelle di reclutamento. Riteniamo di avere proposte concrete, fattibili ed originali che forniscono una risposta al cosiddetto precariato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 1.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevoli colleghi, ciascuno voti per sé (Commenti)! Ho delle segnalazioni! Nel caso in cui arrivino precise segnalazioni, ve lo dico. Mi dispiace per chi vota per due, ma non ve la prendete con me!

SERGIO SABATTINI. È solo un'ambasciata!

PRESIDENTE. Onorevole Loddo è sorvegliato!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 374
Maggioranza 188
Hanno votato
175
Hanno votato
no 199).

Prendo atto che l'onorevole Bimbi non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Onorevoli colleghi, se posso, vorrei indire una serie di votazioni e concludere i lavori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 1.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 372
Maggioranza 187
Hanno votato
177
Hanno votato
no 195).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sasso 1.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Ognuno voti per sé!
È chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 368
Astenuti 6
Maggioranza 185
Hanno votato
168
Hanno votato
no 200).

Prendo atto che gli onorevoli Giovanni Bianchi e Nicotra non sono riusciti ad esprimere il loro voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Villetti 1.60 e Capitelli 1.69, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

ALBA SASSO. Presidente, avevo chiesto di parlare!

ANTONIO RUSCONI. Presidente, avevo chiesto anch'io di parlare!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 370
Votanti 369
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato
165
Hanno votato
no 204).

Prendo atto, che gli onorevoli Nicotra e Bimbi non sono riusciti a votare e che quest'ultima avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Prendo altresì atto che gli onorevoli Rusconi e Sasso avevano chiesto di parlare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 1.62.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, mi dispiace, ma non si può lavorare, né in questo modo né con questo clima! Credo che non sia mai successo che una riforma della scuola venga trattata con tanto disinteresse in quest'aula. Siccome non abbiamo...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego...

PIERA CAPITELLI. Anche in Commissione si è svolto un dibattito molto concreto e civile ma che non ha esaurito le aspettative dell'opposizione in quanto il testo è stato presentato all'inizio fortemente blindato mentre le nostre proposte hanno la pretesa di essere migliorative del testo. Vi sono parti largamente alternative ma anche parti finalizzate ad una collaborazione reale tra maggioranza ed opposizione che ritengo fondamentale per un disegno di legge di tale portata.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi - darò poi la parola agli onorevoli Rusconi e Bimbi -, mancano ancora tredici votazioni, poi sospenderemo la seduta perché diversi onorevoli me lo chiedono.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, mi dispiace perché a nome del gruppo della Margherita avevamo consegnato mezz'ora prima dell'inizio della seduta l'elenco di tutti gli interventi relativi all'articolo 1 del provvedimento in esame. Pertanto, mi spiace che rispetto ad emendamenti con i quali si chiedeva al Governo di riflettere sul fatto che sarebbe necessaria nella scuola italiana una maggiore educazione tutto ciò sia passato nell'insignificanza, nel rumore, nell'intolleranza e anche in un atteggiamento che la scuola italiana non merita (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Desidero, inoltre, affermare che il gruppo della Margherita...

ANTONIO BOCCIA. Presidente!

PRESIDENTE. Che cosa c'è?

ANTONIO BOCCIA. Presidente, il sottosegretario Aprea è al telefono e non ascolta quanto viene detto.

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. So a memoria tutto e posso fare il suo intervento!

 

PRESIDENTE. Onorevole Rusconi, continui per cortesia.

ANTONIO RUSCONI. Presidente, già questa notte, proprio quando ho iniziato a parlare durante la discussione sulle linee generali del provvedimento, il ministro è uscito dall'aula per poi rientrarvi proprio quando ho concluso il mio intervento. Se oggi mi ascolta almeno il sottosegretario Aprea ne sarei lieto (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Il sottosegretario Aprea, presente oggi in aula, può essere criticato politicamente ma non certo per il rispetto del Parlamento perché è sempre qui in aula (Applausi).
Onorevole Rusconi, la prego, continui.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, volevo dichiarare che abbiamo votato a favore dell'emendamento Villetti 1.60 in quanto interpretiamo le istituzioni scolastiche come comprensive di tutte le scuole, statali e paritarie, che fanno parte del sistema nazionale pubblico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, il mio emendamento 1.62 e l'emendamento Colasio 1.61 sono strettamente collegati e vogliono aiutare a fare una distinzione culturale, nella finalità del provvedimento, tra l'orizzonte dei valori e quelle che sono le finalità specifiche del disegno di legge. Non c'è dubbio che l'orizzonte sia la realizzazione e la valorizzazione di tutte le potenzialità della persona umana che, in qualche modo, sono prae lege.
Con il mio emendamento 1.62 noi vogliamo fare questo rilievo culturale per sostenere la pari rilevanza del riferimento ai due mondi vitali della famiglia e della scuola in cui si svolgono i processi formativi delle generazione più giovani. La famiglia e la scuola sono due comunità educative, l'una come contesto del legame sociale primario, l'altra deputata ad una parte ancora rilevante della socializzazione secondaria. Se partiamo da questo approccio, che è anche nella Costituzione, dobbiamo considerare la famiglia e la scuola, in base alle rispettive autonomie originarie di ordine morale e sociale, ambedue non subordinabili alla sfera statuale.
Per questo motivo l'emendamento in esame è volto a sostenere la funzione della scuola in quanto comunità educativa e in cui, non solo s'insegna ai giovani, ma anche da essi s'impara.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 369
Maggioranza 185
Hanno votato
172
Hanno votato
no 197).

Prendo atto che l'onorevole Nicotra non è riuscito a esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 1.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 388
Votanti 382
Astenuti 6
Maggioranza 192
Hanno votato
169
Hanno votato
no 213).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 1.72, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 376
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato
177
Hanno votato
no 199).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 1.63.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.
Onorevoli colleghi, vi prego, un po' di rispetto. Prego, onorevole Rusconi.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, dovremmo ricordarci che probabilmente i resoconti dei lavori di questa seduta saranno letti domani in tante scuole e da tanti insegnanti per cui un richiamo anche ai titoli che si usano in quest'aula non sarebbe secondario (Commenti). In certi gruppi la classe si nota sempre.
In questo emendamento c'è la preoccupazione di evidenziare, prima possibile, dei percorsi educativi individuali che devono essere anticipati e di offrire sostegno alle famiglie spesso contrassegnate da problematiche e non sempre in grado di supportare le difficoltà del figlio.
Dobbiamo peraltro sottolineare che l'individuazione preliminare dei disturbi di apprendimento è fondamentale per un iter agevole del percorso scolastico di ogni alunno e che tali fenomeni richiedono attenzioni e risorse che non troviamo purtroppo né in questa legge né nella recente legge finanziaria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 1.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 380
Maggioranza 191
Hanno votato
175
Hanno votato
no 205).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 1.74, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 382
Maggioranza 192
Hanno votato
175
Hanno votato
no 207).

Passiamo alle votazione dell'emendamento Carra 1.64.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, interverrò anche sull'emendamento Carra 1.65. A questo proposito, si devono ricordare le scelte da noi non condivise nella legge finanziaria che riguardano la revisione dei criteri per il riconoscimento delle condizioni di portatori di handicap e dei requisiti per la deroga in ordine all'assegnazione dei posti di sostegno. In un intervento ufficiale in Commissione l'onorevole sottosegretario Aprea ha dichiarato che le certificazioni in questione sono troppe. Ritengo personalmente, magari sbagliando, che il livello della qualità della vita di una comunità si misura dalla particolare attenzione verso i più deboli, verso quelli che, con un altro linguaggio, definiremmo gli ultimi. Il successivo emendamento invita ad essere una comunità attenta ad interagire con la complessità della società moderna.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Carra 1.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato
167
Hanno votato
no 203).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Carra 1.65.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, interveniamo su un punto molto delicato del provvedimento riguardante l'articolo 1.

PRESIDENTE. Mi scusi, siamo sull'emendamento Carra 1.65. Lei vuole parlare sul successivo?

TITTI DE SIMONE. No, Presidente, voglio parlare su questo perché riguarda un punto molto delicato dell'articolo 1. Noi siamo di fronte, con questa proposta di legge delega al Governo, ad una riforma della scuola che fornisce un quadro culturale del tutto ideologico. Abbiamo di fronte una sommatoria di istanze integraliste, nazionaliste e leghiste. Nessun riferimento in questo provvedimento alla pace, ai diritti umani, all'ambiente. Noi crediamo che questi siano dei punti dirimenti anche di una strategia, di un profilo di civiltà, di un profilo di spessore culturale, di cittadinanza che la scuola è chiamata ad avere soprattutto in società così complesse come la nostra. Quella dell'integrazione multietnica è una delle questioni strategiche. Io credo che su questo punto sarebbe opportuno far cadere quelle maschere dietro alle quali ancora questa maggioranza si nasconde. Cito le parole dell'onorevole Butti, che ieri sulla questione della scuola aperta ai temi di una multietnicità dice, candidamente, rivelando qual è il vero volto di questa riforma del ministro Moratti: i problemi di una società multietnica si risolvono in un modo: facendo assimilare ai figli degli immigrati i valori della cultura della nazione ospite.
Grazie, onorevole Butti, per averci chiarito ancora una volta il profilo razzista di questa riforma (Applausi polemici dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Carra 1.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 362
Astenuti 1
Maggioranza 182
Hanno votato
165
Hanno votato
no 197).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 386
Votanti 385
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato
211
Hanno votato
no 174).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Rizzo 1.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 370
Astenuti 5
Maggioranza 186
Hanno votato
164
Hanno votato
no 206).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Capitelli 1.02 , non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 382
Votanti 381
Astenuti 1
Maggioranza 191
Hanno votato
176
Hanno votato
no 205).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 1.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 366
Maggioranza 184
Hanno votato
167
Hanno votato
no 199).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Villetti 1.04.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, il senso di questi articoli aggiuntivi è, in pratica, lo stesso contenuto negli emendamenti della Commissione bilancio. Noi prevediamo, cioè, che per ognuno degli interventi disciplinati in questa legge sia previsto uno stanziamento in bilancio. Crediamo che questo sia un elemento fondamentale perché altrimenti questa, come è stato già detto, non è una legge, è un manifesto, è una dichiarazione di intenti e in, realtà, non cambia la scuola se non per la riduzione dell'obbligo scolastico; non fa che ridurre la qualità e la portata anticipando la scuola dell'infanzia e la scuola elementare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Villetti 1.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 367
Maggioranza 184
Hanno votato
161
Hanno votato
no 206).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sasso 1.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 369
Votanti 362
Astenuti 7
Maggioranza 182
Hanno votato
154
Hanno votato
no 208).

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Allegati

Allegato A
Seduta n. 264 del 12/2/2003

(A.C. 3387 ed abb. - Sezione 5)

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE N. 3387 NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Delega in materia di norme generali sull'istruzione e di livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di formazione professionale).

1. Al fine di favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell'età evolutiva, delle differenze e dell'identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori, in coerenza con il princìpio di autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i princìpi sanciti dalla Costituzione, il Governo è delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto delle competenze costituzionali delle regioni e di comuni e province, in relazione alle competenze conferite ai diversi soggetti istituzionali, e dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, uno o più decreti legislativi per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale.
2. Fatto salvo quanto specificamente previsto dall'articolo 4, i decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il Ministro per la funzione pubblica e con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e previo parere delle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica da rendere entro sessanta giorni dalla data di trasmissione dei relativi schemi; decorso tale termine, i decreti legislativi possono essere comunque adottati. I decreti legislativi in materia di istruzione e formazione professionale sono adottati previa intesa con la Conferenza unificata di cui al citato decreto legislativo n. 281 del 1997.
3. Per la realizzazione delle finalità della presente legge, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca predispone, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge medesima, un piano programmatico di interventi finanziari, da sottoporre all'approvazione del Consiglio dei ministri, previa intesa con la Conferenza unificata di cui al citato decreto legislativo n. 281 del 1997, a sostegno:
a) della riforma degli ordinamenti e degli interventi connessi con la loro attuazione e con lo sviluppo e la valorizzazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche;
b) dell'istituzione del Servizio nazionale di valutazione del sistema scolastico;
c) dello sviluppo delle tecnologie multimediali e della alfabetizzazione nelle tecnologie informatiche, nel pieno rispetto del principio di pluralismo delle soluzioni informatiche offerte dall'informazione tecnologica, al fine di incoraggiare e sviluppare le doti creative e collaborative degli studenti;
d) dello sviluppo dell'attività motoria e delle competenze ludico-sportive degli studenti;
e) della valorizzazione professionale del personale docente;
f) delle iniziative di formazione iniziale e continua del personale;
g) del concorso al rimborso delle spese di autoaggiornamento sostenute dai docenti;
h) della valorizzazione professionale del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA);
i) degli interventi di orientamento contro la dispersione scolastica e per assicurare la realizzazione del diritto-dovere di istruzione e formazione;
l) degli interventi per lo sviluppo dell'istruzione e formazione tecnica superiore e per l'educazione degli adulti;
m) degli interventi di adeguamento delle strutture di edilizia scolastica.

4. Ulteriori disposizioni, correttive e integrative dei decreti legislativi di cui al presente articolo e all'articolo 4, possono essere adottate, con il rispetto dei medesimi criteri e princìpi direttivi e con le stesse procedure, entro diciotto mesi dalla data della loro entrata in vigore.

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE

ART. 1.
(Delega in materia di norme generali sull'istruzione e di livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di formazione professionale).

Sopprimerlo.
* 1. 12. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Sopprimerlo.
* 1. 13. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Sopprimerlo.
* 1. 66. Sasso, Capitelli, Grignaffini, Chiaromonte, Tocci, Martella, Lolli, Carli, Villetti.

Sostituirlo con il seguente:
Art. 1. (Modifiche ed integrazioni alla legge 10 febbraio 2000, n. 30). - 1. Alla legge 10 febbraio 2000, n. 30, sono apportate le seguenti modificazioni:

a)
all'articolo 1:
1) Il comma 2 è sostituito dal seguente:
«2. Il sistema educativo di istruzione si articola nella scuola dell'infanzia, nel ciclo primario, che assume la denominazione di scuola di base, e nel ciclo secondario, che assume la denominazione di scuola secondaria e si realizza negli attuali istituti di istruzione secondaria di secondo grado. Il sistema educativo di istruzione e formazione professionale viene realizzato dalle regioni, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, nel quadro delle disposizioni stabilite dal decreto di cui al comma 3-ter»;
2) il comma 3 è sostituito dal seguente:
«3. L'obbligo scolastico, che inizia al terzo anno della scuola dell'infanzia e termina al secondo anno della scuola secondaria e comunque al quindicesimo anno di età, è adempiuto esclusivamente nel sistema educativo di istruzione. È garantita, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, la continuità curricolare fra la scuola dell'infanzia e la scuola di base.»;
3) dopo il comma 3, sono aggiunti i seguenti:
«3-bis. I sistemi educativi, statale e regionale, di cui al comma 1, hanno pari dignità culturale, educativa e formativa e rilasciano diplomi che danno accesso all'università. Sono garantiti i passaggi da un sistema all'altro, mediante iniziative didattiche volte all'acquisizione di una'apposita preparazione finalizzata alla nuova scelta.
3-ter. Con decreti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definiti i livelli essenziali delle prestazioni rese dai sistemi educativi. Il decreto riguardante il sistema educativo di istruzione e formazione professionale è emanato previa intesa con la suddetta Conferenza unificata.»;

b)
all'articolo 6:
1) il comma 1 è sostituito dai seguenti:
«1. La riforma della scuola di base entra in vigore dall'anno scolastico 2003-2004 sulla base delle delibere che la Camera dei deputati e il Senato hanno adottato con l'approvazione del programma quinquennale di attuazione presentato dal Governo.
1-bis. Con la stessa decorrenza di cui al comma 1, entra in vigore per i curricoli
della scuola di base il regolamento già approvato dal Consiglio dei ministri in data 10 maggio 2001, previo parere favorevole del Consiglio di Stato.
1-ter. La riforma della scuola secondaria entra in vigore dall'inizio dell'anno scolastico 2003-2004.
1-quater. Nell'anno scolastico 2003-2004, nella fase di predisposizione dei nuovi curricoli, nella scuola secondaria sono attuate forme di sperimentazione dei nuovi programmi, sulla base di quanto previsto dall'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275.»;
2) al comma 6, secondo periodo, dopo la parola: «parere», sono inserite le seguenti: «della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e»;
3) il comma 8 è sostituito dai seguenti:
«8. I titoli universitari e i curricoli richiesti per il reclutamento degli insegnanti della scuola di base sono disciplinati dal regolamento emanato in data 4 giugno 2001, previo parere favorevole del Consiglio di Stato, dal Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, fatta eccezione per quanto disposto dall'articolo 8 e dall'articolo 9, comma 2.
8-bis. I titoli universitari e i curricoli richiesti per il reclutamento degli insegnanti della scuola dell'infanzia e i titoli universitari e i curricoli richiesti per il reclutamento degli insegnanti della scuola secondaria sono individuati, anche in deroga a quanto disposto dall'articolo 3, comma 2, della legge 19 novembre 1990, n. 341, con regolamento del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Tale regolamento determina in particolare, in coerenza con quanto disposto al comma 8: l'istituzione, per gli insegnanti di ognuno dei due ordini scolastici, di un apposito corso di specializzazione, articolato per la scuola secondaria in indirizzi corrispondenti ad ampi raggruppamenti di discipline; la collocazione di tali corsi di specializzazione, unitamente al corso disciplinato dal regolamento di cui al comma 8, in una apposita struttura didattica, di ateneo o interateneo, che sostituisce la già prevista scuola di specializzazione; il numero di crediti formativi universitari relativi a ognuno di tali corsi, anche differenziati in relazione agli indirizzi, nell'ambito di quanto disposto dall'articolo 7, comma 3, del decreto ministeriale 3 novembre 1999; i criteri generali per l'attribuzione dei crediti stessi alle diverse tipologie di attività formative, fermo restando che gli eventuali crediti eccedenti il numero di 300 rappresentano integrazioni disciplinari curate dalle facoltà competenti e da esse riconosciute in percorsi di laurea specialistica; la validità del titolo ai fini di cui all'articolo 1, comma 6-ter, del decreto-legge 28 agosto 2000, n. 240, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2000, n. 306: le norme transitorie per i laureati nel corso quadriennale di scienze della formazione primaria, indirizzo scuola materna.
8-ter. Con uno o più decreti ai sensi dell'articolo 17, comma 95, della legge 15 maggio 1997, n. 127, nel rispetto delle disposizioni di cui all'articolo 6, comma 4, e all'articolo 7, comma 3, del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509, sono dettate norme anche sulla formazione iniziale svolta negli istituti di alta formazione e specializzazione artistica, musicale e coreutica di cui alla legge 21 dicembre 1999, n. 508, relativamente agli insegnamenti cui danno accesso i relativi diplomi accademici. Ai predetti fini si applicano, con i necessari adattamenti, i princìpi e criteri direttivi di cui ai commi precedenti. Per garantire gli aspetti comuni nella formazione di tutti gli insegnanti, le attività relative a tale formazione si svolgeranno in parte negli istituti stessi e in parte nelle università, sulla base di convenzioni comprensive di intese relative al rilascio dei titoli.
8-quater. Nella fase transitoria, per coloro che, sprovvisti dell'abilitazione all'insegnamento secondario, sono in possesso del diploma biennale di specializzazione per le attività di sostegno di cui al decreto del Ministro della pubblica istruzione 24 novembre 1998, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 131 del 7 giugno 1999, e al decreto del Presidente della Repubblica 31 ottobre 1975, n. 970, nonché del diploma di laurea o del diploma di istituto superiore di educazione fisica (ISEF) o di accademia di belle arti o di istituto superiore per le industrie artistiche o di conservatorio di musica o istituto musicale pareggiato, e che abbiano superato le prove di accesso alle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario, le scuole medesime valutano il percorso didattico teorico-pratico e gli esami sostenuti per il conseguimento del predetto diploma di specializzazione ai fini del riconoscimento dei relativi crediti didattici, anche per consentire loro un'abbreviazione del percorso degli studi della scuola di specializzazione previa iscrizione in sovrannumero al secondo anno di corso della scuola. I corsi di laurea in scienze della formazione primaria di cui all'articolo 3, comma 2, della legge 19 novembre 1990, n. 341, valutano il percorso didattico teorico-pratico e gli esami sostenuti per il conseguimento dei diploma biennale di specializzazione per le attività di sostegno ai fini del riconoscimento dei relativi crediti didattici e dell'iscrizione in soprannumero al relativo anno di corso stabilito dalle autorità accademiche, per coloro che, in possesso di tale titolo di specializzazione e del diploma di scuola secondaria superiore, abbiano superato le relative prove di accesso. L'esame di laurea sostenuto a conclusione dei corsi in scienze della formazione primaria istituiti a norma dell'articolo 3, comma 2, della legge 19 novembre 1990, n. 341, comprensivo della valutazione delle attività di tirocinio previste dal relativo percorso formativo, ha valore di esame di Stato e abilita all'insegnamento, rispettivamente, nella scuola materna o dell'infanzia e nella scuola elementare o primaria. Esso consente altresì l'inserimento nelle graduatorie permanenti previste dall'articolo 401 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni. Al fine di tale inserimento, la tabella di valutazione dei titoli è integrata con la previsione di un apposito punteggio da attribuire al voto di laurea conseguito».
1. 67. Grignaffini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte, Tocci, Martella, Lolli, Carli.

Sopprimere il comma 1.
1. 14. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 1, sostituire le parole da: Al fine di favorire fino a: princìpi sanciti dalla Costituzione, il Governo con le seguenti: Il sistema nazionale della pubblica istruzione, fondato sui princìpi di democrazia, pluralismo e laicità, è realizzato in conformità alle disposizioni in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche e in attuazione dei princìpi sanciti dalla Costituzione, dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo fatta a New York il 10 dicembre 1948, in particolare dall'articolo 26, dal Protocollo addizionale alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali firmato a Parigi il 20 marzo 1952 e reso esecutivo con la legge 4 agosto 1955, n. 848, dal Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, fatto a New York il 16 dicembre 1966 e reso esecutivo dalla legge 25 ottobre 1977, n. 881, in particolare dagli articoli 13, 14 e 15, e dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e resa esecutiva dalla legge 27 maggio 1991, n. 176, in particolare dall'articolo 18. Il Governo.
* 1. 15. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 1, sostituire le parole da: Al fine di favorire fino a: princìpi sanciti dalla Costituzione, il Governo con le seguenti: Il sistema nazionale della pubblica istruzione, fondato sui princìpi di democrazia, pluralismo e laicità, è realizzato in conformità alle disposizioni in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche e in attuazione dei princìpi sanciti dalla Costituzione, dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo fatta a New York il 10 dicembre 1948, in particolare dall'articolo 26, dal Protocollo addizionale alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali firmato a Parigi il 20 marzo 1952 e reso esecutivo con la legge 4 agosto 1955, n. 848, dal Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, fatto a New York il 16 dicembre 1966 e reso esecutivo dalla legge 25 ottobre 1977,n. 881, in particolare dagli articoli 13, 14 e 15, e dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e resa esecutiva dalla legge 27 maggio 1991, n. 176, in particolare dall'articolo 18.
* 1. 68. Capitelli, Sasso, Martella, Carli, Bimbi, Colasio, Rusconi, Volpini.

Al comma 1, sostituire le parole: e la valorizzazione con le seguenti: del livello d'istruzione dei cittadini, lo sviluppo qualitativo e l'innovazione della formazione professionale, nella prospettiva della realizzazione e della valorizzazione di tutte le potenzialità.
1. 61. Colasio, Bimbi, Carra, Rusconi, Volpini, Gambale.

Al comma 1, sostituire le parole: la valorizzazione della persona umana con le seguenti: la formazione dell'uomo e del cittadino.
1. 16. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 1, dopo le parole: della persona umana aggiungere le seguenti: e di costruire i valori di cittadinanza mondiale, europea e nazionale.
* 1. 1. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

Al comma 1, dopo le parole: della persona umana aggiungere le seguenti: e di costruire i valori di cittadinanza mondiale, europea e nazionale.
* 1. 70. Sasso.

Al comma 1, dopo le parole: della persona umana aggiungere le seguenti: e la formazione del cittadino.
1. 17. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 1, sostituire le parole da: delle differenze fino a: secondo i princìpi con le seguenti: nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche e dei relativi ordinamenti, e secondo i princìpi di libertà, laicità e pari opportunità.
* 1. 60. Villetti, Intini, Buemi.

Al comma 1, sostituire le parole da: delle differenze fino a: secondo i princìpi con le seguenti: nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche e dei relativi ordinamenti, e secondo i princìpi di libertà, laicità e pari opportunità.
* 1. 69. Capitelli, Sasso, Bellillo.

Al comma 1, sopprimere le parole: e delle scelte educative della famiglia.
** 1. 18. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 1, sopprimere le parole: e delle scelte educative della famiglia.
** 1. 19. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Al comma 1, sostituire le parole a: della cooperazione fino a: dalla Costituzione con le seguenti: dei princìpi sanciti dalla Costituzione, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche, con l'obiettivo del rafforzamento della funzione della scuola in quanto comunità educativa, fondata sul rapporto docente-discente, sulla cooperazione con i genitori, sull'integrazione tra tutte le competenze educative e di governo che la compongono, sul coordinamento tra le autonomie scolastiche e le istituzioni presenti nel territorio, nel rispetto delle differenze culturali che vi afferiscono.
1. 62. Bimbi, Colasio, Carra, Rusconi, Volpini, Gambale.

Al comma 1, sostituire le parole: in coerenza con il principio di autonomia con le seguenti: nel pieno rispetto dell'autonomia.
1. 20. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 1, sostituire le parole: il principio di autonomia con le seguenti: le leggi e gli ordinamenti che regolano l'autonomia.
1. 71. Grignaffini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte, Tocci, Martella, Lolli, Carli.

Al comma 1, dopo le parole: sanciti dalla Costituzione aggiungere le seguenti: e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
1. 2. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella, Sasso.

Al comma 1, sostituire le parole da: il Governo è delegato fino alla fine del comma con le seguenti: il Governo presenta, entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto delle competenze costituzionali delle regioni, dei comuni e delle province e dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, uno o più disegni di legge per la definizione delle norme generali dell'istruzione.
1. 24. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 1, sostituire le parole da: il Governo è delegato fino alla fine del comma con le seguenti: il Governo presenta, sulla base dell'articolo 117, secondo comma, lettera n), della Costituzione, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto delle competenze costituzionali delle regioni, dei comuni e delle province e dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, uno o più disegni di legge per la definizione delle norme generali dell'istruzione.
1. 23. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 1, sostituire le parole da: il Governo è delegato fino a: livelli essenziali con le seguenti: il Governo presenta, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto delle competenze costituzionali delle regioni, dei comuni e delle province e dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, uno o più disegni di legge per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli.
1. 22. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 1, sostituire le parole: decreti legislativi con le seguenti: disegni di legge.

Conseguentemente, al comma 2, sostituire, ovunque ricorrano, le parole: decreti legislativi con le seguenti: disegni di legge.
1. 25. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 1, sopprimere le parole da: e dei livelli essenziali fino alla fine del comma.
1. 26. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

 

Sopprimere il comma 2.
* 1. 27. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Sopprimere il comma 2.
* 1. 28. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Al comma 2, sostituire, ovunque ricorrano, le parole: decreti legislativi con le seguenti: disegni di legge.
1. 29. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 2, primo periodo, dopo le parole: previo parere aggiungere le seguenti: obbligatorio.
1. 30. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 2, primo periodo, sostituire le parole: sessanta giorni con le seguenti: novanta giorni.
1. 31. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Al comma 2, primo periodo, sopprimere le parole da: decorso tale termine fino alla fine del comma.
* 1. 32. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Al comma 2, primo periodo, sopprimere le parole da: decorso tale termine fino alla fine del comma.
* 1. 33. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Sopprimere il comma 3.
** 1. 34. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Sopprimere il comma 3.
** 1. 35. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Al comma 3, alinea, dopo le parole: di interventi finanziari, inserire le seguenti: previo parere obbligatorio delle Commissioni parlamentari competenti, .
1. 36. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 3, alinea, dopo la parola: sottoporre aggiungere le seguenti: , entro i successivi novanta giorni, .
1. 72. Grignaffini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte, Tocci, Martella, Lolli, Carli.

Al comma 3, alinea, sostituire le parole: del Consiglio dei ministri con le seguenti: delle Camere.
1. 73. Bellillo, Grignaffini, Bulgarelli, Colasio, Villetti, Bimbi, Carra, Volpini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte.

Al comma 3, alinea, sopprimere le parole: , previa intesa con la Conferenza unificata di cui al citato decreto legislativo n. 281 del 1997.
1. 37. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

 

Al comma 3, lettera a), dopo le parole: con la loro aggiungere la seguente: completa.
1. 38. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 3, lettera a), sostituire le parole: lo sviluppo con le seguenti: il pieno sviluppo.
1. 39. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 3, sopprimere la lettera b).
1. 40. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Al comma 3, lettera c), dopo le parole: alfabetizzazione nelle tecnologie informatiche, aggiungere le seguenti: con particolare attenzione per lo studio dei sistemi operativi e dei software cosiddetti open source, ovvero di quelli nei quali il codice sorgente è noto e modificabile, al fine di incoraggiare e sviluppare le doti creative e per trasmettere l'etica della condivisione collettiva e pubblica delle invenzioni intellettuali.
1. 3. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

Al comma 3, sopprimere la lettera e).
1. 41. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Al comma 3, lettera e), aggiungere, in fine, le parole: anche attraverso l'istituzione di opportuni meccanismi volti ad incentivare attività di ricerca e di studio del personale medesimo.
1. 4. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

Al comma 3, dopo la lettera e), aggiungere la seguente:

e-bis) della fruizione da parte del personale docente di periodi sabbatici per motivi di studio e ricerca.

Conseguentemente, aggiungere, in fine, il seguente articolo:

Art. 8. - (Modifica delle aliquote IRAP stabilite per banche, assicurazioni e gli altri enti e società finanziari). - 1. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 16, comma 1, le parole: «nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «nonché dal comma 1 dell'articolo 45»;

b) all'articolo 16, dopo il comma 1, è inserito il seguente:

«1-bis. Per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 l'imposta è determinata applicando al valore della produzione netta l'aliquota del 6,5 per cento».

c) all'articolo 45, il comma 2 è abrogato.

2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge.
1. 42. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 3, sopprimere la lettera f).
1. 43. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

 

Al comma 3, sopprimere la lettera g).
1. 44. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Al comma 3, sopprimere la lettera h).
1. 45. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Al comma 3, sopprimere la lettera i).
1. 46. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Al comma 3, lettera i), premettere le parole: dell'individuazione dei disturbi di apprendimento nei primi due anni della scuola primaria e.
1. 63. Colasio, Carra, Rusconi, Bimbi, Volpini, Gambale, Squeglia, Santagata.

Al comma 3), lettera i), sostituire le parole da: di orientamento fino alla fine della lettera con le seguenti: contro la dispersione scolastica al fine di garantire l'effettivo esercizio del diritto allo studio nel rispetto del dettato costituzionale.
1. 47. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Al comma 3, lettera i), dopo le parole: dispersione scolastica aggiungere le seguenti: , per l'assolvimento dell'obbligo scolastico e formativo.

Conseguentemente, aggiungere, in fine, il seguente articolo:
ART. 8. - (Modifica delle aliquote IRAP stabilite per banche, assicurazioni e gli altri enti e società finanziari). - 1. Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 16, comma 1, le parole: «nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «nonché dal comma 1 dell'articolo 45»;
b) all'articolo 16, dopo il comma 1, è inserito il seguente:
«1-bis. Per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 l'imposta è determinata applicando al valore della produzione netta l'aliquota del 6,5 per cento».

c)
all'articolo 45, il comma 2 è abrogato.

2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge.
1. 48. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 3, lettera i), dopo le parole: dispersione scolastica aggiungere le seguenti: , per l'assolvimento dell'obbligo scolastico e formativo.
1. 49. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 3, lettera i), sopprimere le parole da: e per assicurare fino alla fine del comma.
1. 50. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Al comma 3, lettera i), sostituire le parole: la realizzazione del diritto-dovere di istruzione e formazione con le seguenti: il diritto di conseguire qualificati livelli formativi.
1. 51. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 3, dopo la lettera i), aggiungere le seguenti:
i-
bis) degli interventi per la realizzazione dell'integrazione scolastica delle persone in situazioni di handicap ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni;

i-
ter) degli interventi per la realizzazione della scolarizzazione dei minori stranieri e degli immigrati per la promozione dell'educazione interculturale.
1. 74. Grignaffini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte, Tocci, Martella, Lolli, Carli.

Al comma 3, dopo la lettera i), aggiungere la seguente:
i-
bis) degli interventi per la realizzazione dell'integrazione scolastica delle persone in situazioni di handicap ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni.
1. 64. Carra, Colasio, Rusconi, Bimbi, Volpini, Gambale, Squeglia.

Al comma 3, dopo la lettera i), aggiungere la seguente:
i-
bis) degli interventi per la realizzazione della scolarizzazione dei minori stranieri e degli immigrati per la promozione dell'educazione interculturale.
1. 65. Carra, Colasio, Rusconi, Bimbi, Volpini, Gambale, Squeglia.

Al comma 3), sostituire la lettera l) con la seguente:
l)
dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, anche mediante lo sviluppo della formazione degli adulti e dei lavoratori.
1. 52. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 3, lettera m), sostituire le parole: di adeguamento delle strutture di edilizia con le seguenti: a sostegno di iniziative per l'edilizia.
1. 53. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 3, lettera m), sostituire le parole: di adeguamento delle strutture di edilizia con le seguenti: per la realizzazione di piani di intervento nell'edilizia.
1. 54. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Al comma 3, lettera m), aggiungere, in fine, le parole: con la predisposizione di strumenti amministrativi atti a rendere tempestivo l'utilizzo delle risorse.
1. 5. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

Al comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
n)
dell'estensione della scuola statale dell'infanzia su tutto il territorio nazionale.
1. 6. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

Al comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
n)
dell'estensione e del potenziamento degli insegnamenti di lingue comunitarie, a partire dall'inglese, in tutti gli ordini e gradi di istruzione.
1. 7. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

Al comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
n)
dell'insegnamento obbligatorio della musica e della cultura musicale classica,moderna e contemporanea in tutti gli ordini e gradi di istruzione.
1. 8. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

Al comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
n)
del potenziamento dell'apertura degli edifici scolastici per tutta la giornata, con particolare riferimento all'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 10 ottobre 1996, n. 567.
1. 9. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

Al comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
n)
del sostegno alla progettualità di associazionismo e terzo settore, con particolare riferimento alle associazioni di genitori, nel senso della valorizzazione degli spazi scolastici e dell'arricchimento dell'offerta formativa.
1. 10. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

Al comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
n)
del potenziamento del diritto allo studio e alla cultura in senso lato, prevedendo sostegni, sgravi, «carte studenti» per tutte le spese che possono consentire il raggiungimento di un credito scolastico, e per la fruizione e produzione artistica e musicale degli studenti e delle studentesse.
1. 11. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

Al comma, 3 dopo la lettera m), aggiungere la seguente:
n)
degli interventi per l'integrazione scolastica degli alunni portatori di handicap e degli alunni stranieri.
1. 55. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Sopprimere il comma 4.
* 1. 56. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Sopprimere il comma 4.
* 1. 57. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Sostituire il comma 4 con il seguente:

4. L'effettiva attuazione della presente legge e delle successive norme attuative è verificata dal Parlamento al termine di ogni triennio successivo alla data di entrata in vigore della presente legge, sulla base di un'apposita relazione presentata dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
1. 58. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Sostituire la rubrica dell'articolo 1 con la seguente: Norme generali sull'istruzione.
1. 59. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Valpiana.

Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:
Art. 1-bis. (Finalità del sistema nazionale della pubblica istruzione). - 1. La scuola è una comunità educante e formativa finalizzata alla formazione del cittadino, al pieno sviluppo della persona umana e della sua dignità, anche attraverso l'educazione alla consapevolezza e alla valorizzazione dell'identità di genere.
2. La scuola è finalizzata altresì a porre tutti gli individui in grado di esercitare i fondamentali diritti di cittadinanza, quali partecipare e contribuire in modo consapevole ed effettivo alla vita, allo sviluppo, alla trasformazione della società, svolgere

un lavoro corrispondente alle proprie capacità. A tali fini, ponendosi come luogo insostituibile di socialità, essa realizza attività per lo sviluppo della cittadinanza attiva e responsabile, informata ai princìpi della libertà, dell'uguaglianza, della pace, del rispetto dei diritti umani e della tolleranza e ai valori democratici e antifascisti della Costituzione.
3. La scuola rispetta i ritmi dell'età evolutiva, delle differenze e dell'identità di ciascuno, nel quadro della cooperazione tra tutte le componenti della comunità educante.
4. La scuola fonda il suo progetto e la sua azione educativa principalmente sulla qualità delle relazioni tra insegnante e studente e riconosce la libertà di insegnamento e il diritto di apprendimento.
1. 01. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.

Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:
Art. 1-bis. (Offerta formativa della scuola dell'infanzia e obbligo all'istruzione). - 1. La Repubblica assicura la generalizzazione e la qualificazione dell'offerta formativa della scuola dell'infanzia. A tal fine, garantisce a tutti i bambini e le bambine in età compresa tra i tre e i sei anni il diritto di frequentare la scuola dell'infanzia, che ha durata triennale.
2. La scuola dell'infanzia, nella sua autonomia e unitarietà didattica e pedagogica, realizza i necessari collegamenti con il complesso dei servizi all'infanzia e con la scuola di base.
3. Per le finalità di cui al cui al presente articolo, la dotazione del fondo di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, è incrementata della somma di 200 milioni di euro per l'anno 2003 e di 1.000 milioni di euro in ragione d'anno a decorrere dal 2004.
4. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, valutati in 200 milioni di euro per l'anno 2003 e in 1.000 milioni di euro in ragione d'anno a decorrere dal 2004, si provvede mediante i risparmi di spesa di cui alle seguenti disposizioni:

a)
l'articolo 13 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, è abrogato;

b)
sono stabilite nella misura del 18 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:
1) articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
2) articolo 26-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
3) articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
4) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;
5) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;
6) articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
7) articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
8) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;
9) articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;
10) articolo 5 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
11) articolo 7 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
12) articolo 13 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.
1. 02. Capitelli, Grignaffini, Sasso, Chiaromonte, Villetti, Bellillo, Bulgarelli, Colasio, Bimbi, Carra, Volpini, Rusconi.

Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:
Art. 1-bis. (Qualificazione dell'offerta formativa). - 1. Al fine di qualificare l'offerta formativa delle istituzioni scolastiche autonome, nel rispetto del riparto di competenze di cui all'articolo 117, commi secondo e terzo, della Costituzione, la dotazione del Fondo per l'arricchimento dell'offerta formativa di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, è incrementata nella misura di 350 milioni di euro per l'anno 2003 e di 1.750 milioni di euro a decorrere dall'anno 2004, con le seguenti finalizzazioni:

a)
l'offerta formativa della scuola dell'infanzia e obbligo all'istruzione, nella misura di 200 milioni di euro per l'anno 2003 e 1.000 milioni di euro a decorrere dall'anno 2004;

b)
l'istruzione e la formazione continue, nella misura di 100 milioni di euro per l'anno 2003 e 500 milioni di euro a decorrere dall'anno 2004;

c)
la formazione continua dei docenti, nella misura di 50 milioni di euro per l'anno 2003 e 250 milioni di euro a decorrere dall'anno 2004.

2. Per le finalità di cui al cui al presente articolo, la dotazione del fondo di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, è incrementata della somma di 200 milioni di euro per l'anno 2003 e di 1.000 milioni di euro in ragione d'anno a decorrere dal 2004.
3. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, valutati in 350 milioni di euro per l'anno 2003 e di 1.750 milioni di euro a decorrere dall'anno 2004, si provvede mediante i risparmi di spesa di cui alle seguenti disposizioni:

a)
l'articolo 13 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, è abrogato;

b)
sono stabilite nella misura del 18 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:
1) articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
2) articolo 26-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
3) articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
4) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;
5) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;
6) articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
7) articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
8) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;
9) articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;
10) articolo 5 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
11) articolo 7 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
12) articolo 13 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.
1. 03. Colasio, Bulgarelli, Grignaffini, Villetti Bellillo, Bimbi, Carra, Volpini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte.

Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:
Art. 1-bis. (Istruzione e formazione continue). - 1. L'accesso all'istruzione e alla formazione sono garantiti a tutti lungo tutto l'arco della vita, quali diritti all'apprendimento
e all'acquisizione di competenze specifiche per la realizzazione della piena cittadinanza.
2. Per le finalità di cui al cui al presente articolo, la dotazione del fondo di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, è incrementata della somma di 100 milioni di euro per l'anno 2003 e di 500 milioni di euro in ragione d'anno a decorrere dal 2004.
3. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, valutati in 100 milioni di euro per l'anno 2003 e in 500 milioni di euro in ragione d'anno a decorrere dal 2004, si provvede mediante le risorse finanziarie risultanti dai risparmi di spesa di cui alle seguenti disposizioni:

a)
l'articolo 13 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, è abrogato;

b)
sono stabilite nella misura del 18 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:
1) articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
2) articolo 26-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
3) articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
4) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;
5) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;
6) articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
7) articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
8) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;
9) articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;
10) articolo 5 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
11) articolo 7 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
12) articolo 13 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.
1. 04. Villetti, Bulgarelli, Colasio, Bellillo, Grignaffini, Bimbi, Carra, Volpini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte.

Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:
Art. 1-bis. (Formazione continua dei docenti). - 1. La Repubblica assicura ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado percorsi di formazione idonei a garantirne il costante aggiornamento.
2. I contratti collettivi nazionali di lavoro dei docenti di ogni ordine e grado prevedono forme idonee a garantire il conseguimento degli obiettivi di cui al comma 1, prevedendo, tra l'altro, la possibilità di fruire di idonei periodi di aspettativa retribuita per motivi di studio e organizzando corsi di formazione e aggiornamento anche in collaborazione con le università.
3. Per le finalità di cui al cui al presente articolo, la dotazione del fondo di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, è incrementata della somma di 50 milioni di euro per l'anno 2003 e di 250 milioni di euro in ragione d'anno a decorrere dal 2004.
4. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, valutati in 50 milioni di euro per l'anno 2003 e in 250 milioni di euro in ragione d'anno a decorrere dal 2004, si provvede mediante le risorse finanziarie risultanti dai risparmi di spesa di cui alle seguenti disposizioni:

a)
l'articolo 13 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, è abrogato;

b)
sono stabilite nella misura del 18 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:
1) articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
2) articolo 26-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
3) articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
4) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;
5) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;
6) articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
7) articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
8) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;
9) articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;
10) articolo 5 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
11) articolo 7 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
12) articolo 13 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.
1. 05. Sasso, Grignaffini, Capitelli, Chiaromonte, Bellillo, Colasio, Bimbi, Carra, Villetti, Bulgarelli, Volpini, Rusconi.

Guida scolastica   Discussioni     Informazioni

*** pubblicità ****

Abbonati alle notizie scolastiche!

*** pubblicità ***

Scuola Elettrica