Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Disegno di legge modificato dal Senato

 

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 267 del 18/2/2003

...
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1306 - Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale (approvato dal Senato) (3387) e delle abbinate proposte di legge: Stefani; Sospiri; Alberta De Simone; Alberta De Simone; Martinat ed altri; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Bianchi Clerici; Serena; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Malgieri; Angela Napoli; Landolfi; Alboni ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed altri; Serena; Sasso ed altri; Rizzo ed altri (23-245-353-354-661-735-749-771-779-967-1014-1042-1043-1044-1191-1481-1734-1749-1988-1989-1990-2277-3174-3384) (ore 16,03).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Delega al Governo per la definizione di norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Stefani; Sospiri; Alberta De Simone; Alberta De Simone; Martinat ed altri; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Bianchi Clerici; Serena; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Malgieri; Angela Napoli; Landolfi; Alboni ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed altri; Serena; Sasso ed altri; Rizzo ed altri.
Ricordo che nella seduta del 13 febbraio scorso è stato respinto, da ultimo, l'emendamento Capitelli 2.195.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Riprendiamo, dunque, l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 1).

 


Nessuno chiedendo di parlare, dovremmo procedere alla votazione degli identici emendamenti Capitelli 2.196 e Carra 2.197.
Avverto che i deputati del gruppo dei Democratici di sinistra hanno chiesto la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,30.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Colleghi, se ritenete, vi prego di affrettarvi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Capitelli 2.196 e Carra 2.197, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge ().
(Presenti 310
Votanti 309
Astenuti 1
Maggioranza 155
Hanno votato
126
Hanno votato
no 183).

Prendo atto che l'onorevole Lezza non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Titti De Simone 2.92.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, siamo arrivati al cuore della proposta di riforma perché stiamo affrontando esattamente gli aspetti che riguardano il riordino dei cicli. Noi ci contrapponiamo nettamente alla proposta qui formulata dal Governo per una serie di ragioni che rivendicano il ruolo ed il carattere fondamentalmente unitario del sistema scolastico, a partire dalla funzione strategica del primo ciclo, che è quello riguardante la formazione e lo sviluppo dei bambini e delle bambine.
Nella proposta del Governo qui avanzata non solo andiamo verso una frammentazione del carattere unitario del sistema scolastico - che verrà ripresa in modo dirompente, con elementi di esclusione selettivi e classisti, laddove nei passaggi successivi si fa riferimento alla canalizzazione a 13 anni e, quindi, alla divisione tra il percorso dell'istruzione e quello della formazione -, ma anche verso la frammentazione dovuta all'anticipo, tra l'altro facoltativo, delle iscrizioni alla scuola dell'infanzia e alla scuola elementare. Siamo fermamente convinti che si stia cercando di avanzare una proposta del tutto demagogica, che non tiene in nessuna considerazione i tempi e le esigenze dei bambini e delle bambine. Noi siamo nettamente contrari all'anticipo e lo diciamo perché la discrezionalità delle famiglie sull'età di iscrizione non solo metterà nei guai le maestre che si troveranno alunni anche con 18 mesi di differenza di età - che per i più piccoli è un abisso -, ma anche in quanto è un chiaro omaggio demagogico alla volontà sovrana delle famiglie e al criterio della flessibilità a tutti i costi che si vuole inserire anche nel vostro brutto modello di scuola. Si tratta di una flessibilità che, come al solito, diventa «cadornismo»
verso quelle fanterie - in questo caso riferito al mondo della scuola e alla sua necessità di autogoverno - che dovranno attuare gli ordini cervellotici e le acrobazie del tutto fuori senso degli stati maggiori del ministero. Noi siamo contro questo modello autoritario e di flessibilità che frammenta il ciclo dell'istruzione.
Per questo motivo, alla vostra proposta noi contrapponiamo proposte diametralmente alternative come, ad esempio, quella con la quale proponiamo che la scuola dell'infanzia venga inserita e riconosciuta a pieno titolo nel sistema nazionale dell'istruzione e che l'ultimo anno della scuola dell'infanzia diventi il primo anno di espletamento dell'obbligo.
È una scelta che a nostro avviso sarebbe ormai matura e che avrebbe l'intento di valorizzare un sistema dell'istruzione - quello riguardante l'infanzia -, in cui l'esperienza italiana ha dimostrato di eccellere, salvaguardandone la specificità, i ritmi evolutivi, i bisogni, le esigenze delle bambine e dei bambini. Insomma, questa è una proposta che tende a valorizzare questo segmento e a cui aggiungiamo nella nostra relazione di minoranza l'inserimento degli asili nido nel sistema dell'istruzione nazionale.
Per queste ragioni, naturalmente, ci opponiamo al vostro disegno di frammentazione, di selezione e di flessibilità che verrà pagato dalle famiglie e, soprattutto, dallo sviluppo dei bambini e delle bambine.

PRESIDENTE. Saluto gli insegnanti e gli studenti delle quinte classi dell'istituto tecnico commerciale per geometri di Roseto degli Abruzzi che assistono ai nostri lavori (Generali applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 2.92, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 354
Votanti 353
Astenuti 1
Maggioranza 177
Hanno votato
151
Hanno votato
no 202).

Prendo atto che gli onorevoli Brusco e Lezza non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bulgarelli 2.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo proporre la soppressione delle parole «morale» e «religioso». Infatti, gli obiettivi generali di questo disegno di legge, oltreché essere espressi in modo generico, si prestano anche ad un'ulteriore applicazione piuttosto ambigua. Come abbiamo già visto in precedenza, quando abbiamo cominciato l'esame dei vari emendamenti, ci si richiama, in modo troppo poco netto e preciso, ai principi costituzionali. Vi è la parola «anche» che introduce un elemento di ambiguità quando, invece, i principi costituzionali dovrebbero essere il fondamento dell'istruzione e della formazione pubblica e non solo, visto che stiamo trattando del patto fondante, cioè la stessa democrazia. Invece, alle lettere b) ed e) si preferisce far riferimento al conseguimento di una formazione spirituale e morale. È ovvio che si deve pensare alla formazione spirituale, morale e religiosa quando si parla di formazione delle giovani generazioni, ma si tratta anche di capire come poi si declinano questi concetti. Per esempio, come si accentuano l'appartenenza e le radici senza la necessaria, indispensabile apertura all'alterità ed alle differenze? Oggi abbiamo una ministra donna: come si può non sottolineare la necessità, per esempio, di svolgere un ragionamento sulla differenza sessuale? Molto è stato prodotto a livello di riflessione e di pensiero teorico da parte, soprattutto, delle colleghe, ma anche dei colleghi - che si sono impegnati in questi anni nella scuola -, i quali si sono interrogati sulla necessità di una pedagogia della differenza. In questo caso, invece, si ignora totalmente il patrimonio di riflessione che emerge, che sgorga vitale dall'esperienza diretta di chi si confronta concretamente con i bisogni, le necessità ed i movimenti nella scuola.
Ci si appella agli aggettivi «morale» e «religioso», senza alcuna articolazione e lasciando il tutto nella massima ambiguità. I valori, invece, che la scuola, a nostro giudizio, è tenuta a veicolare sono quelli che si ispirano ai principi comuni a tutti, in primis a quelli costituzionali.
La formazione morale e quella religiosa ritorna anche laddove si definiscono gli obiettivi della scuola dell'infanzia. È un'espressione che va in una direzione diametralmente opposta alla necessità di integrare sempre di più i bambini e le bambine appartenenti a culture ed a religioni diverse, nonché all'obiettivo prioritario di una scuola pubblica sempre più multietnica, soprattutto per quanto riguarda le fasce più basse di età, e di formare persone capaci di confrontarsi costantemente con gli altri e di mettere in comune, in connessione, a confronto i vari punti di vista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, preannuncio l'espressione del mio voto contrario sull'emendamento in esame. Vorrei, inoltre, ricordare che i più alti spiriti laici del Risorgimento (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia) vollero inserire all'interno del sistema scolastico l'insegnamento della religione. Ricordo un nome per tutti: Francesco De Santis (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bulgarelli 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 386
Votanti 381
Astenuti 5
Maggioranza 191
Hanno votato
144
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che l'onorevole Brusco non è riuscito a votare e che l'onorevole Frigato avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Alberta De Simone 2.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberta De Simone. Ne ha facoltà.

ALBERTA DE SIMONE. Signor Presidente, vi è un'esigenza di riflessione sulla scuola dell'infanzia con riferimento all'elemento più allarmante dei nostri tempi, quello della caduta verticale della natalità di cui una delle cause principale è rappresentata dalla difficoltà enorme delle donne di conciliare il loro lavoro esterno con i compiti gravi della riproduzione e della cura.
Vorrei aggiungere che questo elemento produrrà conseguenze molto gravi sul sistema del welfare e delle protezioni sociali, come previsto attualmente. La legge istitutiva degli asili-nido presenta un grave difetto: si tratta, infatti, di un servizio a domanda individuale (non è per tutti, né risulta coperto dalla fiscalità generale). Credo che il problema non possa essere risolto mediante l'istituzione di asili nido aziendali o altre scorciatoie poiché occorre oggi più che mai un asilo nido territoriale che fornisca una risposta all'esigenza delle donne di conciliare il
lavoro di produzione con quello di riproduzione. Poiché questa è la necessità avvertita oggi, credo vada prevista la diffusione degli asili nido (la vecchia legge per 28 anni non è stata applicata in più di mezza Italia) per scaglioni, cominciando da quello meno costoso, relativo alla fascia di età dai due ai tre anni, per poi scendere a quella da uno a due anni.
Pertanto, anche data la disponibilità di locali su tutto il territorio nazionale e di personale della scuola materna inutilizzato per il crollo delle iscrizioni dovuto alla denatalità, propongo che venga aperta presso la scuola materna, nei luoghi in cui non è stato mai istituito il nido, su decisione autonoma dell'ente locale, condivisa dalla gestione autonoma delle scuole, una sezione nido per la fascia di età dai due ai tre anni.
Volevo spiegare il senso di questo mio emendamento che traduce una mia proposta di legge accompagnata da una relazione esplicativa in merito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alberta De Simone 2.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 396
Votanti 387
Astenuti 9
Maggioranza 194
Hanno votato
165
Hanno votato
no 222).

Prendo atto che l'onorevole Brusco non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Rusconi 2.202 e Capitelli 2.200.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei illustrare brevemente le ragioni della nostra proposta complessiva in merito alla scuola dell'infanzia. La legge n. 30, inserendo la scuola dell'infanzia nel sistema nazionale di istruzione e formazione, aveva rappresentato - dico aveva perché stiamo assistendo ad una lenta agonia della legge n. 30 - per questo grado scolastico una grande occasione per qualificare la propria azione formativa.
Intraprendere un'efficace azione di generalizzazione significava elaborare un piano di interventi migliorativi nei confronti di questa scuola e costituire anche un ulteriore sviluppo per la sua affermazione sull'intero territorio nazionale.
Dobbiamo ammettere che questo disegno di legge non accantona la proposta, ma noi temiamo che non sarà applicata, anche perché la generalizzazione è stata lettera morta per ben due anni; infatti, non vi è stata una sola sezione di scuola dell'infanzia in più in questi anni.
Questo disegno di legge riconosce il carattere unitario della scuola dell'infanzia, ma ne indebolisce il profilo pedagogico con artificiose proposte di anticipo. Inoltre, non la riconosce come luogo importante per una prima elaborazione culturale, oltre che per la valorizzazione dell'esperienza ludica del bambino. L'anticipo a due anni e mezzo ne rompe poi l'unitarietà educativa, l'assimila ad una istituzione, - l'asilo nido -, educativa certo, ma ancora concepita come assistenziale, come già prevedeva l'intervento precedente. Tale anticipo avrà conseguenze sul futuro dell'intera scuola dell'infanzia e non solo, perché è destinata a mettere in atto una spinta all'accelerazione dell'apprendimento scolastico a danno del diritto del bambino ad uno sviluppo equilibrato, ad un ambiente educativo pensato e costruito in relazione alle diverse fasi evolutive e rispettoso dei ritmi di apprendimento.
Tutto questo significa l'anticipazione e la sperimentazione contenute in tale proposta. Come è ovvio, noi chiediamo a tutti di votare per la soppressione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rusconi 2.202 e Capitelli 2.200, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato
167
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grignaffini 2.201.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo a titolo personale per dire che sulla questione dell'anticipo vorrei prendere per buona l'affermazione del ministro. È una facoltà attribuita alle famiglie, ma voi state creando aspettative nelle famiglie alle quali le scuole ed i comuni non potranno far fronte, anche in considerazione dei «tagli» previsti dall'ultima legge finanziaria. L'ANCI lo ha sottolineato più volte: con quali risorse i comuni potranno far fronte alla presenza di bambini di due anni e quattro mesi nelle scuole pensate per bambini più grandi? Noi sappiamo che proprio per questa mancanza di risorse e per le difficoltà organizzative la sperimentazione che voi avete avviato lo scorso anno non è andata bene e voi tacete su questa valutazione.
Non c'è che dire, tre risultati in un solo colpo: distruggere la qualità di quella scuola dell'infanzia che ci viene invidiata nel mondo, illudere le famiglie e far pagare questa scelta ai bambini, ai loro percorsi di crescita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gambale. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GAMBALE. Signor Presidente, intervengo a titolo personale e approfitto di questo emendamento per esprimere la mia posizione, che è contraria rispetto a quella del mio gruppo, in riferimento all'anticipo dell'iscrizione. Non ho una posizione ideologicamente contraria, come quella che emerge da parte dell'Ulivo su questo argomento: ritengo sia giusto ed equo offrire alle famiglie la facoltà, la possibilità di mandare a scuola i loro figli anche prima dei tre anni. Credo che le famiglie debbano avere l'opportunità di scegliere quello che è meglio per i loro figli.
Aggiungo anche che oggi i bambini vanno alla scuola statale, comunale, all'età di tre anni, mentre nelle scuole private - spesso gestite da esponenti che fanno riferimento alla nostra cultura - i bambini vengono accolti, a pagamento, anche prima di questa età e credo che ciò non sia giusto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Credo che questo Governo, tra le tante confusioni che sta creando in vari ambiti della vita, ne stia creando anche qui, con conseguenze estremamente gravi. Infatti, mentre viene proposta questa anticipazione dell'ingresso nella scuola materna a bambini che non hanno alcuna possibilità - pensiamo, ad esempio, al controllo sfinteriale - di essere inseriti nell'ambito e negli spazi di una scuola materna, in Commissione affari sociali stiamo elaborando una proposta di legge - all'interno della quale è stato inserito anche un disegno di legge del Governo - che va nel senso esattamente opposto, quello cioè di specificare che i servizi per i bambini da zero a tre anni (compresi quindi quelli da due a tre anni) devono avere particolari livelli qualitativi e particolare attenzione.
Credo che questa anticipazione, ovvero iscrivere i bambini con un rapporto tra bambini e operatori estremamente più alto del rapporto «uno a sei» che è previsto per gli asili nido, vuol dire non prestare attenzione alla relazione fra adulto e bambino che, a questa età, è assolutamente indispensabile. Ciò vuol dire, inoltre, comportarsi in maniera scorretta, a mio avviso, nei confronti delle famiglie alle quali evidentemente viene proposto di iscrivere i bambini anticipatamente ad una scuola inadatta, ma che costa meno.
Credo, quindi, che questo non vada a vantaggio dei bambini, ma neanche in aiuto alle famiglie. L'unica soluzione è quella di creare, su tutto il territorio nazionale, degli asili nido di qualità e con un rapporto giusto fra bambini ed operatori adulti e che siano servizi sociali, non più servizi a domanda individuale con i costi altissimi che hanno oggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Signor ministro, colleghi, non è un motivo ideologico quello per il quale la Margherita e l'Ulivo hanno fatto questa scelta, ma è un motivo che muove da un dibattito scientifico di cui noi abbiamo preso atto. Sostanzialmente, la critica nei confronti dell'anticipo scolastico è la critica verso un approccio troppo rigidamente cognitivo nel rapporto tra bambini e apprendimento scolastico. Noi sappiamo benissimo che si tratta di questo.
È vero, le famiglie devono scegliere ed io stessa sono andata a scuola prima dell'età legale. Il problema però è che, da una parte, c'è la libertà delle famiglie, dall'altra c'è una società che costringe le famiglie a premere sui figli, affinché apprendano sempre più e crescano con l'ideologia del successo (il che poi, chiaramente, conduce i bambini alla depressione, all'iperattività e a non saper sostenere le frustrazioni).
Su questo argomento è in atto un dibattito scientifico ed è per questa ragione che noi scegliamo un approccio più umanistico, più vicino ai ritmi di crescita, a sostegno della diversità dei ritmi di crescita dei bambini e della prima infanzia in generale e rifiutiamo un approccio troppo strettamente cognitivo. Quindi, queste sono le nostre motivazioni e non ci sembrano assolutamente ideologiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesca Martini. Ne ha facoltà.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, onorevole ministro, mi trovo a dover confutare quanto affermato dalla collega, onorevole Valpiana. Infatti, con riferimento alla legge approvata dalla Commissione Affari sociali - di cui sono relatore - in tema di servizi socioeducativi per la prima infanzia, si contempla la fascia di età dai 3 ai 36 mesi perché si offre una gamma diversificata di servizi che riguardano proprio tale fascia di età ancora molto bisognosa di un'offerta diversificata e flessibile.
Per quanto riguarda, invece, la riforma dei cicli, ritengo che l'opportunità di inserire bambini prima dei tre anni sarà assolutamente valutata anche dalle famiglie. È un'opportunità in più. Come già ricordato in Commissione affari sociali durante l'espressione del parere favorevole da parte della Commissione stessa, abbiamo evidenziato che si tratta di una sperimentazione che, in ogni caso, richiederà ovviamente la presenza di personale adeguato per seguire opportunamente questi bambini. Ritengo, dunque, che questo sia un processo importante che va nella direzione della diversificazione e dell'arricchimento dell'offerta, un processo, comunque, seguito e mediato dagli insegnanti, dalle istituzioni scolastiche e dalle famiglie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, intervengo per ricordare che, con riferimento al provvedimento al nostro esame, non ci troviamo solo di fronte alla possibilità, offerta alle famiglie, di scegliere (è un diritto sacrosanto, come ha riconosciuto il collega Gambale). Offrendo quest'opportunità, legittima in sé, di fatto, si produce una modificazione della strutturazione dell'idea, del percorso e della filosofia della scuola dell'infanzia. Per un'opportunità di una libertà di scelta, si determina la distruzione di quell'elemento nevralgico del sistema formativo che è la scuola dell'infanzia impostata secondo l'idea di percorsi evolutivi umanistici non legati alla logica del successo e della verifica-analisi che ha ricordato la collega Bimbi.

PRESIDENTE. Onorevole Grignaffini...

GIOVANNA GRIGNAFFINI. In questo settore nevralgico si interviene senza aver acquisito i dati della sperimentazione. Ciò è gravissimo perché, nel caso della rottura di un sistema equilibrato come la scuola dell'infanzia, il vostro richiamo all'efficienza e all'efficacia avrebbe dovuto imporre una valutazione dei risultati, una valutazione delle potenzialità nuove che questi risultati sono in grado di promuovere e non una costrizione per legge di una generalizzazione, di una sperimentazione che distrugge ciò che tutti i paesi europei ci indicano, vale a dire la nostra scuola dell'infanzia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 2.201, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 409
Votanti 399
Astenuti 10
Maggioranza 200
Hanno votato
167
Hanno votato
no 232).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Titti De Simone 2.111.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone, alla quale ricordo che ha un esaurito i suoi tempi come relatore di minoranza. I tempi verranno conteggiati nei pochi minuti ancora a disposizione del suo gruppo. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, la ringrazio anche per il suo richiamo così preciso e puntuale.
Vogliamo indicare i nostri elementi di contrarietà, entrando nel merito delle proposte che la riforma introduce con riferimento al primo ciclo del sistema dell'istruzione.
Ci troviamo, sostanzialmente, di fronte ad una cancellazione delle riforme più innovative che il sistema della scuola, per quanto attiene al primo ciclo dell'istruzione, ha prodotto in quarant'anni di scuola pubblica e di processi di democratizzazione della stessa.
Sostanzialmente, mi riferisco alla riforma della scuola elementare: con questo disegno di legge, si completa il progetto di una cancellazione di quella riforma (quindi, anche di un ritorno al maestro unico, al maestro prevalente) e si va nella direzione di una riduzione del percorso di studi universale da tredici a dodici anni che non è per tutti, il che rivela la connotazione classista e selettiva del provvedimento.
Entreremo nel merito nel corso dell'esame. Ci preme sottolineare, in questo momento, quello che per noi è l'elemento di maggiore pericolosità: è in questo primo ciclo che si segna quella scissione
dei destini sociali che costituisce il cuore della vostra proposta di riforma della scuola, subalterna al mondo del mercato e corrispondente ad un'idea e ad un modello di società che noi contestiamo radicalmente.
Per queste ragioni, naturalmente, invitiamo a votare a favore degli emendamenti proposti dal gruppo di Rifondazione comunista.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 2.111, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 405
Votanti 403
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato
174
Hanno votato
no 229).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 2.203.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, vorrei spiegare che questo emendamento sarebbe pienamente accettabile anche in un impianto fortemente antitetico al nostro.
Ricordo all'onorevole Vito che noi dell'Ulivo un impianto l'abbiamo: basterebbe che il collega, ed altri con lui, andassero a leggersi gli emendamenti presentati dalle nostre componenti per capire che una sua proposta l'Ulivo ce l'ha! Inoltre, poiché siamo disponibili a confrontarci con altre proposte, presentiamo emendamenti del tipo di quello che è ora al nostro esame, anche se temiamo di essere destinati a rimanere inascoltati (forse, verrà accettato qualche ordine del giorno...).
Nel testo Moratti, scuola elementare e scuola media sono due entità totalmente separate e talmente disgiunte che non è nemmeno previsto un anno-ponte finalizzato ad un lavoro comune; è addirittura prevista una scansione - uno più due più due - che è molto discutibile e dannosa e, soprattutto, superflua. Era quanto meno auspicabile che ci si astenesse dall'esplicitare un'articolazione a sfondo didattico, per lasciare spazio alla piena applicazione del regolamento di autonomia didattica.
Al contrario, si poteva introdurre qualche parola forte che indicasse un criterio, una linea capace di favorire continuità ed unitarietà del percorso scuola elementare-scuola media. Questa linea ve l'abbiamo suggerita con il nostro emendamento. Diciamo: si parli di ciclo unitario continuo e lo si favorisca tramite la generalizzazione degli istituti comprensivi. Di questo c'è bisogno! Abbiamo dato senso compiuto ad un concetto, appena abbozzata nel testo, che riconosce che c'è un primo ciclo di istruzione comprendente scuola elementare e scuola media; solo che il concetto, se non verrà approvato il nostro emendamento, verrà contraddetto nei fatti.
Noi individuiamo nella generalizzazione degli istituti comprensivi uno strumento per la riduzione del danno: separate pure scuola elementare e scuola media; ma che siano unite nella costruzione di un unico piano di offerta formativa e in un unico curricolo! Avreste potuto almeno fare questo per arrecare minor danno alla scuola!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 2.203, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 398
Maggioranza 200
Hanno votato
171
Hanno votato
no 227).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Villetti 2.208.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, questo è il secondo dei tre emendamenti che noi abbiamo presentato insieme ad Intini e Buemi per compiere un intervento chirurgico sulla delega. La nostra impostazione è rivolta ad assicurare a tutti il diritto ad una istruzione uguale per almeno dieci anni, nonché il diritto alla formazione professionale sino al conseguimento di una qualifica per almeno altri tre anni. Ciò può essere assicurato anticipando a cinque anni l'accesso alla scuole elementare, in essa individuando un periodo di due anni teso al raggiungimento della strumentalità di base.
L'anticipo a cinque anni, onorevoli colleghi, non è una novità; non è una novità nell'ambito del movimento socialista e non è neanche una novità nel dibattito che c'è stato nella sinistra italiana sull'argomento. Voglio ricordare che questa scelta fu fatta dal PSI sotto l'impulso di Codignola nel 1970, e lo stesso Codignola, con un contributo a Rinascita di tre anni dopo, sostenne che la scelta a cinque anni era fondamentale per arrivare ad un corso di studi che consentisse l'uscita a 18. Noi pensiamo questo sia un punto fondamentale.
Siamo avversi, signor ministro - e vogliamo in qualche modo rivolgere al Governo un avvertimento, che è anche un consiglio -, ad un sistema di accessi mobili che porti a differenziare l'età degli alunni nella stessa classe di ben oltre un anno. Questa è una non scelta.
Aggiungo poi che nell'articolo 7 la possibilità di accesso è anche limitata dalle risorse economiche a disposizione. Quindi, ci troviamo di fronte ad una mobilità che è una mobilità di opportunità che riguarda le scelte della famiglia e che riguarda anche le risorse finanziarie. Noi siamo nettamente avversi a questa mobilità. Si faccia la scelta dell'inizio a cinque anni e della conclusione a 18. È una scelta molto importante, molto innovativa, che noi sosteniamo. Queste considerazioni riguardano il secondo emendamento; interverrò successivamente sul terzo, che considero quello più rilevante sulla delega al ministro Moratti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villetti 2.208, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 405
Maggioranza 203
Hanno votato
162
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che i deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sasso 2.204, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 406
Maggioranza 204
Hanno votato
170
Hanno votato
no 236).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Detomas 2.119, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 412
Votanti 410
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato
170
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che i deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Sasso 2.206 e Rusconi 2.207.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, questo è un altro nodo fondamentale della riforma, che è rappresentato dalla proposta di anticipo scolastico a due anni e quattro mesi - vorrei sottolineare dal 30 aprile al 1o settembre - per la scuola materna, e a cinque anni e 4 mesi per la scuola elementare. Non si tratta soltanto dell'infanzia rubata, ma della assurdità presente nel testo circa l'obbligatorietà dell'iscrizione fino al 31 agosto e la facoltatività dell'anticipo a partire dal 1o settembre sino al 30 aprile dell'anno successivo.
Questo non è mai accaduto in nessun paese europeo. La facoltatività di quasi un anno di scelta porterà al risultato che vi saranno bambini di 5 anni insieme a bambini di 7, dunque, con quasi due anni di differenza. Pensate al problema degli enti locali e delle scuole materne paritarie e comunali per quanto riguarda le aule del sonno e per il personale ATA che non viene neppure calcolato nella nota tecnica allegata; pensate al personale ausiliario di sostegno che la legge finanziaria ha già tagliato anche per i disabili certificati dalle ASL.
Vedo che in aula sono presenti il ministro e l'onorevole sottosegretario Aprea. Li invito a leggere i documenti delle ANCI regionali e nazionali nonché l'invito, che le assemblee ci stanno rivolgendo in questi giorni, a rinviare l'applicazione almeno fino al 2004-2005 perché i comuni non sono in grado di affrontare tale impegno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gambale. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GAMBALE. Signor Presidente, credo sia evidente che si tratta di una posizione ideologica e non motivata per il fatto che l'Ulivo ha votato a favore dell'emendamento Villetti che prevede l'anticipo per l'inserimento nella scuola a 5 anni e anche a favore dell'emendamento Detomas, Brugger, Bressa e altri che prevedeva di ampliare la facoltà che il Governo propone di iscrivere anticipatamente i bambini a scuola.
Credo, cari onorevoli Bimbi ed altri, che non si tratti tanto di motivi di puro mercato o che vanno contro i valori dell'umanesimo tanto è vero che la stragrande maggioranza delle scuole cattoliche per l'infanzia iscrive nelle loro scuole i bambini di età inferiore ai tre anni. Ritengo che mandare i bambini a scuola a socializzare non sia certamente un'incentivazione alla cultura del successo anzi credo li sottragga all'uso della televisione nelle loro famiglie e nelle loro case. Credo che dare alle famiglie la possibilità - non l'obbligo, la possibilità - di inserire i bambini a scuola anticipatamente faciliti la socializzazione; almeno questa è l'idea che io ho della scuola statale, della scuola italiana (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, qui non stiamo facendo un dibattito pedagogico sull'anticipo o meno: ci sono alcuni favorevoli altri contrari; il problema è un altro: la scuola dello Stato ha le risorse e le condizioni per garantire che questo anticipo che venga fatto nel migliore dei modi e che i bambini e i ragazzi siano accolti a scuola in classi che non vedano la presenza di bambini dai 5 ai 7 anni? Perché questo non funziona.

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Ci proviamo!

ALBA SASSO. Voglio dire un'ultima cosa. Per quanto riguarda l'anticipo nella scuola elementare, ministro, col finanziamento previsto i comuni potranno sostenere la spesa per 16 mila bambini che compiranno gli anni entro il 28 febbraio; gli aventi diritto sarebbero ottantamila. Lascio a voi pensare cosa succederà una volta riaperte le iscrizioni. Su questo punto la legge torna al Senato. Possiamo sapere se ci sono i soldi per garantire tutti?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sasso 2.206 e Rusconi 2.207, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 425
Maggioranza 213
Hanno votato
178
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 2.205, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 416
Votanti 413
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato
169
Hanno votato
no 244).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Titti De Simone 2.128.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, poiché voi considerate l'istruzione non come un diritto, ma come un bene di consumo (sostanzialmente come una merce) è evidente e quindi consequenziale, che il vostro modello di riferimento soprattutto su un passaggio così cruciale come quello del secondo ciclo dell'istruzione di cui ora trattiamo, sia proprio il mondo dell'impresa.
Voi, cioè, con questa riforma, trasformate l'impresa in scuola, trasformate l'impresa in un luogo formativo, fate della flessibilità e dell'apologia del mercato un riferimento culturale, politico, sociale, al quale la scuola italiana deve, in primis, attenersi.
Tutto ciò rappresenta un disegno, un'idea di scuola totalmente subalterna, come noi crediamo, al mondo del lavoro; questo, del resto, è ben esplicitato nella vostra proposta di divisione, di alternanza scuola-lavoro già a 15 anni, proposta che di fatto abbassa, cosa che non avviene in nessun altro paese europeo, il limite legale previsto per il lavoro minorile. Voi, infatti, prevedete che gli studenti, già a 15 anni, possano svolgere stage e lavori di apprendistato nelle imprese. In tal modo, si riconduce la scuola italiana ad una situazione gentiliana, con un ritorno a
quando vi erano le scuole superiori quinquennali e quadriennali, con diverse dignità e destini sociali. Questo aspetto della vostra canalizzazione e dei percorsi separati tra istruzione e formazione la dice lunga su quel modello di scuola e di società che volete costruire.
Vorrei però ricordare - mi rivolgo anche ai colleghi del centrosinistra - che sono proprio questi gli aspetti (in particolare quelli che riguardano la divisione del percorso tra istruzione e formazione; l'espletamento dell'obbligo scolastico anche nella formazione professionale; la riduzione del secondo ciclo della scuola superiore) che più si avvicinano a quella riforma voluta dal ministro Berlinguer, ed alla quale egli aveva preparato il paese, e che, per fortuna, il mondo della scuola ha rispedito al mittente.
Noi proponiamo soluzioni concretamente e coerentemente alternative ad un modello che si ispira più ad una concezione della scuola come merce e come luogo subalterno agli interessi del mercato che a quella di una scuola quale momento strategico sul piano dello sviluppo, della formazione, dell'investimento e delle pari opportunità (cioè di quei criteri di uguaglianza sanciti nella nostra Costituzione). Contestiamo con proposte diametralmente opposte le soluzioni prospettate nella riforma Moratti; lo facciamo quando affermiamo che bisogna innalzare l'obbligo scolastico a 18 anni; quando diciamo che l'obbligo scolastico non può essere assolto all'interno della formazione professionale; quando sosteniamo - noi di Rifondazione comunista - che la scuola non è una merce né un'impresa e che la formazione professionale deve esclusivamente seguire un ciclo di istruzione unitario per tutto e per tutti.
Rispetto alla riforma Berlinguer, rispetto alla riforma Moratti, sappiamo che stiamo sostenendo, qui in Parlamento e nel mondo della scuola, una proposta concretamente alternativa al modello proposto. Su tale questione vogliamo rilanciare un dibattito, anche all'interno delle forze dell'opposizione: crediamo infatti che su tali aspetti sia necessario riaprire - a partire dai limiti, dalle contraddizioni esplicitate dalla riforma Berlinguer - un confronto; riteniamo, cioè, sia necessario rimettere in discussione ciò che ieri, con la riforma Berlinguer, è stato avanzato come proposta e che oggi, con l'attuale Governo, rischia di aprire un'autostrada, non semplicemente una passerella, verso un modello di scuola che la vedrebbe totalmente subalterna all'impresa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 2.128, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 424
Votanti 297
Astenuti 127
Maggioranza 149
Hanno votato
22
Hanno votato
no 275).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Villetti 2.211.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, quello al nostro esame è il terzo ed ultimo emendamento che presentiamo per effettuare un intervento, che ho definito chirurgico, sul provvedimento di delega Moratti. Cercherò nel modo più semplice di spiegare il nostro punto di vista sulla questione. A nostro giudizio, devono essere create, per quanto riguarda i giovani e le ragazze, pari opportunità. Siamo del tutto contrari a coloro che pensano che la selezione e la competizione sociale debbano avvenire al di sotto dei 15 anni di età. A nostro giudizio, quindi, tali obiettivi si raggiungono per il numero di anni che devono essere svolti, per l'età nella quale bisogna operare scelte che siano differenziate, per l'uguaglianza di istruzione che viene assicurata.
Il problema del sistema di istruzione può essere così sintetizzato: quanti anni di istruzione devono essere obbligatori? Da quale età e fino a quale età si estende l'istruzione obbligatoria? Quali sono l'età ed il livello di studi rispetto ai quali deve iniziare la differenziazione dei corsi? A quale età e con quale livello di studi si può accedere all'istruzione professionale?
La scuola media unica del 1963 è stata una vera e propria rivoluzione del sistema scolastico: otto anni di istruzione uguale per tutti da 6 a 15 anni, inizio della differenziazione degli studi a 14 anni. Oggi, l'idea ugualitaria insita nell'istituzione della scuola media unica deve essere ulteriormente sviluppata. Gli anni di istruzione obbligatoria devono essere complessivamente dieci e sottrarre qualsiasi anno a questo primo periodo significa sottrarlo principalmente alle classi che hanno minor reddito e minore cultura. L'istruzione obbligatoria deve iniziare a 5 anni e terminare a 15 e la differenziazione degli studi deve iniziare a 15 anni, dopo dieci anni di istruzione uguale per tutti.
In via transitoria, abbiamo previsto che si possa prevedere, fino ad una conferenza nazionale convocata dal ministro, l'istituzione di un ginnasio articolato in un indirizzo umanistico ed in un indirizzo scientifico, ma ciò al solo fine di arrivare con la necessaria gradualità all'unificazione per un periodo di dieci anni. L'accesso all'istruzione professionale può avvenire solo se si è conseguito il certificato che attesta gli studi obbligatori per dieci anni, il che implica l'istituzione di corsi di sostegno pomeridiani affinché sia raggiunto tale obiettivo. Non vi devono essere più scuole differenziate fino a 15 anni.
Le scuole elementari dureranno cinque anni, il ginnasio durerà cinque anni, il liceo tre anni, come è previsto dalla legge del 1859, la legge Casati. In questo modo avremo risolto, signor ministro, un problema che ci portiamo appresso da tempo. Non è stato risolto dalla riforma Gentile del 1923, non è stato risolto dalla riforma Bottai del 1939 ed era insito nella legge Casati, l'unica vera grande legge di tutto il sistema di istruzione scolastico ed universitario.
Penso che sulla scuola primaria, sulla scuola di base e sulle pari opportunità si debba essere rivoluzionari, cambiare realmente la situazione e dare a tutti i cittadini la possibilità di emanciparsi, di concorrere, di entrare nel mercato e di affermarsi. Non vogliamo un gioco falsato, ma vero: tutti i fanciulli e le fanciulle devono avere le stesse opportunità nella propria vita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villetti 2.211, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 423
Votanti 269
Astenuti 154
Maggioranza 135
Hanno votato
26
Hanno votato
no 243).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 2.210.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, parlo a titolo personale. Con questo emendamento mi sembra venga offerto un contributo serio affinché funzioni lo scambio tra i due sistemi e si eviti la presenza di una scuola di serie A, quella dei licei, e una di serie B. Dovremmo, infatti, impedire che, come accade ora, solo il 7 per cento - si tratta di dati ufficiali - scelga il canale della formazione professionale. Appare arduo, dopo i continui tagli alla legge n. 440 del 1997, di cui il Governo è ben a conoscenza, che tale scelta venga incentivata con entusiasmo, stante anche il fatto che già quest'anno numerosi docenti degli IPSIA hanno chiesto il trasferimento ad altri istituti superiori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 2.210, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 405
Votanti 403
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato
169
Hanno votato
no 234).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grignaffini 2.209.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, non condividiamo la proposta contenuta in questo provvedimento di canalizzazione precoce, di scelta a 13 anni. Infatti, dai 13 ai 15 anni si acquisiscono e si consolidano proprio quelle conoscenze che permettono di continuare ad imparare, poter passare da un canale all'altro, di accedere alla preparazione al lavoro senza essere penalizzati quando il lavoro cambia e cambia il sapere del lavoro.
Più volte nel nostro dibattito in Commissione si è fatto l'esempio dell'artigiano di Cantù: lì c'è lavoro, e garantiamo ai giovani un accesso veloce al mondo del lavoro. Tuttavia, oggi anche l'artigiano di Cantù, se vuole essere competitivo con l'industria del mobile usa e getta, deve conoscere più matematica, più geometria, più fisica. Quello che si impara negli otto anni della scuola di base non basta più. Assecondare un precoce avviamento al lavoro significa avviare ad un futuro di precarietà e di incertezza.
Continuate a parlare di libera scelta delle famiglie, ma a 13 anni, per una larga parte di bambini, sceglie la condizione sociale delle famiglie. Cosa saranno costrette a scegliere le famiglie dei quartieri spagnoli di Napoli, dello Zen di Palermo, della città vecchia di Bari? Vi sono tante situazioni di assenza di un sistema qualificato di formazione professionale. Ministro, lei conosce bene l'esperienza dei maestri di strada di Napoli, quelli che sottraggono i bambini, le loro intelligenza ed i loro talenti alla povertà delle famiglie, quelle famiglie che già oggi evadono l'obbligo. Provi a spiegare loro che dovranno parlare a quelle famiglie di diritto-dovere e non di obbligo.
Pensiamo che l'istruzione debba essere un bene a disposizione solo di chi se lo può permettere? No, noi pensiamo sia una forma di ricchezza e che spetti al sistema pubblico garantire uguali possibilità per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 2.209, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato
179
Hanno votato
no 243).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bulgarelli 2.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 409
Votanti 398
Astenuti 11
Maggioranza 200
Hanno votato
164
Hanno votato
no 234).

Prendo atto che l'onorevole Pinto non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sasso 2.212, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 420
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato
180
Hanno votato
no 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 2.213, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 415
Maggioranza 208
Hanno votato
177
Hanno votato
no 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 2.214, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 425
Votanti 417
Astenuti 8
Maggioranza 209
Hanno votato
176
Hanno votato
no 241).

Prendo atto che l'onorevole Mondello non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grignaffini 2.215.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Questo emendamento, signor Presidente, ci riporta al problema dell'effettivo rispetto della legge sull'autonomia didattica delle scuole, ma ci riporta anche su una tematica più complessa. Vi è un'operazione fondamentale preparatoria alla discussione di qualunque riforma della scuola: la riflessione sul riordino del sistema dei saperi per l'individuazione del curricolo di base. Invece di curricolo non si parla più in questo disegno di legge. Prendiamo quindi atto che si ritorna irrimediabilmente ai programmi.
Attribuire alle regioni una parte del curricolo significa confermare che si vuole limitare l'autonomia delle scuole. Anche di questo prendiamo atto e non possiamo non dire che parlare di piani di studio personalizzati per noi oggi non significa più niente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Con questa lettera l) del comma 1 dell'articolo 2 si chiarisce bene quello che avevamo già detto in Commissione, cioè come questa legge vada di pari passo con la proposta di devolution già approvata dal Senato. Voi sostenete che la competenza su una parte del curricolo viene affidata direttamente alla competenza regionale. Insomma non sono le scuole ad arricchire il curricolo nel confronto con la cultura locale, ma è il potere politico locale che decide quote di sapere della scuola. Questo è davvero un bel colpo all'autonomia culturale del sistema, all'autonomia delle scuole e dei soggetti e tutto questo a favore di un neocentralismo regionale e di una divisione del sistema unitario in 20 sottosistemi destinati ad aumentare divisioni e differenze territoriali.

PRESIDENTE. L'onorevole Grignaffini ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, ma non posso darle la parola perché ha già parlato sull'articolo 2 e sul complesso delle proposte emendative presentate.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 2.215, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 411
Maggioranza 206
Hanno votato
178
Hanno votato
no 233).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Colasio 2.216 e Capitelli 2.217, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 417
Votanti 411
Astenuti 6
Maggioranza 206
Hanno votato
174
Hanno votato
no 237).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Capitelli 2.218 e Colasio 2.219.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Intervengo a titolo personale perché vorrei che ci rendessimo conto tutti, in questa Assemblea, che qualora questo emendamento fosse respinto di fatto la riforma umilierebbe l'autonomia degli istituti.
Si insegue un regionalismo antistorico, che richiama la prossima legge sulla devolution, su cui il Governo, il ministro, il sottosegretario Aprea e la maggioranza, in sede di audizione in Commissione, nonostante le numerose richieste, non hanno fornito alcuna risposta in termini di chiarezza. Inoltre, si umilia il riconoscimento alle autonomie locali previsto direttamente dalla Costituzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Capitelli 2.218 e Colasio 2.219, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato
177
Hanno votato
no 233).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva .
(Presenti 426
Votanti 423
Astenuti 3
Maggioranza 212
Hanno votato
244
Hanno votato
no 179).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Bulgarelli 2.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 416
Votanti 397
Astenuti 19
Maggioranza 199
Hanno votato
158
Hanno votato
no 239).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 3, ad eccezione degli emendamenti Sterpa 3.15 e Fiori 3.18 sui quali formula un invito al ritiro, proponendo di trasfonderne il contenuto in ordini del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Titti De Simone 3.1 e Sasso 3.25, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 405
Maggioranza 203
Hanno votato
174
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 3.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. È il tipico emendamento - mi rivolgo soprattutto al ministro - con il quale vorremmo capire se la discussione continua ad essere, come in Commissione, una mera ritualità oppure se, dall'obbligo proveniente dalla Commissione bilancio di far tornare il provvedimento al Senato, ne consegue una volontà di migliorare la riforma.
Vorrei ricordare che le preiscrizioni a tutte le classi sono già terminate il 25 gennaio scorso. Quindi, non comprendo la fretta per una riforma che dovrà comunque tornare al Senato. Da parte nostra non si intende banalizzare il valore del comportamento, come fattore educativo fondamentale, ma riteniamo negativo il ritorno ad un atteggiamento anacronistico
di rigidità culturale, che avrebbe quale unica conseguenza quella di irrigidire il rapporto educativo tra docente e alunno e di valutare due volte il valore dello stesso comportamento.
È noto, infatti, che attualmente il consiglio di classe, nella sua complessità, decide dell'idoneità degli alunni alla classe superiore anche sulla base della motivazione, dell'interesse, dell'apprendimento e dell'impegno dimostrato.
L'idea di ripristinare un atto punitivo al di fuori di una collegialità, a nostro avviso, esula dalla preoccupazione di educare, cioè di responsabilizzare l'alunno rispetto alle sue capacità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per sottolineare che la questione della valutazione apparentemente può sembrare una questione marginale, mentre in realtà costituisce un tema centrale del percorso di apprendimento e di insegnamento.
Siamo d'accordo su un sistema di valutazione, su un istituto nazionale di valutazione, ma la pensiamo in maniera diversa circa le funzioni di questo sistema e di questo istituto.
Pensiamo ad un sistema di valutazione che sia strumento di informazione alle scuole, per metterle in grado di correggere il proprio lavoro e di capire se si sta operando bene o meno. Insomma, pensiamo ad un sistema che aiuti la scuola a cogliere i pregi ed i difetti del proprio lavoro e ad autovalutarsi, perché non si sviluppa una cultura della valutazione se non c'è capacità di autovalutarsi.
Invece, con le scelte contenute nella vostra proposta, voi non migliorate il sistema scolastico, ma riportate la scuola indietro rispetto al lavoro avviato a partire dal 1979 sulla valutazione formativa come strumento per migliorare non solo l'apprendimento ma anche l'insegnamento. E la riportate indietro con l'anacronistica reintroduzione del voto di condotta che, non a caso, è stato eliminato, perché si è visto che non serviva. Oltretutto, nel frattempo è stato approvato un regolamento, chiamato statuto delle studentesse e degli studenti, che molto spesso dimenticate e che definisce diritti e doveri delle studentesse e degli studenti, tra cui anche il dovere di tenere un corretto comportamento. Con il voto di condotta non si affrontano e non si risolvono problemi molto più gravi, quali il bullismo o la delinquenza comune. Non si combattono questi problemi con l'arma spuntata del sette in condotta. Libro, possibilmente uno solo, e bacchetta è la vostra anacronistica proposta (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Squeglia. Ne ha facoltà.

PIETRO SQUEGLIA. Signor Presidente, dobbiamo dire che, in generale, il testo si presenta confuso e contraddittorio. In questo caso, tanto per fare un esempio, il testo in esame non tiene conto che la valutazione deve essere articolata e che, se c'è una valutazione del sistema in generale, c'è anche quella delle singole istituzioni scolastiche, quella degli insegnanti e quella degli studenti.
In particolare, la lettera a) del comma 1 dell'articolo 3 prevede che la valutazione periodica ed annuale degli apprendimenti e del comportamento degli studenti sia affidata ai docenti delle istituzioni. L'emendamento mira ad eliminare la parola «comportamento», in quanto si ritiene che la valutazione degli alunni debba essere unitaria e complessiva. Non si può scindere l'apprendimento dal comportamento. L'allievo va valutato nella sua complessità e nella sua unitarietà. Il comportamento dello studente va, sicuramente, tenuto presente, anzi, è da esso che bisogna partire per costruire un progetto educativo di sostegno e di crescita. Tuttavia, questo comportamento non può essere valutato in modo a sé stante
perché il comportamento di uno studente è un sintomo del suo essere più profondo e, in quanto tale, l'insegnante deve farne attento oggetto di analisi ma non di giudizio e di valutazione finale.
Insomma, il testo, così come proposto, rappresenta secondo noi un grosso passo indietro della scuola italiana (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 3.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 373
Votanti 370
Astenuti 3
Maggioranza 186
Hanno votato
156
Hanno votato
no 214).

Prendo atto che gli onorevoli Ciro Alfano, Emerenzio Barbieri, Cima, Maninetti, Mereu e Mondello non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Colasio 3.19 e Capitelli 3.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, vorrei cominciare a porre un problema già sollevato, implicitamente, dall'onorevole Sasso: con l'introduzione del voto di condotta all'articolo 3, comma 1, lettera a), andiamo contro la ratio complessiva di una legge. Ricordo che lo statuto delle studentesse e degli studenti è legge. Vorrei ricordarlo al ministro, che tanto tiene a questo concetto: si tratta di una legge che ha messo al primo posto la centralità dell'alunno come persona. Cosa si fa di queste leggi? Le abroghiamo o le punzecchiamo qui e là? Questo mi viene da chiedere. Lo statuto delle studentesse e degli studenti che, come hanno già detto i colleghi, ha abolito, correttamente, il voto di condotta, oltre a mettere in rilievo la centralità dell'alunno come persona, esplicita diritti e anche doveri degli alunni. Vogliamo tenere conto di questa legge e del suo significato complessivo?
Quella legge dettava alle scuole le condizioni per realizzare i diritti ed esplicitare i doveri degli allievi. Io credo non si possa fare sempre carta straccia delle leggi proposte dai governi precedenti e che, se c'è bisogno di rivisitarle, si debba procedere con altri strumenti. Sicuramente, non con lo strumento della delega e non con le punzecchiature, beccando qui e là, e estrapolando un punto qui e un punto là per snaturarle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone, alla quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, vorrei ricordare al Parlamento che il percorso di costruzione di questa legge-delega ha visto, proprio su questo punto ma non solo, una incapacità (noi riteniamo probabilmente una non volontà) di questo Governo di confrontarsi con quegli esponenti e quei soggetti attori del mondo della scuola, in particolare, per quanto attiene al mondo degli studenti, che avevano sollevato su questo elemento molti rilievi critici, insieme al mondo degli insegnanti. Infatti, è evidente che su questo punto noi aggiungiamo ad una scuola che divide, per le ragioni che qui abbiamo già esposto, un'idea di una scuola che punisce completamente difforme da quella di una scuola che promuove che rimuove gli ostacoli che si frappongono ad un pieno sviluppo e ad una piena affermazione delle proprie qualità, delle proprie vocazioni ed anche delle differenze come valore, come arricchimento di quella costruzione di cittadinanza che la scuola rappresenta come laboratorio primario per i ragazzi e per le ragazze. C'è un'idea autoritaria ben rappresentata dalla riproposizione del vostro 7 in condotta, che credo davvero trasformi questa scuola sempre più in un luogo in cui si esclude, e in cui si riducono le differenze ad una dequalificazione e ad un disvalore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Colasio 3.19 e Capitelli 3.27, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 381
Votanti 380
Astenuti 1
Maggioranza 191
Hanno votato
157
Hanno votato
no 223).

Onorevole Sterpa, intende accedere all'invito al ritiro del suo emendamento 3.14 formulato dal relatore per la maggioranza?

EGIDIO STERPA. Sì, signor Presidente, e annuncio di aver già presentato un ordine del giorno di impegno per il Governo nel quale viene trasfuso il contenuto del mio emendamento. In sede di dichiarazione di voto spiegherò i motivi che mi inducono a ritenere che, nell'esercizio della delega, possa essere tenuto presente il punto di vista che mi ha mosso a presentare questi emendamenti e quindi successivamente l'ordine del giorno. Spiegherò tutto questo in sede dichiarazione di voto.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 17,50).

PRESIDENTE. Sta bene l'onorevole Sterpa quindi accede all'invito al ritiro del suo emendamento 3.15.
Onorevole Fiori, intende accedere all'invito al ritiro del suo emendamento 3.18, formulato dal relatore?

PUBLIO FIORI. Signor Presidente, se ho ben compreso, il Governo si dichiara fin d'ora disponibile ad accettare un ordine del giorno nel quale venisse trasfuso il contenuto del mio emendamento. Pertanto, ritiro il mio emendamento 3.18 e chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno presentato dal collega Sterpa.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 3.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 392
Maggioranza 197
Hanno votato
163
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 3.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 397
Maggioranza 199
Hanno votato
169
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che l'onorevole Sterpa ritira i suoi emendamenti 3.16 e 3.17.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva .
(Presenti 403
Votanti 400
Astenuti 3
Maggioranza 201
Hanno votato
236
Hanno votato
no 164).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 3).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.

NICOLA ROSSI. Signor Presidente, naturalmente è inutile tornare a sottolineare l'importanza di questo articolo 4 e della questione relativa all'alternanza scuola-lavoro. Vorrei solo far osservare che, attraverso questo articolo, anticipiamo in maniera considerevole la scelta - che viene lasciata ai ragazzi - del percorso formativo da seguire. L'anticipazione di questa scelta implica delle conseguenze particolarmente gravi; vorrei soffermarmi proprio su questo per sottolineare come questo articolo - alla pari di altri, in realtà - nasconda un disegno molto preciso della società italiana e meriti di essere soppresso, se non considerevolmente emendato.
La scuola pubblica da quando è nata ha avuto un obiettivo molto preciso, e cioè quello di recidere i rapporti che legano ognuno di noi con il proprio passato e con il proprio presente. Sto parlando di quel filo sottilissimo - e pure così resistente -, il quale fa sì che ancora oggi i figli provenienti da famiglie con elevato capitale umano tendano ad accedere, molto più facilmente, all'università e ad uscirne nella migliore maniera possibile e che, invece, i figli di famiglie con ridotto capitale umano si trovino nelle condizioni di dover scegliere, in maniera molto precoce, un percorso che li porterà, spesso e volentieri, ai margini della società o del mondo del lavoro. Questo è esattamente ciò che la scuola pubblica non dovrebbe permettere; questo è ciò che accade da tempo in Italia, nonostante il grande lavoro svolto nella passata legislatura, e ciò che continuerà ad accadere anche dopo l'approvazione di questo provvedimento.
Sarebbe stato opportuno e desiderabile che il ministro Moratti si preoccupasse anche di queste cose, oltre che di altre che sono oggetto del suo affanno. È tragico rilevare che sulla specifica questione relativa alla stratificazione sociale non sia stata spesa nemmeno una parola sia in quest'aula - da questa maggioranza - sia all'interno degli altri documenti.
Naturalmente preoccuparsi di questo problema avrebbe comportato la trattazione di alcune questioni molto semplici come, ad esempio, legare la scuola dell'infanzia al percorso scolastico della scuola dell'obbligo, legame che invece si è inteso recidere. Sarebbe stato necessario pensare ad una scuola a tempo pieno e dotata di tutti i sostegni necessari, cosa che, ancora una volta, si è tentato di fare nella passata legislatura e sulla quale, invece, si è voluto tornare indietro attraverso questo provvedimento. Infine, sarebbe stato necessario posporre il momento della scelta, per far in modo che i ragazzi potessero scegliere, eventualmente anche in maniera difforme da quella voluta dai loro genitori.
Così non è stato, così non avete voluto e ci consegnerete, a questo punto, una società simile a quella che oggi è la società italiana: una società statica e socialmente immobile. Non so se il Governo si rende conto che è esattamente sotto questo profilo che ci mostriamo all'Europa come un caso particolare. Il
grado di mobilità sociale degli italiani è molto più basso di quello di altri partner europei. Appare strano e straordinario a molti europei il fatto che sia la sinistra a preoccuparsi di dare un po' di dinamismo a questa società e che, invece, sia la destra a rinunciarvi. Comunque, ciò, a ben vedere, non è affatto strano: i conservatori siete voi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 4 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la maggioranza. Il parere della Commissione è contrario su tutte le proposte emendative presentate.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Bulgarelli 4.1, Titti De Simone 4.2 e Capitelli 4.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dire che la scuola ha bisogno di un rapporto con il mondo e con i saperi del lavoro. Comunque, noi pensiamo che la vostra soluzione rappresenti, come sempre, una scorciatoia. Si prevedono percorsi nel mondo del lavoro solo per alcuni, magari per i più deboli. Si tratta proprio della riproposizione di quell'idea tardo gentiliana della separazione fisica in percorsi separati: la scuola del conoscere e del teorizzare da una parte e la scuola del fare, del produrre, dell'operare e del costruire dall'altra.
Noi abbiamo una diversa convinzione: pensiamo che non esista un sapere senza abilità pratiche, operative ed esecutive e che non esistano competenze professionali che non incorporino un sapere teorico e che non facciano riferimento ad una consapevole visione del mondo e della società.
Per tale motivo, riteniamo che i percorsi di alternanza, di stage nell'industria e via seguitando debbano sussistere per tutti gli indirizzi scolastici e non solo per alcuni. Nel vostro provvedimento, onorevole Aprea, è scritto esattamente il contrario!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bulgarelli 4.1, Titti De Simone 4.2 e Capitelli 4.31, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Cima, aspetto che prenda posizione, non sia mai detto.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 384
Votanti 383
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato
162
Hanno votato
no 221).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villetti 4.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 396
Votanti 391
Astenuti 5
Maggioranza 196
Hanno votato
163
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 4.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 388
Votanti 383
Astenuti 5
Maggioranza 192
Hanno votato
162
Hanno votato
no 221).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sasso 4.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 394
Votanti 391
Astenuti 3
Maggioranza 196
Hanno votato
162
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 4.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 395
Votanti 394
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato
168
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 4.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 397
Maggioranza 199
Hanno votato
168
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 4.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 394
Votanti 393
Astenuti 1
Maggioranza 197
Hanno votato
162
Hanno votato
no 231).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 4.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 397
Votanti 392
Astenuti 5
Maggioranza 197
Hanno votato
164
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 4.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 405
Votanti 400
Astenuti 5
Maggioranza 201
Hanno votato
169
Hanno votato
no 231).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 4.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 405
Maggioranza 203
Hanno votato
170
Hanno votato
no 235).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Colasio 4.30 e Grignaffini 4.36, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 403
Votanti 401
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato
171
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva .
(Presenti 404
Votanti 402
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato
231
Hanno votato
no 171).

Prendo atto che l'onorevole Garagnani avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 4).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, nelle esperienze europee la formazione degli insegnanti costituisce un percorso a sé, distinta dalla formazione disciplinare sic et simpliciter, vale a dire da quella non rivolta all'insegnamento e per ciò prevede contenuti che, al di là dei saperi specifici, comprendono non solo le didattiche disciplinari, corrispondenti ai laboratori, ma anche la didattica generale e la preparazione psicopedagogica nelle scienze sociali.
L'insegnante è un operatore intellettuale culturale e, nello stesso tempo, un educatore che agisce sui processi di crescita dei più giovani, in una società complessa; ciò richiede sia padronanza nella disciplina sia profonda comprensione del ruolo che i linguaggi disciplinari hanno nel contesto sociale e nella costruzione dell'etica pubblica. Si pensi al dibattito sulle frontiere della scienza, della biotecnologia e della ricerca medica sui limiti della vita o alla ricerca per usi militari. Si pensi anche al confronto tra le diverse interpretazioni storiche non solo del passato recente, ma anche delle radici culturali, ad esempio, dell'Europa, in confronto con altri modelli culturali e di civilizzazione. Pertanto, all'insegnante non basta il sapere: occorre anche la capacità critica di riflettere sugli usi sociali e sugli effetti dei saperi che pratica e che trasmette.
Per svolgere il proprio ruolo, inoltre, nella relazione educativa occorre che ciò che l'insegnante sa giunga alla mente razionale ed affettiva delle allieve e degli allievi in maniera tale da suscitare la passione del sapere o almeno la curiosità di capire o almeno il riconoscimento della fatica che si fa per apprendere.
A questo approccio ci riportano i più appassionati tra i nostri maestri, da don Milani a Mario Lodi, passando per una illustre tradizione puerocentrica che ha tra gli antesignani un veneto: Vittorino da Feltre.
A volte capita anche ai professori universitari, anzi più ai professori universitari che ai maestri elementari, che alla competenza nella propria disciplina non corrisponda altrettanta capacità di docenza e di relazione educativa. Per questo occorre chiedere a tutti gli insegnanti, anche nel secondo ciclo, l'umiltà di misurarsi con l'approfondimento di competenze relazionali e psicopedagogiche che, nella maggior parte dei casi, salvo rarissime eccezioni, non sono possedute in natura. Questa non sembra la strada seguita dalla presente proposta di legge - ripeterò spesso «non sembra» - perché noi speriamo che in sede di adozione dei decreti delegati si ritorni su questo impianto. In questa sede si dà per ora alla formazione degli insegnanti una preminente finalità di approfondimento disciplinare. Questa non è una scelta felice, in parte anche perché contraria alla vocazione europea che il ministro rivendica nella sua riforma, ma perché sconfessa l'esperienza delle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario che, come tutte le esperienze in avvio, sarebbero da valutare bene, monitorare, modificare, ma certo non da cancellare, dopo che faticosamente avevano imboccato la strada dell'integrazione tra conoscenze specifiche, conoscenze psicopedagogiche e tirocinio.
Il paese ha bisogno di insegnanti più formati, formati anche in servizio, formati ad assumersi tutto l'insieme delle responsabilità anche gestionali che la scuola richiede, e per questo anche meglio pagati in relazione alla crescita della loro formazione.
Per questo sarebbe stato bene - lo proponiamo negli emendamenti - che, al di là della pari dignità, la formazione iniziale degli insegnanti fosse anche o almeno di pari durata, dalla scuola dell'infanzia al secondo ciclo, creando reali passerelle in prospettiva anche per il passaggio dai diversi ordini dell'insegnamento. Dunque la proposta di legge sembra rinunciare ad una formazione all'insegnamento vera e propria, soprattutto per i gradi secondari.
È grave, ma lo è di più per il fatto che il tirocinio sembra, ed anche in questo caso speriamo ancora nei decreti delegati, espulso dalla formazione di base, mentre pare chiaramente introdotto soltanto nel postlaurea specialistico.

PRESIDENTE. Onorevole colleghi, vi prego di tenere conto del tempo!

FRANCA BIMBI. Lo si può capire in base al percorso prescelto. Il tirocinio, così come previsto alla lettera e), letta alla luce della lettera d), preannuncia o sembra preannunciare anche una precarizzazione sistematica dei futuri insegnanti, in quanto con l'abilitazione non si prevede l'insegnamento nelle graduatorie permanenti. Non solo: alla formazione relativa ai ragazzi diversamente abili o a quelli con problemi di apprendimento, non si fa alcun riferimento. Si tratta insomma di un percorso assolutamente tradizionale che propone anche un rapporto ancillare dell'università nella formazione degli insegnanti.
Noi avremmo voluto lavorare per il meglio e per dare una formazione professionale vera e propria a tutti gli insegnanti, voltando pagina con la prospettiva del precariato. Invece siamo costretti a proporre soltanto alcuni emendamenti per il «meno peggio» e speriamo che il paese misuri questo errore anche in base ai risultati che saranno ottenuti (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo articolo 5, in riferimento al quale noi abbiamo presentato diversi emendamenti, compreso uno che mira alla soppressione dell'articolo stesso, si conclude la logica di questa riforma nel modo più verticistico possibile.
Infatti, non solo, come purtroppo è successo negli articoli precedenti, in questa riforma viene svuotato il principio di una scuola laica e pluralista a vantaggio di una scuola che deve favorire la formazione - si dice - spirituale e morale; non solo viene introdotto un anticipo differenziato nella scuola di infanzia e nella scuola elementare delineandosi percorsi personalizzati a più velocità nella scuola di base, che ripropongono una scuola per i bravi ed una scuola per chi non ce la fa; non soltanto viene, di fatto, ricreato il canale parallelo della formazione professionale nell'istruzione secondaria superiore - andando nella direzione opposta a quello che dovrebbe essere il primo obiettivo della scuola: offrire più qualità a tutti -, ma in questo articolo viene messo sotto tutela dell'università il mestiere degli insegnanti sia per quanto riguarda la formazione iniziale, sia per quella in servizio, disconoscendo l'autonomia dei professionisti della scuola.
Se infatti è positiva - ed è l'unica cosa che riconosciamo - la scelta prevista nella lettera a) di conferire pari dignità e durata, per tutti i docenti, ai corsi di laurea specialistica, è negativa la soluzione prevista per l'accesso ai ruoli organici del personale docente, che continuerà a riproporre peraltro il precariato e che creerà anche questo precedente di affido alle università delle attività di tirocinio previste nella lettera e) per i contratti di formazione e lavoro, attraverso la gestione di apposite strutture di ateneo. Questo vuol dire non tener conto delle funzioni, delle competenze e della cultura della scuola, che non può essere l'anello terminale, che stipula convenzioni proposte dagli atenei, di decisioni prese dalle università, su un terreno che peraltro non è di sua competenza.
Questa concezione gerarchica del rapporto fra scuola e università non tiene conto dell'assoluta diversità esistente tra di esse e non tiene conto del fatto che l'università non necessariamente ha interesse a gestire queste strutture o ha le competenze necessarie per guidare lo svolgimento delle suddette attività. Il criterio di affidare all'università la formazione in servizio dei docenti annulla in definitiva il principio dell'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo delle istituzioni scolastiche autonome.
Con gli emendamenti che abbiamo presentato come gruppo dei Verdi e con quelli che abbiamo sottoscritto insieme ai colleghi dell'Ulivo abbiamo cercato di correggere un'impostazione che, però, come abbiamo denunciato dall'inizio, resta assolutamente elitaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, lo abbiamo detto in tutti i modi: questo è un provvedimento profondamente sbagliato. Abbiamo spiegato le ragioni delle nostre proposte ed anche le ragioni del nostro dissenso. Anche l'articolo 5 contiene previsioni normative incerte e confuse, che rischiano di determinare il peggioramento della formazione dei docenti.
Noi siamo convinti che riformare la scuola sia una necessità per rispondere più efficacemente al bisogno diffuso di sapere, per elevare il livello culturale del paese, per rilanciare lo sviluppo e l'occupazione, per rispondere alle sfide delle società contemporanee. Il punto è, però, che questa vostra proposta non è all'altezza di questi compiti: è una proposta regressiva, che rischia di portare il nostro paese agli ultimi posti in Europa, una proposta che, di fatto, riduce la competitività del nostro sistema, abbassa l'investimento sul capitale umano, accentua le differenze fra le classi sociali e i territori, riduce i diritti, le risorse, i docenti, gli operatori scolastici, il tempo scuola, la partecipazione e la partecipazione democratica nel governo della scuola.
State approvando questo testo a colpi di maggioranza, senza alcun confronto con il paese reale, con i docenti, con gli studenti, con le famiglie, un provvedimento che neanche voi siete in grado di sostenere, perché non ha la copertura finanziaria e quando una riforma non ha la copertura finanziaria vuol dire che non è credibile, vuol dire che non rappresenta una priorità per il paese.
È una proposta di legge «manifesto», che contrasta con un altro manifesto, quello della devolution, che si muove in una direzione contraria alle previsioni contenute in questo provvedimento. Oggi ci chiedete di dare una delega al Governo sulla scuola; domani ci chiederete di dare la competenza esclusiva, sui temi fondamentali relativi alla scuola, alle regioni. Ma con i manifesti non si governa, e non c'è che da essere preoccupati.
La nostra preoccupazione si conferma anche nell'affrontare le norme contenute nell'articolo 5, con le quali, di fatto, si determina il peggioramento della formazione iniziale degli insegnanti, che è invece un punto fondamentale ai fini della qualità complessiva del sistema scolastico. Questo punto non è affrontato adeguatamente: l'articolo 5 non risponde alle reali esigenze e ai reali problemi.
Noi riteniamo necessario, invece, rivalutare il ruolo professionale e sociale degli insegnanti, anche attraverso l'adeguamento dei loro stipendi, come avviene negli altri paesi europei. Ma le politiche che il Governo sta determinando hanno solamente creato un peggioramento delle condizioni degli insegnanti: nessun investimento, solo una pesante riduzione degli organici, la precarizzazione dei rapporti di lavoro, la riduzione delle immissioni in ruolo, un atteggiamento contraddittorio, confuso, sulle graduatorie permanenti.
Non avete compiuto alcun passo in avanti rispetto al contratto degli insegnanti! State ponendo in una situazione di incertezza migliaia di lavoratori ATA.
Infine - è ancora più grave - state seriamente pregiudicando la libertà di insegnamento nella scuola del nostro paese. Questo, onorevole sottosegretario - mi dispiace che non sia presente il ministro - sono le scelte per le quali il vostro ministero si è fin qui caratterizzato.

PRESIDENTE. Onorevole Martella...

ANDREA MARTELLA. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, ricordando che, con l'articolo 5, vediamo abbandonare quelle esperienze positive di integrazione tra scuola ed università. Di fatto, vengono smantellate le scuole di specializzazione. Si prospetta una formazione esclusivamente teorica, priva di ogni intreccio con il sapere professionale della scuola. Si introduce un percorso pericoloso di chiamata diretta degli insegnanti. Con le nostre proposte emendative abbiamo voluto dare pari dignità e durata, per tutti i docenti, al percorso di formazione universitaria ed abbiamo indicato la necessità di sgombrare il campo da quella formula equivoca del Governo riguardante la laurea specialistica.
La prospettiva che indichiamo è quella di recuperare l'esperienza delle scuole di specializzazione come centri finalizzati all'insegnamento perché hanno potuto rappresentare fino ad ora un'esperienza significativa da tenere in considerazione, il luogo d'incontro reale tra la scuola e l'università. Crediamo sia necessario che nella scuola vi siano insegnanti competenti, responsabili, liberi, con alto senso della propria funzione; la funzione di grande responsabilità che è data agli insegnanti per trasmettere la conoscenza deve essere sostenuta e valorizzata.
Purtroppo, nulla di ciò è previsto nell'articolo 5 ed anche per queste ragioni il nostro dissenso a questo provvedimento è particolarmente grave in questo punto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Titti De Simone, alla quale ricordo che ha un minuto di tempo a sua disposizione. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, la prima cosa che è necessario dire con riferimento all'articolo 5 è la seguente: la normativa relativa alla formazione dei docenti, a nostro avviso, dovrebbe trovare collocazione in un altro provvedimento e non, quindi, in un testo di legge delega che, tra l'altro, prefigura elementi di indebita interferenza - lo abbiamo ricordato nel corso di altri interventi - soprattutto per quanto riguarda le materie relative alla contrattazione, al reclutamento, allo stato giuridico degli insegnanti. Le nostre contrarietà, dunque, sono di metodo e di merito rispetto all'articolo 5.
Con riferimento alle questioni di merito, vogliamo sottolineare sostanzialmente che per l'insegnamento non è sufficiente una laurea, per quanto specialistica, di sola natura disciplinare e con carattere esclusivamente contenutistico. È necessaria, invece, una speciale formazione degli insegnanti che preveda specifici elementi metodologici (anche con riferimento all'insegnamento di sostegno) e specifici tirocini. Di conseguenza, è nostro interesse specificare - lo abbiamo fatto attraverso le proposte emendative che questa maggioranza ha respinto - un aspetto: quando si parla di laurea specialistica si deve utilizzare una dizione che faccia esplicitamente riferimento alla formazione degli insegnanti. Vogliamo evitare - come, invece, qui si sta facendo - che per la formazione per l'insegnamento alla scuola elementare...

PRESIDENTE. Onorevole Titti De Simone...

TITTI DE SIMONE. ...si torni al titolo di studio di durata diversa - tipo il diploma magistrale - con relative ricadute anche sul piano contrattuale e retributivo.
Siamo contrari al numero chiuso, al contingentamento del reclutamento, al sistema di rigidità che va verso una riduzione del personale (Dai banchi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale si grida: «Tempo, tempo, Presidente!») che sempre è sinonimo di dequalificazione - state calmi colleghi - come, del resto, denotano tutti i provvedimenti fin qui adottati dal Governo, anche con riferimento alla legge finanziaria.

PRESIDENTE. Onorevole Titti De Simone...

TITTI DE SIMONE. Ci sarebbe bisogno di certezza di norme e di rispetto dei diritti acquisiti per gli insegnanti, soprattutto per i precari storici, di quella certezza di norme, di quel rispetto dei diritti acquisiti che, invece, voi andate togliendo giorno per giorno.

PRESIDENTE. Se si tratta di una persona così cortese, che non disturba quasi mai e che non parla quasi mai, concederle un minuto in più non è un problema. Non esageriamo nell'essere fiscali!
Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 5 e sulle proposte emendative ad
esso presentate, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il parere della Commissione è contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 5, fatta eccezione per gli emendamenti Colasio 5.67, Bindi 5.68 e Grignaffini 5.75: invito i presentatori a ritirare questi ultimi ed a trasfonderne il contenuto in eventuali ordini del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Titti De Simone 5.8, Grignaffini 5.60 e Volpini 5.61, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 412
Maggioranza 207
Hanno votato
181
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grignaffini 5.62.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, considerato che abbiamo presentato un emendamento soppressivo dell'articolo 5, voglio segnalare all'onorevole Vito che ci siamo fatti carico di indicare le nostre proposte. Con questo emendamento, ci preoccupiamo, contestualmente, della formazione iniziale dei docenti e del sistema di reclutamento.
In tutti i paesi del mondo, le procedure di formazione dei docenti vengono disciplinate congiuntamente con quelle di reclutamento. L'esame conclusivo del corso biennale di specializzazione a numero programmato, a cui si accede dopo la laurea triennale previa selezione, che noi proponiamo, deve avere valore concorsuale. Le normative attuali sulle graduatorie e la loro opinabile applicazione, con i conseguenti ricorsi e controricorsi, hanno contribuito a determinare situazioni difficilmente gestibili, che tutte le parti politiche e sindacali chiedono di chiarire.
Ci è sembrata fondamentale un'adozione contestuale di norme a regime, basate sull'abilitazione universitaria ed il pieno valore concorsuale dell'esame finale, e di norme transitorie atte a tutelare i diritti acquisiti. Circa il regime transitorio, ci è parsa ragionevole un'ipotesi che destini, inizialmente, il 50 per cento dei posti ai «vecchi», cioè agli inseriti in graduatorie che, da permanenti, diventerebbero ad esaurimento, ed il 50 per cento (con progressivo aumento fino al 100 per cento) all'abilitazione universitaria. Quest'ultima quota determinerebbe il numero programmato dei posti per l'accesso alle scuole di specializzazione. Proponendo questa soluzione, pensiamo di dare una risposta di prospettiva al personale oggi precario e dal futuro confuso.
Siamo molto lontani dalle posizioni velatamente espresse in questo disegno di legge delega che tanto fa intendere e poco definisce e che prospetta la chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole. Nel vostro testo dell'articolo 5 non è chiaro se la chiamata avverrà sulla base di una graduatoria né si capisce come e se saranno formate graduatorie. Crediamo che si voglia cambiare radicalmente un sistema di reclutamento che, certo, è troppo complicato, ma è anche fatto di regole e di diritti, a favore di un sistema molto semplice, certo, ma che lascia il potere decisionale alla discrezionalità
delle scuole. In questo modo, verrebbero legittimate assunzioni di tendenza, non solo nella scuola paritaria, ma anche in quella pubblica.
I prossimi progetti di legge che perverranno al nostro esame, in quest'aula (e che, forse, saranno approvati) riguarderanno i buoni scuola ed il gioco sarà fatto: addio al sistema pubblico di istruzione!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 5.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione)

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 419
Votanti 414
Astenuti 5
Maggioranza 208
Hanno votato
184
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che l'onorevole Carbonella non è riuscito a votare.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,20).

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, io devo riferirle in merito ad un episodio molto spiacevole. Mi auguro che lei non sia il coperchio di questa pentola. Esattamente alle 17,50, io ho chiesto di conoscere chi fossero gli iscritti a parlare sulla questione dell'Iraq, la cui discussione è prevista per domani pomeriggio, atteso che la Conferenza dei capigruppo e la Presidenza avevano fatto sapere che si sarebbe parlato secondo l'ordine di iscrizione. Ora, Presidente, non ne faccio un caso particolare, ma sottopongo a lei la questione come fatto generale: l'ordine di iscrizione, quando è libero, non è segreto, non può essere segreto. Ogni deputato ha il diritto di sapere esattamente chi si iscriva, quando si iscriva, quale sia il turno delle iscrizioni. Sono passati 30 minuti, io ho chiesto più volte chiarimenti al riguardo ma non sono riuscito a conoscere l'elenco degli iscritti.

CESARE RIZZI. Ma stiamo votando sul provvedimento!

PRESIDENTE. Sgarbi, Rutelli, Fiori: questo è l'elenco; comunque non è segreto.

ANTONIO BOCCIA. Non credo che uno debba prendere la parola per saperlo.

PRESIDENTE. No, ma infatti i funzionari, che si sono comportati come sempre in modo encomiabile e perfetto, hanno chiesto al Presidente della Camera come intendesse organizzarlo ed io, appena ho saputo di questa sua richiesta, come sempre di fronte ad ogni sua richiesta, l'ho soddisfatta, non so se nel modo da lei desiderato. Sgarbi, Rutelli, Publio Fiori: questo è l'elenco. Poi gli altri si possono iscrivere qui al banco della Presidenza.

Si riprende la discussione (ore 18,22).

(Ripresa esame dell'articolo 5 - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 5.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 424
Maggioranza 213
Hanno votato
186
Hanno votato
no 238).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Maran 5.1 e Bimbi 5.66.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, il nostro emendamento dice una cosa precisa: la formazione degli insegnanti deve avere pari dignità, pari durata in qualsiasi ordine di scuola si trovino, perché noi siamo convinti che la qualità della scuola la fa la qualità dei suoi docenti e le competenze professionali che oggi servono ai docenti sono molto più complesse di una semplice preparazione disciplinare. Ecco, rispetto a questo problema la proposta del Governo ha eliminato il tirocinio nella formazione dei docenti, ha eliminato il rapporto scuola-università con la figura dei supervisori, ha eliminato il rapporto con la scuola, le attività laboratoriali, le attività di tirocinio, insomma, riappare e riaffiora l'idea di una preparazione tutta disciplinare, si dice in percorsi anche finalizzati all'insegnamento. E viene eliminata anche l'ipotesi di una struttura interfacoltà che garantisca gli aspetti comuni della formazione dovunque questa formazione si faccia. Allora, noi ci chiediamo: questa voluta genericità, questo tornare indietro rispetto all'esperienza delle scuole di specializzazione, questo non parlare del reclutamento dalle graduatorie non nasconde forse l'idea di un reclutamento a chiamata diretta da parte delle scuole, con buona pace dei diritti acquisiti, della responsabilità pubblica, della libertà di insegnamento? Io credo che valorizzare, come il ministro spesso dice, gli insegnanti, valorizzare i dirigenti scolastici, tutti gli operatori della scuola sia un'altra cosa. Significa riconoscere la dignità del loro ruolo, della loro funzione, non decidere della loro sorte, del loro lavoro con le leggi finanziarie, con decisioni affrettate e burocratiche, come ci sembra sia quella, che sta venendo fuori, di una modifica per legge dello stato giuridico degli insegnanti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Maran 5.1 e Bimbi 5.66, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato
162
Hanno votato
no 216).

Prendo atto che gli onorevoli Perrotta e Santori non sono riusciti a votare.
Saluto i ragazzi della scuola media statale Gino Rocca di Feltre, in provincia di Belluno, che sono qua presenti (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maran 5.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato
189
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 5.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato
185
Hanno votato
no 235).

Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Colasio 5.67.

ANTONIO RUSCONI. No, Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, su questo emendamento e sul successivo emendamento Bimbi 5.68, che non intendiamo ritirare, per informare l'Assemblea della cronistoria di questi due emendamenti.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Brevemente.

ANTONIO RUSCONI. Grazie, Presidente.
Si tratta di due emendamenti originariamente riferiti all'articolo 1 che, su invito del ministro e della sottosegretario che erano d'accordo sul contenuto, sono stati trasferiti all'articolo 5: è stato detto che il Governo era d'accordo ma chiedeva che il loro contenuto fosse trasfuso in ordini del giorno perché non c'era tempo per una nuova approvazione da parte del Senato. Ora sta accadendo un fatto gravissimo: il provvedimento dovrà comunque tornare al Senato e, dopo quello che è stato detto in Commissione, si invitano comunque i presentatori, pur essendo d'accordo, a ritirarli.
Riteniamo sia un diritto-dovere di tutti gli insegnanti aggiornarsi e documentarsi sui temi del disturbo di apprendimento degli alunni e sui temi dell'handicap. Si tratta di prestare, nei fatti e non a parole, più attenzione alla persona e alle famiglie in difficoltà e su questo, su un'idea di scuola come comunità educativa, vorremmo ritrovare il Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 5.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 413
Votanti 412
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato
186
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 5.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .

(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato
186
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Grignaffini 5.75 non aderiscono all'invito al ritiro formulato dal relatore per la maggioranza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 5.75, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 415
Votanti 413
Astenuti 2
Maggioranza 207
Hanno votato
186
Hanno votato
no 227).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 5.78, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 414
Votanti 411
Astenuti 3
Maggioranza 206
Hanno votato
183
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 5.77, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato
184
Hanno votato
no 229).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Carra 5.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carra. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, avremmo preferito che la formazione di base degli insegnanti si realizzasse con corsi di specializzazione e non con una laurea specialistica, per due ordini di motivi: l'esperienza delle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario è stata complessivamente positiva e, in secondo luogo, il percorso sino alle lauree specialistiche giunge a 300 crediti mentre i corsi di specializzazione arrivano a 360. Dunque, organizzando in questo secondo modo si sarebbero ottenuti, con uno sforzo non disumano, titoli spendibili sul mercato del lavoro; cioè i giovani avrebbero potuto conseguire una laurea specialistica abilitante all'insegnamento e una laurea disciplinare in più.
Ci premeva sottolineare questo sforzo per andare incontro, come si dice, alle esigenze della scuola e dell'università ma lo diciamo, soprattutto, per gli insegnanti e per i giovani laureati.
Per queste ragioni ci saremmo aspettati che questo emendamento fosse accolto non dico dal Governo, ma dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Carra 5.72, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 428
Votanti 422
Astenuti 6
Maggioranza 212
Hanno votato
187
Hanno votato
no 235).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 5.82, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 420
Votanti 416
Astenuti 4
Maggioranza 209
Hanno votato
183
Hanno votato
no 233).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 5.74, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato
184
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 5.84, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 423
Votanti 417
Astenuti 6
Maggioranza 209
Hanno votato
187
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sasso 5.79 e Colasio 5.85, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 422
Votanti 419
Astenuti 3
Maggioranza 210
Hanno votato
189
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 5.69, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 418
Votanti 417
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
187
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Martella 5.80 e Bimbi 5.88, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 421
Votanti 420
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato
190
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 5.87, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 419
Votanti 418
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato
187
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 5.81.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, intervengo solo per evidenziare come le nostre proposte siano molto coerenti. Abbiamo sostenuto che in questo disegno di legge vi dovesse essere un interesse non soltanto per i disabili, ma anche per coloro che sono affetti da disturbi specifici di apprendimento. Non ci dimentichiamo di questo fatto e riteniamo che, anche nella formazione dei docenti, si debba tenere conto di tale peculiarità; tutti gli insegnanti dovrebbero cioè seguire moduli che li rendano idonei ad insegnare agli alunni con disturbi specifici dell'apprendimento, moduli che dovrebbero essere riconosciuti nel testo di legge e non attraverso semplici ordini del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 5.81, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 422
Votanti 420
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato
192
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 5.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 417
Votanti 415
Astenuti 2
Maggioranza 208
Hanno votato
187
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Detomas 5.33 e Bimbi 5.70, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 425
Votanti 423
Astenuti 2
Maggioranza 212
Hanno votato
189
Hanno votato
no 234).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 5.76, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 413
Votanti 412
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato
185
Hanno votato
no 227).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Volpini 5.86, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 419
Votanti 413
Astenuti 6
Maggioranza 207
Hanno votato
182
Hanno votato
no 231).

Onorevoli colleghi, invito ognuno a votare per sé.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 5.90, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 394
Votanti 392
Astenuti 2
Maggioranza 197
Hanno votato
182
Hanno votato
no 210).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bimbi 5.89 e Sasso 5.91, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 414
Votanti 407
Astenuti 7
Maggioranza 204
Hanno votato
179
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bimbi 5.92 e Capitelli 5.93, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 411
Votanti 409
Astenuti 2
Maggioranza 205
Hanno votato
179
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 5.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 411
Votanti 410
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato
184
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rusconi 5.95 e Grignaffini 5.96, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 418
Votanti 417
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
185
Hanno votato
no 232).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bimbi 5.97 e Grignaffini 5.98, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 412
Votanti 405
Astenuti 7
Maggioranza 203
Hanno votato
176
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 5.99.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, questo emendamento è simile alle precedenti proposte emendative appena respinte; anch'esso, infatti, fa riferimento alla legge 27 ottobre 2000, n. 306, la quale prevede che gli abilitati nelle scuole di specializzazione entrino nelle graduatorie permanenti.
Signor Presidente, l'articolo 5 sta creando molta agitazione nel mondo dei precari, precari altamente qualificati, cioè gli abilitati nelle scuole di specializzazione, che vedono messa in discussione una conquista già acquisita: la possibilità che l'esame finale dia loro accesso alle graduatorie permanenti. Dato che nella proposta del Governo non si fa riferimento alla legge n. 306, bensì alla legge n. 341, questi soggetti sono estremamente preoccupati dal fatto che il titolo acquisito con la laurea specialistica non dia loro accesso alle graduatorie permanenti.
La materia regolata con l'articolo 5, signor ministro, non può essere rinviata ad una trattazione tramite ordini del giorno, perché noi abbiamo visto la sorte toccata a quella risoluzione unitaria assunta in Commissione sul problema degli insegnanti specializzati senza titolo di abilitazione! In questo caso è necessaria una presa di posizione! È necessaria un'assunzione di responsabilità! Stiamo parlando di persone che hanno lavorato, che si sono spese (gli abilitati nelle scuole di specializzazione, i vincitori di concorso, i precari storici) e che adesso vedono messo in discussione il loro diritto ad entrare nella scuola. È una partita complessa rispetto alla quale dovete compiere scelte precise, dire parole chiare, assumervi le vostre responsabilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 5.99, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 423
Votanti 421
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato
186
Hanno votato
no 235).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 5.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 408
Votanti 406
Astenuti 2
Maggioranza 204
Hanno votato
177
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 5.101, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 415
Votanti 412
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato
185
Hanno votato
no 227).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sasso 5.102, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 419
Votanti 417
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
184
Hanno votato
no 233).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 5.104, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 415
Votanti 412
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato
184
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 5.103, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 415
Votanti 409
Astenuti 6
Maggioranza 205
Hanno votato
179
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 5.105, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 413
Votanti 406
Astenuti 7
Maggioranza 204
Hanno votato
178
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 5.106, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 421
Votanti 418
Astenuti 3
Maggioranza 210
Hanno votato
187
Hanno votato
no 231).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bimbi 5.107 e Tocci 5.108 , non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 422
Votanti 420
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato
188
Hanno votato
no 232).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 5.109, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 414
Votanti 412
Astenuti 2
Maggioranza 207
Hanno votato
181
Hanno votato
no 231).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 5.110, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 417
Votanti 414
Astenuti 3
Maggioranza 208
Hanno votato
184
Hanno votato
no 230).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gambale 5.111.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambale. Ricordo all'onorevole Gambale che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GAMBALE. Signor Presidente, intervengo per sottoporre al Governo la necessità di prendere una posizione definitiva circa la situazione degli insegnanti di sostegno che sono in possesso del titolo di specializzazione, ma che non hanno l'abilitazione.
Signor ministro, come lei sa, abbiamo affrontato questo tema in Commissione cultura dove è stata approvata all'unanimità una risoluzione. Però, di fatto, anche le norme che stiamo varando non sono sufficienti a risolvere i problemi, in quanto le università non sono disposte ad applicarle. Vorrei rivolgere un appello, perché questi insegnanti si troveranno tragicamente ad uscire dall'insegnamento: dal prossimo anno decine e decine di migliaia di insegnanti, purtroppo, soprattutto nel Mezzogiorno, rimarranno senza posto di lavoro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambale 5.111, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 411
Votanti 406
Astenuti 5
Maggioranza 204
Hanno votato
179
Hanno votato
no 227).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Maran 5.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente intervengo semplicemente per chiedere di apporre la mia firma agli emendamenti Maran 5.3, 5.4 e 5.5, che riguardano i tecnici di laboratorio. Si tratta dello stesso argomento affrontato nel precedente emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maran 5.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 409
Votanti 401
Astenuti 8
Maggioranza 201
Hanno votato
172
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maran 5.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 410
Votanti 402
Astenuti 8
Maggioranza 202
Hanno votato
174
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maran 5.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 409
Votanti 403
Astenuti 6
Maggioranza 202
Hanno votato
175
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva .
(Presenti 418
Votanti 414
Astenuti 4
Maggioranza 208
Hanno votato
235
Hanno votato
no 179).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sasso 5.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 405
Votanti 401
Astenuti 4
Maggioranza 201
Hanno votato
176
Hanno votato
no 225).

Prendo atto che l'onorevole Pinto non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Rusconi 5.02 e Sasso 5.03, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 407
Votanti 403
Astenuti 4
Maggioranza 202
Hanno votato
182
Hanno votato
no 221).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sulle proposte emendative presentate all'articolo 6.

PRESIDENTE. Il Governo?

LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PIERA CAPITELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, vorrei ritirare il mio emendamento 6.3.

PRESIDENTE. Sta bene.
Pertanto, essendo l'unico emendamento rimasto interamente soppressivo dell'articolo 6, metterò in votazione il mantenimento dell'articolo stesso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva .
(Presenti 421
Votanti 420
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato
238
Hanno votato
no 182).

(Esame dell'articolo 7 - A. C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 6).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 18,40)

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 7 manifesta chiaramente l'impossibilità da parte del Governo, per la mancanza palese del minimo di risorse adeguate, di dare atto ed avvio alla riforma. È una dichiarazione pubblica che si è resa evidente anche negli interventi in Commissione di autorevoli esponenti della maggioranza che, nel confermare che si trattava comunque di un provvedimento blindato ed indiscutibile, hanno richiesto quasi un atto di fede su ipotizzati provvedimenti futuri, scelta che preferiamo destinare a più autorevoli e più alti scopi. In effetti, basterebbe leggere la nota n. 145 del servizio bilancio dello Stato per scoprire, solo dai titoletti evidenziati, il giudizio tecnico assolutamente negativo sulla congruità delle risorse destinate. Si parla di sottostima dell'esame relativo alla scuola primaria, di maggiore numerosità dei soggetti interessati, mancata considerazione di ulteriori oneri connessi all'aumento delle classi, mancata considerazione degli oneri relativi alla scuola dell'infanzia. Di fatto, possiamo dire oggi che l'unica certezza di discontinuità rispetto al Governo di centrosinistra è che questa maggioranza ha ridotto le risorse ed i fondi della scuola per bloccare la legge n. 30. Ciò è esemplare nella relazione alla nota tecnica del bilancio.
Chiedo al ministro: poiché sono state sbagliate le stime, secondo quali criteri saranno esclusi questi o quei bambini dall'anticipo? Come interpretiamo il comma 4 dove l'attuazione della riforma è condizionata secondo criteri di gradualità ed in forma di sperimentazioni compatibilmente con la disponibilità dei posti e delle risorse finanziarie dei comuni? Avremo un comune che applica la riforma ed il comune vicino che non la applicherà? Andate a rileggervi le note dell'ANCI: mi riferisco al fatto che siete carenti sugli accreditamenti alle scuole paritarie rispetto al 2001, per cui oggi vi è una guerra inutile e dannosa tra enti locali che devono rispondere non di problemi propri, ma delle vostre inefficienze.
Rispetto a ciò vorrei ricordare all'onorevole Vito che non abbiamo presentato una relazione di minoranza perché vi era la legge n. 30 pronta da applicare, con risorse già disponibili e voi vi siete impegnati solo per buttare tali risorse (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! È una responsabilità che prendete davanti a tutte le scuole di questo paese che vi stanno guardando! Questo se lo legga l'onorevole Vito (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania)!
Inoltre, avevo chiesto al ministro di rispondere in aula in merito a due sfide che abbiamo davanti: la sfida all'innovazione tecnologica e quella ad una maggiore educazione. Abbiamo sentito da parte della maggioranza su questi temi un silenzio assordante. Allora, prendetevi tutte le vostre responsabilità per la disattenzione di questi giorni e per la guerra che fate ai comuni dando loro problemi che voi, con il vostro bilancio, non siete in grado di risolvere. I comuni vi chiederanno di rinviare la legge, questo lo sapete benissimo. Non solo, rendete conto alla scuola italiana che oggi non viene sconfitta la legge n. 30 o il centrosinistra, ma vengono sconfitte le intelligenze e le risorse di tante donne e uomini di scuola, viene sconfitta ed umiliata la scuola italiana (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, risparmierò al ministro tutte le domande già rivoltele dall'onorevole Rusconi circa il dopodomani del provvedimento. Cosa si farà di questa legge che non ha finanziamento o, quanto meno, ne ha solo una parte? Quali saranno i criteri di scelta di chi andrà anticipatamente, suo malgrado (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)...

PRESIDENTE. Onorevole Capitelli, non si lasci distogliere. Colleghi, per favore...

PIERA CAPITELLI. Risparmierò tutte queste domande per farne altre che riguardano il versante della possibilità di applicazione di questa riforma. Siamo arrivati all'epilogo. Finalmente il linguaggio è chiaro: le leggi n. 30 del 2000 e n. 9 del 1999 sono abrogate, si dice esplicitamente.
Proviamo però a fare un bilancio dei «no». L'architettura di sistema della scuola rimane inalterata (tre anni di scuola dell'infanzia, cinque di scuola elementare,
tre di scuola media e cinque di superiori). Non si raggiunge l'obiettivo, inizialmente dichiarato e molto condivisibile, di terminare il percorso scolastico entro i 18 anni. Non lo si raggiunge perché per mettere in discussione la quinquennalità dei licei ci voleva troppo coraggio al centrodestra (che evidentemente non ce l'ha)! Ma non importa, perché le scorciatoie si trovano sempre. Si allargano le maglie per l'ingresso nella scuola (due anni e mezzo; cinque anni e mezzo) con una strizzata d'occhio alle sacrosante esigenze delle famiglie (ma poco supportate da motivazioni pedagogiche) e il gioco è fatto: abbiamo la riforma. Questa è la ratio del disegno di legge: cambiare poco, fingendo di qualificare la scuola. Le vere trasformazioni intanto procedono sugli altri fronti e con altri provvedimenti: tagli, attacco all'autonomia, neocentralismo, politica dei buoni scuola dilagante in tutte le regioni.
Ma cosa accadrà dopo questa legge se l'impianto di ciascun ordine di scuola - questa non è una domanda retorica, signor ministro, quindi vorrei una risposta - resterà invariato e se ognuna di esse dovrà essere ancora organizzata ai sensi delle vigenti leggi che non vengono abrogate? A che serviranno le sperimentazioni in atto che mettono in discussione la legge n. 148 del 1990 sulla scuola elementare se tale legge non è abrogata o perlomeno modificata in alcune sue parti? Dagli scarsi e poco cogenti criteri di questa legge potranno scaturire decreti legislativi con contenuti tali da mettere in discussione leggi vigenti. L'introduzione dell'insegnante unico, l'abolizione di fatto del team docente e la gerarchizzazione tra discipline previste dalla sperimentazione potranno essere applicati e generalizzati? A nostro avviso «no». La legge delega non prevede l'abrogazione della legge n. 148 del 1990 e nemmeno nuovi criteri da renderla inefficace con i decreti legislativi. I decreti legislativi non potranno contenere ciò che la delega non esplicita e allora i collegi dei docenti potranno continuare a organizzarsi come ritengono, avendo come riferimento una legge vigente (la legge n. 148 del 1990) e il regolamento di un'altra legge vigente (quella sull'autonomia didattica e organizzativa), e potranno allora fare obiezioni e ricorsi contro le indicazioni ministeriali che si discosteranno dalle leggi vigenti. Forse il Governo proverà a costringere i docenti ad andare indietro di decenni e forse ci riuscirà, ma non certo perché è legittimato a farlo (quindi non con la convinzione dei docenti e dei genitori), ma semplicemente perché le scarse risorse assegnate alle scuole non consentiranno che una scelta: quella dell'insegnante unico e del tempo parziale. Alla faccia della libertà di scelta e della ricchezza dell'offerta formativa (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 7 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 7, ad eccezione degli emendamenti 7.100 e 7.101, che vanno votati ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento sui quali il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 7.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 380
Votanti 379
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato
159
Hanno votato
no 220).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 7.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti e Votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato
170
Hanno votato
no 232).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 7.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per rivolgere due domande al ministro Moratti.
In primo luogo, vorrei sapere se il ministro si è reso conto che, esprimendo parere favorevole sugli emendamenti della Commissione, di fatto ha svuotato la sua legge. Nel senso che il provvedimento che ci accingiamo ad approvare è una legge la cui attuazione è strettamente connessa al fatto che per ognuno dei titoli in essa elencati sarà necessaria una legge ordinaria per garantirne la copertura. Dunque, soprattutto adesso che sappiamo che la relatrice e il Governo hanno approvato il parere vincolante della Commissione bilancio, non stiamo votando una legge.
In secondo luogo, vorrei sottolineare che, oggi in Commissione, stiamo esprimendo il parere sul provvedimento relativo alla devoluzione, che sarà esaminato da questa Assemblea la prossima settimana. Si tratta di un'altra legge che contraddice in radice i temi e le norme contenute nel presente disegno di legge.
Dunque, cosa farà la maggioranza del Governo, scioglierà le sue contraddizioni decidendo che vale la legge che arriva prima? Sapete quello che state facendo alla scuola italiana dando messaggi contraddittori, che da una parte delegano alle regioni e dall'altra attribuiscono nuovamente poteri al centro? Pregherei il ministro di rispondere in ordine a questi due temi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 7.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione)

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 411
Votanti 407
Astenuti 4
Maggioranza 204
Hanno votato
171
Hanno votato
no 236).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villetti 7.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 408
Votanti 405
Astenuti 3
Maggioranza 203
Hanno votato
172
Hanno votato
no 233).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Colasio 7.45 e Capitelli 7.53, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 414
Votanti 407
Astenuti 7
Maggioranza 204
Hanno votato
173
Hanno votato
no 234).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Colasio 7.46 e Sasso 7.54, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 410
Votanti 403
Astenuti 7
Maggioranza 202
Hanno votato
173
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rusconi 7.47 e Sasso 7.55, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 416
Votanti 411
Astenuti 5
Maggioranza 206
Hanno votato
177
Hanno votato
no 234).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Martella 7.57, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 419
Votanti 413
Astenuti 6
Maggioranza 207
Hanno votato
179
Hanno votato
no 234).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Martella 7.56 non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 420
Votanti 415
Astenuti 5
Maggioranza 208
Hanno votato
180
Hanno votato
no 235).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Carra 7.44 e Grignaffini 7.58, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 420
Votanti 418
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato
179
Hanno votato
no 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 7.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 420
Votanti 418
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato
182
Hanno votato
no 236).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bulgarelli 7.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 424
Votanti 420
Astenuti 4
Maggioranza 211
Hanno votato
182
Hanno votato
no 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Detomas 7.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 420
Votanti 394
Astenuti 26
Maggioranza 198
Hanno votato
156
Hanno votato
no 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bulgarelli 7.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 422
Votanti 417
Astenuti 5
Maggioranza 209
Hanno votato
176
Hanno votato
no 241).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.100 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morgando. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO MORGANDO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Questo è il primo dei due emendamenti che la Commissione bilancio ha posto come condizione alla Commissione di merito. Vogliamo soffermarci brevemente su questi due emendamenti. Tra l'altro, anticipo che, pur avendo chiesto la parola anche sul successivo emendamento 7.101 della Commissione bilancio, rinuncerò ad intervenire. Vogliamo che resti agli atti dei lavori dell'Assemblea l'opinione da noi espressa in Commissione bilancio.
Ci troviamo in presenza di un provvedimento che non ha copertura finanziaria. Ci troviamo in presenza di un provvedimento che non rispetta l'articolo 81 della Costituzione. Ci troviamo in presenza di un provvedimento, su cui la Commissione bilancio ha espresso il parere con un metodo di lavoro piuttosto irrituale: siamo stati per tre giorni ad aspettare la relazione tecnica del Governo; la relazione non è mai arrivata; ad un certo punto la maggioranza ha pensato di poterne fare a meno. Era l'evidenza dello scontro, riportato da tutti i giornali, tra il ministero competente e il Ministero dell'economia e delle finanze.
Signor Presidente, questo provvedimento non ha copertura e viola l'interpretazione dell'articolo 81 data dalla Corte costituzionale, che stabilisce che, nelle leggi di delega, i mezzi di copertura debbano essere individuati ed individuabili nella stessa legge: devono essere individuati, vale a dire devono essere certi, devono esistere, oppure devono essere individuabili, vale a dire devono essere il frutto di un percorso visibile, certo, con la possibilità di decisioni discrezionali in ordine all'attivazione o meno delle risorse. Vorrei ricordare l'escamotage che, pur con il nostro dissenso, è stato utilizzato per la copertura della legge di delega in materia di fisco che rimandava alla legge finanziaria le decisioni di merito cui era legata, poi, l'individuazione delle risorse.
La Commissione bilancio ha cercato di mettere una pezza alla questione e con l'emendamento 7.101 (da votare ai sensi dell'articolo 8, comma 4-bis del regolamento) ha previsto che, prima di ogni decreto delegato, debba essere approvata una legge. È già stato chiesto: ma, allora, signor ministro, signor Presidente, cosa approviamo questa sera? Approviamo un gigantesco ordine del giorno. Non approviamo una legge, perché nello stesso testo diciamo che tutte le volte che dovremo applicare questa legge dovremo fare un nuovo provvedimento legislativo. È l'evidenza dei limiti del provvedimento che mi interessa in questo intervento.
Signor Presidente, signor ministro, almeno ci fosse uniformità di comportamento nelle decisioni della Commissione bilancio. Oggi, abbiamo votato il parere sulla delega in materia previdenziale e, pur senza l'assenso dell'opposizione, si è deciso che il parere della Commissione di merito e della Commissione bilancio sugli schemi dei decreti legislativi debba essere vincolante. Lo ha sostenuto la relatrice, la collega Santanchè, e di questo le abbiamo dato atto. Se almeno ciò fosse stato introdotto in questo provvedimento! È un po' ridicolo il vincolo ad un provvedimento legislativo successivo che deve dare base e certezza finanziaria (Commenti dei deputati Rizzi e Sasso).

PRESIDENTE. Onorevole Rizzi! Onorevole Sasso!

CESARE RIZZI. Ma rompe le scatole!

PRESIDENTE. Non dica così, perché l'oratore ha tutto il tempo per parlare. Onorevole Rizzi, lei non deve richiamare l'oratore; ci pensa il Presidente. Prego, onorevole Morgando.

GIANFRANCO MORGANDO. Signor Presidente, concludo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). È assolutamente evidente che ci troviamo di fronte alla riproposizione di una prassi che, ormai, viene utilizzata quotidianamente dal Governo e dalla maggioranza: è la prassi della presentazione, della discussione e dell'approvazione di provvedimenti manifesto, di provvedimenti programmatici, che non hanno alcun fondamento finanziario né alcuna caratteristica di reale operatività (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariotti,al quale ricordo che ha un minuto di tempo a sua disposizione. Ne ha facoltà.

ARNALDO MARIOTTI. Signor Presidente, in aggiunta alle argomentazioni espresse dall'onorevole Morgando, vorrei dire che con questo articolo noi copriamo parzialmente il fabbisogno per dare la possibilità di anticipare l'iscrizione alla prima elementare.
A questo punto, voglio sollevare un problema specifico. Nel conteggio del fabbisogno riportato nella relazione tecnica si è tenuto conto del numero di alunni iscritti in questo anno 2002-2003 nella scuola materna statale, senza tener conto che non è obbligatorio andare alla scuola materna; inoltre, ci sono anche le scuole materne private. Pertanto, le preiscrizioni per il primo anno del primo ciclo in corso in questi mesi creeranno una condizione per cui a settembre i comuni non avranno le aule per contenere i bambini. Quindi, si scarica la contraddizione sui comuni, soprattutto verso quelli piccoli che avranno anche la necessità di trasportare gli alunni senza avere le risorse per farlo. Pertanto, l'unica norma di questa legge-delega che può partire creerà ingenti problemi agli enti locali. Per questo motivo, ci asteniamo su questo articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acquarone, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.

LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, vorrei ricordare all'Assemblea e che rimanesse a verbale che il primo caso di rinvio alle Camere di un provvedimento legislativo è stato operato per mancata copertura ex articolo 81 della Costituzione da un Presidente della Repubblica che prima era stato Governatore della Banca d'Italia. Ora, abbiamo un Presidente della Repubblica che è già stato Governatore della Banca d'Italia. Non sarebbe male che Lo scrittoio del Presidente fosse anche sui tavoli del Quirinale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, l'altra sera, quando abbiamo concluso la nostra discussione, l'onorevole Boccia ha detto che questa non è una legge: è un manifesto programmatico. Voglio riprendere questa questione. Questa non è una legge perché non ha copertura finanziaria, come è stato spiegato molto bene fin qui. Soprattutto, vorrei dire che questa non è una riforma, perché una riforma migliora lo stato di cose esistenti. Questa proposta di legge, invece, fa tornare la scuola indietro e non permette l'elaborazione e la costituzione dei decreti attuativi e si limiterà dal prossimo anno scolastico a scassare il sistema: la scuola dell'infanzia, la scuola elementare e la diminuzione dell'obbligo. Quello che questo provvedimento porta a casa è solo questo: non affronta nessun problema reale della scuola, nessuna esigenza degli studenti, delle famiglie e del paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pennacchi, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.

LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la correzione della Commissione bilancio è molto eloquente e tuttavia ne va evidenziato un significato implicito molto rilevante. Infatti, nel momento in cui si impone che i decreti legislativi possono essere emanati soltanto successivamente, si sta ammettendo la totale assenza della copertura della delega, per quanto riguarda le misure che avranno immediata operatività, per cui si è provveduto ad una parziale copertura, e soprattutto per le misure prospettiche. In questo modo, noi stiamo cambiando radicalmente il senso e la forma della delega che assume una forma programmatica, fattispecie di cui non esiste una normatività nei nostri ordinamenti.
Quindi siamo di fronte ad un'invalidità della delega stessa e all'impossibilità di emanare decreti di alcun genere (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Tutto questo è molto grave: noi stiamo violando l'articolo 81 della Costituzione - anche se vengono poste queste correzioni - ed anche gli articoli che impongono norme precise alla legislazione delegata. Lo ripeto: tutto questo è molto grave ed io chiedo che rimanga agli atti - è per questo che sono intervenuta - la mia forte contrarietà.

PRESIDENTE. Quel che si dice in quest'aula resta sicuramente agli atti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rusconi, al quale ricordo che ha un minuto a sua disposizione. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, intervengo brevemente a titolo personale. Tuttoscuola è una tra le riviste via Internet più diffuse in materia ed afferma che con i finanziamenti previsti vi sarà posto per 16 mila alunni in prima elementare. Viene calcolato che 7 mila alunni saranno destinati ad una prima paritaria. Vorremmo sapere se gli altri 64 mila - e secondo quale sorteggio - finiranno in classe o meno. Mi sembra una domanda lecita da parte del mondo della scuola (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento) accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva .
(Presenti 403
Votanti 236
Astenuti 167
Maggioranza 119
Hanno votato
229
Hanno votato
no 7).

Avverto che l'emendamento Rusconi 7.48 risulta precluso.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.101 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurandi, al quale ricordo che ha un minuto a sua disposizione. Ne ha facoltà.

PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, questo emendamento della Commissione bilancio è frutto di una consapevolezza e, contemporaneamente, di una mancanza di coraggio, o almeno di coerenza, da parte della maggioranza della Commissione. Affermare che prima dei decreti delegati bisogna approvare provvedimenti legislativi di copertura significa dire che nella legge delega la copertura non è prevista. Ebbene, di fronte a questa situazione, anziché rifiutare il metodo, ci si rifugia in una forma di copertura anomala, cioè non contestuale, in violazione della Costituzione. Infine, subordinare i decreti delegati a provvedimenti di copertura significa che questo è un provvedimento non operativo, così detto «manifesto»; per di più, ciò significa affidare gli interventi - peraltro sbagliati e controriformatori - sulla scuola al Ministro dell'economia. Questa, in generale, non è una buona politica e, nel caso specifico, lo è meno che mai se si fa riferimento all'attuale ministro dell'economia. Ci troviamo di fronte ad un implicito riconoscimento di inutilità di questo provvedimento e questo ci fa piacere, ma contemporaneamente siamo di fronte ad un tentativo di rabberciare una copertura che non vi è.
Per questa ragione, su questo emendamento, annuncio il voto contrario del
mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carli, al quale ricordo che ha un minuto a sua disposizione. Ne ha facoltà.

CARLO CARLI. Signor Presidente, signor ministro, questo provvedimento è profondamente sbagliato; tante volte in Commissione le abbiamo fatto presente che esso ci riporta molto indietro, quanto meno a prima della legge istitutiva della scuola dell'obbligo e cioè, al 31 dicembre 1962.
Voi avete detto che non avreste accolto nessun emendamento perché volevate approvare questo provvedimento alla Camera senza tornare al Senato. Vi abbiamo detto che esso è incostituzionale perché non rispetta l'obbligo scolastico e perché non ha copertura finanziaria, ma voi avete continuamente sostenuto che ciò non è vero. Oggi siete costretti a dover accogliere le prescrizioni provenienti dalla Commissione bilancio. Se accoglievate almeno qualche nostro emendamento, certamente non avreste risolto il problema - perché quello in oggetto rimane sempre un provvedimento sbagliato -, ma almeno avreste ottenuto qualche miglioramento.
Avete opposto una sordità ed una chiusura indegna per il Parlamento e per il nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, stiamo votando un emendamento il quale afferma che tutto ciò che è scritto in questo provvedimento, se non vi sarà un'altra legge che preveda una copertura, non vale.
Leggendo il provvedimento, le uniche cose che non hanno bisogno di altra copertura sono la reintroduzione del voto in condotta ed il fatto di ricondurre la scuola a criteri di formazione spirituale e morale.
Non state votando un provvedimento, ma il ritorno all'ordine nella scuola ed una nuova idea di scuola come apparato ideologico per tenere aperto un canale di comunicazione con quel mondo che ancora sfugge al monopolio culturale già gestito dalle televisioni di Governo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Panattoni, a cui ricordo che ha a disposizione un minuto di tempo. Ne ha facoltà.

GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Signor ministro, lei che ha un'aria molto gentile, perché vuole così male ai bambini ed ai ragazzi (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)? Quanti anni ci vorranno per realizzare una riforma di questo tipo se, per ogni decreto legislativo, occorrerà varare una legge? Quanti anni di incertezza stiamo dando ai nostri ragazzi? Perché si ostina a punirli così duramente? Non dovremmo essere un pochino più buoni con i ragazzi che costituiscono il nostro futuro?
Questa riforma, oltre ad essere sbagliata, è stranamente punitiva (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Credo che abbiate preso la strada più sbagliata possibile!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo Spena, al quale ricordo che ha a disposizione un minuto di tempo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, l'emendamento in esame è particolarmente importante e, pertanto, in maniera determinata esprimeremo un voto contrario sul medesimo (abbiamo già discusso a fondo in Commissione bilancio).A volte, vi sono proposte emendative che servono a chiarire un intero e complesso discorso. Si tratta di un emendamento allusivo di una difficoltà, di una contraddizione anche all'interno della compagine governativa, con tratti di profonda incostituzionalità.
Tre sono i profili di incostituzionalità: in primo luogo, si prosegue sulla strada dei decreti taglia spese, dell'accentramento in mano al ministro Tremonti del potere finanziario, quasi come una sorta di oligarchia che tracima e trasferisce anche il merito dei provvedimenti al potere finanziario. In secondo luogo, come è stato notato (lo abbiamo affermato lungamente in Commissione bilancio), non vi è copertura, in base all'articolo 81 della Costituzione, perché si prevede che occorreranno provvedimenti legislativi di copertura per ogni decreto legislativo attuativo. In terzo luogo, si muta lo stesso profilo costituzionale della legge delega: la legge delega diventa una legge puramente programmatoria, una legge manifesto, mentre la stessa, per la nostra Costituzione, deve prevedere profili esecutivi. Pertanto, vi sono tre tratti di incostituzionalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Morgando. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO MORGANDO. Signor Presidente, intervengo brevemente a titolo personale perché le argomentazioni le ho già svolte precedentemente.
Noi esprimeremo un voto contrario sull'emendamento in esame per due ordini di ragioni: è un emendamento ridicolo, mi permetto di dirlo, perché stiamo affermando che porremo in essere un successivo provvedimento legislativo per reperire le risorse necessarie a coprire una legge che ci accingiamo ad approvare. È una cosa ridicola! È, inoltre, un emendamento incostituzionale perché la Costituzione non prevede queste forme di copertura.
Si tratta di un provvedimento che si pone contro la Costituzione ed il buonsenso, anche dal punto di vista finanziario (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.101 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento), accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva .
(Presenti 412
Votanti 408
Astenuti 4
Maggioranza 205
Hanno votato
243
Hanno votato
no 165).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 7.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 409
Votanti 406
Astenuti 3
Maggioranza 204
Hanno votato
171
Hanno votato
no 235).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sasso 7.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 410
Votanti 408
Astenuti 2
Maggioranza 205
Hanno votato
166
Hanno votato
no 242).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 7.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 419
Votanti 417
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
173
Hanno votato
no 244).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 7.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 411
Votanti 409
Astenuti 2
Maggioranza 205
Hanno votato
169
Hanno votato
no 240).

Passiamo alla votazione dell'articolo 7.

GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di passare agli ultimi voti, vorrei stigmatizzare il clima assurdo nel quale si è svolto l'intero dibattito. Si trattava di un argomento di grande rilievo e di grande importanza. Non vi è stata invece alcuna ragionevolezza e non vi è stato nessun reale confronto.
Se mi permette vorrei dedicare al ministro Moratti, al presidente della Commissione cultura Adornato e alla maggioranza un passo di Platone: Il vero e il falso di ogni vera questione si apprendono insieme dedicandovi molta attenzione e molto tempo. Quando tutti questi elementi, nomi, immagini, sensazioni, vengono con fatica messi insieme, a contatto gli uni con gli altri e discussi con domande e risposte che qui non vi sono state, in dibattiti privi di animosità e di ostilità, allora l'intelligenza e la conoscenza brillano intorno ad ogni problema.
Qui non hanno brillato né la conoscenza né l'intelligenza (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. La conclusione del dibattito con Platone non è poca cosa! Prego i colleghi di apprezzarla! Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva .
(Presenti 421
Votanti 419
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato
246
Hanno votato
no 173).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 7).
Avverto che gli ordini del giorno Airaghi n. 9/3387/47 e Lisi n. 9/3387/48 sono stati ritirati.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 88, comma 2, del regolamento, in quanto riproducono il contenuto di emendamenti respinti, i seguenti ordini del giorno: Butti n. 9/3387/12, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, corrispondente agli identici emendamenti 7.46 e 7.54; Dorina Bianchi n. 9/3387/15, Pecoraro Scanio n. 9/3387/32, Lion n. 9/3387/33, Borrelli n. 9/3387/34, Iannuzzi n. 9/3387/37 e Realacci n. 9/3387/38, corrispondenti agli identici emendamenti 5.1 e 5.66; Onnis n. 9/3387/20, corrispondente all'emendamento 5.67; Polledri n. 9/3387/26 e Fratta Pasini n. 9/3387/49, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, corrispondenti agli identici emendamenti 5.33 e 5.60.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Collè. Ne ha facoltà.

IVO COLLÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento riguarda l'ordine del giorno Palmieri n. 9/3387/43. È un ordine del giorno che si riferisce in modo particolare alla Valle d'Aosta e, se mi permettete, volevo brevemente analizzarlo. Al momento della presentazione del programma di Governo, al Presidente del Consiglio dei ministri fu fatta esplicita richiesta di considerare in modo particolare le specialità delle autonomie. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha fatto in quest'aula esplicito richiamo alle nostre preoccupazioni dichiarando quanto segue: La salvaguardia delle specificità delle regioni e delle province autonome e la tutela delle minoranze linguistiche è un problema particolare a cui daremo l'attenzione dovuta riguardo anche al carattere pattizio delle autonomie.
Il disegno di legge n. 3387 era stato apprezzato e condiviso nella sua formulazione originaria; purtroppo, così come si è spiacevolmente verificato al Senato attraverso un emendamento aggiuntivo, è stato presentato un ordine del giorno avente ad oggetto l'articolo 6 che merita un approfondimento.
Vorrei ricordare che lo statuto della Valle d'Aosta, legge costituzionale, al titolo VI, recita: Nella Valle d'Aosta la lingua francese è parificata a quella italiana. Mi preme sottolineare la falsità delle dichiarazioni contenute nel citato ordine del giorno dove si sostiene che l'ulteriore prova scritta di lingua francese penalizza gli studenti valdostani poiché il superamento della prova di lingua francese, le cui percentuali oscillano negli ultimi quattro anni tra il 96 e il 97 per cento dei ragazzi che hanno superato brillantemente tale prova, oltre ad arricchire il candidato di una lingua in più, permette loro il libero accesso a tutti i concorsi.
Il sondaggio sociolinguistico a cui si riferisce l'ordine del giorno in questione aveva lo scopo di verificare chi parlava solo il francese e non «anche il francese». Infine, la regione Valle d'Aosta ha già dichiarato ufficialmente la propria soddisfazione per la legge originaria, senza la necessità di alcuna modificazione, come al contrario viene riportato dall'ordine del giorno citato.
Pertanto, invito il Governo, in primo luogo, a non accettare l'ordine del giorno Palmieri n. 9/3387/43 e, in secondo luogo, a rimettersi all'Assemblea affinché possa esprimersi, altrimenti vorrà dire che all'interno di quest'aula vi sono problemi di democrazia, dal momento che non ci possiamo esprimere liberamente.
Mi auguro che questo mio intervento sia stato ascoltato. Vorrei ricordare la posizione della Valle d'Aosta e del gruppo delle minoranze linguistiche: ogni volta analizziamo obiettivamente ogni atto che viene portato in quest'aula e, quindi, pretendiamo che, da parte del Governo, vi sia lo stesso atteggiamento e si comprendano
le nostre esigenze (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, intervengo a nome di tutte le forze dell'Ulivo. Abbiamo portato avanti, tutti insieme, un dibattito in Commissione molto interessante. È stata per noi una battaglia, che però non abbiamo vinto, perché l'atteggiamento del Governo e della maggioranza è stato di totale chiusura.
Tuttavia, non possiamo non rivelare l'ennesimo gioco, che ormai è stato scoperto: credo non sia sfuggito a nessuno che quasi tutti gli ordini del giorno sono stati presentati da parlamentari della maggioranza e molti di essi sono stati anche sottoscritti dal relatore. Il contenuto di questi ordini del giorno attiene a materie che abbiamo discusso e rispetto alle quali, tutti insieme, abbiamo presentato degli emendamenti, che sono stati respinti da quello stesso relatore che oggi sottoscrive quegli ordini del giorno. Noi non crediamo in questi ordini del giorno. Sono soltanto una copertura, una foglia di fico, che nasconde un atteggiamento politico molto chiaro: questa legge era blindata ed ora si cerca di dare delle risposte ragionevoli attraverso degli ordini del giorno. Se verranno messi in votazione, noi non parteciperemo al voto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Comunque, onorevole Capitelli, anche i deputati della maggioranza hanno diritto di presentare ordini del giorno.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo accetta gli ordini del giorno Fatuzzo n. 9/3387/1, Sterpa n. 9/3387/2 e Maggi n. 9/3387/3.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Anna Maria Leone n. 9/3387/4, il Governo lo accetta a condizione che venga riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo nella stesura dei decreti che disciplinano la materia, a prevedere, relativamente alla formazione iniziale dei docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, crediti aggiuntivi, oltre ai 120 della laurea specialistica, finalizzati all'acquisizione di competenze professionali specifiche, da conseguire e certificare nell'ambito della struttura di cui all'articolo 5, comma 1, lettera e)».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Ranieli n. 9/3387/5 e Giuseppe Drago n. 9/3387/6, quest'ultimo ove riformulato nel modo seguente: «Impegna il Governo a consentire ai docenti che, sprovvisti dell'abilitazione all'insegnamento secondario, siano in possesso del diploma biennale di specializzazione per le attività di sostegno, di cui al decreto del ministro della pubblica istruzione 24 novembre 1998, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 131 del 7 giugno 1999, e al decreto del Presidente della Repubblica 31 ottobre 1975, n. 970, nonché del diploma di laurea o del diploma di istituto superiore di educazione fisica (ISEF) o di Accademia di belle arti o di Istituto superiore per le industrie artistiche o di Conservatorio di musica istituto musicale pareggiato e del diploma di maturità quinquennale afferente alle classi di concorso area tecnico-professionale, del diploma di maturità magistrale, del diploma di scuola magistrale, scuole di specializzazione per l'insegnamento nelle scuole secondarie, l'ammissione, con il riconoscimento dei crediti maturati anche in soprannumero alle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario o ai corsi di laurea in scienza della formazione primaria con il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento. A questi corsi non possono accedere coloro che sono già in possesso di un'abilitazione».

PRESIDENTE. Ampia riformulazione, ministro.

LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Sì, un'ampia riformulazione. Il Governo accetta l'ordine del giorno Volontè n. 9/3387/7 a condizione che sia soppressa la parola «ritardare». Il Governo accetta l'ordine del giorno Laurentiis n. 9/3387/8, ove riformulato nel modo seguente: «Impegna il Governo a valutare positivamente l'equiparazione dei tre titoli di abilitazione (corsi riservati, di cui alle ordinanze ministeriali n. 153 del 1999, n. 33 del 2000 e n. 01 del 2001, concorso ordinario e di abilitazione SSIS), attualmente valutabili all'atto di inserimento in graduatoria permanente e, per ovviare alla mancata attuazione di una norma transitoria, impegna ad attribuire per ogni percorso abilitante un punteggio aggiuntivo pari a 24 punti e ad attribuire ai soggetti in possesso dell'abilitazione SSIS un ulteriore bonus di 6 punti in accordo e nel rispetto dell'articolo 3 del decreto ministeriale 24 novembre 1998 ed un bonus di 3 punti per i soggetti in possesso dell'abilitazione conseguita con il concorso ordinario, previo parere positivo del CNPI e, comunque, senza compromettere l'inizio dell'anno scolastico 2003-2004».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mereu n. 9/3387/9, Angela Napoli n. 9/3387/10, Landolfi n. 9/3387/11 e Butti n. 9/3387/12, quest'ultimo fino al terzo capoverso del dispositivo escluso. Il Governo accetta, altresì, gli ordini del giorno Stagno d'Alcontres n. 9/3387/13, Castellani n. 9/3387/14, Cannella n. 9/3387/16, Rositani n. 9/3387/17, gli identici ordini del giorno Misuraca n. 9/3387/18 e Antonio Pepe n. 9/3387/19, gli ordini del giorno Santulli n. 9/3387/21, Licastro Scardino n. 9/3387/22, Vascon n. 9/3387/23, Sergio Rossi n. 9/3387/24, Didonè n. 9/3387/25, Ercole n. 9/3387/27, Bianchi Clerici n. 9/3387/28 e Francesca Martini n. 9/3387/29. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Bellini n. 9/3387/30 e Cima n. 9/3387/31.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Gamba n. 9/3387/35 e Zanella n. 9/3387/36, in quanto la materia è da concordare con le regioni; accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3387/39; accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Spina Diana n. 9/3387/40, in quanto implicante una responsabilità che è anche del Ministero della salute, e Boccia n. 9/3387/41, in quanto la materia è contrattualizzata (a tale riguardo, il Governo si impegna a portare questo tema sul tavolo contrattuale); accetta gli ordini del giorno Galvagno n. 9/3387/42 e Palmieri n. 9/3387/43; accetta l'ordine del giorno Ascierto n. 9/3387/44 qualora la parte dispositiva venga riformulata nel modo seguente: «impegna il Governo a statuire, con successivi provvedimenti legislativi, l'inquadramento nel sistema educativo di istruzione e formazione di tutti i docenti di stenodattilografia e trattamento testi e di tutti i docenti tecnico-pratici in servizio alla stessa data con incarico a tempo indeterminato»; accetta gli ordini del giorno Brugger n. 9/3387/45, Strano n. 9/3387/46 e Fratta Pasini n. 9/3387/49, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo.

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Fatuzzo, Sterpa e Maggi non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno n. 9/3387/1, n. 9/3387/2 e n. 9/3387/3, accettati dal Governo.
Onorevole Anna Maria Leone, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3387/4?

ANNA MARIA LEONE. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Ranieli non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3387/5.
Onorevole Giuseppe Drago, accetto la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3387/6?

GIUSEPPE DRAGO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3387/7?

LUCA VOLONTÈ. Sì, signor Presidente, ma vorrei avere dal ministro l'assicurazione che l'eliminazione della parola «ritardare» comprende anche la possibilità di ritardare la gradualità, vale a dire che, a seconda delle strutture organizzative, si potrà o meno graduare e ritardare; in tal caso, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. L'interpretazione dell'onorevole Volonté è corretta, signor ministro?

LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole De Laurentiis, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3387/8?

RODOLFO DE LAURENTIIS. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che non insistono per la votazione i presentatori dei seguenti ordini del giorno, tutti accettati dal Governo: Mereu n. 9/3387/9, Angela Napoli n. 9/3387/10, Landolfi n. 9/3387/11, Butti n. 9/3387/12 (eccettuati i capoversi inammissibili), Stagno d'Alcontres n. 9/3387/13, Castellani n. 9/3387/14, Cannella n. 9/3387/16, Rositani n. 9/3387/17, gli identici Misuraca n. 9/3387/18 e Antonio Pepe n. 9/3387/19, Santulli n. 9/3387/21, Licastro Scardino n. 9/3387/22, Vascon n. 9/3387/23, Sergio Rossi n. 9/3387/24, Didonè n. 9/3387/25, Ercole n. 9/3387/27, Bianchi Clerici n. 9/3387/28 e Francesca Martini n. 9/3387/29.
Prendo atto, altresì, che l'onorevole Bellini insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3387/30, non accettato dal Governo.

PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, nel dichiarare di volere apporre anche la mia firma all'ordine del giorno Bellini n. 9/3387/30, desidero chiedere un chiarimento al Governo.
Ho visto, infatti, che altri ordini del giorno, dal contenuto similare a quello presentato dal collega Bellini, sono stati accettati oppure accettati con riformulazione dal Governo.
Allora, chiedo al ministro: il tentativo di recuperare i contenuti di un ordine del giorno in termini di riformulazione si concede solo per gli ordini del giorno proposti da colleghi della maggioranza o questa possibilità e questo diritto è concesso anche ai colleghi dell'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)? Ci sono diversi ordini del giorno riguardanti materie similare, relativi ai tecnici di laboratorio; non capisco perché su questo ordine del giorno si sia espresso parere contrario, mentre per altri ci sono proposte e riformulazioni; mi riferisco, ad esempio, all'ordine del giorno Palmieri n. 9/3387/44, ma ce ne sono altri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellini n. 9/3387/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 361
Votanti 359
Astenuti 2
Maggioranza 180
Hanno votato
134
Hanno votato
no 225).

Chiedo all'onorevole Cima se insista per la votazione dell'ordine del giorno Cima n. 9/3387/31, non accettato dal Governo.

LAURA CIMA. Sì, signor Presidente, insisto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cima n. 9/3387/31, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge .
(Presenti 354
Votanti 349
Astenuti 5
Maggioranza 175
Hanno votato
125
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che non insistono per la votazione i presentatori degli ordini del giorno Gamba n. 9/3387/35, accolto come raccomandazione dal Governo, Zanella n. 9/3387/36, accolto come raccomandazione dal Governo, Garagnani n. 9/3387/39, accettato dal Governo, Spina Diana n. 9/3387/40, accolto come raccomandazione dal Governo, Boccia n. 9/3387/41, accolto come raccomandazione dal Governo, Galvagno n. 9/3387/42, accettato dal Governo, Palmieri n. 9/3387/43, accettato dal Governo, Brugger n. 9/3387/45, accettato dal Governo, Strano n. 9/3387/46, accettato dal Governo, Fratta Pasini n. 9/3387/49, accettato dal Governo limitatamente al primo capoverso del dispositivo. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Ascierto n. 9/3387/44 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
È così esaurita la trattazione degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ranieli. Ne ha facoltà.

MICHELE RANIELI. Signor Presidente, ottemperando alle esigenze di celerità, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto ella seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto, al quale mi riporto in nome e per conto del gruppo dell'UDC.

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza sulla base dei consueti criteri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni voto l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Signor Presidente, anch'io ovviamente, visti i tempi, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto ella seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto. Desidero però dichiarare il voto convinto della Lega nord Padania a questa proposta di legge e desidero esprimere apprezzamento al ministro Moratti per la serenità e la solerzia con cui ha seguito i nostri lavori (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'UDC).

PRESIDENTE. La Presidenza autorizza la pubblicazione della sua dichiarazione di voto sulla base dei consueti criteri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, io credo di essere abbastanza accomodante, però non mi pare che noi possiamo concludere in questo modo questa discussione. Almeno per quello che riguarda noi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

 

ALBA SASSO. È una vergogna!

PIER LUIGI BERSANI. Se si può avere da parte del Governo un attimo di attenzione, signor Presidente, vorrei dire che questa legge presenta alcuni punti interrogativi.
Il primo: da quale confronto nasce questa legge? È mai possibile che noi osiamo parlare di riforma della scuola e blindiamo un provvedimento rispetto al quale l'opposizione attonita deve vedersi respingere ogni parola che ha pronunciato e vedere poi accogliere, con l'assistenza tecnica del caso, ordini del giorno espressione della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)?
Con quale presunzione, signora ministro, si è pensato di lasciare nelle mani del Governo scelte determinanti sulla base di una delega così malcerta, così generica, così poco fondata?
Quanto si è già compromesso in questo anno e mezzo delle scelte che si afferma di voler fare? È più importante quel che è successo quest'anno o è più importante quello che scriviamo qui? E come vogliamo collegare questa discussione con quella che dovrà esserci nei prossimi giorni sulla devolution? E quella discussione sulla devolution come la colleghiamo all'autonomia scolastica, ai poteri regionali, ai fondamenti costituzionali, alle norme vigenti che modifichiamo con questo disegno di legge di delega? Come si può considerare questa una legge di delega? È una delega senza copertura, con copertura eventuale a scoppio ritardato. È un manifesto. È una legge. È una via di mezzo. È la legge del voto in condotta che non costa niente.
Questi sono interrogativi seri che non hanno avuto risposte convincenti e dunque questo disegno di legge avrà un percorso ancora accidentato, certamente non lineare; creerà confusione nei prossimi mesi e, tuttavia, la scelta di oggi ci preoccupa. In due minuti soltanto voglio dirle, signor ministro, e voglio dire ai colleghi, perché ci preoccupa. Temiamo che con questa discussione e con queste scelte venga posta un'ipoteca forte su un dibattito che dovrebbe appassionarci di più e che non riguarda la scuola ma l'Italia, le prospettive di questo paese e quello che ormai molti definiscono il rischio di ripiegamento o rischio di declino. Questo è l'oggetto che dovrebbe appassionarci. Noi siamo pronti a discuterne, anche politicamente. Riteniamo che il centrodestra stia aggravando i problemi, ne stia aggiungendo, ma i problemi ci sono; questo paese ha problemi strutturali di fondo. Anche in questo dibattito sono emerse tabelle e numeri che non riprenderò, però, se si incrociano i dati delle tabelle OCSE sulla produttività del sistema scolastico in termini qualitativi e quantitativi e le tabelle dell'andamento demografico (cioè il fatto che nel 2030 saremo, sostanzialmente, in carenza a milioni nelle fasce di età fra i 20 e i 40 anni) vedremo che c'è un problema che riguarda, in modo intrinseco, la capacità di riorganizzare l'offerta formativa e di conoscenza, di attivare popolazione, generazioni, età che oggi sono disattive rispetto al mondo del lavoro, di rimontare uno stock di ritardo micidiale che abbiamo nelle conoscenze delle varie generazioni (questo lo dicono sia i dati OCSE sia i dati PISA) e generare, attraverso un rinnovamento degli istituti di offerta della formazione, della ricerca e la loro trasferibilità, un flusso di conoscenza.
Sarò breve anche se sarebbe interessante poterne discutere.
Intendiamoci, a noi piace l'idea di scuola come strumento di inclusione; sappiamo che abbiamo di fronte passaggi nei quali i termini della flessibilità, delle divisioni, della frantumazione sociale richiederanno uno strumento più forte, però stiamo anche sul tema del rapporto fra scuola ed economia ed io vorrei chiederle, signor ministro, visto che siete così appassionati al rapporto tra scuola ed economia: ma con che economisti parlate (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)? Parlate forse con Confindustria? Parlate con
tutti gli economisti e non ce ne sarà uno che non vi dirà - e dico poco - che tutto ciò è improprio.
Un'idea che si proponga di accostare l'offerta alla domanda, di piegare un sistema formativo ad una domanda di impresa così come è adesso è quanto meno inappropriata: nessun economista la sosterrebbe! Farlo sarebbe un errore gravissimo per il paese! Un economista vi direbbe che si deve partire da un intervento d'urto dal lato dell'offerta: bisogna immettere più conoscenza diffusa e poi, dal lato della domanda, stimolare una sua riqualificazione, ad esempio patrimonializzando nei percorsi di lavoro e nei contratti l'acquisizione di conoscenze o alzando gli standard di qualità per le imprese. Conoscete quale formazione chiedono oggi le nostre imprese? Conoscete quale formazione sia richiesta nel nordest? Vogliamo forse segnarci con quella mano? Non possiamo farlo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!
Certo, la ricetta non è facile; l'Ulivo si sta dedicando a questo tema, al tema della conoscenza, ed il suo nuovo programma si formerà proprio attorno ad esso. Sappiamo che non è facile trovare le risposte! Certamente però queste non sono rappresentate dalla strada che state percorrendo. Semmai, la prima cosa che viene in mente è dire: facciamo un piano straordinario di edilizia scolastica! Facciamo un'infrastruttura in meno, una Tremonti in meno! Occupiamo in modo permanente le strutture scolastiche! Attiviamo tutte le risorse presenti nel corpo docente, altro che ridurle! Garantiamo un turnover adeguato: abbiamo bisogno di queste risorse! Lanciamo un piano di educazione per gli adulti! Allarghiamo la conoscenza di base, lo ripeto, allarghiamo la conoscenza di base per tutti e non facciamo, sulla testa e nella testa di un ragazzino di 13 anni, una divisione tra il sapere ed il fare! Non venite a dirmi che non è così: nella concreta situazione italiana è così! Non mi si portino esperienze di altri paesi! Chi ha operato, chi ha conosciuto il mondo scolastico e quello della formazione professionale in Italia sa benissimo che stiamo mettendo su due binari diversi, a 13 anni, i giovani di questo paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Ho lavorato per molti anni alla formazione professionale: se in buona fede pensate che questo non avvenga, che ciò si possa rimontare con passerelle o quant'altro, vi dico che si tratta di una prospettiva onirica! Non esiste questa prospettiva! Abbiamo bisogno, invece, dell'operazione opposta: allargare la conoscenza di base per tutti per poi, su questo, innescare tutti gli altri processi. Per tali ragioni, di fronte a questi problemi, di fronte ad un problema paese, non ad un problema scuola, lasciamo da parte, signor ministro, le retoriche delle opportunità e del diritto-dovere. C'è una parola moderna: si chiama innalzamento dell'obbligo scolastico! Una scuola buona per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)!
Se vogliamo fare del bene al paese, e non solo alla scuola, questo è necessario (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ministra, credo non sfugga a nessuno come, a dispetto dell'assoluta centralità strategica e culturale di questa ventilata ipotesi di riforma del nostro sistema scolastico, in realtà, in questo momento, non si respiri in Assemblea quel clima che si addice alle grandi occasioni. La causa di ciò, ministro, non è certo imputabile alla stanchezza, all'ora, all'asprezza del confronto, all'intensità del dibattito, ma alla percezione diffusa, al dubbio che si è generato tra chi pensava, oggi, di essere testimone, di essere attore di un grande momento storico, di un processo di riforma carico di significati, denso di implicazioni, e che, invece, ha compreso - così come ha compreso la società italiana, così come, con rassegnazione, ha compreso il mondo della scuola - che non di questo si tratta. Perché mai, ministro, evocare processi di riforma, scenari di mutamento, perché mai generare aspettative di modernizzazione nel paese per poi vedersi ridotti a produrre un provvedimento legislativo - come questa legge delega - debole nell'impianto culturale, incoerente nei suoi obiettivi strategici, inadeguato rispetto alle esigenze del società italiana, inidoneo rispetto alle nuove domande ed alle nuove risposte, queste sì necessarie, che ci sono imposte dal nostro ruolo in Europa e nello scenario internazionale?
Colleghi, un compiuto processo riformatore, per essere tale, per essere coerente con i suoi assunti evocativi deve avere un forte e grande respiro strategico. Tanto più un processo riformatore deve essere tale, quanto più i suoi effetti affondano in territori delicati e complessi, dove si formano le identità, dove si trasmette il sapere, dove si plasmano le competenze, dove le nuove generazioni si formano ad essere parte attiva nella crescita e nello sviluppo del paese, come cittadini maturi e consapevoli. Una riforma che avesse voluto guardare al presente ed al futuro del nostro paese nell'ottica della lunga durata, e non certo in quella della contingenza politica, avrebbe sentito il peso della responsabilità e la necessità di fornire altre risposte, risposte diverse.
Tuttavia, non è stato questo lo spirito, l'anima del provvedimento di delega in esame. La vostra priorità era politica e politica è stata la risposta. Bisognava dire «no» alle riforme dell'Ulivo (come l'intendenza) e i contenuti sarebbero venuti per inerzia.
Signor ministro, il dramma è che con i «no» non si fanno le riforme e di certo non si fanno quelle riforme di cui il paese ed il mondo della scuola italiana più che mai oggi hanno un bisogno assoluto. Non è sufficiente essere bravi iconoclasti della legge n. 30 del 2000 e della legge n. 9 del 1999 sull'obbligo scolastico per essere buoni riformatori.
Accecati dall'etica della convinzione, non siete stati in grado di vedere e di ascoltare le ragioni degli altri; mi riferisco, ministro, non tanto a quelle dell'opposizione, quanto a quelle degli operatori della scuola, dei docenti, delle famiglie e delle associazioni.
Presidente Adornato, perché consumare in Commissione cultura il rito delle audizioni, se poi l'esito era scontato e se poi il dialogo, il confronto - come doveva essere per vostra scelta politica - non poteva produrre effetto alcuno? Che senso ha chiederci di trasfondere in ordini del giorno i contenuti dei nostri emendamenti che recepivano e davano voce alle esigenze degli operatori?
Ministra, con gli ordini del giorno non si definiscono i principi di una legge delega e, certo, non si governa un sistema complesso come la scuola italiana. Signora ministra, questa legge delega non segnerà la storia italiana e non lascerà tracce significative, nel bene e nel male; essa non sarà evocata nel male come la riforma Gentile, ma non resterà negli annali della scuola italiana e della storia italiana come la riforma della scuola media unica del ministro Gui, che allora con coraggio seppe interpretare le esigenze di crescita e di sviluppo della società italiana, anticipandone gli scenari evolutivi ed interpretando correttamente l'esigenza della crescita e del mutamento del paese.
Tutto ciò non è presente in questa legge delega: come se discutere di riforma, come se declinare delle adeguate politiche scolastiche fosse irrilevante rispetto all'obiettivo, per noi strategico, della crescita del capitale culturale complessivo del paese; come se la nostra società, sempre più società della conoscenza, non fosse legata a doppio filo, nella sua identità e nel suo sviluppo, alla
crescita di quel patrimonio, globale ma strategico, immateriale ma strategico, rappresentato dalle competenze e dai saperi.
Ministra, se è vero - com'è vero - che il nostro paese sconta un forte divario competitivo in termini di capitale culturale, di tasso e di livelli di scolarizzazione rispetto ai nostri grandi partner europei, tanto più allora questi imperativi di sistema avrebbero dovuto trovare risposte adeguate e coerenti.
Non crediamo sia tale la canalizzazione precoce a 13 anni, se non prima, e la scelta precoce tra istruzione e formazione professionale. Lei, signor ministro, evoca spesso la ricerca PISA sul livello di apprendimento nei paesi OCSE. Tuttavia, le sfugge che quella stessa ricerca dice anche che i sistemi comprensivi, quelli cioè che non prevedono canalizzazioni degli alunni in scuole con obiettivi e curricoli diversi prima (lo ripeto: prima) dei 15 anni, hanno i migliori risultati in termini di equità ed efficacia.
Equità, strana parola, significa garantire pari opportunità di accesso, ma anche di successo scolastico a prescindere dal capitale culturale della famiglia, dal reddito, dallo status. Se la scuola venisse meno a questa sua funzione di grande vettore di mobilità sociale e di democratizzazione, verrebbe meno al suo ruolo. Essa non premierebbe gli sforzi e la passione di quei docenti - e sono tanti - che a tale impegno credono ed in tale impegno si riconoscono apportandovi la loro professionalità e la loro etica pubblica.
Certamente, non è riformatore il modo in cui, con la previsione delle quote regionali, minate il principio per noi basilare dell'autonomia organizzativa e didattica delle istituzioni scolastiche sostituendo un vecchio ed obsoleto centralismo ministeriale con un più strisciante e non meno insidioso centralismo regionale. È come se l'autonomia scolastica non fosse, come è, la cifra con cui leggere un autentico processo di raccordo tra scuola e territori, tra esigenze di flessibilità e crescita culturale della comunità. Bisogna operare grazie all'istituzione scolastica, non contro, non in opposizione, ma assieme e con l'istituzione scolastica. Mi riferisco ad una scuola della comunità, coerente con quel principio della sussidiarietà orizzontale che faceva dire a Don Luigi Sturzo: sono unitario, ma federalista impenitente.
Pensavamo, infine, ministro, di discutere di un progetto di riforma. Tuttavia, una riforma seria, anche sbagliata e regressiva come questa, si fa con le risorse. In questo caso, le risorse finanziarie non ci sono e ciò ha portato alla formulazione di un parere della Commissione bilancio che, di fatto, sanziona la mancanza di copertura, una copertura ad efficacia differita, che derubrica questa legge ad ordine del giorno. Come si sa, un ordine del giorno non si nega a nessuno, tanto meno ad un ministro. Si tratta di una legge manifesto della quale lascerete in eredità al paese solo gli effetti negativi, non certo una risposta all'altezza delle attese e delle aspirazioni dei ragazzi, delle famiglie, dei docenti, degli operatori della scuola sulla cui passione e professionalità andava, invece, costruito un progetto di scuola condiviso e partecipato.
Per tali ragioni e per quanto esposto dai colleghi dell'Ulivo, come gruppo della Margherita voteremo contro questa legge delega nella precisa consapevolezza che questo voto contrario è nell'interesse del paese e rappresenta per noi un impegno, un preciso obbligo nei confronti della scuola italiana. L'impegno è di lavorare per andare oltre questa legge delega e restituire al mondo della scuola tutta quella centralità e quell'autorevolezza che riveste per la crescita della società italiana (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sterpa. Ne ha facoltà.

EGIDIO STERPA. Signor Presidente, vorrei solo svolgere alcune brevi considerazioni. Il mio «sì» a questa legge delega non è acritico, ed il ministro lo sa. Apprezzo molto la serietà del ministro ed alla sua sensibilità affido la possibilità, in sede di legge delegata, di apportare correzioni che io stesso, del resto, ho suggerito, ad esempio, con un ordine del giorno. Ecco il motivo per cui voto a favore di questo provvedimento. Sono più di vent'anni che da questa Camera seguo i problemi della scuola e devo dire che preferisco - lo dico a chi ha criticato la legge delega - una legge delega perché, poi, spetterà a noi valutare la legge delegata che il ministro ci presenterà. Vi è la possibilità di controllo da parte del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Chiedo alla Presidenza l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna delle considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza sulla base dei consueti criteri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzuca Poggiolini. Ne ha facoltà.

CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, i parlamentari dell'UDEUR-Popolari per l'Europa voteranno contro questa riforma della scuola dal nome roboante, la riforma della Casa delle libertà, che qualifica la capacità progettuale di questo Governo e della maggioranza parlamentare che lo sostiene.
Si tratta di una riforma fino ad oggi portata avanti come un treno per volontà del ministro Moratti, anche perché considerata una riforma strategica dal Governo, esaltata dallo stesso Presidente Berlusconi e che è stata spacciata come un investimento dello Stato sui giovani e sul recupero di produttività del paese in campo formativo.
Questo noi ce lo auguravamo, pur essendo l'opposizione, ma ci accorgiamo invece che la situazione è ben diversa. Allora chiediamo al Governo: quante risorse avete destinato a questo investimento? Nulla: nemmeno un euro, nemmeno uno straccio di copertura finanziaria. Se questa è l'attenzione del Governo alle riforme strategiche, allora siamo di fronte ad un castello di carta, ad una controriforma dottrinaria ed ideologica che sarà senza alcuna utilità per i nostri giovani e per il nostro paese. Questa riforma, pur essendo stata promossa sul piano mediatico, in realtà si è spiaggiata come una balena ormai giunta alla fine della sua esistenza sullo scoglio insuperabile di tante piccole e grandi lacune formali (ma anche sostanziali), che ne hanno reso impossibile l'approvazione nel testo attuale, rendendo necessario un ulteriore passaggio parlamentare al Senato e provocando una pioggia di ordini del giorno da parte della stessa maggioranza, oltre che facendo augurare da parte di una persona che noi stimiamo, come l'onorevole Sterpa, che vi sia spazio per modifiche ulteriori al testo qui proposto.
La copertura finanziaria escogitata dalla Commissione bilancio ha risolto inoltre un'accesa discussione all'interno di un esecutivo che è apparso chiaramente spaccato e che ha così dimostrato di dover operare in uno spazio politico ormai angusto e molto battagliato. Vorrei ricordare che a casa del Presidente del Consiglio Berlusconi, la scorsa settimana, i ministri Moratti e Tremonti si sono confrontati a lungo - almeno così abbiamo appreso sui giornali -, per quasi tutto il pomeriggio, mentre la Commissione bilancio della Camera, riunita in sede consultiva, attendeva questa soluzione (questo parto che doveva avvenire nel salotto buono del Capo del Governo). Il tira e molla tra le esigenze della finanza pubblica e il bisogno del ministro Moratti - che evidentemente comprendo in questa sua frustrazione - di assicurare uno straccio di copertura finanziaria alla tanto osannata riforma scolastica del centrodestra non poteva concludersi perché il ministro Tremonti non assicurava alla collega dell'istruzione una relazione tecnica sugli oneri connessi all'attuazione della riforma e questo non perché il ministro Giulio Tremonti sia un uomo
malvagio, ma perché non si può valutare il costo di un progetto se non si sa con esattezza come verrà realizzato tale progetto. Ciò dimostra che la delega, che oggi concediamo al Governo, di fatto è una delega in bianco, i cui oneri non sono quantificabili e il cui disegno non è chiaramente né definito, né attuabile.
Vorrei ricordare che la settimana scorsa, in quest'aula, due galantuomini, il deputato Violante e il deputato Adornato, il quale è anche presidente della VII Commissione - i quali un tempo stavano dalla stessa parte e che ora duellano con onore e con lealtà -, si erano dichiarati d'accordo fra di loro su un punto di principio insuperabile, irrinunciabile, inattaccabile: che le leggi in Parlamento si approvano con il parere positivo della Commissione bilancio, che accerta la copertura finanziaria, così come prevede fin dal 1948 l'articolo 81 della Costituzione della Repubblica italiana. Vorrei peraltro far presente che personalmente mi sono astenuta anche su quegli emendamenti della minoranza alla quale appartengo, quando tali emendamenti non avevano copertura finanziaria ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione: una copertura che era prevista addirittura nello Statuto fondamentale del Regno di Carlo Alberto di Savoia e che non può mancare di essere stabilita in ogni ordinamento democratico rispettoso dello Stato di diritto. Questa maggioranza invece, che non era stata attenta al rispetto delle regole istituzionali in più punti, inseguendo un disegno ideologico di riforma dell'istruzione tanto arrogante quanto cieco - soprattutto cieco rispetto alle attese forti (che vengono da quel mondo della scuola) di attuazione delle leggi, che l'Ulivo aveva realizzato e che invece questa maggioranza vuole abrogare, e di attuazione di una riforma davvero rispondente alle necessità del nostro paese, in particolare in termini di sviluppo che noi tutti parlamentari dobbiamo al nostro paese - ha dovuto incassare il colpo e segnare il passo, registrando una vera e propria battuta d'arresto, con una copertura raffazzonata e fasulla - lo ha appena detto e ripetuto il collega Morgando - e con una necessaria rilettura al Senato.
Tra l'altro, il progetto del ministro Moratti non ha ammesso alcun emendamento e alcuna correzione, pur essendo pieno di errori materiali, formali e sostanziali.
Invece, la maggioranza avrebbe dovuto sfruttare questa occasione per fermarsi e riflettere su diverse questioni, visto che comunque il disegno di legge deve tornare al Senato in seconda lettura. Infatti, si tratta di questioni importanti e gravi per i cittadini di domani, cioè per i bambini e per i ragazzi; questioni, tra l'altro, che riguardano migliaia e migliaia di insegnanti appassionati e attenti nonché molti dirigenti, alcuni dei quali sono stati abbandonati a se stessi.
Questa legge non contiene solo deleghe, ma anche alcune norme direttamente operative, anch'esse senza copertura. Infatti, come tutti sappiamo, tale provvedimento dispone alla fine di abrogare immediatamente e totalmente due leggi recentissime - realizzate attraverso un'ampia consultazione e con molta attenzione in ordine alle reali attese del popolo della scuola -, vale a dire la riforma dei cicli e l'obbligo scolastico, creando in tal modo un vuoto normativo che in due anni dovrà essere riempito dai decreti legislativi.
Con queste abrogazioni immediate forse si cerca il consenso di quegli immobilisti - che pure esistono nel mondo della scuola -, cioè di coloro che nel settore scolastico preferiscono l'immobilità assoluta, sperando sempre in qualcosa che non li sposti dalle loro abitudini, senza l'obbligo di ammodernarsi e di un impegno sempre maggiore nei confronti dei bambini e dei ragazzi. Purtroppo, tali soggetti esistono e credo che la volontà del Governo si rivolga più a questi pochi che ai tanti che, invece, lavorano con passione nel mondo della scuola e che contavano di attuare le leggi sull'autonomia, sulla riforma dei cicli, su tutto ciò che ha prodotto l'Ulivo nella scorsa legislatura. Altrimenti, mi chiedo: per quale motivo questo Governo ha voluto una
delega parlamentare per riformare la scuola, quando questo strumento, nella storia dell'Italia unita, non era mai stato adottato per uno scopo così ampio? Forse perché un disegno di legge troppo vago è stato all'ultimo momento trasformato in una delega al fine di consentire - mi auguro in meglio - ripensamenti dell'ultima ora?
E poi, su tutti i decreti legislativi da emanarsi, si prevede il parere parlamentare, tranne che su uno. Se si legge bene il testo dell'articolo 4, si nota che esso non prevede il giudizio delle Camere sulle norme che regoleranno i contratti di fornitura e di lavoro temporaneo da stipularsi tra aziende e giovani in formazione. Cosa c'è sotto? Cosa si nasconde sotto questa che sembra una dimenticanza, ma che in realtà diventa una sostanziale elusione dell'obbligo formativo, che tende a portare manodopera giovanile alle aziende? E perché si è voluto spaccare il mondo giovanile in questi due filoni così diversi e così profondamente alternativi fra loro? A quale fine?
Troppi interrogativi rimangono senza risposta e troppi sospetti fa nascere questa fretta dissennata, che ha profondamente innovato, se non calpestato, le regole dell'esame parlamentare, pur di far dispiegare gli effetti della riforma a partire dal prossimo anno scolastico 2003-2004.
Ma il Governo vuole che le magagne rimangano irrisolte, che il disegno complessivo rimanga scricchiolante, che le risorse disponibili siano insufficienti, non quantificate, vaghe e - come abbiamo visto - inesistenti.
Questo modo di procedere in Parlamento è un caso emblematico, che dimostra come per fare opposizione a questa maggioranza basti richiamarsi semplicemente alle regole della democrazia parlamentare, alle regole del rispetto della Costituzione, che qui sono state più volte violate; tutto il resto ha poca importanza! Le pretese del ministro Moratti, del burocrate e degli ideologi che le hanno sostenute sono state temporaneamente messe a tacere.
Se, alla fine, le norme della riforma Moratti risultassero ancora inapplicabili - così come pensiamo -, contrarie alla Costituzione o carenti di quantificazione degli oneri, ci auguriamo che la procedura di promulgazione possa fermare tale progetto, in inottemperanza a quei poteri che ogni organo costituzionale ha ancora in questo paese e che ci auguriamo si vogliano esercitare a tutti i livelli e con grande onestà di pensiero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi limiterò a poche parole. Come è confermato, fra l'altro, negli interventi in sede di discussione sulle linee generali, i deputati del gruppo di Forza Italia ribadiscono il proprio voto fermamente convinto a favore della riforma che stiamo discutendo e, soprattutto, la convinzione che questo sia un primo passo verso un coraggioso atto di rinnovamento degli studi in Italia. In secondo luogo, ringraziamo il ministro e il sottosegretario Aprea per la disponibilità comunque e ovunque manifestata, sia in Commissione sia in aula, verso un confronto serio con tutti, compresa l'opposizione, sui principali problemi sottesi alla riforma.
Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di ulteriori considerazioni integrative del mio intervento, che mi riservo, eventualmente, di consegnare (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Garagnani. La Presidenza l'autorizza sulla base dei consueti criteri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella, alla quale ricordo che ha tre minuti di tempo a sua disposizione. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, mi limiterò a proporre poche riflessioni, riservandomi di consegnare ulteriori considerazioni integrative del mio intervento. Pertanto, le chiedo l'autorizzazione alla loro pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna.
Naturalmente, i deputati Verdi voteranno contro questo provvedimento, perché una riforma così rilevante e complessa, certamente, non può essere attuata attraverso lo strumento della delega, che riduce, inevitabilmente, gli spazi di dibattito e di confronto su materie fondamentali come l'istruzione e la formazione. L'obiettivo, infatti, avrebbe dovuto essere quello di una riforma condivisa, che indicasse il sistema educativo dell'istruzione e della formazione per gli anni a venire. Ovviamente, lo strumento della delega è del tutto controproducente, rappresentando, come è stato detto, una vera e propria cambiale in bianco in tema di formazione e di istruzione chiesta dal Governo che, francamente, non soltanto è apparso sordo ai contributi al dibattito portati dall'opposizione in Commissione ed in Assemblea ma, oltretutto, ha ignorato gli emendamenti, persino quelli di buonsenso, correttivi rispetto ad errori vistosi presenti nel testo proposto. Inoltre, il Governo sembra assolutamente inconsapevole anche del patrimonio di riflessione e di pensiero, frutto dell'elaborazione di esperienze e di pratiche eccellenti: si tratta di un lavoro immenso, di anni ed anni, ad opera soprattutto di donne, che la ministra Moratti, proprio perché donna, avrebbe dovuto tenere in seria considerazione, avvantaggiandosene.
Peraltro, la riforma Moratti si scontra, inevitabilmente, con i pesanti effetti prodotti dalla legge finanziaria da poco approvata: nessun investimento, ma soltanto pesanti tagli di risorse a disposizione del ministero. Come si fa a fare una seria riforma con queste premesse? Come si fa a parlare di autonomia scolastica, di formazione del personale docente, di innovazione e sviluppo finalizzati al sistema formativo, senza un'adeguata copertura finanziaria?

PRESIDENTE. Onorevole Zanella, la invito a concludere.

LUANA ZANELLA. Concludo, signor Presidente.
Ma, soprattutto, come si fa a pretendere di varare un piano programmatico di interventi finanziari, pieno di tanti obiettivi, quali la valorizzazione del personale docente, la formazione continua, lo sviluppo delle tecnologie multimediali, l'adeguamento delle strutture antisismiche, sapendo che non ci sono soldi e che tutto ciò rimarrà lettera morta? Non sono certamente queste le premesse per inaugurare un nuovo corso dell'istruzione pubblica in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. La Presidenza autorizza la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna delle ulteriori considerazioni integrative del suo intervento, sulla base dei consueti criteri. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Collè. Ne ha facoltà.

IVO COLLÈ. Signor Presidente, sicuramente il mio voto non sarà favorevole a questo disegno di legge. Credo che oggi, da quest'aula, sia arrivato un segnale negativo. Non vorrei che, in qualche modo, fosse un po' ciò che ci sta aspetta per quanto riguarda federalismo e devolution.
Obiettivamente, sono molto preoccupato perché il Governo ha accolto un ordine del giorno dove di fatto si vorrebbe in qualche modo passare sopra quella che è stata la decisione di un consiglio regionale rispetto alla quarta prova di francese - in questo senso, naturalmente, mi riferisco alla Valle d'Aosta - e si passa sopra alla Corte costituzionale che su questa questione ha già ampiamente dichiarato l'illegittimità costituzionale. In queste ore mi sono chiesto il perché di tutto questo e mi è stato risposto che in qualche modo si tratta di una questione di bandiera, un contentino che si deve dare a qualcuno, tanto non si arriverà a nulla perché ci deve essere l'intesa con la
regione Valle d'Aosta. È vero, meno male! Ma mi chiedo se questa è serietà, se è modo di far politica, già sapendo fin d'ora che questa cosa non andrà avanti! Noi ci poniamo queste questioni e facciamo una riflessione su questo atteggiamento.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 20,15)

IVO COLLÈ. Evidentemente, si preferisce dare il contentino a qualcuno rispetto all'atteggiamento serio ed obiettivo che il sottoscritto ha tenuto in quest'aula, al di là degli schieramenti. A questo punto il sottoscritto farà le giuste valutazioni su questo modo di fare e sulla politica portata avanti da questo Governo e da questa maggioranza. Noi non siamo qui ad elemosinare nulla o a piangere, ma siamo qui ad esporre le nostre idee e riteniamo che queste siano questioni fondamentali e di principio per la nostra regione. Tuttavia, se questo elemento non è radicato nei rappresentanti del Governo, evidentemente, ci preoccupiamo di quale sarà l'atteggiamento sul federalismo, di cui tutti parlano nelle piazze ma quando vi è una effettiva occasione di andare verso una politica federalista si fa esattamente il contrario. A questo punto, noi seguiremo con attenzione il processo federalista e sicuramente difenderemo a denti stretti quanto i nostri padri hanno costruito (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moroni, alla quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, intervengo soltanto per annunciare il voto favorevole gruppo misto-Liberal-democratici, Repubblicani Nuovo PSI, un voto convintamente favorevole a questa legge delega di riforma scolastica che riteniamo buona e utile. Essa non crea esclusione o differenze ma dà a tutti i giovani opportunità uguali di realizzare le proprie inclinazioni, le proprie capacità, le proprie aspirazioni e si propone di creare un maggiore incontro fra la formazione scolastica e le opportunità di lavoro.
Si tratta di un progetto riformista che vuole dare risposte ad una società diversa che evidenzia nuove necessità, nuovi bisogni, nuovi punti critici, una società nella quale un maggior numero di persone rispetto al passato vuole essere nella condizione di partecipare ai processi decisionali che determinano lo sviluppo della società stessa. È un progetto autenticamente riformista al quale certamente i Socialisti del Nuovo PSI non possono che dare il loro convinto appoggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone, al quale ricordo che ha due minuti a disposizione ...

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, volevo ricordarle che sono anche relatrice di minoranza, quindi, forse, mi spetterebbe un tempo aggiuntivo ...

PRESIDENTE. Va bene, mi sono sbagliato...

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, naturalmente, volevo ribadire che a nostro avviso la scelta di uno strumento come quello della delega per intervenire in modo così radicale e complessivo sul sistema generale dell'istruzione sta tutta dentro un contesto che questo Governo ha delineato fin dal suo insediamento. Si tratta di un chiaro contesto di attacco alla scuola pubblica, di svuotamento delle prerogative di questo Parlamento e di distacco, allontanamento e non valutazione di quelle richieste, di quelle critiche, di quel confronto democratico con il mondo della scuola, che, invece, è stato ampiamente sollecitato nel corso di questo dibattito parlamentare.
Con il ricorso alla delega il Governo, insomma, manifesta soltanto la volontà di agire nella totale discrezionalità, sottraendosi ad un voto di merito del Parlamento per quanto riguarderà i decreti legislativi
attuativi. Come se ciò non bastasse, presenta un provvedimento che non prevede una copertura finanziaria e che consegna tutto nelle mani del ministro dell'economia e delle finanze Tremonti.
È un contesto di attacco generale ai diritti (al lavoro, alla previdenza ed allo Stato sociale) che rivendica per lo Stato soltanto lo spazio dei livelli minimi.
Tutto spinge per una riduzione dei contenuti, della qualità, dei tempi dell'istruzione che, invece, dovrebbe essere garantita a tutte e a tutti. Il modello sociale di organizzazione è quello di un impoverimento, di una sottrazione di risorse, di una sottrazione di diritto di cittadinanza per la scuola: nulla a che fare con l'idea di unicità del sistema scolastico su tutto il territorio nazionale. Oggi ci proponete una scuola ridotta al minimo, una scuola povera, una scuola che divide, una scuola piegata ai particolarismi e ad un aspetto confessionale ed etico omologanti. Voi considerate la scuola come una merce che può essere acquistata dalle famiglie sulla base delle disponibilità economiche. Considerate l'istruzione, non come un diritto, ma come un bene di consumo. Vi è una scuola che non è più un diritto della persona, ma diventa un servizio a domanda individuale, organizzato in modo gerarchizzato con la competizione tra gli insegnanti, con una mercificazione del sapere. Insomma, una scuola completamente subalterna al mondo dell'impresa e al mondo del lavoro; una scuola che fa dell'impresa, per accezione massima, luogo formativo. Questo ci dicono l'introduzione di una precoce canalizzazione, l'abbassamento dell'obbligo scolastico, addirittura la manomissione costituzionale - che abbiamo contestato - del principio giuridico relativo all'obbligo scolastico, che voi sostituite e trasformate in un diritto-dovere di cui si può usufruire.
Vi è una separazione dei diritti e dei destini sociali: i figli dei ricchi, nella vostra idea di scuola, sono quelli che diventeranno la classe dirigente del futuro; gli altri vanno in pasto al mercato. Ci chiediamo dove state mandando il nostro paese, dove state mandando le energie, le intelligenze, i tanti saperi di ragazzi e di ragazze. Anche quella dell'anticipo è una visione miope e poco attenta alla realtà che non tiene conto dei tempi delle bambine e dei bambini, ma solo di un'idea di addestramento dei più piccoli e di una preparazione della futura massa di lavoratori flessibili. Questo in un contesto generale di attacco al mondo del lavoro, dei lavoratori e delle lavoratrici. Voi avete inserito, anche in questo provvedimento, l'attacco esplicito alla libertà dell'insegnamento, allo stato giuridico dell'insegnamento, a quelle certezze di norme, a quel rispetto di diritti acquisiti che sarebbe opportuno prevedere in una ben diversa riforma che gli insegnanti - soprattutto quelli che oggi vivono in quella condizione di incertezza e di precarietà in cui li avete sospinti grazie alle vostre controriforme - si aspettano.
Voi riportate la scuola indietro di quaranta anni, e per questo la vostra è da considerarsi una controriforma. In questa discussione parlamentare vi abbiamo contrapposto un'idea diversa, l'idea di un obbligo scolastico a diciotto anni; di un'estensione e di un carattere unitario del ciclo secondario contro l'ipotesi di una separazione dei destini e, quindi, dei percorsi scolastici; l'unitarietà del sistema scolastico; l'inserimento, a pieno titolo in questo sistema nazionale, del segmento educativo della scuola dell'infanzia; l'eliminazione di ogni ambiguità nel rapporto tra istruzione e formazione, proprio perché siamo contrari a quella separazione di destini sociali ed a quel percorso separato istruzione-formazione che voi proponete.
Concludo il mio intervento, affermando che in questo Parlamento le nostre proposte sono state caratterizzate, nel corso del dibattito, da una battaglia comune con le altre opposizioni. Ci teniamo, tuttavia, a sottolineare che, proprio su alcuni punti nevralgici di questa riforma, quello sui cicli, le differenze tra noi e le altre forze dell'opposizione rimangono.
Per tale motivo, non abbiamo potuto sottrarci dal riproporre alcune critiche a quella scelta sbagliata che qui il centrosinistra ha confermato (mi riferisco alla riconferma della riforma Berlinguer che ha aperto molti, troppi varchi, a volte anticipando le proposte di riforma di questo Governo). A questi errori, a questi limiti non è più possibile oggi sottrarsi per difendere la scuola pubblica.
Abbiamo voluto far vivere l'idea di un'altra scuola possibile e continueremo a farla crescere nel paese, a partire dalle mobilitazione nei prossimi giorni contro i GATS, i trattati che di fatto privatizzeranno in tutta Europa la scuola e la cultura, i contratti della scuola e la vostra riforma. Vi saranno, nelle prossime settimane, mobilitazioni importanti che vedranno unito il mondo della scuola.
Voi oggi incassate il voto del Parlamento su questa vostra controriforma, ma la vostra strada non è in discesa. Sappiamo che per battervi dobbiamo ridare voce, autorevolezza, speranza ed alternativa al mondo della scuola, agli insegnanti, agli studenti ed al personale amministrativo nella sua unitarietà, per una riforma democratica dal basso, fondata sull'autogoverno della scuola. Questo è il nostro percorso. Questa è la via (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania) con riferimento alla quale sappiamo...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore. L'onorevole Titti De Simone ha diritto di terminare il suo intervento con tranquillità.

TITTI DE SIMONE. ... che voi potreste perdere la strada di un'alternativa (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Butti. Ne ha facoltà (Commenti). Onorevoli colleghi, l'onorevole Butti ha diritto di intervenire. Prego, onorevole Butti.

ALESSIO BUTTI. Signor Presidente, il pensiero del gruppo di Alleanza nazionale è stato già espresso in sede di discussione sulle linee generali del provvedimento dall'onorevole Patarino e dal sottoscritto, senza contare poi l'ottimo lavoro svolto dalla relatrice, onorevole Angela Napoli. Per tale motivo, chiedo alla Presidenza l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico del testo di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto nel quale è riportata la posizione favorevole del gruppo di Alleanza nazionale sul provvedimento in votazione.

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza sulla base dei consueti criteri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, mi lasci esprimere il profondo rammarico per le modalità con cui si conclude in questa sede la discussione su questa che voleva essere, nelle dichiarazioni e negli intenti, una riforma epocale della scuola italiana.
Cosa resta, ministro, di questa riforma epocale? Un manifesto programmatico, una dichiarazione di intenti, misure senza copertura di spesa. Resta l'impoverimento della scuola pubblica che avete già ha operato durante questo anno e mezzo di Governo. Resta una profonda divisione nella vostra maggioranza che avete mascherato con l'incredibile vicenda degli ordini del giorno su tutte le questioni che non avete voluto affrontare e sulle quali vi è divisione all'interno della vostra maggioranza, dall'edilizia scolastica all'anticipo, al reclutamento dei docenti.
Resta la volontà di riportare la scuola indietro, di non garantire l'uguaglianza dei diritti di tutti all'istruzione ed il preciso dettato istituzionale che assegna allo Stato il compito di promuovere tutti i cittadini attraverso l'istruzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, vorrei, in primo luogo, esprimere la mia piena solidarietà all'amico e collega Ivo Collè che, in quest'aula, ha difeso il diritto sacrosanto dell'uso della madre lingua. Pur con tutte le perplessità che nutriamo sullo strumento scelto della legge delega, dobbiamo affermare che vi sono alcuni punti assolutamente condivisibili di questo provvedimento.
Chiedo alla Presidenza l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna delle considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto, che mi riservo eventualmente di consegnare, ma vorrei esprimere solo una considerazione.
Credo siano importanti l'affermazione della valenza educativa dell'istruzione e della formazione, l'innalzamento del diritto-dovere a 18 anni di età, l'autonomia ed il decentramento, l'obiettivo della qualità come criterio fondamentale della nuova politica scolastica e, in modo particolare, l'introduzione significativa dell'alternanza scuola-lavoro.
Come voi probabilmente sapete, noi apprezziamo in modo particolare il riconoscimento della formazione professionale che, in provincia di Bolzano, abbiamo da decenni, con ottimi risultati. Speriamo che anche nel resto d'Italia questo strumento abbia un futuro certo.
Vorrei concludere dicendo che la nostra posizione su questo provvedimento sarà di astensione perché crediamo che importanti segnali ci siano, anche se, a mio avviso, lo strumento normativo scelto non è di nostro gradimento.

PRESIDENTE. Sta bene. La Presidenza autorizza la pubblicazione delle considerazioni integrative che l'onorevole Colletti vorrà eventualmente far pervenire.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Coordinamento - A.C. 3387)

ANGELA NAPOLI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, avverto che, per un mero errore materiale, nello stampato del disegno di legge atto Camera n. 3387, a pagina 2, all'articolo 1, comma 2, ultima riga, dopo le parole: «in materia di istruzione» devono intendersi inserite le seguenti: «e di istruzione».

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore per la maggioranza si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, taglio corto sui ringraziamenti, che non sarebbero stati formali, sia all'opposizione, che ha lavorato in situazioni assai complicate e lo ha fatto con spirito costruttivo - almeno fino ad adesso - , sia alla maggioranza, che ha dimostrato grande compattezza e grande capacità di decisione.
Vorrei ringraziare inoltre, seppure rapidamente, in primo luogo, l'onorevole Angela Napoli (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale) che ha dimostrato una grandissima competenza ed una grandissima serietà, stimata da tutta la Commissione.
In secondo luogo, vorrei ringraziare il ministro, che oggi conduce in porto un lavoro lungo un anno, fatto con estrema disponibilità al dialogo e all'ascolto non della maggioranza o dell'opposizione, ma del paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del
l'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega nord Padania). Grazie davvero a tutti.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prima di procedere alla votazione finale di questo provvedimento vorrei esprimere tutta la nostra amicizia, vicinanza e solidarietà al gruppo di Alleanza nazionale per la scomparsa di Marzio Tricoli, avvenuta oggi, in Sicilia, nel corso di un drammatico incidente. Ai colleghi di Alleanza nazionale va la solidarietà e la partecipazione di tutta la Camera (Applausi).
Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata a procedere al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale e approvazione - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3387, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

È inutile che dica a ciascuno di prendere posto e che ognuno voti per sé...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva ( Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega nord Padania).

(S. 1306 - Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale) (approvato dal Senato) (3387):
(Presenti 248
Votanti 244
Astenuti 4
Maggioranza 123
Hanno votato
238
Hanno votato
no 6
Sono in missione 74 deputati).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 23-245-353-354-661-735-749-771-779-967-1014-1042-1043-1044-1191-1481-1734-1749-1988-1989-1990-2277-3174-3384.

 

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