Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Disegno di legge modificato dal Senato

 

VII Commissione - Resoconto di mercoledì 27 novembre 2002

 

 

 

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SEDE REFERENTE

 

Mercoledì 27 novembre 2002. - Presidenza del presidente Ferdinando ADORNATO. - Intervengono il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Letizia Moratti e il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Valentina Aprea.

La seduta comincia alle 14.05.

Definizione delle norme generali sull'istruzione.
C. 23 Stefani, C. 245 Sospiri, C. 353 Alberta De Simone, C. 354 Alberta De Simone, C. 661 Martinat, C. 735 Angela Napoli, C. 749 Angela Napoli, C. 771 Angela Napoli, C. 779 Angela Napoli, C. 967 Bianchi Clerici, C. 1014 Serena, C. 1042 Angela Napoli, C. 1043 Angela Napoli, C. 1044 Angela Napoli, C. 1191 Malgieri, C. 1481 Angela Napoli, C. 1734 Landolfi, C. 1749 Alboni, C. 1988 Parodi, C. 1989 Parodi, C. 1990 Parodi, C. 2277 Serena, C. 3384 Rizzo e C. 3387 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame, rinviato nella seduta di ieri.

Il ministro Letizia MORATTI esprime, innanzitutto, un sincero e sentito ringraziamento al deputato Angela Napoli per l'ampia relazione con la quale ha illustrato in maniera analitica e precisa i contenuti del disegno di legge, dando un prezioso contributo alla sua piena comprensione e

 

 

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mettendone in luce i principi fondanti. Ringrazia, in particolare, la relatrice per avere evidenziato l'importantissimo aspetto dell'integrazione europea. A tale riguardo, ritiene che la funzione della scuola italiana possa e debba essere protagonista del processo di interazione con i sistemi educativi degli altri paesi. Ritiene, inoltre, che il processo di armonizzazione dei sistemi di istruzione e la creazione di uno spazio educativo comune siano condizioni essenziali per porre le basi per costruire un'Europa politica basata su valori e principi condivisi. Osserva, peraltro, che i principi della cultura europea si rifanno al mondo classico e sono largamente presenti nel disegno di legge e condivisi nel paese.
Ritiene, altresì, che l'Italia con l'Europa debba rafforzare le politiche tese al miglioramento della qualità dei sistemi educativi e al potenziamento della cultura della valutazione dei risultati degli apprendimenti. In tale ottica, risulta prioritario l'impegno per promuovere le competenze e la professionalità dei docenti di fronte alle nuove sfide europee. Osserva che questi principi, come ha avuto modo di chiarire nel dibattito al Senato, sono in gran parte il frutto del lungo e approfondito dibattito avvenuto nella scorsa legislatura. Auspica che anche in questa Commissione, come è avvenuto al Senato, sarà possibile riconoscersi nelle scelte di fondo e nei valori di riferimento di questa iniziativa, che si pone l'obiettivo di ridefinire in modo organico e sistematico gli aspetti fondamentali del nostro sistema scolastico e formativo.
Sottolinea che i principi generali richiamati e sviluppati, in particolare, nei primi due articoli del provvedimento, sono in continuità con la migliore tradizione culturale e pedagogica sia cattolica che laica, e rappresentano per questo il vero legame unitario del nostro paese.
Sottolinea inoltre che il principio generale che permea il disegno di legge è quello di porre la persona umana al centro dello sviluppo educativo e di riaffermare l'importanza del patto educativo con le famiglie. Precisa, infatti, che la finalità generale del sistema educativo, così come previsto dal disegno di legge, é quella di favorire la crescita della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell'età evolutiva, delle differenze e dell'identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, in coerenza con i principi dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costituzione. La scuola quindi ha il compito e l'obiettivo di promuovere l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, garantendo a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali, assicurando a tutti il diritto all'istruzione per almeno dodici anni, o comunque, sino al conseguimento di una qualifica professionale. Sottolinea quindi l'importanza di tale concetto anche a livello europeo.
Osserva che anche i principi fondanti della scuola dell'infanzia, con l'obiettivo della sua generalizzazione, e quelli relativi agli altri cicli sono valori condivisi e comuni alla riflessione legislativa degli ultimi anni e alla storia della scuola italiana.
Ritiene che la sfida con l'integrazione europea debba renderci consapevoli del fatto che sia fondamentale una convergenza delle politiche educative, soprattutto per i riflessi nel mercato del lavoro. Poiché la competizione avviene sempre di più sulla base delle conoscenze, delle competenze e della cultura, ritiene necessario favorire i nostri giovani nel confronto, anche in termini di professionalità, con i loro coetanei europei.
Ritiene che la risposta a questa sfida parta, in primo luogo, dalla riaffermazione della nostra tradizione culturale con nuovi piani di studio e percorsi liceali rinnovati. A ciò si accompagna una apertura alla innovazione che consentirà all'Italia di stare al passo con gli altri paesi europei.
Non sfugge a nessuno che sia il processo di ampliamento comunitario sia lo sviluppo di una società multiculturale pongano al nostro paese l'urgenza, attraverso la scuola, di ritrovare quei valori comuni di civiltà che definiscono l'essere cittadino italiano, ed insieme d'Europa. La scuola avrà il difficile compito di favorire un incontro tra culture che dovrà fondarsi

 

 

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non solo sul rispetto, sulla tolleranza, sulla reciprocità, sulla solidarietà, ma soprattutto su una forte identità - sulla coscienza e memoria della propria storia e delle proprie tradizioni -, senza la quale sarà più difficile confrontarsi con la cultura e la tradizione degli altri. In secondo luogo, un aspetto importante riguarda la definizione del sistema dell'istruzione e formazione professionale che è di pari dignità ed efficacia di quello liceale. Sottolinea che questo punto ci ha allontanato dall'Europa e soprattutto dai bisogni, dalle esigenze di migliaia di ragazzi e di ragazze che vogliono riconosciuto un proprio progetto di vita e di lavoro e che non trovano risposte adeguate nel sistema di istruzione formale. Un sistema che per le sue rigidità non riesce a rispondere ad una domanda diffusa e differenziata di formazione.
In questo senso non ritiene più sufficiente la proposta che vuole ricondurre tutto il percorso di formazione alla dimensione scolastica, affermando il principio per cui la formazione al lavoro e alle professioni debba essere relegata in propri ambiti specifici, estranei ai processi di istruzione in base ad un paradigma ormai superato, secondo il quale prima si studia e poi si lavora. Ritiene che l'educazione e la formazione siano processi che durano per tutto l'arco della vita e alle soglie dell'adolescenza debbano intrecciarsi in percorsi flessibili e diversificati nei tempi, nelle metodologie e nei contenuti.
Ritiene inoltre che la vera sfida sia quella di fare in modo che nel processo di formazione dei giovani ogni segmento del percorso formativo possa valere per un livello successivo di istruzione o di qualificazione professionale. Su questo terreno vi è il conforto dei modelli dei sistemi europei ed internazionali che hanno introdotto flessibilità nei percorsi e sviluppato sistemi di formazione professionale di grande prestigio, di notevole efficacia e rispondenti ai bisogni dei ragazzi e delle loro famiglie. In Italia, invece, la mancanza di una valida alternativa agli studi liceali ha purtroppo privato troppi giovani di opportunità di formazione che valorizzassero le loro inclinazioni, attitudini e capacità.
Si è verificato, inoltre, che molti ragazzi, costretti alla frequenza di scuole tecniche e professionali licealizzate, sottoposti a un carico eccessivo di materie teoriche (fino a 14-16 materie) e a un peso orario di lezione (fino a 40 ore settimanali), fatto in prevalenza di lezioni teoriche, abbiano abbandonato completamente gli studi. Sottolinea che la dispersione scolastica e formativa ha raggiunto in questi ultimi anni cifre allarmanti: circa 240 mila giovani tra i 15 e i 18 anni non frequenta alcun percorso di obbligo formativo; circa 80 mila giovani abbandonano ogni anno la scuola nel corso dell'ultimo anno di obbligo scolastico o non si iscrivono a nessun percorso formativo successivo. Da questo punto di vista ritiene che, l'obbligo scolastico, se disgiunto dal successo educativo, sia un non senso.
Sperimentare il successo nel processo di apprendimento rappresenta, quindi, la condizione essenziale perché sia possibile continuare ad apprendere lungo tutto l'arco della vita.
Ritiene che un processo di sviluppo che ponga le premesse per una continua capacità di apprendimento debba essere fatto di esplorazioni, esperienze, di assunzioni di impegni, della capacità di progettare, della costruzione del senso di autostima: ciò potrà avvenire in una scuola profondamente rinnovata che consenta ai giovani di continuare ad imparare, di imparare a cambiare lavoro, a gestire la propria prospettiva professionale in un contesto mutevole, perché possano sempre rimanere «occupabili». Per questi motivi, ritiene che i percorsi formativi debbano essere personalizzati, ma soprattutto resi flessibili, attraverso una organizzazione dei piani di studio che contemplino la possibilità di differenziare lo studio e la formazione nei contenuti, nella durata, nei percorsi. Precisa che queste sono le ragioni per le quali si è inteso valorizzare al massimo la dimensione e lo strumento dell'orientamento e della reversibilità delle scelte. Ritiene che i ragazzi debbano sapere

 

 

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che qualsiasi segmento del percorso potrà e dovrà costituire un credito spendibile in ogni momento della loro vita formativa e professionale.
Esprime l'auspicio che un'altra modalità che rappresenterà presto un efficace elemento strutturale del sistema sia quella dell'alternanza tra scuola e lavoro. L'alternanza rappresenta una proposta didattica - una metodologia di apprendimento - rivolta a tutti i ragazzi della secondaria e che, se in qualche caso potrà costituire una vera alternativa al percorso formale, in tutti gli altri casi potrà costituire una modalità originale di accostarsi al mondo produttivo e civile, maturando senso di appartenenza, coscienza civile e solidarietà sociale. Si tratta, a suo avviso, di una esperienza positiva da fare, tra l'altro, anche nel «privato sociale», per consentire ai giovani di comprendere veramente gli ambiti dei propri interessi. Ritiene, infatti, che se non si vuole consegnare una parte dei giovani ad un destino di esclusi, sarà necessario offrire loro relazioni di apprendimento che li aiutino, in primo luogo, a diventare persone autonome, consapevoli, sicure di sé.
Sottolinea che, fin dall'insediamento del Governo, si è lavorato per il raggiungimento di tale obiettivo e che è in quest'ottica che è stato proposto il disegno di legge delega, che troverà la più compiuta attuazione attraverso i successivi decreti legislativi.
In questo processo di rinnovamento della scuola italiana, sarà a suo avviso fondamentale il ruolo svolto dal personale docente, la cui professionalità dovrà essere promossa e valorizzata.
Il disegno di legge in discussione, come ha avuto già modo di accennare al Senato, si fa carico anche di questa problematica, prevedendo un nuovo sistema di formazione iniziale, volto a superare il vecchio modello concorsuale ed a valorizzare sia i contenuti disciplinari che le competenze pedagogiche e didattiche e ad introdurre il tirocinio obbligatorio con valutazione finale da parte delle scuole, per l'abilitazione all'insegnamento. Anche da questo punto di vista, l'Italia si avvicinerà dunque alle migliori esperienze europee.
Precisa che in tale contesto sarà peraltro affrontato, nei decreti legislativi, anche il problema specifico del personale docente che ha già acquisito la professionalità e le competenze necessarie «sul campo», nell'esercizio concreto dell'insegnamento. Soluzioni transitorie in proposito saranno quindi ricercate per venire incontro alle aspettative di coloro che, ancora in attesa di nomina, sono iscritti nelle attuali graduatorie dell'assunzione in ruolo.
Auspica una rapida approvazione del disegno di legge, e confida nell'arricchimento che il dibattito saprà portare, così come è già avvenuto al Senato con il contributo offerto sia dalla maggioranza che dall'opposizione.
Ringrazia il presidente Adornato e tutta la Commissione anche per la disponibilità già dimostrata con la sollecita calendarizzazione del provvedimento, e confida che si possa pervenire rapidamente alla approvazione definitiva dello stesso, sapendo che ciò costituirà soltanto il primo passo per la realizzazione di un ampio e complesso processo di cambiamento e di riforma, che vedrà accanto al Governo e al Parlamento, come protagonisti, tutti gli altri soggetti istituzionali coinvolti: le regioni, le province, i comuni e soprattutto le scuole autonome.
In conclusione, rivolge alla Commissione l'augurio di buon lavoro.

Ferdinando ADORNATO, presidente, ricorda di aver assunto l'impegno con la VII Commissione di garantire sia tempi certi per l'esame dei provvedimenti, sia il rispetto dei diritti dell'opposizione. Auspica, quindi, che nel corso della discussione si possa trovare anche l'accordo su qualche parte del disegno di legge tra la maggioranza e l'opposizione.
Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.


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