Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Disegno di legge modificato dal Senato

 

XII Commissione - Resoconto di mercoledì 5 febbraio 2003

Definizione delle norme generali sull'istruzione.
C. 3387 Governo, approvato dal Senato, ed abb.
(Parere alla VII Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 4 febbraio 2003.

Katia ZANOTTI (DS-U), sottolineata preliminarmente la rilevanza del provvedimento all'attenzione della Commissione, manifesta disponibilità ad un confronto costruttivo sulle tematiche della scuola, pur ritenendo improbabile un'apertura al dialogo da parte del Governo e segnatamente del ministro Moratti.
Osservato che l'esame del provvedimento è stato totalmente blindato sia al Senato, sia presso la VII Commissione della Camera, evidenzia la natura non ostruzionistica dei numerosi emendamenti presentati dall'opposizione. Esprime quindi dissenso sul provvedimento di riforma in titolo, che persegue obiettivi generici e che non si richiamano ai principi
costituzionali ai fini di un istruzione di qualità ed il più possibile omogenea sul territorio nazionale.
Rilevato che l'autonomia scolastica ha subito un depotenziamento a seguito dei tagli alle risorse destinate al comparto della scuola operato con le due ultime leggi finanziarie, illustra le ragioni sulle quali si fonda il netto dissenso al provvedimento della sua parte politica. In primo luogo esprime perplessità sulla diversa scansione prevista per l'ingresso e l'uscita dalla scuola dell'infanzia, soprattutto in quanto affidata alla responsabilità dei soli genitori. Osservato che tale previsione si iscrive in una realtà sociale caratterizzata da un infanzia sempre più breve e da un'adolescenza prolungata, evidenzia il rischio di compromettere l'identità della scuola materna italiana, che invece ha maturato ampio credito e riscosso diffuso consenso anche in ambito internazionale.
Non condivide inoltre la divisione del primo ciclo di istruzione, osservando come l'esperienza di scuole comprensive dimostri la possibilità di progettare unitariamente il ciclo di base, attenuando il trauma del passaggio tra scuola elementare e media.
Manifesta inoltre assoluta contrarietà alla divisione precoce nei distinti sistemi dei licei e dell'istruzione e formazione professionale, nonché la riduzione dell'obbligo scolastico a quindici anni e la previsione inerente al conseguimento di una qualifica entro il 18o anno di età, auspicando al riguardo una riflessione, anche con riferimento alla riforma realizzata dal centrosinistra, che ha fatto registrare risultati positivi.
Manifesta quindi contrarietà sulla proposta di parere favorevole, rilevando come non siano state prese adeguatamente in considerazione le istanze emerse anche da audizioni concernenti i temi dell'handicap, che evidenziavano l'esistenza di situazioni di handicap diversificati, con disturbi specifici dell'apprendimento che necessitano di sostegno. Al riguardo sottolinea l'esigenza non di maggiori risorse, bensì di una razionalizzazione finalizzata a dare risposta ai bisogni, appunto diversificati, dell'handicap, valutando negativamente che siano state fornite risposte solo in termini di validità delle certificazioni. Reputa pertanto utile attivare un osservatorio in grado di verificare i dati reali sulla base dei quali attuare una pianificazione delle risorse, ribadendo che la situazione della scuola richiede una razionalizzazione espressione di un impegno rigoroso.

Luigi GIACCO (DS-U) manifesta preoccupazione per la prevista anticipazione dell'inserimento nel mondo della scuola in una società come l'attuale, che postula uno sviluppo armonico del mondo dell'infanzia, nonché per la differenziazione nell'ambito dei cicli individuati con riferimento alla formazione professionale, che ritiene riduca il livello qualitativo della formazione.
Con riferimento al tema della disabilità, osserva che in una scuola sempre più selettiva e competitiva lo spazio per la diversità e per le caratteristiche individuali sia destinato a contrarsi progressivamente, paventando possibili ritorni al passato e manifestando viva preoccupazione per il futuro di quella cultura dell'integrazione che ha consentito a migliaia di alunni disabili di frequentare le scuole italiane di ogni grado. Nel ritenere che l'esperienza degli ultimi anni abbia evidenziato la necessità di favorire i processi di integrazione, che possono trovare uno strumento negli accordi di programma obbligatori, volti a promuovere la collaborazione tra gli enti locali, la scuola e le ASL, sottolinea le ricadute negative per le politiche a favore delle fasce sociali più deboli del taglio delle risorse destinate alla scuola e dei trasferimenti agli enti locali,
Osserva quindi come il sottosegretario Aprea abbia fornito presso la Commissione per l'infanzia dati contestabili sulla situazione della disabilità, rilevando che l'incremento certificato della presenza dei disabili deve ricondursi agli esiti delle politiche dell'integrazione. Evidenzia altresì l'esigenza di considerare, nell'affrontare la riforma della scuola, la presenza di alunni la cui diversità è legata alla provenienza e dunque di tenere conto degli
assetti demografici, nonché di ragazzi con problematiche comportamentali, sottolineando come le differenziazioni debbano essere considerate una risorsa ed uno stimolo per gli alunni cosiddetti normali.

Giacomo BAIAMONTE (FI) evidenzia che gli emendamenti dell'opposizione in tema di disabilità sono stati respinti presso la Commissione di merito non perché ne fosse ritenuto non condivisibile il contenuto, ma per evitare di ritardare l'iter del provvedimento. Rileva inoltre che il Governo ha fornito assicurazioni in ordine al fatto che di quelle proposte emendative si terrà conto nell'ambito dei decreti attuativi del provvedimento.

Tiziana VALPIANA (RC), nel condividere le considerazioni del deputato Giacco, esprime riserve in ordine alle assicurazioni del Governo, che in precedenza ha disatteso altre promesse, pur osservando che il carattere basilare del diritto allo studio dovrebbe comportare che tale diritto venga assicurato, proprio a partire dai ragazzi che accedono alla scuola con uno svantaggio.
Reputa grave il previsto accesso alla scuola dell'infanzia, di fatto, a due anni e mezzo, sottolineando la diversità dei parametri che caratterizzano rispettivamente gli asili nido e la stessa scuola dell'infanzia, concernenti, tra l'altro, il rapporto tra il numero degli alunni e quello degli educatori, che nella scuola materna è di 1 a 24, tale cioè da non rispondere adeguatamente alle particolari esigenze di bambini che non hanno ancora un determinato livello di sviluppo psicomotorio. Rilevato altresì che gli asili nido e la scuola materna sono caratterizzati da profili diversi anche per quanto riguarda gli spazi, sottolinea altresì come gli asili nido siano caratterizzati da rette molto elevate, che gravano per una percentuale consistente sulle famiglie, mentre i costi della scuola materna sono sensibilmente inferiori. Rileva pertanto come i genitori si trovino di fronte ad un'offerta non paritaria sotto il profilo degli oneri, con la conseguenza che saranno indotti per ragioni economiche a scegliere una scuola qualitativamente non adatta, con conseguenze dannose per i bambini.
Ricordato quindi che la XII Commissione sta esaminando in sede referente un provvedimento in materia di asili nido con particolare attenzione ad una pluralità di aspetti, tra cui l'ambiente e la formazione professionale degli operatori, ritiene che prevedere l'ingresso a due anni e mezzo dei bambini nella scuola materna contrasti con il lavoro svolto.
Rilevato infine che l'ingresso nella scuola elementare presuppone nel bambino una capacità di pensiero astratto, che sicuramente non possiede prima dei sei anni, esprime una valutazione complessivamente negativa sul provvedimento.

Francesca MARTINI (LNP), relatore, ribadisce la proposta di parere favorevole, precisando, con riferimento ai rilievi emersi dal dibattito, che l'articolo 2, comma 1, lettera e), prevede che i bambini che compiono tre anni di età entro il 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento possono essere iscritti alla scuola dell'infanzia secondo criteri di gradualità e in forma di sperimentazione, anche in rapporto all'introduzione di nuove professionalità e modalità organizzative.
Ritiene inoltre non sia stata adeguatamente evidenziata la volontà di assicurare a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno 12 anni e comunque il conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età. Osserva pertanto come tale previsione ponga per la prima volta l'accento sul legame tra il mondo del lavoro e quello della scuola, aspetto questo molto importante ai fini dell'innalzamento del livello di occupazione, che ritiene rappresenti il vero strumento per assicurare l'integrazione all'interno della società.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore.

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