Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale
PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già
approvato dal Senato: Delega al Governo per la definizione delle norme generali
sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di
istruzione e formazione professionale; e delle abbinate proposte di legge
d'iniziativa dei deputati Stefani; Sospiri; Alberta De Simone; Alberta De
Simone; Martinat ed altri; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli, Angela
Napoli; Bianchi Clerici; Serena; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli;
Malgieri; Angela Napoli; Landolfi; Alboni ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed
altri; Parodi ed altri; Serena; Sasso ed altri; Rizzo ed altri. PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la
questione sospensiva Bressa ed altri n.1 (vedi allegato A - sezione 1),
che può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei
proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri
gruppi per non più di cinque minuti. GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente,
la situazione normativa con cui abbiamo a che fare è la seguente. L'articolo
117 della Costituzione riserva alla potestà legislativa esclusiva dello Stato:
le norme generali sull'istruzione, la definizione dei livelli essenziali delle
prestazioni concernenti il servizio scolastico, i principi fondamentali in
materia di istruzione con esclusione dell'istruzione e formazione professionale.
Lo stesso articolo riserva alla competenza regionale di tipo concorrente:
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole
Santulli. Ne ha facoltà.
PAOLO SANTULLI. Signor Presidente,
premetto che ho imparato a conoscere la serietà e la competenza dei colleghi
sottoscrittori della questione sospensiva che stiamo discutendo, per cui ritengo
che non vi siano assolutamente volontà strumentali o ostruzionistiche. PRESIDENTE. Onorevole Santulli...
PAOLO SANTULLI. ...rispetto alla lettera c)
dell'articolo 1 del disegno di legge Bossi, dal momento che - mi avvio a
concludere, signor Presidente - anche il provvedimento in esame prevede una
quota di programmi riservati alle regioni. PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli
insegnanti dell'istituto professionale di Stato per i servizi commerciali -
Leonardo da Vinci di Padova - che assistono alla nostra seduta (Applausi).
ANGELA NAPOLI, Relatore per la
maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI, Relatore per la
maggioranza. Signor Presidente, ritengo davvero che quella proposta
dall'opposizione sia una richiesta del tutto demagogica e priva di fondamento.
È vero che il Comitato per la legislazione ha fatto riferimento all'atto Camera
n. 3461, di cui è in corso l'esame. Però vorrei intanto ribadire che il 3461
è un atto Camera che inciderà in futuro sulla materia costituzionale. Come
tale avrà
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la
votazione nominale mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta
potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da
questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti
dall'articolo 49, comma 5, del regolamento. PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor
Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori .
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor
Presidente, sabato 15 vi sarà, qui a Roma e in tutte le capitali europee, una
grande manifestazione di pace; si tratta di un avvenimento straordinario (Applausi
dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di
sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani), non solo per la partecipazione
di milioni di cittadini ma per il significato, per il tema, per la testimonianza
di un sentimento diffusissimo nella nostra gente. PRESIDENTE. Presidente Castagnetti, sarà mia
cura riferire al Presidente della Camera le considerazioni da lei svolte.
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Signor Presidente, approfitterei della sospensione
per dire ai membri del Comitato dei nove di anticipare la riunione
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per consentire
il decorso del termine regolamentare di preavviso. La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle
10,50.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Prendo atto che l'onorevole Garagnani non è riuscito ad esprimere il proprio
voto e che avrebbe voluto esprimere voto contrario. ALESSANDRO DE FRANCISCIS.
Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DE FRANCISCIS.
Signor presidente intervengo su un tema che tra l'altro è già stato discusso
in precedenza e ora ci troviamo di fronte ad una scelta. FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Signor Presidente, da parte mia lascerei fuori le
questioni relative al Consiglio nazionale delle ricerche anche perché esse non
attengono all'odierna discussione. Non parlerei nemmeno di scivolone della
Commissione bilancio perché l'ordine del giorno odierno prevede l'esame di un
disegno di legge assai importante con il quale la maggioranza vuole realizzare
una di quelle grandi riforme che segni il cammino del 2003. È particolarmente
importante, pertanto, che si cominci con la riforma della scuola che, peraltro,
sta a cuore a tutto il paese. LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente,
ritengo saggia la proposta avanzata dal presidente della VII Commissione,
onorevole Adornato. Come si ricorderà, ieri noi abbiamo posto il problema della
copertura e l'onorevole Elio Vito disse (si veda il resoconto stenografico della
seduta di ieri). Credo che la questione proposta dal presidente Violante potrà
essere considerata di nuovo domani nel momento in cui inizieremo l'esame del
provvedimento stesso. PRESIDENTE. Ci sarebbero altri colleghi
deputati che chiedono di parlare, tuttavia, per la Presidenza la decisione può
considerarsi assunta nel senso appena suggerito. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il
seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa del deputato
Titti De Simone: Norme in materia di regolarizzazione delle iscrizioni ai corsi
di diploma universitario e di laurea per l'anno accademico 2000-2001 e delle
abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Grillo; Catanoso ed altri;
Bellillo; Perrotta e Gioacchino Alfano. FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Signor Presidente, ritorno a quella comunicazione di
servizio che ho fatto poc'anzi. Non possiamo, purtroppo, iniziare perché il
Comitato dei nove non si è ancora riunito dato che l'esame del provvedimento
era previsto successivamente. Pertanto, chiederei una sospensione della seduta
in modo da consentire che il Comitato dei nove possa riunirsi.
PRESIDENTE. Sospensione di quanto?
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Signor Presidente, di trenta o quarantacinque minuti.
PRESIDENTE. Quarantacinque minuti?
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Sì, Presidente, anche perché il Comitato dei nove
non si è mai riunito.
PRESIDENTE. Va bene. Stamani vale la tecnica
del surplace.
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Facciamo, allora, di 30 minuti.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare
sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente,
comprendo le esigenze manifestate dal presidente Adornato e le condivido, ma
potremmo continuare i lavori passando al successivo punto all'ordine del giorno,
che prevede l'esame della proposta di legge Duilio ed altri.
PRESIDENTE. Gli uffici mi comunicano che,
anche in questo caso, manca il parere della Commissione bilancio. La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle
18.
PRESIDENTE. Dovremmo ora riprendere l'esame
del disegno di legge recante delega al Governo per la definizione delle norme
generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia
di istruzione e formazione professionale, tuttavia, poiché la V Commissione
(Bilancio)
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del
disegno di legge n. 3387 ed abbinate. ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare
sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente,
certamente sarà intervenuto il parere della Commissione bilancio, altrimenti
lei non avrebbe permesso la ripresa dei lavori. Ho qui con me la bozza del
parere rilasciato dalla Commissione bilancio - credo l'abbia anche lei - ,
quindi penso che anch'ella, signor Presidente, possa verificare che la
Commissione suddetta ha ritenuto il provvedimento non coperto ed in violazione
dell'articolo 81, comma 4 della Costituzione. Tant'è vero che, ai sensi del
nostro regolamento, la Commissione bilancio ha proposto una serie di condizioni
- che, evidentemente, per l'Assemblea valgono come emendamenti -, con le quali
si provvede ad una corretta copertura. FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Signor Presidente, come l'onorevole Boccia sa, la
Commissione bilancio esprime un parere rivolto all'Assemblea, quindi non vi è
bisogno che la Commissione di merito si esprima al riguardo; inoltre non voglio
entrare nel merito delle argomentazioni dell'onorevole Boccia relativamente al
senso delle osservazioni della Commissione bilancio, le quali, peraltro, non
vogliono dire affatto che il provvedimento è senza copertura, ma questo adesso
non è importante. Si tratta poi di osservazioni riferite all'articolo 7, quindi
l'insieme di queste considerazioni mi induce a ritenere che possiamo procedere
all'esame del provvedimento.
MICHELE VENTURA. Chiedo di parlare
sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente,
richiamo per un momento la sua attenzione e quella dei colleghi per riferire
che, in questi giorni, abbiamo avuto una vicenda molto singolare nell'ambito
della Commissione bilancio. La Commissione in oggetto ha richiesto al Governo
una relazione tecnica. GIANCARLO GIORGETTI, Presidente
della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente
della V Commissione. Signor Presidente, l'attività della Commissione
bilancio è stata molto difficoltosa in questi giorni a causa della complessità
del provvedimento e perché si tratta di una legge delega. Ho ascoltato le
obiezioni sollevate dai colleghi, anche con riferimento alla soluzione
individuata dalla Commissione bilancio ed espressa nel parere. PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole
Giancarlo Giorgetti. Vorrei dire all'onorevole Boccia di cui ascolto sempre con
attenzione le argomentazioni, anche per il garbo con il quale le esprime, che
non sono d'accordo con lui nella valutazione che ha reso in ordine a questa
serie di condizioni che sono state poste dalla Commissione, riunitasi proprio
per determinarle. Non c'è infatti bisogno che la Commissione di merito, lo ha
ricordato la presidente Adornato, faccia proprie le condizioni poste dalla
Commissione bilancio, che sono trasformate automaticamente in emendamenti ai
sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento. Non è necessaria
quindi una pronuncia ulteriore che dica: «sì». È una impostazione con la
quale si riconduce a queste condizioni lo svolgimento reale e leale del
dibattito.
ALBERTA DE SIMONE. Chiedo di
parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTA DE SIMONE. Signor
Presidente, onorevoli colleghi, vorrei porre una questione che a mio avviso
rappresenta
PRESIDENTE. Onorevole Alberta de Simone,
lei ha messo in evidenza la ratio delle sue proposte di legge, il merito
e il metodo. Tuttavia, lei si rivolge alla Presidenza per chiedere una cosa che
la Presidenza non può fare dal momento che, ai sensi dell'articolo 77 del
nostro regolamento, l'abbinamento viene deciso in Commissione e solo in quella
sede sarebbe possibile intervenire, manifestando le opportune riserve circa i
motivi dell'abbinamento che lei in quest'aula ha così brillantemente esposto. LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente,
si tratta della questione che ho posto in Conferenza dei presidenti di gruppo e
credo che lei fosse presente...
PRESIDENTE. Sì, ero presente.
LUCIANO VIOLANTE. Sì, era presente
anche lei. Si tratta di una questione un po' delicata che vorrei porre
all'attenzione dei colleghi, che non riguarda il giudizio sul provvedimento, ma
il rapporto che passa tra le norme costituzionali in materia di ripartizione tra
Stato e regioni delle competenze per intervenire su questa materia - l'articolo
117 - e il testo come è stato formulato.
PRESIDENTE. No, in quel momento non c'ero!
LUCIANO VIOLANTE. La lettera n)
del comma 2 dell'articolo 117 prevede che spetti allo Stato stabilire le
disposizioni generali in materia di scuola. Il secondo comma, invece, fa
rientrare l'ordinamento scolastico tra le materie concorrenti, per le quali
stabilire i principi fondamentali spetta allo Stato e la legislazione ordinaria
spetta alle regioni. Ora, nel testo così come è stato formulato, non vi è
alcuna distinzione tra principi fondamentali e principi generali. Quindi, non si
sa quali siano, in questo testo, i principi fondamentali ai quali le regioni
devono ispirarsi per definire i contenuti della propria normativa. PRESIDENTE. Sono io che la ringrazio,
presidente Violante, si tratta di un tema importantissimo ma desidero farle
presente che esso attiene alla formulazione del testo. Oggi in quest'aula
abbiamo la presenza del presidente della Commissione e quella autorevole del
sottosegretario Aprea. RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare
per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente,
vorrei riprendere, per un momento, quanto è stato precedentemente affermato
relativamente all'osservanza del comma 4-bis dell'articolo 86 del
regolamento che - giustamente è stato sottolineato nei precedenti interventi -
rappresenta un punto di riferimento importante per i nostri lavori. PRESIDENTE. È un eccesso al quale lei
qualche volta indulge.
RENZO INNOCENTI. Saremmo curiosi di
sapere quale sia il parere rispetto a quanto afferma la Commissione bilancio,
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare per
un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti).
Onorevoli colleghi, quando un collega chiede di parlare il Presidente deve dare
la parola!
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente,
precedentemente lei mi ha dato una risposta. Una parte di essa era sicuramente
giusta e da parte mia accoglibile, con pieno rispetto, come sempre. Con
riferimento ad un'altra parte della medesima risposta, invece, se mi consente,
signor Presidente, le chiederei una riflessione perché la sua decisione può
creare un precedente e paradossalmente può danneggiare la maggioranza facendo
perdere del tempo al prosieguo dell'iter dei lavori.
PRESIDENTE. Do atto del suo spirito
collaborativo.
ANTONIO BOCCIA. Siccome si tratta di
una questione di principio, io ben volentieri collaboro. GIOVANNI RUSSO SPENA. Chiedo di
parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor
Presidente, in questo mio intervento intendo riprendere la questione già posta
dal collega Innocenti e rispetto alla quale ritengo, lei Presidente, certamente
molto sensibile. PRESIDENTE. Si tratta di un argomento
serio. A mio parere, però, occorre dire che si tratta di un problema di merito
che ritengo non possiamo affrontare dal punto di vista regolamentare.
GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor
Presidente, non si tratta di un problema di merito perché ci troviamo di fronte
ad un doppio procedimento legislativo che configura uno stravolgimento della
delega la quale diventa così soltanto una cornice programmatica. E i
provvedimenti, cioè quelli che devono eseguire la delega che l'Assemblea deve
approvare, sono, in effetti, dei veri e propri provvedimenti. Al riguardo,
ritengo che la Presidenza possa in qualche modo intervenire anche per la tutela
del senso e delle modalità della delega sulla base all'articolo 81, comma 4,
della Costituzione.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro chiede di
intervenire rispondo alle osservazioni sollevate dai colleghi intervenuti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli
della proposta di legge, nel testo della Commissione. PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo
1 e delle proposte
emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 5). ANDREA COLASIO. Signor Presidente,
colleghi, signor sottosegretario Aprea, credo che a nessuno di noi sfugga
l'assoluta centralità culturale e politica dell'oggetto del tema quest'oggi in
discussione. Discutere di politica scolastica e affrontare la riforma del nostro
sistema scolastico significa - ne siamo tutti consapevoli - gettare le basi,
significa creare i prerequisiti, i presupposti funzionali alla definizione ed
alla crescita del nostro capitale culturale complessivo. Il capitale culturale
del paese, è utile ricordarlo, rappresenta, nello scenario della futura
competizione globale, la nostra principale risorsa strategica. È questa
consapevolezza e la consapevolezza dello stretto intreccio tra mutamento della
società italiana e i nuovi compiti, le nuove risposte che il sistema scolastico
doveva fornire alle esigenze di innovazione e di crescita del paese, che hanno
portato l'Ulivo a delineare scelte di politica scolastica coerenti con il nuovo
scenario, coerenti con gli imperativi di una società della conoscenza, di una
società complessa e plurale quale - piaccia o meno ad alcuni colleghi - è
quella italiana. Le nostre scelte, le nostre politiche sono state coerenti con i
nostri principi. Avevamo ed abbiamo ancora un grande obiettivo al quale sia
chiaro, colleghi, non intendiamo rinunciare. È un impegno culturale prima
ancora che politico, un impegno che abbiamo assunto con il mondo della scuola,
con la società italiana. PRESIDENTE. Scusi, onorevole Colasio,
pregherei i colleghi di prestare un minimo di attenzione, anche per rispetto di
chi parla.
ANDREA COLASIO. Grazie, Presidente. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare
l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.
TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente,
da parte di Rifondazione comunista l'intervento sul complesso degli emendamenti
presentati all'articolo 1 sarà particolarmente complicato, perché diverse ed
inconciliabili sono le due visioni della scuola presenti nel disegno del Governo
e nella nostra relazione di minoranza; dichiariamo pertanto la nostra totale
estraneità al presente progetto, estraneità rispetto al metodo ed al merito. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare
l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor
Presidente, non vorrei che passando dal metodo al merito di questo provvedimento
avessimo dimenticato l'enormità delle questioni connesse al parere della
Commissione bilancio. Tale Commissione ci ha detto nel suo parere una cosa molto
precisa: la famosa legge bandiera del Governo Berlusconi è una tigre di carta,
è una legge che non ha i piedi per camminare, è una legge che per essere
attuata attraverso i decreti previsti dall'istituto della delega avrà bisogno
di altre leggi che rendano possibile tale percorso di attuazione. Si tratta di
osservazioni che avevamo già sollevato in Commissione ed il Governo non ha
voluto tenerne conto. Mi auguro che la Commissione ed il Governo vorranno
tenerne conto nell'acquisire il suddetto parere. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare
l'onorevole Bellillo. Ne ha facoltà.
KATIA BELLILLO. Presidente, colleghi,
il provvedimento che ci accingiamo a discutere e, mi auguro, a non approvare ci
crea serie preoccupazioni. E non solo a noi Comunisti italiani, ma ad ogni
cittadino che si adoperi per la salvaguardia della democrazia in questo paese. PRESIDENTE. Non conti sulle mie capacità
di ripararlo!
KATIA BELLILLO. Non chiedevo tanto, ma
sarebbe opportuno provvedere ad aggiustarlo. Dicevo che questo provvedimento non
solo fa acqua da tutte le parti, ma ci siamo resi conto che non è nemmeno
previsto il finanziamento necessario per attuare una controriforma che, pur
essendo tale, ha comunque bisogno di risorse. PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Bellillo.
Non saprei cosa fare se non solidarizzare con lei.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, la
ringrazio per la solidarietà. Prego i colleghi di avere la pazienza di
ascoltarmi, nonostante il «malessere» che mi è dato dal microfono che non
funziona. PRESIDENTE. Noi le saremo vicini. Onorevole
Bellillo, provi a cambiare microfono.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, sono
sicura che se provassi a cambiare microfono sarebbe la stessa cosa. Non
funziona.
PRESIDENTE. C'è un fenomeno di risonanza
derivante dal fatto che molti colleghi, vicino a lei, telefonano, invece di
stare ad ascoltare come faccio io, con rispetto non religioso ma laico.
KATIA BELLILLO. Nessuno sta
telefonando. Signor Presidente, comunque ho tempo e finché non ho finito,
parlerò. ILARIO FLORESTA. Brava Bellillo!
PRESIDENTE. Questo è un modo di tradire
l'ospitalità della Camera. Prego i commessi di far uscire dalla tribuna quanti
hanno esposto cartelli (I commessi ottemperano all'invito del Presidente). ANGELA NAPOLI, Relatore per la
maggioranza. Signor Presidente, il parere della Commissione è contrario a
tutti gli emendamenti presentati all'articolo 1.
PRESIDENTE. Il Governo?
VALENTINA APREA, Sottosegretario di
Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Il parere del Governo è
conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli
identici emendamenti Titti De Simone 1.12 e Sasso 1.66. ALBA SASSO. Presidente... Presidente...
Presidente, ha sospeso la seduta?
PRESIDENTE. Non ho sospeso la seduta, la
prego di intervenire. Mi pare che i colleghi abbiano una forma di agitazione
psicomotoria che non dipende da me. Prego, onorevole Sasso.
ALBA SASSO. Signor Presidente, intervengo
in merito alla nostra proposta emendativa di soppressione dell'articolo 1.
Ricordo che nella seduta di ieri si è svolta la discussione sulle linee
generali
L'onorevole Bressa ha facoltà di illustrare sua la questione sospensiva n. 1.
Noi ci troviamo di fronte al disegno di legge del ministro Moratti, il quale
prevede di affidare, come dicevo prima, una delega al Governo per la definizione
delle norme generali sull'istruzione, sui livelli essenziali delle prestazioni
in materia di istruzione e formazione professionale. Contemporaneamente, abbiamo
in discussione presso la Prima Commissione, calendarizzata per il 24 febbraio,
un disegno di legge costituzionale che ha come primo proponente il ministro
Bossi, il progetto riguardante la devoluzione. Tale progetto prevede in maniera
esplicita che le regioni attivino la competenza legislativa esclusiva per le
seguenti materie: assistenza ed organizzazione sanitaria, organizzazione
scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione, salva
l'autonomia delle istituzioni scolastiche, definizione della parte dei programmi
scolastici e formativi di interesse specifico della regione.
Ora io credo che sarebbe una cosa abbastanza interessante che il ministro
Moratti ed il ministro Bossi si mettessero d'accordo e poi venissero qui con le
idee chiare, perché delle
due l'una: o competenti rispetto a queste materie saranno le regioni, per
effetto della riforma della Costituzione che introduce la Costituzione, oppure
è l'attuale Titolo V che vale, e allora spetta allo Stato, per una parte molto
limitata, insieme alle regioni, per una parte preponderante, definire le materie
in questione.
Sicuramente le due cose non sono possibili insieme, perché la proposta del
ministro Moratti comporta una fortissima centralizzazione, che cancella
qualsiasi possibilità di seria applicazione della Costituzione, non tenendo
minimamente conto del fatto che si tratta di materie ascrivibili alla potestà
legislativa concorrente e così calpestando i diritti delle regioni: oltretutto,
si ricorre alla formula della legge delega senza definire con chiarezza i
principi ed i criteri direttivi, ma addirittura demandando a regolamenti ed a
decreti legislativi successivi i principi fondamentali della riforma stessa. Si
tratta di un attentato fortissimo all'autonomia delle regioni: il disegno di
legge in esame è fortemente centralista.
Il 24 febbraio avvieremo la discussione di un progetto di riforma della
Costituzione che va in direzione esattamente opposta, fornendo la competenza
esclusiva su tale materia alle regioni. Se il riferimento alla dottrina
costituzionale non si esercita con grande facilità e dimestichezza da parte di
questa Assemblea, almeno il ricorso al buonsenso dovrebbe soccorrere il Governo
e la maggioranza. Vorrei, infatti, capire come i parlamentari del centro destra
possano oggi votare il provvedimento in esame e tra due settimane approvarne uno
che va in direzione esattamente opposta.
Se tra le priorità del Governo c'è la modifica del titolo V della Costituzione
e l'attuazione della devoluzione, sarebbe quanto mai opportuno comprendere fino
in fondo la volontà del Governo stesso e della maggioranza e poi discutere del
provvedimento in esame: approvarlo oggi significa attribuire valore simbolico
alla richiesta di un ministro, sapendo che tra due settimane a questo stesso
ministro verrà sbattuta la porta in faccia. Che senso ha tutto ciò? Il Governo
continua a procedere senza mantenere le promesse fatte agli elettori, ma solo
quelle che il Presidente del Consiglio ha fatto ad alcuni ministri: tiene buona
la signora Moratti, dicendole di stare tranquilla perché il disegno di legge da
lei presentato verrà
votato dal Parlamento e dirà di stare tranquillo anche al ministro Bossi,
perché il suo disegno di legge verrà votato.
Noi, però, voteremo provvedimenti che fanno a cazzotti l'uno con l'altro.
Questo è inaccettabile e, se mi è consentito, anche molto poco serio per la
dignità e la serietà del Parlamento.
Pertanto, avanziamo la richiesta che l'esame del provvedimento in esame venga
sospeso e discusso dopo che la Camera avrà affrontato ed approvato la proposta
di modifica della Costituzione presentata dal ministro Bossi, la cosiddetta
proposta di devoluzione.
Fintanto che non vi sarà chiarezza, votare un disegno di legge concernente tale
materia significa, né più né meno, fare un piacere ad un ministro. Non è
compito del Governo e del Parlamento fare piaceri politici a nessuno: compito
del Governo e del Parlamento è approvare leggi serie, che possono produrre
effetti veri nel paese. Il provvedimento in esame non avrà alcun effetto se tra
due settimane verrà approvata la proposta di devoluzione, che porrà in capo
alle regioni la competenza esclusiva in queste materie.
Chiediamo di sospendere l'esame del provvedimento oggi alla nostra attenzione,
discutendolo dopo che la Camera avrà votato il provvedimento di riforma della
Costituzione, la cosiddetta devoluzione.
Dal punto di vista generale, mi chiedo come e quante leggi riuscirebbero ad
essere varate se si dovessero sospendere tutti provvedimenti in approvazione che
si ritengono in contrasto con altri che debbono essere discussi.
Ma entrando nel merito dell'argomento posto, posso affermare che tra il disegno
di legge Moratti e l'atto Camera 3461, noto come disegno di legge Bossi sulla devolution,
non vi è, a mio avviso, alcun contrasto. Il provvedimento al nostro esame,
infatti, conferisce la delega al Governo per la definizione delle norme generali
sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di
istruzione e formazione professionale, materie che, come tutti sanno in
quest'aula, sono riservate alla potestà legislativa statale dall'articolo 117,
comma 2, della Costituzione, nel testo modificato dalla legge costituzionale n.
3 del 2001.
Il disegno di legge presentato dal ministro Moratti individua quali norme
generali sull'istruzione le seguenti materie: l'ordinamento degli studi, la
formazione degli insegnanti, la valutazione degli apprendimenti e l'alternanza
tra scuola e lavoro. Il disegno di legge stesso, inoltre, stabilisce le modalità
per definire gli standard formativi per la spendibilità nazionale dei titoli
professionali, conseguiti all'esito di percorsi formativi, e per i passaggi dai
percorsi formativi a quelli scolastici. Il disegno di legge Moratti prevede,
altresì, al punto l), primo comma, dell'articolo 2, che i piani di
studio personalizzati, nel rispetto dell'autonomia delle istituzioni
scolastiche, contengono un nucleo fondamentale, omogeneo su base nazionale, che
rispecchia la cultura, le tradizioni e l'identità nazionale, e prevedono una
quota riservata alle regioni, relativa agli aspetti di interesse specifico delle
stesse, anche collegata con le realtà locali.
Nessuna delle previsioni sopra richiamate contrasta con il disegno di legge
costituzionale presentato dal ministro Bossi, che prevede l'attivazione, da
parte delle regioni, di potestà legislative nelle seguenti materie:
all'articolo 1, punto b), «organizzazione scolastica, gestione degli
istituti scolastici e di formazione, salva l'autonomia delle istituzioni
scolastiche», ed al punto c), «definizione della parte dei programmi
scolastici e formativi di interesse specifico della regione».
Non può esservi contrasto, infatti, tra i due disegni di legge; anzi, esiste un
rapporto in parte di reciproca estraneità, in parte di coincidenza. Nessun
contrasto può esservi rispetto alla lettera b) dell'articolo 1 dell'A.C.
3461, che individua materie
Come abbiamo visto, inoltre, non vi è nessun contrasto...
Pertanto, non solo vi è per, tale aspetto, piena coincidenza - anzi, armonia -
tra i contenuti dei due disegni di legge, ma, ancor di più, vi è una profonda
consonanza tra i due provvedimenti: infatti, nel momento in cui la Camera si
appresta ad esaminare il disegno di legge di revisione costituzionale, che
attribuisce alle regioni la competenza esclusiva in alcuni aspetti
dell'istruzione, è evidente l'esigenza di avere pienamente definito materie
riservate allo Stato, in modo da assicurare omogeneità per tutti quegli aspetti
che concorrono ad individuare il sistema nazionale, consentendo,
contemporaneamente, la possibilità di arricchimenti locali.
Il provvedimento al nostro esame è di carattere ordinamentale e si differenzia
dell'atto Camera in discussione nella I Commissione, che ha invece carattere
istituzionale. L'atto Camera che stiamo discutendo è un provvedimento basato
sulla modifica del titolo V della Costituzione, una modifica cioè già attuata
ed appartenente al dettato costituzionale.
Il provvedimento di riforma non può e non deve tenere presenti eventuali
provvedimenti di modifica della Costituzione o provvedimenti legislativi
ordinari non ancora approvati. Pertanto è inimmaginabile che un provvedimento
in discussione in questo momento possa fare riferimento a qualcosa che è di là
da venire. Deve piuttosto tener conto delle norme generali vigenti, cui è
tenuto ad attenersi.
Ribadisco che la questione prospettata è del tutto arbitraria. Non mancano in
questo momento altri provvedimenti di modifica costituzionale di cui è in corso
la discussione in uno dei due rami del Parlamento italiano. Non solo per ciò
possiamo fare adeguato riferimento ad essi. Il riferimento deve essere limitato
esclusivamente al dettato costituzionale attualmente vigente.
Se noi, per tutti i provvedimenti in discussione, dovessimo fare riferimento ad
altri atti dei quali pende il relativo esame in uno dei rami del Parlamento,
saremmo, nella nostra attività parlamentare, costantemente e quotidianamente
richiesti di sospendere i lavori; noi, invece, dobbiamo andare avanti. Peraltro,
voglio ribadire in questa sede come non esista alcun contrasto con l'eventuale
futura legge di modifica dell'articolo 117 della Costituzione; infatti, devo
osservare che il disegno di legge n. 3387 in discussione disciplina
esclusivamente materie rientranti, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione
- nel testo modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001 -, nella potestà
legislativa esclusiva statale.
Sono materie di potestà legislativa statale, infatti, le «norme generali
sull'istruzione» e «i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i
diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio
nazionale». Rientrano proprio in questi diritti l'istruzione e la formazione
professionale, il cui ordinamento è previsto, appunto, dall'Atto Camera in
esame.
Nessuna necessità, quindi, di sospendere il provvedimento; sussiste, piuttosto,
la necessità di andare avanti: lo richiede proprio l'attuale dettato della
nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza
nazionale).
La RAI ha deciso di non concedere la diretta televisiva. La RAI, è l'emittente
pubblica: si regge su una concessione dello Stato, e i suoi soldi provengono dai
cittadini italiani.
La decisione è formalmente aziendale, dunque, autonoma. Apparentemente,
autonoma. Dico «apparentemente» perché non sfugge a nessuno la politicità,
oltre che l'assurdità, di una simile decisione.
Avere paura della gente, avere paura di mostrare agli italiani i tanti che
marciano pacificamente; censurare l'idea della pace perché sostenuta da tanta
gente - forse troppa - è semplicemente deprecabile, miope. Rappresenta una
subordinazione psicologica ad una intenzione governativa che, forse, neppure
arriverebbe a tanto.
Signor Presidente, nel rispetto dell'autonomia dell'azienda, anche attraverso la
mediazione del Governo, le chiediamo di sollecitare la RAI a rivedere la propria
posizione e a riparare all'ennesimo errore, nell'interesse proprio, oltre che
del paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei
Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla
questione sospensiva n. 1 Bressa ed altri.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 395
Votanti 394
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 217).
L'Assemblea può, dunque, procedere all'esame degli articoli del disegno di
legge A.C. 3387 e degli emendamenti.
Volevo far presente, signor Presidente, che questa mattina la Commissione
bilancio è stata convocata alle ore 8 per esprimere il parere sul provvedimento
in esame; tale parere dalle 8 è stato posticipato alle ore 8 e 30 per poi
giungere in aula alle ore 10 con un nulla di fatto.
Mi pare che la questione sollevata ieri pomeriggio, all'inizio dei nostri
lavori, dal presidente Violante, avesse appassionato portando ad un dibattito
cui sono intervenuti gli onorevoli Boccia, lei stesso ed altri, proprio sul
parere che la V Commissione avrebbe dovuto esprimere; si trattava a mio avviso
di una questione fondata. In sostanza era già evidente che si avviava una
discussione su una delega al Governo della quale, oggettivamente, non si capiva
né la questione fondamentale della copertura né della possibilità finanziaria
di sostenerla.
Volevo rivolgere un appello, a lei anzitutto, signor Presidente, ed al Governo
(qui autorevolmente rappresentato dal viceministro Possa e dai sottosegretari):
stamane in Commissione abbiamo riscontrato l'impossibilità di procedere e
dunque questo appello si estende anche ai colleghi della maggioranza.
Si presenta una questione seria; mi riferisco al problema di avviare la
trattazione di iniziative legislative, che tra l'altro attengono ad un problema
strategico come quello del futuro delle giovani generazioni (parlo dunque della
scuola, della ricerca, dell'università), ma di farlo in maniera logica, come
compete ad un'Assemblea legislativa che anzitutto si sincera di essere nella
possibilità di procedere.
Se pensiamo, ad oggi, 12 febbraio, allo scivolone che questa mattina si è
verificato in Commissione bilancio su questo provvedimento (che da ieri ci vede
impegnati). Se pensiamo che fra pochi minuti, di fronte al palazzo Montecitorio,
si riuniranno esponenti e rappresentanti del mondo della ricerca scientifica per
protestare sul modo, perlomeno brusco - per non dire irrituale - con cui è
stata affrontata la questione del Centro nazionale delle ricerche, questione che
tra l'altro dal livello del Governo e del Parlamento è finita già nelle aule
dei tribunali amministrativi, con scorno perlomeno di tutta la classe dirigente
del nostro paese.
Se guardiamo alla discussione strozzata e asfittica che si è svolta su questi
stessi problemi nella sessione di bilancio, se ricordiamo come titolarono i
giornali dopo la riunione del Consiglio dei ministri nella quale vi fu la
ripartizione delle risorse, alla fine dello scorso anno, in particolare per
quanto concerne il distinguo e le differenti valutazioni tra il ministro Moratti
ed il ministro dell'economia e delle finanze Tremonti,
Poiché qui sono in gioco, come dicevo prima, gli interessi delle future
generazioni e, quindi, anche della competitività del nostro paese che tutti
amiamo, sia maggioranza sia opposizione, chiedo a coloro a cui mi sono rivolto -
a lei Presidente, al Governo, ai parlamentari della maggioranza - di fare un
chiarimento su questa vicenda. Da parte mia ritengo che si debba portare in
Assemblea quello di cui si è in grado di discutere e per il quali esistono le
risorse finalizzate a realizzare degli obiettivi definiti; ciò al fine di
evitare questa vergogna - che domani sarà nuovamente riportata dagli organi di
stampa - e cioè che quando si discute di scuola, ricerca, e università, questo
Governo si imballa in una maniera che dire scandalosa, è dire poco (Applausi
dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
Da un punto di vista logico e anche procedurale il parere della Commissione
bilancio su questo disegno di legge delega è importante, soprattutto per
l'articolo 7 dell'articolato. Pertanto, da un punto di vista logico e
procedurale potremmo anche iniziare l'esame di questo procedimento. Tuttavia,
ritengo sia ragionevole quanto è stato poc'anzi richiesto vale a dire di
iniziare l'esame di questo disegno di legge delega soltanto una volta acquisito
il parere della Commissione
Oggi, siamo sul punto di esaminare il provvedimento ma manca il parere della
Commissione bilancio. Pertanto, ritengo sia saggio attendere il parere della V
Commissione e poi riprendere l'esame del provvedimento. Detto ciò, concordiamo
con la richiesta formulata dal presidente della VII Commissione.
Ieri abbiamo assunto una decisione che comportava una qualche forzatura politica
ma un rispetto del regolamento. Oggi mi sembra ragionevole che non si proceda
alla discussione del provvedimento in mancanza del parere della Commissione
bilancio.
Ritengo, a questo punto, di sospendere l'esame del provvedimento, in tema di
delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei
livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione
professionale, e passare al successivo punto posto all'ordine del giorno.
Ricordo che nella seduta del 10 febbraio si è svolta la discussione sulle linee
generali.
Ritengo, quindi, che si possa accettare la proposta dell'onorevole Adornato.
Pertanto sospendo la seduta, fino alle 11,30.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto
parere (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 3).
Avverto altresì che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto
parere (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 4).
Signor Presidente, lei comprenderà che, a questo punto, permangono le
condizioni che hanno portato questa mattina alla sospensione dell'esame del
provvedimento, perché noi non sappiamo se la Commissione di merito farà propri
questi emendamenti. Infatti, potrebbe anche verificarsi il caso che la
Commissione di merito non faccia propri questi emendamenti, quindi l'Assemblea
si troverebbe a non poterli esaminare.
Vorrei, signor Presidente che lei valutasse l'opportunità di concedere 5 minuti
- il che mi parrebbe una cosa abbastanza scontata, ma non si sa mai -, un po' di
tempo alla Commissione di merito per poter valutare il parere della Commissione
bilancio.
Questa relazione non è mai giunta, tant'è che è stato espresso un parere
frettolosamente soltanto mezz'ora fa. Di fronte alla nostra insistenza anche di
oggi, il professor Tanzi, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze,
ha affermato che non è stato possibile inviare la suddetta relazione per i
rapporti assai complessi che si sono creati tra il Ministero dell'economia e
delle finanze e quello dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
In realtà, vi è stato uno scontro assai duro, signor Presidente, e questo è
il motivo per il quale il Ministero dell'economia non ha prodotto la
documentazione necessaria. È stato espresso un parere con un voto di
maggioranza (le opposizione hanno espresso una posizione alternativa) che si
pone in violazione dell'articolo 81, quarto comma della Costituzione. Infatti,
ormai è del tutto evidente, dopo la sentenza del 1976 della Corte
costituzionale, che ogni legge che comporti nuovi o maggiori spese deve indicare
i mezzi per farvi fronte.
Vi è, inoltre, una violazione dell'articolo 76 perché non si indicano
precisamente neppure le modalità in base alle quali questi fondi potranno
essere reperiti. Tutto ciò determina una situazione - e mi rivolgo anche i
colleghi della Commissione di merito - insostenibile sia per quanto riguarda il
complesso del provvedimento sia con riferimento alla problematica della mancanza
di copertura anche per le norme immediatamente operative, vale a dire quelle che
dovrebbero entrare in vigore nell'immediato; mi riferisco alla possibilità di
anticipare l'età della frequenza alla scuola primaria ed agli effetti connessi
alla facoltà di anticipare l'ingresso nella scuola statale dell'infanzia.
Per quanto riguarda l'articolo 7, nel parere della Commissione bilancio
(espresso dalla maggioranza) si afferma che «i
Ciò significa che stiamo votando delle intenzioni; non ci troviamo di fronte ad
un provvedimento che ha una sua operatività, perché assomiglia ad un ordine
del giorno ed è esclusivamente una legge manifesto. Non ci sembra questo un
modo serio di procedere su questioni così rilevanti (Applausi dei deputati
dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!
Per rispondere ai colleghi Boccia e Michele Ventura, vorrei ricordare che questa
forma di copertura non è stata inventata dall'odierna Commissione bilancio, ma
è stata già adottata con la legge 29 marzo del 2001, n. 86 (quindi, con il
Governo e la maggioranza precedente), con specifico riferimento alla delega al
Governo in materia di livelli retributivi del personale delle forze di polizia e
delle forze armate.
Richiamo in particolare il comma 2 dell'articolo 7, che recita testualmente: «I
decreti legislativi di cui al comma 1, qualora dalla loro attuazione derivino
nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, dovranno essere
emanati se nella legge finanziaria per l'anno 2002 vengano stanziate le
occorrenti risorse nell'ambito delle somme previste per i rinnovi contrattuali
del pubblico impiego». Di conseguenza, riconosco la difficoltà, e in qualche
caso anche l'imbarazzo, di dover lavorare in sede di Commissione bilancio in
queste condizioni; peraltro, avevo in qualche modo preavvertito l'Assemblea e la
Presidenza di queste difficoltà in un mio intervento durante la settimana
scorsa.
Circa la legittimità della forma di copertura adottata con il parere reso dalla
Commissione bilancio, credo che non vi siano dubbi: essa è stata già
utilizzata dal centrosinistra, quando era maggioranza, ed avuto anche il «sigillo»
della Presidenza della Repubblica.
Per questa ragione, pongo un problema di metodo: ritengo questo abbinamento
assolutamente un atto abusivo e pongo un problema di merito che è quello di far
conoscere all'Assemblea i contenuti delle mie proposte di legge.
La prima riguarda la necessità di introdurre in Italia, così com'è avvenuto
in tantissimi paesi europei e da tanti anni, l'educazione sessuale nelle scuole,
tema di grandissima attualità, reso anzi oggi estremamente attuale da ciò che
si è verificato a Torino. Mi riferisco al terrificante suicidio dello studente
di 17 anni perché la sua ragazza di 15 anni era in attesa di un bambino.
Allora: senza aiuto, è possibile che questi ragazzi, così fragili, nel 2003
non debbano ricevere dalla scuola un aiuto nei loro problemi giovanili e
adolescenziali? È possibile che non debbano avere, bambini e ragazzi, armi per
guardarsi dall'Aids e, mi permetto, dalla pedofilia e dalle reti di pedofili,
soprattutto quando noi parliamo di Internet come una delle tre «I» da
introdurre nella scuola? Signor Presidente, tutto questo non soltanto non sarà
discusso, bensì sarà addirittura rimosso dal calendario.
La mia seconda proposta di legge riguarda la scuola materna e la stranezza per
cui, in questo paese, la legge relativa agli asili nido, dopo ventotto anni
dalla sua entrata in vigore, è stata applicata soltanto in una parte che è
meno della metà del paese, fino al punto che vi sono 97 mila aventi diritto e 2
mila posti. La mia proposta di legge prevedeva che, in tutte le regioni e le
province dove il nido non c'è mai stato, si potesse aprire una sezione nido,
dai due ai tre anni, meno costosa, presso le scuole materne. Si tratta di una
proposta totalmente diversa dalla questione dell'abbassamento dell'età che sta
dividendo l'Assemblea in questo dibattito. Ebbene, signor Presidente, anche
questa proposta di legge risulta «abortita» prima ancora di potere essere
discussa.
Infine, vorrei una risposta dalla Presidenza circa il modo con il quale vengono
decisi questi abbinamenti e su come sia possibile vanificare così il lavoro dei
deputati.
Una volta in aula, quando l'abbinamento tra progetti di legge è stato deciso, né
la Presidenza né nessun altro può compiere un'opera che è di competenza
funzionale della Commissione e, come tale, non suscettibile né di critica né
di modifica, poiché, così facendo, si interverrebbe su una decisione che
poteva essere modificata in quella sede, ma non in questa.
Non l'avrò resa felice, ma - mi dispiace - queste sono le cose che mi sentivo
di poterle dire.
La questione non è formale, ma sostanziale, perché evidentemente non vi è una
traccia a cui le regioni devono attenersi. Infatti, mentre le disposizioni
generali non possono essere toccate dalle regioni, essendo materia di competenza
esclusiva dello Stato, tutto il resto invece va ripartito tra Stato e regioni.
Lo dico, signor Presidente, perché domani potrebbero sorgere conflitti tra
Stato e regioni in ordine alla legittimazione delle regioni a determinare i
contenuti di una legislazione specifica, in quanto esse non sanno in quale
binario devono collocarsi, poiché l'espressione principi fondamentali non
ricorre in alcun momento del testo che stiamo esaminando.
Lo dico, signor Presidente, perché - non so se sarà possibile - ma dovremmo
cercare di determinare, se non altro nel dibattito, quali sono i principi
fondamentali di questa legge ai quali devono attenersi le regioni, perché
altrimenti, già questa delega è un po' morta per via della mancanza di fondi,
come è noto, ma questo sarebbe il colpo decisivo che ne farebbe uno strumento
praticamente del tutto inutile. La ringrazio, signor Presidente e le chiedo
scusa.
Se vogliono, su questo punto, fornire una risposta, sarei lieto di acquisire le
loro opinioni. Se, invece, vi è solo un silenzio - né rifiuto né assenso -
allora tale osservazione ha un suo valore, ma non ritengo che possa essere
recepita dalla Presidenza.
Si tratta, infatti, di osservare o meno un articolo della Costituzione, ossia
l'articolo 81, comma 4. È vero che, con riferimento all'articolo 7, vi è un
emendamento che viene proposto automaticamente, come lei ha giustamente detto,
ma si tratta di un emendamento - è già stato ricordato - che dispone che i
decreti legislativi sono emanati solo successivamente all'entrata in vigore di
provvedimenti legislativi che stanziano le occorrenti risorse finanziarie. Ciò
significa che se non ci sono provvedimenti legislativi che attuano quanto
disposto nei precedenti sei articoli del provvedimento, il provvedimento stesso
non è coperto. Il presidente della Commissione ha dichiarato che, in fase di
esame dell'articolo 7, diranno ciò che pensano. Tuttavia, l'articolo 7 contiene
disposizioni finali ed attuative delle norme contenute nei precedenti sei
articoli. Forse il nostro è un eccesso di curiosità, ma vorremmo conoscere...
Presidente, il collega Innocenti ha richiesto il parere della Commissione per
una questione di merito ed è condivisibile. Vorrei pregarla, Presidente, ad
adiuvandum di quanto sostenuto dal collega Innocenti, di leggere insieme a
me il comma 4-bis dell'articolo 86 del regolamento che recita: «Quando
un progetto di legge contenga disposizioni su cui la Commissione bilancio abbia
espresso parere contrario o parere favorevole condizionatamente a modificazioni
specificamente formulate - ed il nostro caso - e la Commissione che ha svolto
l'esame in sede referente non vi si sia adeguata, si intendono presentate [...]».
Le proposte della Commissione bilancio, dunque, si intendono presentate solo e
soltanto quando la Commissione competente non ha inteso adeguarsi. Ora,
Presidente - mi
Perché se la Commissione competente si adegua e fa propri questi emendamenti,
ovviamente nella forma regolamentare e cioè presentandone di analoghi, si apre
il termine per poter presentare dei subemendamenti e la norma, avendo io in
qualche modo partecipato alla sua stesura, è stata scritta così proprio per
dare la possibilità di subemendare; altrimenti, poiché è previsto che gli
emendamenti non sono subemendabili si toglierebbe a ciascun deputato il diritto
di subemendare questi emendamenti.
Signor Presidente, è, quindi, importante che la Commissione di merito dica se
vuole o meno accogliere questi emendamenti in modo tale che poi sulla decisione
presa dalla Commissione di merito si possa dare il tempo per presentare i
subemendamenti.
Signor Presidente, se ciò non lo si fa adesso e lo si fa in occasione
dell'articolo 7, io, una vota giunti ad esaminare tale articolo, le chiederò di
concedere il tempo per presentare i subemendamenti. Pertanto, e dico ciò anche
nell'interesse anche della maggioranza, sarebbe il caso che tempestivamente la
Commissione di merito si pronunzi se intende o meno adeguarsi alla condizione
posta dalla Commissione bilancio. Perché ciò avvenga, occorre che la
Commissione si riunisca.
Da un punto di vista costituzionale noi abbiamo la preoccupazione - già
espressa, anche da colleghi appartenenti ad altri gruppi, in precedenti
interventi e in Commissione - che in questo caso non ci troviamo di fronte ad
una delega. Conseguentemente, a mio avviso, si sta creando un precedente
preoccupante. Con il parere, che la maggioranza è stata costretta ad esprimere
in Commissione Bilancio con il quale
Da parte mia ritengo che si debba interpretare il regolamento non in termini
dell'effetto che intende produrre. La Commissione di merito se intende
presentare degli emendamenti che recepiscono il parere della V Commissione, può
farlo in ogni momento. Se non lo fa le condizioni contenute nel parere, espresso
poc'anzi dalla Commissione bilancio, si trasfondono automaticamente in
emendamenti non subemendabili. Pertanto, mi pare che il discorso sia coerente
con la lettera dell'articolo che il collega Boccia ha intelligentemente
ricordato; tale articolo recita che: «ove non si adegua» non quindi «accoglie»
dove il termine «adegua» rappresenta un modo diverso con cui stabilire le
modalità con le quali avviene, dal punto di vista del recepimento, quello che
si riferisce alla Commissione.
Per quello che attiene all'osservazione del collega Russo Spena, capisco bene
che si possono su questi temi avere delle interpretazioni anche di merito
assolutamente non accettabili per una delle parti presenti in quest'Assemblea,
ma la Presidenza non può entrare nel merito. È nel corso del dibattito che si
modifica il merito, attraverso le valutazioni, gli emendamenti, che possono
esser successivamente posti all'attenzione della Camera e sui quali la Camera è
sovrana.
Quindi, mi dispiace non essere anche su questo punto d'accordo con il collega
Boccia, il quale ha impostato bene il problema ma non ne trae le conclusioni
giuste. Infatti, nel momento in cui la Commissione assumesse come proprie quelle
posizioni, quello potrebbe essere il momento adatto; ma questo non è ancora
avvenuto. Si tratta di vedere se si adegui o meno. Questo lo vedremo nella
prossima puntata, non possiamo vederlo ora.
Per quanto attiene alla proposta di legge n. 3387, ricordo che questa mattina è
stata respinta la questione pregiudiziale sospensiva.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo
89 del regolamento, gli emendamenti
Rizzo 1.25, 1.29, 2.84 e 5.11 e l'emendamento
Colasio 2.192 (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 2), che delegano il
Governo ad emanare disegni di legge nelle materie oggetto del provvedimento, in
quanto palesemente incongrui rispetto all'ordinamento costituzionale: essi,
infatti, prevedono la delega al Governo di poteri che già spettano a tale
organo per la sua natura.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la
Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del regolamento, procedendo, in
particolare, a votazioni per principi o riassuntive, ferma restando
l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni.
A tal fine i gruppi di Rifondazione comunista e Misto (per le componenti
politiche dei Comunisti italiani, dei Verdi e delle minoranze linguistiche) sono
stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.
Vogliamo e crediamo in una scuola che sappia coniugare efficienza ed equità; in
una scuola plurale capace di rappresentare la ricchezza culturale del paese,
flessibile, perché capace di rispondere alle esigenze competitive della comunità
e del sistema economico; in una scuola in grado di essere un grande regolatore
della struttura delle opportunità un grande vettore di democratizzazione,
capace di sciogliere i vincoli le vischiosità, in grado di fornire opportunità
a tutti i nostri ragazzi a prescindere dal censo e dal capitale culturale della
famiglia di origine. Quello che manca, in definitiva, a questa legge delega è
proprio questo: la capacità strategica, lo scenario europeo, l'obiettivo di
assumere la riduzione del divario competitivo con gli altri paesi europei come
asse portante delle politiche. Abbiamo un 40 per cento di diplomati contro il 61
per cento della Francia l'84 per cento della Germania, un 7 per cento di
laureati contro il 21 per cento della Francia e il 23 per cento della Germania.
A questi imperativi noi abbiamo dato risposte coerenti e, riteniamo, congruenti:
l'autonomia scolastica, con l'autonomia didattica e amministrativa, come
risposta alle esigenze dei diversi sistemi territoriali, una scelta, questa sì,
coerente con il principio di sussidiarietà e con una società federale. Voi,
con l'introduzione delle quote regionali, minate alla radice l'autonomia
scolastica o, ancora, evocate i risultati della ricerca sui livelli di
apprendimento nei paesi OCSE e non vedete che quegli stessi dati dicono che i
sistemi comprensivi, cioè quelli che non prevedono canalizzazione degli alunni
in scuole con obiettivi e curriculi diversi prima - lo ripeto: prima - dei 15
anni, sono quelli che hanno i migliori risultati in termini di efficacia ed
equità sociale. Evocate il sistema integrato tedesco come modello di
riferimento e non vedete che la stessa ricerca colloca quel sistema nei suoi
livelli più bassi. Noi crediamo in un ruolo forte del sistema di istruzione e
formazione siamo però contrari ad una canalizzazione precoce, a 13 anni, se non
prima. Allora, il sistema delle passerelle da un sottosistema all'altro andava
affinato, signor sottosegretario, così com'è è confinato nella mitologia
politica, condannato a funzionare in una sola direzione: dai licei alla
formazione professionale, formazione professionale la cui rilevanza, il cui
ruolo, non escono certo rafforzati se non vi si accede per scelta consapevole,
ma se vi si accede per processo di risulta. Avete predisposto poi una delega che
si caratterizza
Pensavamo, infine, di discutere di un progetto di riforma, signor
sottosegretario, ma una riforma seria, anche sbagliata e regressiva come la
vostra, come questa, si fa con le risorse, risorse finanziarie che non ci sono.
Ciò ha portato alla formulazione di un parere della Commissione bilancio che,
di fatto, sanziona la mancanza di copertura, una copertura ad efficacia
differita che derubrica questa legge, è evidente, ad una sorta di ordine del
giorno e, come lei ben sa, un ordine del giorno non si nega a nessuno, tanto
meno ad un ministro. È una legge manifesto della quale lascerete in eredità al
paese solo gli effetti negativi, non certo una risposta all'altezza delle
attese, delle aspirazioni dei ragazzi, delle famiglie, dei docenti e degli
operatori della scuola sulla cui passione e professionalità andava invece
costruito un progetto di scuola condiviso e partecipato.
La riforma non c'è, o meglio la vediamo nei tagli apportati dalle ultime
finanziarie alle risorse della scuola, nei tagli al personale docente e ATA, nei
tagli all'autonomia scolastica che sembrano delineare uno scenario dove la tanto
evocata scuola delle tre «i» assume contorni sfumati e del tutto irrealistici,
del tutto incongruenti con i processi reali in corso di devalorizzazione e di
demotivazione del corpo docente, di compressione dell'autonomia scolastica. È
una realtà che difficilmente porterà il paese ad essere attrezzato e a
confrontarsi adeguatamente con gli imperativi e le sfide che una complessa
società della conoscenza impone.
Purtroppo per il paese, non si tratta di riforma ma di una scelta di politica
scolastica sbagliata e regressiva che non farà crescere il nostro capitale
culturale e che, lo temiamo, accentuerà il divario competitivo con i nostri
partner europei; non è una riforma, ma una grande occasione perduta per il
paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
Per quanto riguarda il metodo, non accettiamo la blindatura e l'arroganza con le
quali il Governo ha voluto portare avanti l'esame di questo provvedimento, un
provvedimento che è così integralista che, in realtà, se contenesse un «se»
(anche al Senato il provvedimento è stato blindato), si potrebbe far cadere
tutto il castello di carte che lo compone.
Contestiamo anche il merito del provvedimento, perché la scuola, se verrà
approvata questa riforma, non sarà più una diritto esigibile, ma diventerà un
servizio a domanda individuale organizzato sul modello aziendale e su criteri
fortemente gerarchici, competitivi e mercificati. La nostra totale estraneità
è tale che la nostra relazione di minoranza, come avranno avuto modo di
constatare la sottosegretaria ed i colleghi, termina senza proporre un testo
alternativo: la nostra proposta, infatti, è l'abrogazione totale del
provvedimento sostenuto dal Governo.
Ciò che ci lascia più sconcertati è il fatto che il Governo non abbia esitato
a portare avanti questo suo disegno al di là ed al di sopra del Parlamento,
anche se si tratta di una materia, quella della scuola, che coinvolge tanta
parte del paese: i bambini, i ragazzi, gli insegnanti e le famiglie. Se pensiamo
a questo vasto coinvolgimento già lo strumento della delega appare un atto di
arroganza da parte di
Il Governo si presenta alla Camera con un provvedimento blindato, rispetto al
quale non esiste alcuna goccia che potrà scavare il sasso; le nostre gocce, cioé
i nostri emendamenti, cercheranno di disegnare un progetto del tutto differente
da quello discrezionale e proprietario voluto dall'esecutivo.
Su questo disegno di legge delega molto è stato scritto e detto tra gli
insegnanti e gli studenti, anche perché si ripropone in questo ambito ciò che
il Governo Berlusconi sta portando avanti anche in riferimento agli altri
aspetti della nostra vita: dalla salute alla previdenza, dal lavoro ai diritti.
L'obiettivo concreto è un attacco a diritti che credevamo assicurati per
sempre; oggi ci viene invece detto che, lungi dal poter sperare e lavorare per
uno sviluppo dei diritti acquisiti, ciò a cui i cittadini hanno diritto sono
livelli essenziali. L'educazione alla quale tutti hanno diritto - non capiamo
come nasca questa vostra categoria del diritto-dovere, che rimane tutta da
comprendere - è più ridotta possibile, come tempo, qualità e contenuti. Si
tratta di una proposta che non ha come obiettivo un sistema scolastico che miri
alla promozione dell'educazione e dell'istruzione come diritto individuale e
collettivo, ma che rifà ad un modello escludente, disomogeneo, classista: voi
proponete, di fatto, una scuola minima per tutti.
Noi, con i nostri emendamenti, cercheremo di contestare la rinuncia, di fatto,
da parte dello Stato, all'istituzione scuola, e cercheremo di proporre qualcosa
di più che indirizzi generici, senza umiliare, così come sta avvenendo anche
nel campo della sanità, l'offerta pubblica a favore di un privato escludente e
mercificante, che discrimina i ragazzi a seconda delle disponibilità economiche
e culturali delle famiglie di provenienza. State sostituendo il mercato,
l'acquisto e la vendita di servizi in ogni campo, al tema dei diritti
affermatosi negli scorsi decenni. Noi non accettiamo che la scuola - in assoluta
controtendenza, per esempio, a ciò che stiamo sostenendo in XII Commissione
(Affari sociali) in riferimento agli asili nido - smetta di essere un diritto
uguale per tutti, divenendo un bene dotato di maggiori o minori optional
a seconda delle disponibilità familiari. Quello che accomuna tutte le vostre
scelte è però il modello aziendale, dalle scuole nido alle superiori, senza
alcuna attenzione alla qualità dell'offerta formativa ed al benessere degli
studenti e degli insegnanti.
Ciò che unifica di fatto il vostro programma è che i servizi offerti altro non
sono che un piccolo tassello di un disegno ben più grande e trascendente: tutto
diventa ingranaggio e funzione del mercato.
La scuola sarà ciò che il mercato vorrà: una scuola subalterna al mondo del
lavoro. L'impresa è intesa come paradigma della società, di una società
rigida in cui, a partire addirittura dalla nascita, di fatto ognuno avrà il suo
posto, il posto che gli è proprio: nel nido aziendale, a seconda del posto di
lavoro dei genitori, alla materna a due anni e mezzo quando il bambino ha
bisogno senza dubbio più di coccole e di casa che di «scuolette», alle
elementari a cinque anni e mezzo prima di ogni capacità di pensiero astratto,
ma in tempo per imparare, da parte di ogni bambino, il suo posto in base alla
condizione sociale e culturale ed alla regione di nascita, alle superiori a 13
anni, costretti ad una scelta irreversibile che sarà operata certamente non
sulla base degli interessi e dei desideri di ciascuno, ma per rispondere a
precise e classiste domande sociali.
Non vi importa che, per portare avanti questo obiettivo, siano necessarie una
scuola di serie A ed una di serie B. A questo, di fatto, mira la cosiddetta
canalizzazione ovvero la scelta tra formazione e istruzione, da effettuare a 13
anni, così come la riduzione della durata dell'obbligo scolastico che
penalizzerà ovviamente i ragazzi provenienti dalle classi meno abbienti e farà
dell'Italia il primo paese in assoluto - credo nel mondo - che prevede una
simile riduzione.I nostri emendamenti contestano anche radicalmente le disposizioni sul
reclutamento degli insegnanti, troppo complesso per essere affidato ad una legge
delega e che, attraverso un progetto di chiamata diretta, di fatto interferisce
pesantemente con la contrattazione tra le parti.
La nostra critica è di fondo: partiamo dalla scelta di usare lo strumento della
legge delega per stigmatizzare l'atteggiamento generale del Governo rispetto al
Parlamento ed alle sue prerogative e per contestare un altro aspetto che permea
di sé tutto il testo: quel «familismo» esasperato che, di fatto, da un parte,
toglie responsabilità allo Stato e, dall'altra, interviene pesantemente in
campi specialistici, arrivando ad una privatizzazione spinta del sistema in cui
la famiglia diviene il nucleo di base che tutto supporta e che di tutto si fa
carico. Peraltro, quando parliamo di famiglia, tutti sappiamo bene che parliamo
di lavoro gratuito delle donne.
Si sostituisce a un sistema sociale basato sui diritti la famiglia, nucleo base
e soggetto di spesa e attraverso buoni e defiscalizzazioni si ridisegna di fatto
un nuovo mercato dell'istruzione, un mercato (è evidente ed i nostri
emendamenti cercano di contrastarlo in tutti i modi) in cui l'offerta è minima
e quel minimo non è nemmeno garantito.
Contrastiamo il vostro obiettivo di disinvestimento e dequalificazione della
scuola pubblica che passa necessariamente anche attraverso la disincentivazione
degli insegnanti. L'obbligo scolastico viene sostituito da un diritto-dovere
che, a vostro avviso, è espletato anche con il raggiungimento di una qualsiasi
qualifica professionale e che si arrende di fatto davanti alla ancora troppo
elevata dispersione scolastica, non avendo in conto, da un lato, l'obbligo da
parte dello Stato di assicurare a ciascuno il diritto all'istruzione, e
dall'altro, nemmeno il livello generale di istruzione culturale del paese. Anche
le altre agenzie educative, così come concepite nel periodo della Casa delle
libertà, prima fra tutte la televisione, ma anche il bingo, lo sport, le
lotterie, le tariffe postali che di fatto strangolano la piccola editoria e le
riviste, i condoni per i ricchi e il giustizialismo per i poveri, tutto
contribuisce a deprimere il livello di istruzione culturale in questo paese.
I nostri emendamenti intendono affermare una concezione del sistema scolastico
diversa e contrapposta rispetto a quella oggi in esame. Noi proponiamo una
scuola fortemente unitaria i cui segmenti portino un segno forte che offra a
ciascun ragazzo uguali possibilità, contestando di fondo la separazione dei
percorsi scolastici disegnata da questo provvedimento.
Il sistema scolastico per Rifondazione comunista deve avere carattere unitario e
nazionale e la scuola dell'infanzia, da 0 a 6 anni, deve farne parte
integralmente. Infatti, solo un sistema nazionale può garantire la qualità e
l'attenzione ai livelli di qualità (altro che i livelli minimi di cui voi
parlate!), tanto più necessari quanto più è tenera l'età del bambino o della
bambina di cui ci si prende cura e che si accoglie.
Contestiamo poi integralmente la separazione dei percorsi tra preparazione
professionale e formazione culturale e che fa tutt'uno con l'obbligo di offrire
pari opportunità; dopodiché, ognuno si arrangi come sa e come può. Con i
nostri emendamenti vogliamo, invece, ricordare che è necessario saper coniugare
il rispetto delle singole personalità, delle differenze, delle identità e
delle scelte così come vuole il dettato costituzionale.
Con questo provvedimento, oltre all'articolo 11, se ne va un altro articolo
della nostra Costituzione, ossia quello relativo alla rimozione degli ostacoli
che impediscono di raggiungere il massimo dei risultati possibili anche in
termini di istruzione e formazione.
Mi riferisco, innanzitutto, agli ostacoli economici che voi accettate ed acuite
disegnando questi percorsi di serie A e di serie B, ma anche a quegli ostacoli
culturali, classisti e razzisti che creano intolleranza e stigmatizzano,
congelandole con l'esclusione, le diversità, invece che accoglierle come
ricchezza.
Noi contestiamo totalmente questa vostra scuola, con il suo carico di
subalternità al sistema produttivistico. Ciò avviene oggi in un Parlamento,
svuotato di fatto delle sue prerogative, ed avverrà nelle piazze in cui
scenderanno studenti ed insegnanti contro la vostra scuola e per chiedere una
scuola migliore (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
Dunque, vi è una legge che parte con un macigno sul collo, che non potrà
camminare, che viene agitata come libretto di propaganda per dire che esiste una
scuola possibile che, forse, si potrà fare e che, tuttavia, non si farà.
Quella dell'ideologia e della propaganda è una procedura che questo Governo
conosce molto bene. Questa legge, ad esempio, ha già conosciuto un bel
meccanismo di propaganda attraverso un libretto sul bilancio del Ministero
dell'istruzione, diffuso in migliaia di copie dal ministro Moratti che
propagandava una legge che non è ancora legge dello Stato.
Allo stesso modo, onorevoli colleghi, è un macigno un altro punto controverso
connesso a questa legge e, in particolare, all'articolo 1: quello relativo alle
competenze già devolute alle regioni in materia di istruzione e formazione
professionale. Ieri sera abbiamo assistito in questa sede ad una vera e propria
recita a soggetto. Nell'interpretare le modalità attraverso cui questa legge
regola il rapporto tra Stato, regioni ed enti locali, il collega Butti di
Alleanza nazionale ha detto che si trattava di un argine all'ipotesi della
devoluzione; la collega Bianchi Clerici, della Lega, ha detto che si trattava di
una forte spinta verso quel federalismo che solo la legge di devoluzione porterà
completamente in atto. Come mai questa diversità di valutazione? Non si tratta
solo di un gioco delle parti che, comunque, questo Governo dovrà sciogliere
decidendo se va bene questa legge o se va bene il progetto di devoluzione.
Tale gioco delle parti è reso possibile dal fatto che, pur trattandosi di una
delega, essa contiene di tutto e di più. Non contiene i principi generali e le
indicazioni circa le norme che dovranno essere attuate sia da un punto di vista
dell'istituzione Repubblica, sia da un punto di vista delle istituzioni regioni.
Enuncia alcune questioni di principio che ciascuno potrebbe interpretare come
meglio crede. Dico potrebbe perché, di fatto, l'unico interprete autorizzato di
questa che - lo ricordo - è una legge delega, sarà il Governo.
Dunque ci troviamo di fronte ad una legge che contraddice in radice il principio
della legge delega, in base al quale non è il Governo, ma il Parlamento a dover
definire i criteri e i principi direttivi. Questi sono i macigni che renderanno
impossibile il cammino di questa legge. Le poche cose certe, le poche
indicazioni che in qualche modo possiamo ricavare sia da quello che è scritto
nella legge sia nei suoi lapsus sono cose che non ci piacciono e che
contestiamo radicalmente nel merito. Ad esempio, tra i pochi aspetti certi che
questa legge delega in qualche modo definisce vi è il fatto - fatto curioso,
forse per una forma di lapsus - che non ricorre mai nel provvedimento la
parola «Repubblica». Si parla di norme generali dell'istruzione, si parla
degli standard minimi
Infine, vorrei richiamare la questione - già ricordata da molti colleghi -
relativa all'anticipo delle iscrizioni, con quella vera e propria distruzione
della scuola dell'infanzia, non solo da un punto di vista dei suoi principi
pedagogici, ma anche da un punto di vista della filosofia didattica che la
ispira (la scuola dell'infanzia come tempo pieno di apprendimento; come prima e
più forte fonte di quella possibilità di mobilità sociale, di acquisizione di
cultura e di competenze, che definiscono la nostra scuola come elemento di
democrazia e di offerta di pari dignità di accesso al sapere, con tutto quello
che ciò significa oggi in una società della conoscenza).
Dunque la questione della distruzione della scuola dell'infanzia, ma anche la
questione della doppia canalizzazione, attraverso la costruzione di questo
sistema parallelo che, nonostante le dichiarazioni di ministri, sottosegretari,
relatrice e così via, di fatto (anche perché sono previsti cinque anni per i
licei e quattro per gli istituti di formazione professionale) implica una
gerarchizzazione, che si ispira a un vecchio modello di società, a un vecchio
modello di formazione professionale.
È per questo che siamo contrari a tale sistema parallelo: non solo per ragioni
di equità, di pari opportunità e di giustizia sociale, ma anche per ragioni
connesse alla competitività del nostro paese, che ha bisogno di saperi
tecnico-scientifici integrati, capaci di muoversi in rapidità con il tempo che
cambia, e che ha bisogno di manodopera qualificata non solo per il tempo
dell'oggi.
Dunque un disegno di legge che da una parte non vedrà la luce e che,
dall'altra, devasta quello che c'è di buono nel nostro sistema di istruzione.
Un disegno di legge che - come tutte le propagande, come tutte le clave, come
tutti i manifesti usati nei confronti di quel fragile mondo che è la scuola -
finirà per creare, come sta già facendo, caos, disorientamento, incertezza.
Nessuno infatti sta più capendo quali leggi siano ancora in vigore, stante
tutto l'attivismo di questo Governo e la sua voglia di abrogare tutto quello che
è stato fatto dai Governi precedenti.
Per queste ragioni rivolgiamo al Governo e alla maggioranza un ultimo appello:
fermiamoci ancora un momento! Il provvedimento dovrà comunque tornare al
Senato, la vostra fretta vi ha portato a partorire gattini ciechi, questa legge
è già inficiata nel suo percorso.
Dunque, riflettiamo, discutiamo, accogliamo quella richiesta di confronto che
tante volte il ministro Moratti ha pronunciato, ma solo durante la discussione
sulle linee generali, senza poi dar seguito a questa intenzione, accogliendo
davvero alcune delle tante proposte emendative presentare dall'opposizione.
Fermatevi, siete ancora in tempo (Applausi dei deputati del gruppo dei
Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Il presente disegno di legge si aggiunge alle tante inquietudini che, purtroppo,
questa destra al governo ha disseminato nell'equilibrio sociale. Vorrei cogliere
l'occasione per sottolineare una serie di decisioni
Dopo aver soddisfatto tutte le esigenze individuali in materia di giustizia, si
stanno ora saldando tutte le fatture emesse in campagna elettorale, partendo
dalla sanità e, soprattutto, dalla scuola.
Un programma, quello della maggioranza, che tuttavia trascura un piccolo
aspetto, in quanto ignora - o, più francamente, se ne frega - la necessità di
garantire diritti di cittadinanza, immolando il popolo italiano.
Dunque, questa controriforma - infatti, non si tratta di una riforma... Signor
Presidente, questo microfono non funziona!
Quindi, non soltanto siamo chiamati a discutere di qualcosa che non ha neanche
le risorse finanziarie necessarie per poter andare a regime ma, oltretutto,
credo che si offendano, insieme alla dignità dei cittadini, i principi di
uguaglianza e di democrazia che dovrebbero ispirare gli atti di qualsiasi
Governo, di qualsiasi colore esso sia. In questi mesi abbiamo visto una grande
partecipazione... signor Presidente, il microfono non funziona. Mi aiuti lei.
Comunque, abbiamo visto la partecipazione dei cittadini, degli studenti, dei
giovani, delle famiglie e degli insegnanti; ma, soprattutto, in Commissione,
abbiamo ascoltato i consigli e, in particolar modo, il malessere che viene
espresso da gran parte della nostra popolazione.
Noi Comunisti italiani, naturalmente insieme ad altri e indipendentemente....
signor Presidente, il microfono non funziona. In questo modo continuerò a
parlare fino alla fine dei miei giorni.
Quindi, non l'abbiamo fatto soltanto nelle piazze, perché abbiamo cercato di
parlare e di essere vicini alle esigenze e alla sensibilità degli studenti,
degli insegnanti e dei cittadini. Abbiamo cercato di farlo anche in Commissione.
Non c'è stata alcuna possibilità di confronto con i rappresentanti della
maggioranza, per i quali questa legge, nonostante faccia acqua da tutte le
parti, deve andare avanti. Deve andare avanti? E, allora, noi diciamo che basta
leggerla, per rendersi conto delle
Ebbene, prima di tutto, parliamo della scuola privata. Noi Comunisti italiani
non siamo mai stati contrari, per principio, all'estendersi dell'insegnamento
privato, però troviamo giusto che il potenziamento avvenga dopo aver
soddisfatto le necessità della scuola pubblica, perché abbiamo un dovere
fondamentale: quello di garantire una scuola laica, pluralista e pubblica per
tutti e per tutte. In ogni caso, il prodotto finale, vale a dire la qualità
della formazione e dell'istruzione, non preoccupa la scuola pubblica.
Il ministro Moratti, che ha già deciso di ridurre i fondi per la ricerca,
indebolirà ogni progetto di crescita dell'istruzione pubblica in termini di
strutture e di attrezzature, di formazione e di sviluppo. Nello stesso tempo, si
pensa di risparmiare soldi con l'eliminazione delle componenti esterne all'esame
di Stato, di fatto, favorendo ancora una volta le scuole private agevolando il
superamento degli esami ai suoi iscritti e quindi dando credibilità al penoso
recupero degli anni scolastici che prevedono lo svolgimento di programmi di
cinque anni in uno.
Lo scempio prosegue con l'unificazione dei punteggi ottenuti con il servizio
privato e pubblico, con la minaccia dell'abolizione del valore legale del titolo
di studio, con l'immissione in ruolo dei docenti di religione, a beneficio dei
quali si spalanca la strada del ruolo nelle scuole pubbliche anche per quelle
discipline compatibili con il titolo di studio posseduto. Esso prosegue inoltre,
con il passaggio alle regioni dell'istruzione professionale e la scelta tra
liceo e percorso professionale in giovane età, con gli indirizzi specifici di
collegamento con la realtà del lavoro che, oltre a distinguere tra una scuola
di serie A ed una di serie B, porta all'addestramento specifico per rispondere
alle esigenze momentanee dell'impresa, senza riguardo per la formazione umana
dei giovani, vale a dire per il sapere, il saper fare, il saper essere,
condannando il futuro lavoratore alla monocultura ed esponendolo al rischio di
estraniarlo improvvisamente dalla realtà quotidiana quando il mercato dovesse
ignorare la sua professionalità. Ancora, la riduzione delle cattedre e il
conseguente licenziamento di un numero consistente di docenti, con i posti
tagliati dell'organico ATA, la riduzione dei precari derivanti dall'allargamento
a 24 ore settimanali dell'orario di servizio dei docenti in ruolo (anche se le
sei ore in più sono facoltative), la diminuzione del 30 per cento dei
finanziamenti per i corsi di istruzione e di formazione tecnica superiore. Ma
alla base c'è soprattutto il declassamento qualitativo della scuola,
l'annullamento motivazionale, la perdita della progettualità e
dell'organizzazione che la legge sull'autonomia scolastica stava incentivando.
Pertanto, è necessario ricorrere ad una comunicazione più diretta con lo
snellimento burocratico attraverso l'uso di un linguaggio chiaro che limiti il
ricorso ad interpretazioni autentiche e a precedenti norme. Noi diciamo che
occorre ripensare alle disposizioni in materia di flussi di cassa, con
l'abolizione del decreto-legge che condiziona le operazioni di spesa, perché
non siano di intralcio all'attività amministrativa della scuola per l'acquisto
di materiali, la retribuzione del personale supplente e così via. L'autonomia
richiede spazi per lo studio, spazi per il dibattito culturale, spazi sociali di
aggregazione e, naturalmente, anche laboratori rispondenti alle necessità.
Questo significa che l'edilizia scolastica resta un punto centrale, sia per
rispettare la normativa sulla sicurezza della legge n. 626 del 1994, sia nella
formulazione delle classi che occupano gli spazi messi a disposizione dall'ente
pubblico.
Altro aspetto è la formazione del personale. Per i docenti, noi riteniamo che
sia necessaria una preparazione disciplinare, pedagogica e universitaria
all'insegnamento, con tirocinio presso le scuole, titolo universitario
abilitante all'insegnamento e aggiornamento continuo. Per il personale ATA
occorre l'aggiornamento permanente sulle nuove tecnologie, sulla qualità e
sulla sicurezza. Voi con questa legge-delega, di
fatto, annullate tutte queste opportunità. C'è invece il proposito di
sminuire l'immenso compito che generazioni di insegnanti hanno svolto per dare
al paese un sistema culturale di riferimento. C'è la volontà di annichilire
un'intera istituzione che con il progetto Berlinguer avrebbe dotato la nazione
di un punto cardine per il consolidamento dei valori della cultura, dell'equità
e della giustizia.
Noi Comunisti italiani ci batteremo presentando degli emendamenti specifici,
affinché vi siano i fondi per l'edilizia scolastica, per garantire l'autonomia
nelle scuole, per la gratuità dei libri di testo, per un trattamento economico
degli insegnanti adeguato ai parametri europei, e cioè valorizzazione
culturale, sociale ed economica della figura del docente. Chiediamo i fondi per
la formazione del personale, con possibilità di detrazione dei costi di
aggiornamento dalle tasse. Chiediamo un organico funzionale che consenta la
flessibilità didattica e la realizzazione del piano dell'offerta formativa,
indipendentemente dal numero degli alunni e dalla dimensione oraria del corso.
Chiediamo risorse per sostenere i ragazzi in difficoltà, con percorsi integrati
tra formazione ed istruzione. Vogliamo una scuola che dal diritto allo studio
per tutti passi al diritto al successo scolastico per tutti. Vogliamo i fondi
per l'integrazione dei portatori di handicap, superando il ruolo dell'insegnante
di sostegno con docenti aventi competenze professionali specifiche maturate
attraverso corsi di aggiornamento ad hoc, facendo delle tecniche
acquisite il bagaglio professionale, utile all'esercizio della funzione docente.
Noi Comunisti italiani siamo consapevoli che qualsiasi cambiamento, qualsiasi
riforma veramente seria debba essere accompagnata da risorse e da una
discussione serena ed approfondita intorno ai processi del mutamento che deve
essere svolta con tutti i soggetti interessati (docenti, studenti, operatori
scolastici, educatori e genitori). Voi, invece, pensate a gestire la scuola come
se fosse un'azienda della Brianza; così non funziona, questa delega è una
vergogna perché offende la democrazia di questo paese, ma, soprattutto, questo
Parlamento e la scuola italiana (Dalle tribune del pubblico si leva
l'applauso di un visitatore e successivamente vengono esposti cartelli di
contestazione al provvedimento in esame - Applausi dei deputati del gruppo
Misto-Comunisti italiani).
Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad
esso presentate, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere
della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Siamo contrari al principio
della delega; lo abbiamo già affermato nel corso di diversi interventi, svolti
nella giornata di ieri e di oggi, ed illustrato nella nostra questione
pregiudiziale di costituzionalità che abbiamo presentato al provvedimento in
esame.
Sia i principi generali sia i livelli essenziali delle prestazioni devono essere
trattati in maniera precettiva, senza che vi siano deleghe al riguardo; ci
sembra, inoltre, ancora più grave il fatto che anche i principi fondamentali
che regolano la legislazione concorrente siano affidati ad una legge delega. In
questo caso, si assiste ad un'autentica espropriazione delle competenze
legislative regionali perché il provvedimento in esame stabilisce i principi
del decreto delegato che deve regolare i principi della futura legislazione
regionale.
I principi si definiscono con legge ordinaria, altrimenti vi è la violazione
dell'articolo 76 della Costituzione.
Se poi a ciò aggiungiamo il fatto che pesa sul provvedimento in esame la
contraddizione che lo stesso Governo ha generato con la presentazione del
disegno di legge Bossi, la situazione ci sembra ancora più complessa e
difficile. Gli esponenti della maggioranza, il ministro Moratti, ieri hanno
replicato, affermando che il disegno di legge Bossi non è ancora operante e,
quindi, non vi è incompatibilità. Anche dalle risposte fornite, ci sembra di
capire che la contraddizione sul piano politico esiste ed è grandissima. Non
credo siate in grado di definire quante delle norme previste dai decreti
delegati siano destinate ad essere trasferite con la dizione: competenza
legislativa esclusiva in materia di organizzazione e gestione scolastica. Si
aprirà un conflitto istituzionale e la materia del contendere verterà su quali
materie riguarderanno l'organizzazione scolastica vera e propria. Si tratterà,
per quanto riguarda questa materia, di universalità degli accessi, di un
sistema di reclutamento omogeneo su tutto il territorio nazionale (ieri sera
abbiamo sentito parlare di potenziare nella scuola il reclutamento degli
insegnanti maschi perché vi sono troppe insegnanti nella scuola), di un profilo
culturale unitario del sistema su tutto il territorio nazionale?
Nell'espressione «organizzazione scolastica» possono rientrare gran parte
delle disposizioni oggi regolate sotto la fattispecie di norme generali. Si sta
aprendo un conflitto istituzionale su questo terreno e ve ne dovrete assumere la
responsabilità.
Infine, vorrei esprimere alcune considerazioni sul comma 3 dell'articolo 1 e
relativamente al piano finanziario che dovrebbe sostenere, come voi dite, le
iniziative indicate dalla lettera a) fino alla lettera m). È una
strana contraddizione: non vi è piano finanziario per queste iniziative, mentre
vi sono tagli e risparmi per le suddette iniziative nella legge finanziaria.
Voglio solo ricordare che nelle leggi finanziarie per il 2002 ed il 2003 sono
stati tagliati i fondi per l'autonomia scolastica, per la legge n. 440 del 1997.
Si è passati dai 258 milioni di euro del 2001, ai 237 milioni di euro del 2002,
ai 214 milioni di euro del 2003 e ai 198 milioni di euro del 2004.
E non parlo poi dell'edilizia scolastica che dovrebbe essere sostenuta
attraverso il piano finanziario, che non esiste, e rispetto alla quale sono
stati «tagliati» i fondi nelle recenti leggi finanziarie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, se
è possibile vorrei parlare. Noi proponiamo la soppressione dell'articolo 1
nella sua integrità, perché è un articolo che ben rappresenta ed esprime la
logica complessiva di questo brutto disegno di legge di delega. PRESIDENTE. Onorevole Deiana, la prego di
concludere.
ELETTRA DEIANA. Ho ancora tempo, signor
Presidente.
PRESIDENTE. No, onorevole Deiana.
ELETTRA DEIANA. Come no?
PRESIDENTE. Ha già parlato un minuto di più
di quello che le spettava, onorevole.
ELETTRA DEIANA. Va bene, signor
Presidente, concludo. In questo articolo 1 non si fa menzione di principi
fondamentali, quale è l'obbligo scolastico - di cui la Costituzione fa carico
alla Repubblica - e si introduce tutta una serie di formule vaghissime, aprendo
quindi la strada ai contenuti oltremodo negativi degli articoli successivi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione.
MAURA COSSUTTA. Presidente!
PRESIDENTE. Comunico il risultato della
votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
MAURA COSSUTTA. Presidente, perché non
controlla il tabellone?
PRESIDENTE. La prossima volta lo farò
senz'altro.
(Presenti e Votanti 395 Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Grignaffini 1.67, non accettato dalla Commissione né dal
Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. PIERA CAPITELLI. Signor Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Capitelli, mi scusi,
non l'avevo vista. Le darò la parola sull'emendamento successivo. Dichiaro chiusa la votazione. Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 1.68. PIERA CAPITELLI. Signor Presidente,
parlerò comunque anche dell'emendamento Grignaffini 1.67, perché credo sia
importante illustrare questo emendamento, che è significativo: noi presentiamo
emendamenti soppressivi, ma proponiamo anche alternative concrete. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Onorevoli colleghi, ciascuno voti per sé (Commenti)! Ho delle
segnalazioni! Nel caso in cui arrivino precise segnalazioni, ve lo dico. Mi
dispiace per chi vota per due, ma non ve la prendete con me!
SERGIO SABATTINI. È solo
un'ambasciata!
PRESIDENTE. Onorevole Loddo è sorvegliato!
Dichiaro chiusa la votazione. Prendo atto che l'onorevole Bimbi non è riuscita a votare e che avrebbe
voluto esprimere un voto favorevole. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Sasso 1.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Ognuno voti per sé! Prendo atto che gli onorevoli Giovanni Bianchi e Nicotra non sono riusciti ad
esprimere il loro voto. ALBA SASSO. Presidente, avevo chiesto di
parlare!
ANTONIO RUSCONI. Presidente, avevo
chiesto anch'io di parlare!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione. Prendo atto, che gli onorevoli Nicotra e Bimbi non sono riusciti a votare e
che quest'ultima avrebbe voluto esprimere un voto favorevole. PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, mi
dispiace, ma non si può lavorare, né in questo modo né con questo clima!
Credo che non sia mai successo che una riforma della scuola venga trattata con
tanto disinteresse in quest'aula. Siccome non abbiamo...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego...
PIERA CAPITELLI. Anche in Commissione
si è svolto un dibattito molto concreto e civile ma che non ha esaurito le
aspettative dell'opposizione in quanto il testo è stato presentato all'inizio
fortemente blindato mentre le nostre proposte hanno la pretesa di essere
migliorative del testo. Vi sono parti largamente alternative ma anche parti
finalizzate ad una collaborazione reale tra maggioranza ed opposizione che
ritengo fondamentale per un disegno di legge di tale portata.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi - darò poi
la parola agli onorevoli Rusconi e Bimbi -, mancano ancora tredici votazioni,
poi sospenderemo la seduta perché diversi onorevoli me lo chiedono. ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, mi
dispiace perché a nome del gruppo della Margherita avevamo consegnato mezz'ora
prima dell'inizio della seduta l'elenco di tutti gli interventi relativi
all'articolo 1 del provvedimento in esame. Pertanto, mi spiace che rispetto ad
emendamenti con i quali si chiedeva al Governo di riflettere sul fatto che
sarebbe necessaria nella scuola italiana una maggiore educazione tutto ciò sia
passato nell'insignificanza, nel rumore, nell'intolleranza e anche in un
atteggiamento che la scuola italiana non merita (Applausi dei deputati dei
gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). ANTONIO BOCCIA. Presidente!
PRESIDENTE. Che cosa c'è?
ANTONIO BOCCIA. Presidente, il
sottosegretario Aprea è al telefono e non ascolta quanto viene detto.
VALENTINA APREA, Sottosegretario di
Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. So a memoria tutto e
posso fare il suo intervento!
PRESIDENTE. Onorevole Rusconi, continui per
cortesia.
ANTONIO RUSCONI. Presidente, già
questa notte, proprio quando ho iniziato a parlare durante la discussione sulle
linee generali del provvedimento, il ministro è uscito dall'aula per poi
rientrarvi proprio quando ho concluso il mio intervento. Se oggi mi ascolta
almeno il sottosegretario Aprea ne sarei lieto (Applausi dei deputati del
gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Il sottosegretario Aprea,
presente oggi in aula, può essere criticato politicamente ma non certo per il
rispetto del Parlamento perché è sempre qui in aula (Applausi). ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente,
volevo dichiarare che abbiamo votato a favore dell'emendamento Villetti 1.60 in
quanto interpretiamo le istituzioni scolastiche come comprensive di tutte le
scuole, statali e paritarie, che fanno parte del sistema nazionale pubblico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, il mio
emendamento 1.62 e l'emendamento Colasio 1.61 sono strettamente collegati e
vogliono aiutare a fare una distinzione culturale, nella finalità del
provvedimento, tra l'orizzonte dei valori e quelle che sono le finalità
specifiche del disegno di legge. Non c'è dubbio che l'orizzonte sia la
realizzazione e la valorizzazione di tutte le potenzialità della persona umana
che, in qualche modo, sono prae lege. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Prendo atto che l'onorevole Nicotra non è riuscito a esprimere il proprio
voto. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Grignaffini 1.72, non accettato dalla Commissione né dal
Governo. Dichiaro chiusa la votazione. Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 1.63. ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente,
dovremmo ricordarci che probabilmente i resoconti dei lavori di questa seduta
saranno letti domani in tante scuole e da tanti insegnanti per cui un richiamo
anche ai titoli che si usano in quest'aula non sarebbe secondario (Commenti).
In certi gruppi la classe si nota sempre. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Grignaffini 1.74, non accettato dalla Commissione né dal
Governo. Dichiaro chiusa la votazione. Passiamo alle votazione dell'emendamento Carra 1.64. ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente,
interverrò anche sull'emendamento Carra 1.65. A questo proposito, si devono
ricordare le scelte da noi non condivise nella legge finanziaria che riguardano
la revisione dei criteri per il riconoscimento delle condizioni di portatori di
handicap e dei requisiti per la deroga in ordine all'assegnazione dei posti di
sostegno. In un intervento ufficiale in Commissione l'onorevole sottosegretario
Aprea ha dichiarato che le certificazioni in questione sono troppe. Ritengo
personalmente, magari sbagliando, che il livello della qualità della vita di
una comunità si misura dalla particolare attenzione verso i più deboli, verso
quelli che, con un altro linguaggio,
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Passiamo alla votazione dell'emendamento Carra 1.65. TITTI DE SIMONE. Signor Presidente,
interveniamo su un punto molto delicato del provvedimento riguardante l'articolo
1.
PRESIDENTE. Mi scusi, siamo
sull'emendamento Carra 1.65. Lei vuole parlare sul successivo?
TITTI DE SIMONE. No, Presidente,
voglio parlare su questo perché riguarda un punto molto delicato dell'articolo
1. Noi siamo di fronte, con questa proposta di legge delega al Governo, ad una
riforma della scuola che fornisce un quadro culturale del tutto ideologico.
Abbiamo di fronte una sommatoria di istanze integraliste, nazionaliste e
leghiste. Nessun riferimento in questo provvedimento alla pace, ai diritti
umani, all'ambiente. Noi crediamo che questi siano dei punti dirimenti anche di
una strategia, di un profilo di civiltà, di un profilo di spessore culturale,
di cittadinanza che la scuola è chiamata ad avere soprattutto in società così
complesse come la nostra. Quella dell'integrazione multietnica è una delle
questioni strategiche. Io credo che su questo punto sarebbe opportuno far cadere
quelle maschere dietro alle quali ancora questa maggioranza si nasconde. Cito le
parole dell'onorevole Butti, che ieri sulla questione della scuola aperta ai
temi di una multietnicità dice, candidamente, rivelando qual è il vero volto
di questa riforma del ministro Moratti: i problemi di una società multietnica
si risolvono in un modo: facendo assimilare ai figli degli immigrati i valori
della cultura della nazione ospite. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'articolo 1. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'articolo aggiuntivo Rizzo 1.01, non accettato dalla Commissione né dal
Governo. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'articolo aggiuntivo Capitelli 1.02 , non accettato dalla Commissione né
dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere
contrario. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Colasio 1.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo e
sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. Dichiaro chiusa la votazione. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Villetti 1.04. ALBA SASSO. Signor Presidente, il senso di
questi articoli aggiuntivi è, in pratica, lo stesso contenuto negli emendamenti
della Commissione bilancio. Noi prevediamo, cioè, che per ognuno degli
interventi disciplinati in questa legge sia previsto uno stanziamento in
bilancio. Crediamo che questo sia un elemento fondamentale perché altrimenti
questa, come è stato già detto, non è una legge, è un manifesto, è una
dichiarazione di intenti e in, realtà, non cambia la scuola se non per la
riduzione dell'obbligo scolastico; non fa che ridurre la qualità e la portata
anticipando la scuola dell'infanzia e la scuola elementare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'articolo aggiuntivo Sasso 1.05, non accettato dalla Commissione né dal
Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. Dichiaro chiusa la votazione. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Si delinea nettamente, così come emerge dall'articolo 1, il profilo di una
controriforma organica; è una controriforma che investe singoli aspetti
dell'attività scolastica ed educativa e principi di fondo di ordine
costituzionale. La collega Grignaffini prima ha parlato di una legge manifesto
che difficilmente potrà attuarsi; forse è così, perlomeno la si potrà
attuare con grande difficoltà nel suo complesso.
Tuttavia, io credo che non possiamo sottovalutare, anzi dobbiamo contrastare
fortemente, l'operazione politico-culturale ed ideologica, oltre che operativa,
per quanto il Governo si darà da fare per renderlo operativo, che segna
veramente il tentativo in atto di una restaurazione regressiva in vari modi. In
primo luogo, la scuola viene consegnata nelle mani del ministro Tremonti, al
quale credo che della scuola pubblica repubblicana importi assai poco. Questo è
il senso del parere reso dalla Commissione bilancio che attribuisce al Governo
la facoltà di adottare provvedimenti finanziari per «accompagnare» la delega.
Questo è il primo punto.
Il secondo punto, che rende questa proposta di legge un'operazione di
restaurazione nel tentativo evidente di togliere di mezzo sul piano non tanto
culturale e politico, ma (lo vedremo poi) sul piano operativo, tutto ciò che
nella scuola si è prodotto in termini di cittadinanza, libera, complessa,
universale nel rispetto sempre più evidente e consapevole delle differenze. È
la cittadinanza civile e sociale, in quell'intreccio che è costato tante lotte
al movimento democratico, operaio e alla sinistra, senza il quale non ci sono
cittadini, ma sudditi, oppure parti funzionali del mercato.
È questo il segno più radicalmente regressivo di questa proposta sulla scuola;
è il ritorno ad un'idea di chi fruisce della scuola di sudditanza rispetto allo
Stato e di soggetti disponibili ad essere merce del mercato.
È una restaurazione che vuole azzerare contenuti e punti qualificanti, ottenuti
con un percorso complesso sul piano sociale e politico, attraverso il quale il
mondo della scuola - gli studenti, gli insegnanti - ha cercato in qualche modo,
spesso riuscendoci - penso per esempio alla grande esperienza della scuola
elementare -, di colmare il gap sempre esistente fra Costituzione formale
e Costituzione materiale e di avvicinare i principi alla realtà operativa.
Quindi, sosteniamo la soppressione dell'articolo 1 per vari motivi. Sul piano
del metodo, la questione è pesantissima, perché si tratta di una delega ampia
e illimitata che vuole dare mani libere per ogni operazione successiva, a
partire da questo provvedimento, che è assolutamente indeterminato ed è
ispirato alla logica della deregolamentazione (che ben si sposa con la logica
della devoluzione). Soppressione, quindi, per il depotenziamento dei principi
costituzionali, perché si fanno molte chiacchiere, anche nell'articolo 1: si
fanno molti riferimenti - fastidiosissimi - alla Costituzione, ma la
Costituzione non è un formulario buono per tutti i gusti e per tutte le
stagioni, un insieme di formulette da utilizzare a proprio uso e consumo! La
Costituzione del 1948 delinea un modello di relazioni sociali, di ambiti e ruoli
dei soggetti preposti, di obblighi per lo Stato e le istituzioni pubbliche. La
scuola occupa...
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Sasso 1.66 e Titti De Simone 1.12, non accettati dalla Commissione né
dal Governo.
(Segue la votazione).
Maggioranza 198
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 223).
(Segue la votazione).
Onorevoli colleghi, ognuno voti per sé (Dai banchi dei deputati del gruppo
di Alleanza nazionale una voce grida: «Signor Presidente, guardi anche di là!»).
Sì, adesso guarderò anche di là, ma ho più facilità a guardare a destra...
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti 382
Votanti 365
Astenuti 17
Maggioranza 183
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 207).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha
facoltà.
Con questo emendamento, a firma di tutti i componenti della VII Commissione
appartenenti al gruppo dei Democratici di Sinistra, non si ripropone tutto il
contenuto della legge n. 30 del 2000, come in altri emendamenti complessivamente
alternativi al testo del Governo; se ne riprende però l'impianto, il
riferimento ai suoi principi fondamentali e, soprattutto, ai suoi fondamenti:
una scuola laica, pluralista, centrata sui valori della persona, sul diritto
all'educazione per tutta la vita, che si sostanzia nei valori dell'autonomia
scolastica - che, con la modifica del titolo V della Costituzione, è stata
costituzionalizzata - e del principio costituzionale di obbligo scolastico.
Quest'emendamento si adegua alle nuove disposizioni del titolo V della
Costituzione ed introduce nuove norme maturate alla luce di un dibattito sociale
e pedagogico mai esaurito, in particolare sul numero di anni di obbligo
scolastico, sull'età della conclusione e dell'inizio del ciclo di studi.
L'emendamento al nostro esame va oltre la legge n. 30 del 2000 perché si
ripropone un obbligo scolastico di dieci
L'architettura di sistema è, in ogni caso, quella del ciclo unitario di base
della scuola superiore articolata in un biennio modulare flessibile ed in un
triennio con molti indirizzi. Scuola e formazione professionale sono due sistemi
fortemente integrati.
Con quest'emendamento ci si preoccupa anche di dare compiutezza ad una proposta
di formazione iniziale dei docenti che prevede per tutti i docenti, dopo la
laurea triennale, la frequenza di corsi biennali di specializzazione presso
l'università. Quindi, si tratta di un percorso differenziato ma di pari dignità
e durata per tutti gli insegnanti degli ordini di scuola.
Riprenderemo i temi proposti da questo emendamento in fase di esame
dell'articolo 7. Vorrei aggiungere che, contestualmente alle proposte
riguardanti la formazione iniziale dei docenti, presentiamo proposte congiunte
per nuove forme di reclutamento. D'altra parte, in tutti i paesi del mondo le
procedure della formazione dei docenti vengono disciplinate congiuntamente con
quelle di reclutamento. Riteniamo di avere proposte concrete, fattibili ed
originali che forniscono una risposta al cosiddetto precariato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Capitelli 1.68, non accettato dalla Commissione né dal
Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti e Votanti 374
Maggioranza 188
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 199).
Onorevoli colleghi, se posso, vorrei indire una serie di votazioni e concludere
i lavori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Colasio 1.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti e Votanti 372
Maggioranza 187
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 195).
(Segue la votazione).
È chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti 374
Votanti 368
Astenuti 6
Maggioranza 185
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 200).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Villetti 1.60 e Capitelli 1.69, non accettati dalla Commissione né
dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti 370
Votanti 369
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 204).
Prendo altresì atto che gli onorevoli Rusconi e Sasso avevano chiesto di
parlare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 1.62.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha
facoltà.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha
facoltà.
Desidero, inoltre, affermare che il gruppo della Margherita...
Onorevole Rusconi, la prego, continui.
Con il mio emendamento 1.62 noi vogliamo fare questo rilievo culturale per
sostenere la pari rilevanza del riferimento ai due mondi vitali della famiglia e
della scuola in cui si svolgono i processi formativi delle generazione più
giovani. La famiglia e la scuola sono due comunità educative, l'una come
contesto del legame sociale primario, l'altra deputata ad una parte ancora
rilevante della socializzazione secondaria. Se partiamo da questo approccio, che
è anche nella Costituzione, dobbiamo considerare la famiglia e la scuola, in
base alle rispettive autonomie originarie di ordine morale e sociale, ambedue
non subordinabili alla sfera statuale.
Per questo motivo l'emendamento in esame è volto a sostenere la funzione della
scuola in quanto comunità educativa e in cui, non solo s'insegna ai giovani, ma
anche da essi s'impara.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Bimbi 1.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti e Votanti 369
Maggioranza 185
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 197).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Grignaffini 1.71, non accettato dalla Commissione né dal
Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti 388
Votanti 382
Astenuti 6
Maggioranza 192
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 213).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti 377
Votanti 376
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 199).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha
facoltà.
Onorevoli colleghi, vi prego, un po' di rispetto. Prego, onorevole Rusconi.
In questo emendamento c'è la preoccupazione di evidenziare, prima possibile,
dei percorsi educativi individuali che devono essere anticipati e di offrire
sostegno alle famiglie spesso contrassegnate da problematiche e non sempre in
grado di supportare le difficoltà del figlio.
Dobbiamo peraltro sottolineare che l'individuazione preliminare dei disturbi di
apprendimento è fondamentale per un iter agevole del percorso scolastico di
ogni alunno e che tali fenomeni richiedono attenzioni e risorse che non troviamo
purtroppo né in questa legge né nella recente legge finanziaria.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Colasio 1.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti e Votanti 380
Maggioranza 191
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 205).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti e Votanti 382
Maggioranza 192
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 207).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha
facoltà.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Carra 1.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 203).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne
ha facoltà.
Grazie, onorevole Butti, per averci chiarito ancora una volta il profilo
razzista di questa riforma (Applausi polemici dei deputati del gruppo di
Alleanza nazionale).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Carra 1.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti 363
Votanti 362
Astenuti 1
Maggioranza 182
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 197).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi
votazioni).
(Presenti 386
Votanti 385
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 174).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti 375
Votanti 370
Astenuti 5
Maggioranza 186
Hanno votato sì 164
Hanno votato no 206).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti 382
Votanti 381
Astenuti 1
Maggioranza 191
Hanno votato sì 176
Hanno votato no 205).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti e Votanti 366
Maggioranza 184
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 199).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo
aggiuntivo Villetti 1.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul
quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti e Votanti 367
Maggioranza 184
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 206).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti 369
Votanti 362
Astenuti 7
Maggioranza 182
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 208).
Allegati
1. Al fine di favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana,
nel
rispetto dei ritmi dell'età evolutiva, delle differenze e dell'identità di
ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della cooperazione
tra scuola e genitori, in coerenza con il princìpio di autonomia delle
istituzioni scolastiche e secondo i princìpi sanciti dalla Costituzione, il
Governo è delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata
in vigore della presente legge, nel rispetto delle competenze costituzionali
delle regioni e di comuni e province, in relazione alle competenze conferite ai
diversi soggetti istituzionali, e dell'autonomia delle istituzioni scolastiche,
uno o più decreti legislativi per la definizione delle norme generali
sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di
istruzione e formazione professionale. 4. Ulteriori disposizioni, correttive e integrative dei decreti legislativi
di cui al presente articolo e all'articolo 4, possono essere adottate, con il
rispetto dei medesimi criteri e princìpi direttivi e con le stesse procedure,
entro diciotto mesi dalla data della loro entrata in vigore.
2. Fatto salvo quanto specificamente previsto dall'articolo 4, i decreti
legislativi di cui al comma 1 sono adottati su proposta del Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro
dell'economia e delle finanze, con il Ministro per la funzione pubblica e con il
Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentita la Conferenza unificata
di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e previo
parere delle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della
Repubblica da rendere entro sessanta giorni dalla data di trasmissione dei
relativi schemi; decorso tale termine, i decreti legislativi possono essere
comunque adottati. I decreti legislativi in materia di istruzione e formazione
professionale sono adottati previa intesa con la Conferenza unificata di cui al
citato decreto legislativo n. 281 del 1997.
3. Per la realizzazione delle finalità della presente legge, il Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca predispone, entro novanta
giorni dalla data di entrata in vigore della legge medesima, un piano
programmatico di interventi finanziari, da sottoporre all'approvazione del
Consiglio dei ministri, previa intesa con la Conferenza unificata di cui al
citato decreto legislativo n. 281 del 1997, a sostegno:
a) della riforma degli ordinamenti e degli interventi connessi con la
loro attuazione e con lo sviluppo e la valorizzazione dell'autonomia delle
istituzioni scolastiche;
b) dell'istituzione del Servizio nazionale di valutazione del sistema
scolastico;
c) dello sviluppo delle tecnologie multimediali e della alfabetizzazione
nelle tecnologie informatiche, nel pieno rispetto del principio di pluralismo
delle soluzioni informatiche offerte dall'informazione tecnologica, al fine di
incoraggiare e sviluppare le doti creative e collaborative degli studenti;
d) dello sviluppo dell'attività motoria e delle competenze
ludico-sportive degli studenti;
e) della valorizzazione professionale del personale docente;
f) delle iniziative di formazione iniziale e continua del personale;
g) del concorso al rimborso delle spese di autoaggiornamento sostenute
dai docenti;
h) della valorizzazione professionale del personale amministrativo,
tecnico ed ausiliario (ATA);
i) degli interventi di orientamento contro la dispersione scolastica e
per assicurare la realizzazione del diritto-dovere di istruzione e formazione;
l) degli interventi per lo sviluppo dell'istruzione e formazione tecnica
superiore e per l'educazione degli adulti;
m) degli interventi di adeguamento delle strutture di edilizia
scolastica.
Sopprimerlo.
* 1. 12. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
Sopprimerlo.
* 1. 13. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
Sopprimerlo.
* 1. 66. Sasso, Capitelli, Grignaffini, Chiaromonte, Tocci, Martella,
Lolli, Carli, Villetti.
Sostituirlo con il seguente: Sopprimere il comma 1. Al comma 1, sostituire le parole da: Al fine di favorire fino a:
princìpi sanciti dalla Costituzione, il Governo con le seguenti: Il
sistema nazionale della pubblica istruzione, fondato sui princìpi di
democrazia, pluralismo e laicità, è realizzato in conformità alle
disposizioni in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche e in
attuazione dei princìpi sanciti dalla Costituzione, dalla Dichiarazione
universale dei diritti dell'uomo fatta a New York il 10 dicembre 1948, in
particolare dall'articolo 26, dal Protocollo addizionale alla Convenzione per la
salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali firmato a
Parigi il 20 marzo 1952 e reso esecutivo con la legge 4 agosto 1955, n. 848, dal
Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, fatto a
New York il 16 dicembre 1966 e reso esecutivo dalla legge 25 ottobre 1977, n.
881, in particolare dagli articoli 13, 14 e 15, e dalla Convenzione sui diritti
del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e resa esecutiva dalla legge
27 maggio 1991, n. 176, in particolare dall'articolo 18. Il Governo. Al comma 1, sostituire le parole da: Al fine di favorire fino a:
princìpi sanciti dalla Costituzione, il Governo con le seguenti: Il
sistema nazionale della pubblica istruzione, fondato sui princìpi di
democrazia, pluralismo e laicità, è realizzato in Al comma 1, sostituire le parole: e la valorizzazione con le
seguenti: del livello d'istruzione dei cittadini, lo sviluppo qualitativo e
l'innovazione della formazione professionale, nella prospettiva della
realizzazione e della valorizzazione di tutte le potenzialità. Al comma 1, sostituire le parole: la valorizzazione della persona
umana con le seguenti: la formazione dell'uomo e del cittadino. Al comma 1, dopo le parole: della persona umana aggiungere le
seguenti: e di costruire i valori di cittadinanza mondiale, europea e
nazionale. Al comma 1, dopo le parole: della persona umana aggiungere le
seguenti: e di costruire i valori di cittadinanza mondiale, europea e
nazionale. Al comma 1, dopo le parole: della persona umana aggiungere le
seguenti: e la formazione del cittadino. Al comma 1, sostituire le parole da: delle differenze fino a:
secondo i princìpi con le seguenti: nel quadro della cooperazione tra
scuola e genitori, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni
scolastiche e dei relativi ordinamenti, e secondo i princìpi di libertà,
laicità e pari opportunità. Al comma 1, sostituire le parole da: delle differenze fino a:
secondo i princìpi con le seguenti: nel quadro della cooperazione tra
scuola e genitori, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni
scolastiche e dei relativi ordinamenti, e secondo i princìpi di libertà,
laicità e pari opportunità. Al comma 1, sopprimere le parole: e delle scelte educative della
famiglia. Al comma 1, sopprimere le parole: e delle scelte educative della
famiglia. Al comma 1, sostituire le parole a: della cooperazione fino a:
dalla Costituzione con le seguenti: dei princìpi sanciti dalla
Costituzione, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni
scolastiche, con l'obiettivo del rafforzamento della funzione della scuola in
quanto comunità educativa, fondata sul rapporto docente-discente, sulla
cooperazione con i genitori, sull'integrazione tra tutte le competenze educative
e di governo che la compongono, sul coordinamento tra le autonomie scolastiche e
le istituzioni presenti nel territorio, nel rispetto delle differenze culturali
che vi afferiscono. Al comma 1, sostituire le parole: in coerenza con il principio di
autonomia con le seguenti: nel pieno rispetto dell'autonomia. Al comma 1, sostituire le parole: il principio di autonomia con le
seguenti: le leggi e gli ordinamenti che regolano l'autonomia. Al comma 1, dopo le parole: sanciti dalla Costituzione aggiungere
le seguenti: e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Al comma 1, sostituire le parole da: il Governo è delegato fino
alla fine del comma con le seguenti: il Governo presenta, entro un mese
dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto delle
competenze costituzionali delle regioni, dei comuni e delle province e
dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, uno o più disegni di legge per la
definizione delle norme generali dell'istruzione. Al comma 1, sostituire le parole da: il Governo è delegato fino
alla fine del comma con le seguenti: il Governo presenta, sulla base
dell'articolo 117, secondo comma, lettera n), della Costituzione, entro
tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto
delle competenze costituzionali delle regioni, dei comuni e delle province e
dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, uno o più disegni di legge per la
definizione delle norme generali dell'istruzione. Al comma 1, sostituire le parole da: il Governo è delegato fino a:
livelli essenziali con le seguenti: il Governo presenta, entro sei mesi
dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto delle
competenze costituzionali delle regioni, dei comuni e delle province e
dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, uno o più disegni di legge per la
definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli. Al comma 1, sostituire le parole: decreti legislativi con le
seguenti: disegni di legge. Conseguentemente, al comma 2, sostituire, ovunque ricorrano, le parole:
decreti legislativi con le seguenti: disegni di legge. Al comma 1, sopprimere le parole da: e dei livelli essenziali fino
alla fine del comma.
Sopprimere il comma 2. Sopprimere il comma 2. Al comma 2, sostituire, ovunque ricorrano, le parole: decreti
legislativi con le seguenti: disegni di legge. Al comma 2, primo periodo, dopo le parole: previo parere aggiungere
le seguenti: obbligatorio. Al comma 2, primo periodo, sostituire le parole: sessanta giorni
con le seguenti: novanta giorni. Al comma 2, primo periodo, sopprimere le parole da: decorso tale
termine fino alla fine del comma. Al comma 2, primo periodo, sopprimere le parole da: decorso tale
termine fino alla fine del comma. Sopprimere il comma 3. Sopprimere il comma 3. Al comma 3, alinea, dopo le parole: di interventi finanziari,
inserire le seguenti: previo parere obbligatorio delle Commissioni
parlamentari competenti, . Al comma 3, alinea, dopo la parola: sottoporre aggiungere le
seguenti: , entro i successivi novanta giorni, . Al comma 3, alinea, sostituire le parole: del Consiglio dei ministri
con le seguenti: delle Camere. Al comma 3, alinea, sopprimere le parole: , previa intesa con la
Conferenza unificata di cui al citato decreto legislativo n. 281 del 1997.
Al comma 3, lettera a), dopo le parole: con la loro aggiungere
la seguente: completa. Al comma 3, lettera a), sostituire le parole: lo sviluppo
con le seguenti: il pieno sviluppo. Al comma 3, sopprimere la lettera b). Al comma 3, lettera c), dopo le parole: alfabetizzazione nelle
tecnologie informatiche, aggiungere le seguenti: con particolare
attenzione per lo studio dei sistemi operativi e dei software cosiddetti open
source, ovvero di quelli nei quali il codice sorgente è noto e
modificabile, al fine di incoraggiare e sviluppare le doti creative e per
trasmettere l'etica della condivisione collettiva e pubblica delle invenzioni
intellettuali. Al comma 3, sopprimere la lettera e). Al comma 3, lettera e), aggiungere, in fine, le parole: anche
attraverso l'istituzione di opportuni meccanismi volti ad incentivare attività
di ricerca e di studio del personale medesimo. Al comma 3, dopo la lettera e), aggiungere la seguente: e-bis) della fruizione da parte del personale docente di
periodi sabbatici per motivi di studio e ricerca. Conseguentemente, aggiungere, in fine, il seguente articolo: Art. 8. - (Modifica delle aliquote IRAP stabilite per banche,
assicurazioni e gli altri enti e società finanziari). - 1. Al decreto
legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, sono apportate
le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 16, comma 1, le parole: «nonché nei commi 1 e 2
dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «nonché dal comma 1
dell'articolo 45»;
b) all'articolo 16, dopo il comma 1, è inserito il seguente: «1-bis. Per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 l'imposta è
determinata applicando al valore della produzione netta l'aliquota del 6,5 per
cento». c) all'articolo 45, il comma 2 è abrogato. 2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano a decorrere dalla
data di entrata in vigore della presente legge. Al comma 3, sopprimere la lettera f).
Al comma 3, sopprimere la lettera g). Al comma 3, sopprimere la lettera h). Al comma 3, sopprimere la lettera i). Al comma 3, lettera i), premettere le parole:
dell'individuazione dei disturbi di apprendimento nei primi due anni della
scuola primaria e. Al comma 3), lettera i), sostituire le parole da: di
orientamento fino alla fine della lettera con le seguenti: contro la
dispersione scolastica al fine di garantire l'effettivo esercizio del diritto
allo studio nel rispetto del dettato costituzionale. Al comma 3, lettera i), dopo le parole: dispersione scolastica
aggiungere le seguenti: , per l'assolvimento dell'obbligo scolastico e
formativo. Conseguentemente, aggiungere, in fine, il seguente articolo: 2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano a decorrere dalla
data di entrata in vigore della presente legge. Al comma 3, lettera i), dopo le parole: dispersione scolastica
aggiungere le seguenti: , per l'assolvimento dell'obbligo scolastico e
formativo. Al comma 3, lettera i), sopprimere le parole da: e per
assicurare fino alla fine del comma. Al comma 3, lettera i), sostituire le parole: la realizzazione
del diritto-dovere di istruzione e formazione con le seguenti: il diritto
di conseguire qualificati livelli formativi. Al comma 3, dopo la lettera i), aggiungere le seguenti: Al comma 3, dopo la lettera i), aggiungere la seguente: Al comma 3, dopo la lettera i), aggiungere la seguente: Al comma 3), sostituire la lettera l) con la seguente: Al comma 3, lettera m), sostituire le parole: di adeguamento
delle strutture di edilizia con le seguenti: a sostegno di iniziative per
l'edilizia. Al comma 3, lettera m), sostituire le parole: di adeguamento
delle strutture di edilizia con le seguenti: per la realizzazione di
piani di intervento nell'edilizia. Al comma 3, lettera m), aggiungere, in fine, le parole: con la
predisposizione di strumenti amministrativi atti a rendere tempestivo l'utilizzo
delle risorse. Al comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera: Al comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera: Al comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera: Al comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera: Al comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera: Al comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera: Al comma, 3 dopo la lettera m), aggiungere la seguente: Sopprimere il comma 4. Sopprimere il comma 4. Sostituire il comma 4 con il seguente: 4. L'effettiva attuazione della presente legge e delle successive norme
attuative è verificata dal Parlamento al termine di ogni triennio successivo
alla data di entrata in vigore della presente legge, sulla base di un'apposita
relazione presentata dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della
ricerca. Sostituire la rubrica dell'articolo 1 con la seguente: Norme generali
sull'istruzione. Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente: un lavoro corrispondente alle proprie capacità. A tali fini, ponendosi come
luogo insostituibile di socialità, essa realizza attività per lo sviluppo
della cittadinanza attiva e responsabile, informata ai princìpi della libertà,
dell'uguaglianza, della pace, del rispetto dei diritti umani e della tolleranza
e ai valori democratici e antifascisti della Costituzione. Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente: Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente: 2. Per le finalità di cui al cui al presente articolo, la dotazione del
fondo di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, è incrementata della somma di
200 milioni di euro per l'anno 2003 e di 1.000 milioni di euro in ragione d'anno
a decorrere dal 2004. Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente: Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente: Guida
scolastica Discussioni Informazioni
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Art. 1. (Modifiche ed integrazioni alla legge 10 febbraio 2000, n. 30). -
1. Alla legge 10 febbraio 2000, n. 30, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 1:
1) Il comma 2 è sostituito dal seguente:
«2. Il sistema educativo di istruzione si articola nella scuola dell'infanzia,
nel ciclo primario, che assume la denominazione di scuola di base, e nel ciclo
secondario, che assume la denominazione di scuola secondaria e si realizza negli
attuali istituti di istruzione secondaria di secondo grado. Il sistema educativo
di istruzione e formazione professionale viene realizzato dalle regioni, ai
sensi dell'articolo 117 della Costituzione, nel quadro delle disposizioni
stabilite dal decreto di cui al comma 3-ter»;
2) il comma 3 è sostituito dal seguente:
«3. L'obbligo scolastico, che inizia al terzo anno della scuola dell'infanzia e
termina al secondo anno della scuola secondaria e comunque al quindicesimo anno
di età, è adempiuto esclusivamente nel sistema educativo di istruzione. È
garantita, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n.
275, la continuità curricolare fra la scuola dell'infanzia e la scuola di base.»;
3) dopo il comma 3, sono aggiunti i seguenti:
«3-bis. I sistemi educativi, statale e regionale, di cui al comma 1,
hanno pari dignità culturale, educativa e formativa e rilasciano diplomi che
danno accesso all'università. Sono garantiti i passaggi da un sistema
all'altro, mediante iniziative didattiche volte all'acquisizione di una'apposita
preparazione finalizzata alla nuova scelta.
3-ter. Con decreti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della
ricerca, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definiti i livelli essenziali delle
prestazioni rese dai sistemi educativi. Il decreto riguardante il sistema
educativo di istruzione e formazione professionale è emanato previa intesa con
la suddetta Conferenza unificata.»;
b) all'articolo 6:
1) il comma 1 è sostituito dai seguenti:
«1. La riforma della scuola di base entra in vigore dall'anno scolastico
2003-2004 sulla base delle delibere che la Camera dei deputati e il Senato hanno
adottato con l'approvazione del programma quinquennale di attuazione presentato
dal Governo.
1-bis. Con la stessa decorrenza di cui al comma 1, entra in vigore per i
curricoli
della scuola di base il regolamento già approvato dal Consiglio dei ministri
in data 10 maggio 2001, previo parere favorevole del Consiglio di Stato.
1-ter. La riforma della scuola secondaria entra in vigore dall'inizio
dell'anno scolastico 2003-2004.
1-quater. Nell'anno scolastico 2003-2004, nella fase di predisposizione
dei nuovi curricoli, nella scuola secondaria sono attuate forme di
sperimentazione dei nuovi programmi, sulla base di quanto previsto dall'articolo
8 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275.»;
2) al comma 6, secondo periodo, dopo la parola: «parere», sono inserite le
seguenti: «della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e»;
3) il comma 8 è sostituito dai seguenti:
«8. I titoli universitari e i curricoli richiesti per il reclutamento degli
insegnanti della scuola di base sono disciplinati dal regolamento emanato in
data 4 giugno 2001, previo parere favorevole del Consiglio di Stato, dal
Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro dell'università
e della ricerca scientifica e tecnologica, fatta eccezione per quanto disposto
dall'articolo 8 e dall'articolo 9, comma 2.
8-bis. I titoli universitari e i curricoli richiesti per il reclutamento
degli insegnanti della scuola dell'infanzia e i titoli universitari e i
curricoli richiesti per il reclutamento degli insegnanti della scuola secondaria
sono individuati, anche in deroga a quanto disposto dall'articolo 3, comma 2,
della legge 19 novembre 1990, n. 341, con regolamento del Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Tale regolamento determina in
particolare, in coerenza con quanto disposto al comma 8: l'istituzione, per gli
insegnanti di ognuno dei due ordini scolastici, di un apposito corso di
specializzazione, articolato per la scuola secondaria in indirizzi
corrispondenti ad ampi raggruppamenti di discipline; la collocazione di tali
corsi di specializzazione, unitamente al corso disciplinato dal regolamento di
cui al comma 8, in una apposita struttura didattica, di ateneo o interateneo,
che sostituisce la già prevista scuola di specializzazione; il numero di
crediti formativi universitari relativi a ognuno di tali corsi, anche
differenziati in relazione agli indirizzi, nell'ambito di quanto disposto
dall'articolo 7, comma 3, del decreto ministeriale 3 novembre 1999; i criteri
generali per l'attribuzione dei crediti stessi alle diverse tipologie di attività
formative, fermo restando che gli eventuali crediti eccedenti il numero di 300
rappresentano integrazioni disciplinari curate dalle facoltà competenti e da
esse riconosciute in percorsi di laurea specialistica; la validità del titolo
ai fini di cui all'articolo 1, comma 6-ter, del decreto-legge 28 agosto
2000, n. 240, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2000, n.
306: le norme transitorie per i laureati nel corso quadriennale di scienze della
formazione primaria, indirizzo scuola materna.
8-ter. Con uno o più decreti ai sensi dell'articolo 17, comma 95, della
legge 15 maggio 1997, n. 127, nel rispetto delle disposizioni di cui
all'articolo 6, comma 4, e all'articolo 7, comma 3, del regolamento di cui al
decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica
3 novembre 1999, n. 509, sono dettate norme anche sulla formazione iniziale
svolta negli istituti di alta formazione e specializzazione artistica, musicale
e coreutica di cui alla legge 21 dicembre 1999, n. 508, relativamente agli
insegnamenti cui danno accesso i relativi diplomi accademici. Ai predetti fini
si applicano, con i necessari adattamenti, i princìpi e criteri direttivi di
cui ai commi precedenti. Per garantire gli aspetti comuni nella formazione di
tutti gli insegnanti, le attività relative a tale formazione si svolgeranno in
parte negli istituti stessi e in parte nelle università, sulla base di
convenzioni comprensive di intese relative al rilascio dei titoli.
8-quater. Nella fase transitoria, per coloro che, sprovvisti
dell'abilitazione all'insegnamento secondario, sono in possesso del diploma biennale di
specializzazione per le attività di sostegno di cui al decreto del Ministro
della pubblica istruzione 24 novembre 1998, pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 131 del 7 giugno 1999, e al decreto del Presidente della
Repubblica 31 ottobre 1975, n. 970, nonché del diploma di laurea o del diploma
di istituto superiore di educazione fisica (ISEF) o di accademia di belle arti o
di istituto superiore per le industrie artistiche o di conservatorio di musica o
istituto musicale pareggiato, e che abbiano superato le prove di accesso alle
scuole di specializzazione all'insegnamento secondario, le scuole medesime
valutano il percorso didattico teorico-pratico e gli esami sostenuti per il
conseguimento del predetto diploma di specializzazione ai fini del
riconoscimento dei relativi crediti didattici, anche per consentire loro
un'abbreviazione del percorso degli studi della scuola di specializzazione
previa iscrizione in sovrannumero al secondo anno di corso della scuola. I corsi
di laurea in scienze della formazione primaria di cui all'articolo 3, comma 2,
della legge 19 novembre 1990, n. 341, valutano il percorso didattico
teorico-pratico e gli esami sostenuti per il conseguimento dei diploma biennale
di specializzazione per le attività di sostegno ai fini del riconoscimento dei
relativi crediti didattici e dell'iscrizione in soprannumero al relativo anno di
corso stabilito dalle autorità accademiche, per coloro che, in possesso di tale
titolo di specializzazione e del diploma di scuola secondaria superiore, abbiano
superato le relative prove di accesso. L'esame di laurea sostenuto a conclusione
dei corsi in scienze della formazione primaria istituiti a norma dell'articolo
3, comma 2, della legge 19 novembre 1990, n. 341, comprensivo della valutazione
delle attività di tirocinio previste dal relativo percorso formativo, ha valore
di esame di Stato e abilita all'insegnamento, rispettivamente, nella scuola
materna o dell'infanzia e nella scuola elementare o primaria. Esso consente
altresì l'inserimento nelle graduatorie permanenti previste dall'articolo 401
del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e
successive modificazioni. Al fine di tale inserimento, la tabella di valutazione
dei titoli è integrata con la previsione di un apposito punteggio da attribuire
al voto di laurea conseguito».
1. 67. Grignaffini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte, Tocci, Martella,
Lolli, Carli.
1. 14. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
* 1. 15. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
* 1. 68. Capitelli, Sasso, Martella, Carli, Bimbi, Colasio, Rusconi,
Volpini.
1. 61. Colasio, Bimbi, Carra, Rusconi, Volpini, Gambale.
1. 16. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
* 1. 1. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.
* 1. 70. Sasso.
1. 17. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
* 1. 60. Villetti, Intini, Buemi.
* 1. 69. Capitelli, Sasso, Bellillo.
** 1. 18. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
** 1. 19. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia,
Russo Spena, Valpiana.
1. 62. Bimbi, Colasio, Carra, Rusconi, Volpini, Gambale.
1. 20. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 71. Grignaffini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte, Tocci, Martella,
Lolli, Carli.
1. 2. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella,
Sasso.
1. 24. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 23. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 22. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 25. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 26. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
* 1. 27. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
* 1. 28. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
1. 29. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 30. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 31. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
* 1. 32. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
* 1. 33. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
** 1. 34. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
** 1. 35. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia,
Russo Spena, Valpiana.
1. 36. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 72. Grignaffini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte, Tocci, Martella,
Lolli, Carli.
1. 73. Bellillo, Grignaffini, Bulgarelli, Colasio, Villetti, Bimbi,
Carra, Volpini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte.
1. 37. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
1. 38. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 39. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 40. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
1. 3. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.
1. 41. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
1. 4. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.
1. 42. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 43. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
1. 44. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
1. 45. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
1. 46. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
1. 63. Colasio, Carra, Rusconi, Bimbi, Volpini, Gambale, Squeglia,
Santagata.
1. 47. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
ART. 8. - (Modifica delle aliquote IRAP stabilite per banche, assicurazioni e
gli altri enti e società finanziari). - 1. Al decreto legislativo 15
dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti
modificazioni:
a) all'articolo 16, comma 1, le parole: «nonché nei commi 1 e 2
dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «nonché dal comma 1
dell'articolo 45»;
b) all'articolo 16, dopo il comma 1, è inserito il seguente:
«1-bis. Per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 l'imposta è
determinata applicando al valore della produzione netta l'aliquota del 6,5 per
cento».
c) all'articolo 45, il comma 2 è abrogato.
1. 48. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 49. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 50. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
1. 51. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
i-bis) degli interventi per la realizzazione dell'integrazione
scolastica delle persone in situazioni di handicap ai sensi della legge 5
febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni;
i-ter) degli interventi per la realizzazione della scolarizzazione
dei minori stranieri e degli immigrati per la promozione dell'educazione
interculturale.
1. 74. Grignaffini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte, Tocci, Martella,
Lolli, Carli.
i-bis) degli interventi per la realizzazione dell'integrazione
scolastica delle persone in situazioni di handicap ai sensi della legge 5
febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni.
1. 64. Carra, Colasio, Rusconi, Bimbi, Volpini, Gambale, Squeglia.
i-bis) degli interventi per la realizzazione della scolarizzazione
dei minori stranieri e degli immigrati per la promozione dell'educazione
interculturale.
1. 65. Carra, Colasio, Rusconi, Bimbi, Volpini, Gambale, Squeglia.
l) dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, anche mediante lo
sviluppo della formazione degli adulti e dei lavoratori.
1. 52. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 53. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 54. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 5. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.
n) dell'estensione della scuola statale dell'infanzia su tutto il territorio
nazionale.
1. 6. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.
n) dell'estensione e del potenziamento degli insegnamenti di lingue
comunitarie, a partire dall'inglese, in tutti gli ordini e gradi di istruzione.
1. 7. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.
n) dell'insegnamento obbligatorio della musica e della cultura musicale
classica,moderna e contemporanea in tutti gli ordini e gradi di istruzione.
1. 8. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.
n) del potenziamento dell'apertura degli edifici scolastici per tutta la
giornata, con particolare riferimento all'applicazione del decreto del
Presidente della Repubblica 10 ottobre 1996, n. 567.
1. 9. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.
n) del sostegno alla progettualità di associazionismo e terzo settore, con
particolare riferimento alle associazioni di genitori, nel senso della
valorizzazione degli spazi scolastici e dell'arricchimento dell'offerta
formativa.
1. 10. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.
n) del potenziamento del diritto allo studio e alla cultura in senso lato,
prevedendo sostegni, sgravi, «carte studenti» per tutte le spese che possono
consentire il raggiungimento di un credito scolastico, e per la fruizione e
produzione artistica e musicale degli studenti e delle studentesse.
1. 11. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.
n) degli interventi per l'integrazione scolastica degli alunni portatori di handicap
e degli alunni stranieri.
1. 55. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
* 1. 56. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
* 1. 57. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 58. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
1. 59. Titti De Simone, Deiana, Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo
Spena, Valpiana.
Art. 1-bis. (Finalità del sistema nazionale della pubblica istruzione). -
1. La scuola è una comunità educante e formativa finalizzata alla formazione
del cittadino, al pieno sviluppo della persona umana e della sua dignità, anche
attraverso l'educazione alla consapevolezza e alla valorizzazione dell'identità
di genere.
2. La scuola è finalizzata altresì a porre tutti gli individui in grado di
esercitare i fondamentali diritti di cittadinanza, quali partecipare e
contribuire in modo consapevole ed effettivo alla vita, allo sviluppo, alla
trasformazione della società, svolgere
3. La scuola rispetta i ritmi dell'età evolutiva, delle differenze e
dell'identità di ciascuno, nel quadro della cooperazione tra tutte le
componenti della comunità educante.
4. La scuola fonda il suo progetto e la sua azione educativa principalmente
sulla qualità delle relazioni tra insegnante e studente e riconosce la libertà
di insegnamento e il diritto di apprendimento.
1. 01. Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone, Sgobio.
Art. 1-bis. (Offerta formativa della scuola dell'infanzia e obbligo
all'istruzione). - 1. La Repubblica assicura la generalizzazione e la
qualificazione dell'offerta formativa della scuola dell'infanzia. A tal fine,
garantisce a tutti i bambini e le bambine in età compresa tra i tre e i sei
anni il diritto di frequentare la scuola dell'infanzia, che ha durata triennale.
2. La scuola dell'infanzia, nella sua autonomia e unitarietà didattica e
pedagogica, realizza i necessari collegamenti con il complesso dei servizi
all'infanzia e con la scuola di base.
3. Per le finalità di cui al cui al presente articolo, la dotazione del fondo
di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, è incrementata della somma di 200
milioni di euro per l'anno 2003 e di 1.000 milioni di euro in ragione d'anno a
decorrere dal 2004.
4. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, valutati in 200
milioni di euro per l'anno 2003 e in 1.000 milioni di euro in ragione d'anno a
decorrere dal 2004, si provvede mediante i risparmi di spesa di cui alle
seguenti disposizioni:
a) l'articolo 13 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, è abrogato;
b) sono stabilite nella misura del 18 per cento le aliquote relative ai
redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:
1) articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.
600;
2) articolo 26-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29
settembre 1973, n. 600;
3) articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.
600;
4) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con
modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;
5) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;
6) articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con
modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
7) articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512,
convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
8) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;
9) articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;
10) articolo 5 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
11) articolo 7 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
12) articolo 13 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.
1. 02. Capitelli, Grignaffini, Sasso, Chiaromonte, Villetti, Bellillo,
Bulgarelli, Colasio, Bimbi, Carra, Volpini, Rusconi.
Art. 1-bis. (Qualificazione dell'offerta formativa). - 1. Al fine di
qualificare l'offerta formativa delle istituzioni scolastiche autonome, nel
rispetto del riparto di competenze di cui all'articolo 117, commi secondo e
terzo, della Costituzione, la dotazione del Fondo per l'arricchimento
dell'offerta formativa di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, è
incrementata nella misura di 350 milioni di euro per l'anno 2003 e di 1.750
milioni di euro a decorrere dall'anno 2004, con le seguenti finalizzazioni:
a) l'offerta formativa della scuola dell'infanzia e obbligo all'istruzione,
nella misura di 200 milioni di euro per l'anno 2003 e 1.000 milioni di euro a
decorrere dall'anno 2004;
b) l'istruzione e la formazione continue, nella misura di 100 milioni di
euro per l'anno 2003 e 500 milioni di euro a decorrere dall'anno 2004;
c) la formazione continua dei docenti, nella misura di 50 milioni di euro
per l'anno 2003 e 250 milioni di euro a decorrere dall'anno 2004.
3. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, valutati in 350
milioni di euro per l'anno 2003 e di 1.750 milioni di euro a decorrere dall'anno
2004, si provvede mediante i risparmi di spesa di cui alle seguenti
disposizioni:
a) l'articolo 13 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, è abrogato;
b) sono stabilite nella misura del 18 per cento le aliquote relative ai
redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:
1) articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.
600;
2) articolo 26-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29
settembre 1973, n. 600;
3) articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.
600;
4) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con
modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;
5) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;
6) articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con
modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
7) articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512,
convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
8) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;
9) articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;
10) articolo 5 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
11) articolo 7 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
12) articolo 13 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.
1. 03. Colasio, Bulgarelli, Grignaffini, Villetti Bellillo, Bimbi, Carra,
Volpini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte.
Art. 1-bis. (Istruzione e formazione continue). - 1. L'accesso
all'istruzione e alla formazione sono garantiti a tutti lungo tutto l'arco della
vita, quali diritti all'apprendimento
2. Per le finalità di cui al cui al presente articolo, la dotazione del fondo
di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, è incrementata della somma di 100
milioni di euro per l'anno 2003 e di 500 milioni di euro in ragione d'anno a
decorrere dal 2004.
3. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, valutati in 100
milioni di euro per l'anno 2003 e in 500 milioni di euro in ragione d'anno a
decorrere dal 2004, si provvede mediante le risorse finanziarie risultanti dai
risparmi di spesa di cui alle seguenti disposizioni:
a) l'articolo 13 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, è abrogato;
b) sono stabilite nella misura del 18 per cento le aliquote relative ai
redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:
1) articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.
600;
2) articolo 26-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29
settembre 1973, n. 600;
3) articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.
600;
4) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con
modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;
5) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;
6) articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con
modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
7) articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512,
convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
8) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;
9) articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;
10) articolo 5 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
11) articolo 7 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
12) articolo 13 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.
1. 04. Villetti, Bulgarelli, Colasio, Bellillo, Grignaffini, Bimbi,
Carra, Volpini, Capitelli, Sasso, Chiaromonte.
Art. 1-bis. (Formazione continua dei docenti). - 1. La Repubblica
assicura ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado percorsi di formazione
idonei a garantirne il costante aggiornamento.
2. I contratti collettivi nazionali di lavoro dei docenti di ogni ordine e grado
prevedono forme idonee a garantire il conseguimento degli obiettivi di cui al
comma 1, prevedendo, tra l'altro, la possibilità di fruire di idonei periodi di
aspettativa retribuita per motivi di studio e organizzando corsi di formazione e
aggiornamento anche in collaborazione con le università.
3. Per le finalità di cui al cui al presente articolo, la dotazione del fondo
di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, è incrementata della somma di 50
milioni di euro per l'anno 2003 e di 250 milioni di euro in ragione d'anno a
decorrere dal 2004.
4. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, valutati in 50
milioni di euro per l'anno 2003 e in 250 milioni di euro in ragione d'anno a
decorrere dal 2004, si provvede mediante le risorse finanziarie risultanti dai
risparmi di spesa di cui alle seguenti disposizioni:
a) l'articolo 13 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, è abrogato;
b) sono stabilite nella misura del 18 per cento le aliquote relative ai
redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:
1) articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.
600;
2) articolo 26-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29
settembre 1973, n. 600;
3) articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.
600;
4) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con
modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;
5) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;
6) articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con
modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
7) articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512,
convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
8) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;
9) articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;
10) articolo 5 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
11) articolo 7 decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
12) articolo 13 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.
1. 05. Sasso, Grignaffini, Capitelli, Chiaromonte, Bellillo, Colasio,
Bimbi, Carra, Villetti, Bulgarelli, Volpini, Rusconi.