Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale
Giovedì 16 gennaio 2003. - Presidenza del presidente Ferdinando ADORNATO.- Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Valentina Aprea.
La seduta comincia alle 15.50.
Definizione delle norme generali sull'istruzione.
C. 23 Stefani, C. 245 Sospiri, C. 353 Alberta De Simone, C. 354 Alberta De
Simone, C. 661 Martinat, C. 735 Angela Napoli, C. 749 Angela Napoli, C. 771
Angela Napoli, C. 779 Angela Napoli, C. 967 Bianchi Clerici, C. 1014 Serena, C.
1042 Angela Napoli, C. 1043 Angela Napoli, C. 1044 Angela Napoli, C. 1191
Malgieri, C. 1481 Angela Napoli, C. 1734 Landolfi, C. 1749 Alboni, C. 1988
Parodi, C. 1989 Parodi, C. 1990 Parodi, C. 2277 Serena, C. 3384 Rizzo e C. 3387
Governo, approvato dal Senato, e petizioni nn. 169, 205, 228, 293 e 490.
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame, rinviato, da ultimo, nella seduta di ieri.
Walter TOCCI (DS-U), intervenendo sui lavori della Commissione, segnale il
fatto - appreso dalla lettura di un quotidiano - che il ministro Moratti abbia presentato un decreto legislativo di riforma
(o, meglio, di «controriforma») del CNR. Ricorda che il ministro
dell'istruzione dell'università e della ricerca aveva assunto l'impegno di
consultare i rappresentanti della comunità scientifica prima di procedere alla
presentazione del decreto legislativo. Invita, quindi, il presidente Adornato a
ricordare al ministro Moratti l'impegno assunto a tale riguardo.
Rileva, peraltro, che sarebbe stato comunque preferibile, prima della
presentazione di quel provvedimento, procedere allo svolgimento della prevista
indagine conoscitiva sul settore della ricerca.
Titti DE SIMONE (RC) si associa alle considerazioni svolte dal deputato Tocci.
Ferdinando ADORNATO, presidente, dichiara la propria disponibilità rispetto alla richiesta avanzata dal deputato Tocci.
Giovanna GRIGNAFFINI (DS-U) rileva, preliminarmente, l'esistenza di quattro
«macigni» che gravano sull'iter legislativo del disegno di legge delega in
esame. Sottolinea che il primo di tali «macigni» consiste nel ricorso allo
strumento della delega in materia di istruzione; una delega che incide su una
norma di carattere costituzionale come quella relativa all'obbligo scolastico.
Osserva che con questa delega si abrogano due leggi vigenti e che essa non
contiene quegli orientamenti che hanno sempre caratterizzato le leggi delega.
Non solo, ma esprime la convinzione che il ricorso allo strumento della delega
metterà il ministro Moratti in una posizione di disagio, poiché sarà
costretto a «mettere mano» da solo su uno dei settori più nevralgici della
vita civile del paese, come è quello dell'istruzione.
Per quanto riguarda il secondo «macigno» che grava sull'iter legislativo del
disegno di legge, osserva che esso consiste nella illegittimità di alcuni
principi contenuti nella legge delega: precisa di fare riferimento alla
antinomia esistente tra alcuni principi della legge delega e i contenuti del
disegno di legge costituzionale sulla devoluzione, recentemente approvato dal
Senato. A tale riguardo, richiama i contenuti del dibattito svoltosi nella
legislatura precedente sul decentramento alle regioni di talune competenze
esercitate dallo Stato in materia scolastica. Con riferimento a tale tematica,
ritiene condivisibile la considerazione secondo la quale i principi di
decentramento e di devoluzione configurerebbero due modelli tra loro
confliggenti.
Osserva che il terzo «macigno» che grava sull'iter legislativo del
provvedimento è quello della mancanza della copertura finanziaria dello stesso.
A tale riguardo, giudica improprio il fatto che il finanziamento di una legge di
tale rilevanza debba avvenire attraverso numerose e drastiche riduzioni dei
finanziamenti previsti a favore del sistema scolastico e attraverso le misure
contenute nel cosiddetto «decreto taglia deficit».
Sottolinea che il quarto «macigno» che grava sull'iter legislativo del disegno
di legge delega riguarda il modello di sperimentazione che è stato avviato
presso alcuni istituti scolastici, con la anticipata iscrizione degli alunni
alla scuola dell'infanzia e alla scuola elementare. A tale riguardo, rileva
l'assoluta mancanza di una verifica degli esiti di tale sperimentazione.
Alla luce dei quattro elementi critici richiamati, invita il Governo a ritirare
il disegno di legge in esame, che rappresenta una vera e propria «bomba ad
orologeria» che rischia di esplodere nel mondo della scuola dove, rispetto al
passato, prevalgono sentimenti di sfiducia e di rassegnazione da parte dei
docenti, che vedono trasformare la scuola in un mero terreno di conquista della
maggioranza di Governo. Sottolinea quindi l'opportunità di seguire, rispetto
alle tematiche della scuola, un percorso condiviso di autoriforma che nasca
all'interno del mondo della scuola: rispetto ad un percorso di questo genere,
dichiara la disponibilità del suo gruppo.
Poiché le modalità del processo di sperimentazione e di riforma della scuola sono legate alle scelte del Governo, si chiede quale esito avrà il
provvedimento in materia di organi collegiali.
Soffermandosi sugli elementi critici contenuti nel disegno di legge, richiama la
questione della dispersione scolastica (un tema di assoluta rilevanza, rispetto
al quale ritiene che si debbano fornire risposte adeguate anche dal punto di
vista pedagogico e didattico) e le indicazioni contenute nelle direttive
comunitarie sulla società del sapere e della conoscenza. Sottolinea il fatto
che a tali questioni non venga fornita alcuna risposta con il disegno di legge
in esame.
Ritiene che quella della scuola sia una questione strategica per i seguenti
motivi: in primo luogo, poiché essa rappresenta il fondamento del tessuto
sociale; in secondo luogo, perché essa è garante della democrazia e di un
principio di giustizia sociale come quello della mobilità sociale, intesa come
elemento di valutazione democratica di un «sistema-paese»; in terzo luogo,
perché essa è garante e fondamento della libertà. Rispetto a questo ultimo
elemento, esprime la convinzione che sia più libero quel ragazzo che è
abituato a confrontarsi con realtà differenti e con cittadini di altre culture.
Precisa, inoltre, che la scuola rappresenta anche un elemento della competitività
del paese poiché, attraverso l'acquisizione del sapere, si garantisce
l'evoluzione e la crescita di tutti i cittadini e, di conseguenza, si
favoriscono le possibilità occupazionali.
Rispetto agli elementi testé richiamati, rileva che dai provvedimenti assunti
dal Governo in materia scolastica emerge l'idea che il sistema scolastico, così
come è attualmente configurato, sia troppo costoso per la comunità: in tale
contesto, sono stati proposti risparmi e numerosi tagli ai finanziamenti a
favore della scuola e un'offerta di qualità non valida per tutti i soggetti.
Rileva, quindi, che da tale impostazione emerga la posizione del Governo secondo
la quale la cosiddetta «qualità di massa» sarebbe un'utopia. Si tratta, a suo
avviso, di una visione miope, anche dal punto di vista dei risultati, poiché la
«qualità di massa» e «l'eccellenza» sono esigenze che oggi vanno di pari
passo.
Soffermandosi quindi sui punti controversi del provvedimento che incidono
sull'obbligo scolastico, precisa che essi riguardano sia i meccanismi di
iscrizione anticipata e le modalità attraverso le quali viene trasformata la
scuola dell'infanzia, sia la distinzione precoce prefigurata con il doppio
canale. Giudica negativa la «canalizzazione precoce» poiché ritiene che, dal
punto di vista culturale, si prefiguri in tal modo un sistema di valori ed una
concezione del rapporto tra istruzione e formazione professionale del tutto
inaccettabili.
Per quanto riguarda la questione della autonomia delle istituzioni scolastiche,
sottolinea il fatto che tale principio venga intaccato dal Governo sia con il
disegno di legge delega in esame, sia con il disegno di legge costituzionale in
materia di devoluzione, recentemente approvato dal Senato.
Sottolinea il valore strategico della formazione e dell'istruzione nell'ambito
della società della conoscenza e l'importanza del principio di autonomia delle
istituzioni scolastiche. Ritiene che anche con il disegno di legge in esame
vengano scardinati il principio della unitarietà dell'offerta universale.
Rispetto ai provvedimenti del Governo in materia scolastica, sottolinea
l'importanza e la necessità di creare la civitas e di garantire la
democrazia e la crescita del paese, nonché lo sviluppo della personalità degli
alunni.
Rispetto ad una visione miope ed inadeguata della scuola che emerge dai
provvedimenti assunti dal Governo in materia, preannuncia che le proposte di
modifica che verranno presentate al provvedimento dal suo gruppo si baseranno
prevalentemente sui principi di autonomia e di libertà di insegnamento: osserva
che tali principi delineano non solo un modello di scuola, ma anche un modello
di società migliore per il paese.
In conclusione, ribadisce l'esigenza di un confronto e di una riflessione sulle
tematiche richiamate all'inizio del proprio intervento.
Antonio PALMIERI (FI), soffermandosi sui contenuti di alcuni interventi
svolti dai deputati dell'opposizione, rileva che, nell'esprimere rilievi critici
sui contenuti del provvedimento, sono stati fatti dei «processi alle intenzioni».
Intende riferirsi sia al fatto che la legge delega rappresenta il frutto di un
lungo confronto che ha avuto inizio fin dal luglio del 2001, sia al fatto che
essa non espropria assolutamente la discussione parlamentare sulle tematiche
della scuola.
Per quanto riguarda il presunto sostegno alle scuole non statali che verrebbe
garantito, a detta degli esponenti delle forze politiche di opposizione, dal
disegno di legge, richiama le proteste dell'elettorato di Forza Italia rispetto
al fatto che, in un anno e mezzo di governo, non siano stati ancora emanati
efficaci provvedimenti a favore della scuola non statale.
Nell'esprimere la convinzione che la famiglia rappresenti il soggetto più
idoneo per effettuare scelte in nome dei propri figli, valuta criticamente la
diversa concezione secondo la quale i figli «apparterrebbero» allo Stato.
Giudica inaccettabile la considerazione secondo la quale con il disegno di legge
del Governo si favorirebbero pochi soggetti a scapito della maggioranza degli
stessi.
In merito al sistema duale configurato nel disegno di legge, ritiene che esso
contribuisca a dare pari dignità al sistema dei licei ed alla formazione
professionale.
Nel sottolineare il valore di investimento che il centro-destra attribuisce alla
scuola, ricorda che la politica di razionalizzazione dei costi in tale settore
è stata avviata nella precedente legislatura.
In conclusione, per quanto riguarda le sperimentazioni attuate in alcuni
istituti scolastici con la anticipazione delle iscrizioni alla scuola
dell'infanzia e a quella elementare, ritiene che esse siano un dato di realismo
e di buon senso poiché consentiranno, qualora risultasse necessario, di
modificare il sistema proposto.
Alba SASSO (DS-U), proseguendo l'intervento iniziato in una seduta
precedente, rileva, prioritariamente, che il vero cuore della riforma in esame,
ed il suo più evidente punto debole, è rappresentato dalla riduzione
dell'obbligo scolastico. Ritiene che tale scelta determinerà la creazione di
gerarchie dei percorsi formativi e di istruzione, che asseconderanno di fatto
gerarchie di carattere sociale. A tale riguardo, esprime la convinzione che la
strada più corretta da seguire sarebbe stata quella di prevedere lo svolgimento
della formazione professionale dopo il periodo dell'obbligo scolastico. Nel
richiamare le considerazioni critiche espresse dai rappresentanti della
Confindustria a tale riguardo, giudica il percorso delineato dal Governo un
preoccupante passo indietro rispetto alle conquiste ed alle realizzazioni
positive attuate negli ultimi anni nel mondo della scuola.
Rispetto alla scuola elementare e alla scuola media, richiama le proposte
avanzate nella precedente legislatura dal centro-sinistra, che delineavano un
percorso unitario e verticale di effettiva continuità scolastica. Ritiene che
l'anticipazione dell'accesso dei bambini alla scuola dell'infanzia sia una
proposta aleatoria, che configura la rottura di un percorso unitario, che
determinerà numerose difficoltà.
Rileva, tra l'altro, che dalla lettura del testo del disegno di legge, si
evidenzia con chiarezza che l'unico «soggetto contrattuale» della educazione
sia rappresentato dalla famiglia. Rispetto a tale impostazione, richiama le
caratteristiche di una diversa concezione, basata sulla «contrattazione» tra
una pluralità di soggetti, che pone al centro del sistema la figura del
bambino.
Si sofferma, quindi, sui contenuti dell'articolo 5 del disegno di legge in
esame, che reca misure in materia di formazione degli insegnanti. A tale
riguardo, riterrebbe opportuno affrontare tali problematiche in maniera più
contestuale, come avviene negli altri paesi europei.
Ricorda che il centro-sinistra aveva proposto che la questione della prima
formazione dei docenti venisse risolta attraverso le scuole di sperimentazione.
Rileva, invece, che l'articolo 5 del disegno di legge configura un sistema
ibrido, che esclude la previsione di un periodo di tirocinio. Rispetto al dibattito
svoltosi nella precedente legislatura sul percorso prevalentemente disciplinare
e prevalentemente didattico-pedagogico, ritiene che la proposta contenuta nel
provvedimento sia del tutto inadeguata. Chiede quindi al Governo se la laurea
specialistica per gli insegnanti determinerà il loro inserimento nelle
graduatorie permanenti.
Per l'insieme di tali ragioni, ribadisce la necessità di stralciare l'articolo
5 dal testo del disegno di legge e di affrontare a parte la delicata questione
della formazione dei docenti. Sarebbe, a suo avviso, inoltre opportuno creare un
sistema complessivo che garantisca un «sapere comune» a tutti i docenti, pur
nel rispetto della specificità delle materie da loro insegnate. Si chiede,
quindi, se il fatto di non voler affrontare contestualmente tali problematiche,
non sottintenda la volontà del Governo di smantellare il sistema di
reclutamento dei docenti, per giungere alla creazione di un sistema di albi
basato sul meccanismo della chiamata diretta.
Per quanto riguarda la «formazione di servizio», questione affrontata sempre
dall'articolo 5, ritiene che essa non debba essere affidata solo alle università,
ma che richieda anche l'aggiornamento degli insegnanti attraverso la valutazione
del problema all'interno della scuola. Ritiene che questa sia una questione
decisiva per garantire la qualità del sistema.
In conclusione, nel ribadire le proprie considerazioni critiche sui contenuti
del disegno di legge, sottolinea il fatto che esso riporterà indietro nel tempo
la scuola italiana, attraverso previsioni come quella del maestro prevalente.
Ferdinando ADORNATO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 17.15.
Guida scolastica Discussioni Informazioni*** pubblicità ****
Abbonati alle notizie scolastiche!
*** pubblicità ***