Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale
Definizione delle norme generali sull'istruzione.
C. 3387 Governo, approvato dal Senato, ed abb.
(Parere alla VII Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 4 febbraio 2003.
Katia ZANOTTI (DS-U), sottolineata preliminarmente la rilevanza del
provvedimento all'attenzione della Commissione, manifesta disponibilità ad un
confronto costruttivo sulle tematiche della scuola, pur ritenendo improbabile
un'apertura al dialogo da parte del Governo e segnatamente del ministro Moratti. Luigi GIACCO (DS-U) manifesta preoccupazione per la prevista anticipazione
dell'inserimento nel mondo della scuola in una società come l'attuale, che
postula uno sviluppo armonico del mondo dell'infanzia, nonché per la
differenziazione nell'ambito dei cicli individuati con riferimento alla
formazione professionale, che ritiene riduca il livello qualitativo della
formazione. Giacomo BAIAMONTE (FI) evidenzia che gli emendamenti dell'opposizione in tema
di disabilità sono stati respinti presso la Commissione di merito non perché
ne fosse ritenuto non condivisibile il contenuto, ma per evitare di ritardare
l'iter del provvedimento. Rileva inoltre che il Governo ha fornito assicurazioni
in ordine al fatto che di quelle proposte emendative si terrà conto nell'ambito
dei decreti attuativi del provvedimento.
Tiziana VALPIANA (RC), nel condividere le considerazioni del deputato Giacco,
esprime riserve in ordine alle assicurazioni del Governo, che in precedenza ha
disatteso altre promesse, pur osservando che il carattere basilare del diritto
allo studio dovrebbe comportare che tale diritto venga assicurato, proprio a
partire dai ragazzi che accedono alla scuola con uno svantaggio. Francesca MARTINI (LNP), relatore, ribadisce la proposta di parere
favorevole, precisando, con riferimento ai rilievi emersi dal dibattito, che
l'articolo 2, comma 1, lettera e), prevede che i bambini che compiono tre
anni di età entro il 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento possono
essere iscritti alla scuola dell'infanzia secondo criteri di gradualità e in
forma di sperimentazione, anche in rapporto all'introduzione di nuove
professionalità e modalità organizzative. Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di
parere favorevole del relatore. Guida
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Osservato che l'esame del provvedimento è stato totalmente blindato sia al
Senato, sia presso la VII Commissione della Camera, evidenzia la natura non
ostruzionistica dei numerosi emendamenti presentati dall'opposizione. Esprime
quindi dissenso sul provvedimento di riforma in titolo, che persegue obiettivi
generici e che non si richiamano ai principi
costituzionali ai fini di un istruzione di qualità ed il più possibile
omogenea sul territorio nazionale.
Rilevato che l'autonomia scolastica ha subito un depotenziamento a seguito dei
tagli alle risorse destinate al comparto della scuola operato con le due ultime
leggi finanziarie, illustra le ragioni sulle quali si fonda il netto dissenso al
provvedimento della sua parte politica. In primo luogo esprime perplessità
sulla diversa scansione prevista per l'ingresso e l'uscita dalla scuola
dell'infanzia, soprattutto in quanto affidata alla responsabilità dei soli
genitori. Osservato che tale previsione si iscrive in una realtà sociale
caratterizzata da un infanzia sempre più breve e da un'adolescenza prolungata,
evidenzia il rischio di compromettere l'identità della scuola materna italiana,
che invece ha maturato ampio credito e riscosso diffuso consenso anche in ambito
internazionale.
Non condivide inoltre la divisione del primo ciclo di istruzione, osservando
come l'esperienza di scuole comprensive dimostri la possibilità di progettare
unitariamente il ciclo di base, attenuando il trauma del passaggio tra scuola
elementare e media.
Manifesta inoltre assoluta contrarietà alla divisione precoce nei distinti
sistemi dei licei e dell'istruzione e formazione professionale, nonché la
riduzione dell'obbligo scolastico a quindici anni e la previsione inerente al
conseguimento di una qualifica entro il 18o anno di età, auspicando
al riguardo una riflessione, anche con riferimento alla riforma realizzata dal
centrosinistra, che ha fatto registrare risultati positivi.
Manifesta quindi contrarietà sulla proposta di parere favorevole, rilevando
come non siano state prese adeguatamente in considerazione le istanze emerse
anche da audizioni concernenti i temi dell'handicap, che evidenziavano
l'esistenza di situazioni di handicap diversificati, con disturbi specifici
dell'apprendimento che necessitano di sostegno. Al riguardo sottolinea
l'esigenza non di maggiori risorse, bensì di una razionalizzazione finalizzata
a dare risposta ai bisogni, appunto diversificati, dell'handicap, valutando
negativamente che siano state fornite risposte solo in termini di validità
delle certificazioni. Reputa pertanto utile attivare un osservatorio in grado di
verificare i dati reali sulla base dei quali attuare una pianificazione delle
risorse, ribadendo che la situazione della scuola richiede una razionalizzazione
espressione di un impegno rigoroso.
Con riferimento al tema della disabilità, osserva che in una scuola sempre più
selettiva e competitiva lo spazio per la diversità e per le caratteristiche
individuali sia destinato a contrarsi progressivamente, paventando possibili
ritorni al passato e manifestando viva preoccupazione per il futuro di quella
cultura dell'integrazione che ha consentito a migliaia di alunni disabili di
frequentare le scuole italiane di ogni grado. Nel ritenere che l'esperienza
degli ultimi anni abbia evidenziato la necessità di favorire i processi di
integrazione, che possono trovare uno strumento negli accordi di programma
obbligatori, volti a promuovere la collaborazione tra gli enti locali, la scuola
e le ASL, sottolinea le ricadute negative per le politiche a favore delle fasce
sociali più deboli del taglio delle risorse destinate alla scuola e dei
trasferimenti agli enti locali,
Osserva quindi come il sottosegretario Aprea abbia fornito presso la Commissione
per l'infanzia dati contestabili sulla situazione della disabilità, rilevando
che l'incremento certificato della presenza dei disabili deve ricondursi agli
esiti delle politiche dell'integrazione. Evidenzia altresì l'esigenza di
considerare, nell'affrontare la riforma della scuola, la presenza di alunni la
cui diversità è legata alla provenienza e dunque di tenere conto degli
Reputa grave il previsto accesso alla scuola dell'infanzia, di fatto, a due anni
e mezzo, sottolineando la diversità dei parametri che caratterizzano
rispettivamente gli asili nido e la stessa scuola dell'infanzia, concernenti,
tra l'altro, il rapporto tra il numero degli alunni e quello degli educatori,
che nella scuola materna è di 1 a 24, tale cioè da non rispondere
adeguatamente alle particolari esigenze di bambini che non hanno ancora un
determinato livello di sviluppo psicomotorio. Rilevato altresì che gli asili
nido e la scuola materna sono caratterizzati da profili diversi anche per quanto
riguarda gli spazi, sottolinea altresì come gli asili nido siano caratterizzati
da rette molto elevate, che gravano per una percentuale consistente sulle
famiglie, mentre i costi della scuola materna sono sensibilmente inferiori.
Rileva pertanto come i genitori si trovino di fronte ad un'offerta non paritaria
sotto il profilo degli oneri, con la conseguenza che saranno indotti per ragioni
economiche a scegliere una scuola qualitativamente non adatta, con conseguenze
dannose per i bambini.
Ricordato quindi che la XII Commissione sta esaminando in sede referente un
provvedimento in materia di asili nido con particolare attenzione ad una
pluralità di aspetti, tra cui l'ambiente e la formazione professionale degli
operatori, ritiene che prevedere l'ingresso a due anni e mezzo dei bambini nella
scuola materna contrasti con il lavoro svolto.
Rilevato infine che l'ingresso nella scuola elementare presuppone nel bambino
una capacità di pensiero astratto, che sicuramente non possiede prima dei sei
anni, esprime una valutazione complessivamente negativa sul provvedimento.
Ritiene inoltre non sia stata adeguatamente evidenziata la volontà di
assicurare a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno 12
anni e comunque il conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di
età. Osserva pertanto come tale previsione ponga per la prima volta l'accento
sul legame tra il mondo del lavoro e quello della scuola, aspetto questo molto
importante ai fini dell'innalzamento del livello di occupazione, che ritiene
rappresenti il vero strumento per assicurare l'integrazione all'interno della
società.