Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale
PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già
approvato dal Senato: Delega al Governo per la definizione di norme generali
sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di
istruzione e formazione professionale; e delle abbinate proposte di legge
d'iniziativa dei deputati Stefani; Sospiri; Alberta De Simone; Alberta De
Simone; Martinat ed altri; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela
Napoli; Bianchi Clerici; Serena; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli;
Malgieri; Angela Napoli; Landolfi; Alboni ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed
altri; Parodi ed altri; Serena; Sasso ed altri; Rizzo ed altri. PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2
e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 3387
sezione 1). DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente,
onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, con l'articolo 2 si entra nel
cuore della riforma Moratti: la modifica dell'architettura dei cicli scolastici. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole
Titti De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Come relatrice di
minoranza ho proposto un testo alternativo interamente soppressivo rispetto alla
proposta del Governo e nella relazione di minoranza ho esposto un quadro di
riforme e di proposte completamente alternative rispetto a quelle indicate nel
disegno di legge delega del Governo. A partire dalla radice culturale
dell'articolo 2, lì dove si fa per l'appunto riferimento a un quadro di sistema
dell'istruzione e dell'educazione, dove il carattere unitario e nazionale del
nostro sistema scolastico sembra del tutto scomparire. Noi invece con la nostra
proposta, già di sostituzione PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole
Grignaffini. Ne ha facoltà.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor
Presidente, questo articolo 2 ci pone di fronte a tutte le contraddizioni di
questo disegno di legge. In particolare, fin dall'inizio, per quanto riguarda il
profilo e i criteri con cui viene definita la legge delega, essi sono troppo
generici, troppo estensivi, non in linea con ciò che abitualmente si ritiene
essere una delega, ossia criteri che, come abbiamo già ricordato ieri, porranno
seriamente
Ricordo che nella seduta di ieri è stato approvato l'articolo 1.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.
Il mio intervento sarà più di esegesi del testo di legge che non di respiro
generale, e, pertanto, non mirerà a mostrare i limiti dell'impostazione
generale e di fondo della legge, cosa che d'altronde è già stata fatta in modo
egregio in tutti gli interventi svolti nella giornata di ieri.
Prima di entrare nel merito delle modifiche specifiche all'architettura di
sistema, vorrei evidenziare alcuni punti critici di fondo dello stesso articolo
2.
Alla lettera a) del comma 1 si fa riferimento alle finalità del sistema
educativo in ordine all'inserimento sociale e lavorativo con riguardo alle
dimensioni locali, nazionale ed europea; mi sembra ovvio che, in una società più
globalizzata, debba essere aggiunta la dimensione mondiale, che dovrebbe essere
sia quella dell'educazione alla mondialità sia quella di una preparazione ad un
mercato globale del lavoro. Se da una parte si può apprezzare l'accento posto
sulla dimensione localistica, da definirsi concettualmente, dall'altra non
comprendiamo questa reticenza riguardo alla mondialità, carenza che,
nell'attuale proposta di delega, è sottolineata anche dalla scomparsa del
riferimento alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, firmata anche
dal nostro paese, che era presente nei riferimenti fondamentali della legge n.
30. Perché è stata esclusa?
Alla lettera b) del medesimo comma non si riesce a comprendere il valore
semantico del termine-concetto «spirituale»; cosa si intende per formazione
spirituale? Quale è il concetto di spirito al quale si fa riferimento? Non
vorrei inoltrarmi in un dibattito filosofico a riguardo, ma il termine è
talmente polisemico da risultare estremamente equivoco e fonte di
preoccupazione. Il testo, inoltre, recita: «sono promossi il conseguimento
della formazione spirituale e morale, anche ispirata ai principi della
Costituzione (...)»; Il riferimento alla Costituzione viene quindi fatto in via
subordinata e non si capisce a che cosa: oltre ai principi etici presente nella
prima parte della nostra Carta costituzionale - anzi, prima di questi - a quali
altri dovrebbero ispirarsi l'educazione e la formazione?
Alla lettera c), con l'abolizione dell'articolo 68 della legge 17 maggio
1999, n. 144, mi sembra (dopo aver letto e riletto questo paragrafo) che si
preveda l'abbattimento dell'obbligo scolastico di un anno o di un anno e mezzo,
a seconda dell'età alla quale lo studente ha iniziato la frequenza al primo
ciclo. Questo, a nostro avviso, costituisce un grave passo indietro. Non
comprendo tale abbassamento dell'obbligo scolastico, anche perché nella scorsa
legislatura l'attuale sottosegretario Valentina Aprea non propugnava un
abbassamento dell'obbligo scolastico alla terza media, ma proponeva la
possibilità di assolvere quest'ultimo, oltre che nella scuola, anche nel
Prima di affrontare il discorso del riordino dei cicli, vorrei anche soffermarmi
un attimo su altri due punti della presente proposta ritenuti innovativi, ma che
tali non sono: mi riferisco all'alfabetizzazione ed all'approfondimento delle
tecnologie informatiche e all'introduzione nel primo ciclo della seconda lingua
comunitaria. Queste non sono novità nella scuola italiana. Vorrei semplicemente
ricordare che tali introduzioni sono già state realizzate nella scorsa
legislatura. La prima è stata realizzata con il piano d'azione per la società
dell'informazione, varato dal Governo in correlazione con l'approvazione in sede
europea del piano Europe 2002, approvato dal Parlamento nel luglio del 2000 con
copertura finanziaria; la seconda è stata realizzata con il fondo per
l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa e per gli interventi
perequativi che, a decorrere dall'esercizio finanziario 1997, è stato
destinato, tra l'altro all'introduzione dell'insegnamento di una seconda lingua
comunitaria nelle scuole medie inferiori. In Commissione cultura, nella scorsa
legislatura, avevamo approvato la legge per l'introduzione della seconda lingua
comunitaria; dopodiché, non si è fatto in tempo a concluderne l'esame in
Assemblea.
Vorrei rivolgere un elogio alla bravura comunicativa del Presidente Berlusconi
che nella scorsa campagna elettorale è egregiamente riuscito nell'intento di
far risultare come nuove promesse (mi riferisco alle tre «i»: inglese,
Internet, impresa) realizzazioni già ben avviate dai Governi dell'Ulivo che
richiedevano soltanto di essere potenziate con maggiori risorse da assegnare al
sistema nazionale della pubblica istruzione. Tuttavia, mentre nei cinque anni di
Governo dell'Ulivo, in tempi di non minore difficoltà di quelli attuali, il
bilancio della pubblica istruzione è stato incrementato da circa 44 mila
miliardi a 65 mila miliardi (ben 21 mila miliardi in più), nelle due leggi
finanziarie del Governo Berlusconi si sono visti solo gravi tagli che, al di là
delle parole, stanno portando il sistema scolastico nazionale alla paralisi e
che hanno portato all'abolizione di molte cattedre di insegnamento della seconda
lingua comunitaria nelle scuole medie inferiori.
Per quanto concerne il riordino dei cicli, ossia l'architettura del sistema,
vorrei far notare che l'esigenza del riordino è dovuta all'adeguamento ed
all'uniformazione alla scuola europea. Stiamo andando verso una scuola europea
e, come ha messo bene in evidenza nella sua relazione finale il professor
Bertagna, incaricato dal ministro di coordinare il gruppo ristretto di lavoro,
il problema dell'età di conclusione degli studi di istruzione e di formazione
secondari a 18 anni è reale. Portare dai 19 ai 18 anni l'uscita dei nostri
studenti dalle scuole superiori e da 13 a 12 anni la permanenza nella scuola
adeguerebbe il nostro alla maggior parte dei paesi dell'OCSE. Li cita tutti: 12
anni hanno l'Austria, il Belgio, il Canada, la Corea, la Russia, la Finlandia,
la Francia, il Giappone, la Grecia, l'Irlanda, il Messico, la Norvegia, la Nuova
Zelanda, i Paesi Bassi, la Polonia, il Portogallo, la Spagna, gli USA, la
Svezia, la Svizzera e l'Ungheria. Soltanto la Danimarca, la Germania, la Gran
Bretagna e la Corea, oltre l'Italia, hanno 13 anni.
Dunque, si va verso l'unificazione a 12: ciò nella scorsa legislatura ci aveva
consigliato di sopprimere un anno e, ovviamente, abbiamo ritenuto opportuno
farlo nel primo ciclo, ossia elementari e medie, perché lì tale anno è
facilmente recuperabile. D'altra parte, ciò viene ritenuto giusto dal gruppo di
lavoro ristretto che ha scelto - lo dice la relazione Bertagna - di confermare
la decisione della legge n. 30 del 2000. Gli esperti del ministro, quindi,
dicevano di confermare tale legge, invece il ministro l'ha cambiata. Perché?
Noi lo sappiamo bene: per le tensioni e lo scontro interno alla maggioranza e,
soprattutto, per le pressioni dell'UDC che già dalla scorsa legislatura
proponeva che tutto rimanesse com'era (cinque anni di scuola elementare e cinque
di scuola media). Per fortuna, il ministro della legge n. 30 ha salvato i due
cicli reintroducendo otto anni.
Rimane il problema che i nostri studenti studieranno 13 anni e, secondo la
riforma del ministro, seguiteranno ad uscire dalla scuola superiore a 19 anni.
Solo coloro che entreranno sei mesi prima usciranno a 18 anni e mezzo, ossia
comunque un anno dopo gli altri studenti europei.
Vi sono motivazioni di carattere politico, lo scontro sui cicli era diventato la
bandierina della campagna elettorale nella scorsa legislatura per cui era
difficile cambiare rotta. Tuttavia, non capiamo il furore sacro con il quale la
Casa delle libertà ed il ministro si sono scagliati contro la legge n. 30
combinando quello che, a nostro avviso, è un guaio. Il problema è che hanno
voluto dare dignità di grande riforma ad alcune poche modifiche della legge n.
30 e l'hanno sicuramente peggiorata rendendola più confusa, abbassando
l'obbligo scolastico e reinserendo il tredicesimo anno. Ciò costringe ancora,
per il futuro, i nostri studenti ad uscire dalla scuola un anno dopo rispetto a
quelli delle altre nazioni europee e delle nazioni dell'OCSE (Applausi dei
deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di
sinistra-l'Ulivo).
Nell'idea di istruzione e di saperi del Governo l'impresa diventa scuola: il che
la dice lunga sul concetto dei saperi, sul concetto di apprendimento e di
cultura. Insomma ritorniamo alla vecchia idea di apprendistato. L'introduzione
di una precoce canalizzazione tra formazione e istruzione, oggetto di una scelta
che viene imposta agli studenti già a 13 anni (e a 12 anni e 5 mesi, per chi
sceglie l'anticipo), significa indirizzare verso un'opzione di apprendimento
debole le fasce più a rischio dell'utenza scolastica. Significa sostanzialmente
imporre quella scissione sociale dei destini formativi che appunto saranno un
elemento di impoverimento dell'apparato culturale di base, della strumentazione
critica e della coscienza civile del
nostro paese. Avremo quindi studenti di serie A e studenti di serie B, i cui
percorsi scolastici saranno fortemente determinati sulla base delle condizioni
iniziali di partenza.
E che cosa dire, in questo quadro, della scelta irresponsabile di abbassamento
dell'obbligo scolastico, di cancellazione dell'articolo 34 della Costituzione,
dal momento che si vuole appunto trasformare l'obbligo scolastico in un
diritto-dovere del cittadino, del quale il cittadino può fruire?
Si tratta di una formulazione non solo aleatoria ma debole e, allo stesso tempo,
pericolosa sul piano culturale, in quanto snatura un principio fondativo del
nostro progresso civile, della nostra Carta costituzionale, ovvero la
responsabilità collettiva, la responsabilità dello Stato nel superamento di
tutte le diseguaglianze che si frappongono al pieno svolgimento del diritto allo
studio per tutti e per tutte.
Inoltre, non è dato sapere quali siano, sul piano pedagogico, culturale e
scientifico, le motivazioni che abbiano fatto propendere per la soluzione
dell'anticipo. Siamo solo davanti ad un espediente tecnico escogitato con
l'unico scopo di rendere praticabile il traguardo dei 18 anni di età come
soglia di uscita dal percorso scolastico. Quando in diverse parti, anche in
Europa, nelle esperienze più avanzate ed innovative, questo obiettivo è stato
superato e gestito in modo diverso.
Ci si dimentica che, nei vari paesi, l'assetto dei sistemi scolastici è frutto
di processi molto lunghi, determinati da peculiari contesti culturali, sociali,
economici, produttivi. Senza contare che la durata formale del percorso
scolastico degli studenti italiani, spesso, non ha riscontro nella durata reale
del percorso medesimo, a fronte di fenomeni, sempre più presenti, di
dispersione scolastica, di evasione dell'obbligo, di selezione ed espulsione dal
mondo della scuola che, certamente, l'abbassamento dell'obbligo scolastico non
potrà ridurre, rischiando invece di ampliare gli elementi di evasione
dell'obbligo.
Crediamo, quindi, che nel quadro di riforma suggerito dal Governo vi siano degli
aspetti strategicamente pericolosi per lo sviluppo civile e sociale del nostro
paese. L'idea che sosteniamo è quella della conclusione del ciclo secondario -
come oggi già avviene - al diciannovesimo anno di età e, allo stesso tempo,
quella dell'estensione dell'obbligo scolastico fino al diciottesimo anno di età.
Lo abbiamo scritto nella nostra relazione di minoranza ben sapendo che, affinché
tale obiettivo sia realizzabile, sono necessari adeguati interventi di sostegno
all'effettivo esercizio del diritto all'istruzione, anche sul piano economico e
delle riforme sociali. Ciò che questo Governo, invece, non sta assolutamente
producendo.
Proponiamo, inoltre, che l'ultimo anno della scuola dell'infanzia diventi il
primo anno di espletamento dell'obbligo. È una scelta ormai matura che avrebbe
il significato di valorizzare questo segmento del sistema, nel quale
l'esperienza italiana ha dimostrato di eccellere, salvaguardandone la specificità
senza alcuna forzatura rispetto ai ritmi evolutivi delle bambine e dei bambini.
Insomma, il carattere nazionale del sistema scolastico, insieme alle competenze
statali, agli ordinamenti, ai curricula, allo stato giuridico del
personale, all'accesso al reclutamento, sono per noi principi irrinunciabili.
L'inserimento a pieno titolo nel sistema nazionale della scuola dell'infanzia è,
a nostro avviso, un punto di innovazione rispetto ad una esigenza di riforma del
sistema dell'istruzione.
La scuola pubblica dell'infanzia, statale e degli enti locali, ha rappresentato,
appunto, uno degli elementi di eccellenza del sistema scolastico italiano. Per
tale motivo abbiamo proposto che il testo della legge contenga una sanzione
formale di questo principio, attraverso il riconoscimento del ruolo che la
scuola dell'infanzia è chiamata a svolgere nel contesto unitario del primo
ciclo di istruzione.
Deve essere un dovere inderogabile della Repubblica assicurare a tutti i bambini
e a tutte le bambine l'accesso al servizio, attraverso la sua generalizzazione.
D'altro canto, visto che si ridefiniscono le finalità e l'assetto organizzativo
di questo segmento, occorrerebbe cominciare da un consolidamento delle
esperienze più avanzate che, in questo campo, si sono realizzate. Invece, siamo
di fronte ad una proposta del Governo che mira a cancellare tutti i processi di
riforma e di democratizzazione più avanzati del mondo della scuola.
La scuola italiana, con le sue energie, è riuscita a progredire, sul piano
qualitativo, negli ultimi vent'anni in modo straordinario ed è diventata luogo
di pratica quotidiana dei valori e dei principi dettati dalla Carta
costituzionale. Voi volete cancellare questo percorso, che non è soltanto un
percorso circoscritto al mondo della scuola come laboratorio di cittadinanza. È
un percorso che ha segnato e che segnerà strategicamente, nel bene e nel male,
anche il futuro percorso civile e democratico del nostro paese. Abbiamo
riconosciuto le tappe fondamentali di questo processo negli anni sessanta, con
la riforma della scuola media unica, negli anni settanta, con la riforma sugli
organi dei collegiali, negli anni novanta, con
la riforma della scuola media. Oggi volete dare un colpo di spugna a questo
processo e trascinare la scuola italiana indietro di quarant'anni.
Pensiamo sia sbagliato e profondamente rischioso costruire una scuola per un
modello di società esclusiva, selettiva, discriminatoria. Pensiamo sia
sbagliato ipotizzare un sistema dell'istruzione che si preoccupi unicamente di
offrire pari opportunità ai giovani e che non si ponga strategicamente e
programmaticamente l'obiettivo di rimuovere gli ostacoli di ordine economico,
sociale e culturale che impediscono, soprattutto a chi proviene dagli strati
sociali più deprivati, di raggiungere i più alti livelli di istruzione.
Ci sembra, quindi, importante sottolineare la necessità della valorizzazione
delle persone e del rispetto delle differenze e delle identità di ciascuno.
Signori del Governo, al di là della maschera buonista, con cui spesso il
ministro Moratti è venuta a tranquillizzare questo Parlamento e meno spesso i
componenti della Commissione cultura nel dibattito parlamentare che ha segnato
il percorso di questa riforma, sappiamo bene che dietro la vostra idea di scuola
c'è un modello di società che, davvero, tende a non creare per tutti le
condizioni universali, per cui il proprio sviluppo, le proprie ambizioni e le
proprie vocazioni personali possano trovare nella scuola il primo elemento di
sostegno, di potenziamento e di investimento.
Del resto, nel corso della discussione sulle linee generali che si è svolta in
un'aula pressoché deserta, alcuni interventi - gli unici - degli esponenti
della maggioranza, che per il resto del dibattito si sono guardati bene
dall'intervenire sia in Commissione sia durante queste prime battute in aula,
hanno chiarito bene il profilo di questa riforma. E ci richiamano al processo
selettivo gli interventi dei componenti del gruppo di Alleanza nazionale, quando
ci dicono che una riforma si deve proporre, innanzitutto, il seguente obiettivo:
come ci spiega l'onorevole Butti nel suo intervento in discussione sulle linee
generali, i talenti dei singoli non possono essere sacrificati a causa dei tempi
di apprendimento dei più lenti e dei meno adatti allo studio. Non vogliamo una
scuola dove si assecondano i meno meritevoli.
Insomma, se ci fossero ancora dubbi sul carattere classista e selettivo della
vostra riforma, credo che davanti a queste dichiarazioni di principio dovrebbero
essere definitivamente fugati.
Ma in questo articolo 2 è concepita e predisposta anche la filosofia e
l'ideologia di questo disegno di legge. In particolare, alla lettera b)
del comma 1, che definisco comma Garagnani perché ritengo che propone il
riscatto del collega Garagnani, il quale con le sue iniziative - il telefono
spia, i crocifissi nelle scuole, la direttiva di revisione dei libri di testo -,
ha mostrato il volto più integralista e conformista di questa maggioranza,
qualche volta anche contraddetto dal Governo. Ebbene, qui il Governo dà ragione
al collega Garagnani quando nel testo si dice che «sono promossi il
conseguimento di una formazione spirituale e morale, anche ispirata ai principi
della Costituzione»: grazie per lo «anche». Ma davvero la scuola è un luogo
di formazione ideologico-culturale per questa maggioranza. La libertà di
apprendimento, la libertà degli insegnanti non è una questione che riguarda
questa maggioranza.
Ancora in questo articolo 2 si esplicita quella distruzione dell'idea di
Repubblica e dell'idea di obbligo che da più parti è già stata ricordata.
Infatti, è vero che la nozione di obbligo viene sostituita con un generico
diritto-dovere all'istruzione, ma con questo passaggio noi poniamo la questione
dell'istruzione non come un dovere della Repubblica, ma come un diritto
individuale a cui la Repubblica potrebbe non corrispondere con le sue
iniziative. In altre parole, si trasforma un diritto pubblico in diritto
individuale esigibile se, quando, come e forse ci saranno i soldi, gli
investimenti e le energie. È la rottura di un paradigma culturale e
costituzionale che si realizza con questo scambio terminologico. In più, in
questo modo - e questo è un appunto anche di rilievo costituzionale -, si
modifica l'articolo 34 della Costituzione con una legge ordinaria, un'altra
questione che credo darà luogo a molti ricorsi e contenziosi.
La filosofia generale che esprime questo provvedimento è quella della
frammentazione del sistema scolastico. Anche in questo caso, come quando si
tratta di bilancio e di risorse, avete usato le forbici e la tabellina: 1 più
2, più 1, più 2, più 2...
L'esempio più forte, più produttivo è rappresentato proprio dagli istituti
comprensivi, quelli, cioè, che hanno realizzato una continuità, una fluidità
tra i vari gradi di apprendimento e che hanno fatto della persona un organismo
vivente e continuo che si sviluppa in modo armonico e che, quindi, non viene
sottoposto a continue cesure e frammentazioni lesive della sua capacità di
apprendimento e di sviluppo. Infatti, tutte le ricerche ci dicono che la
dispersione si combatte prolungando l'obbligo ed istituendo una continuità
didattica formativa.
Vi sono poi altri due punti che caratterizzano questa vostra proposta: la
distruzione dell'idea di scuola dell'infanzia, che viene trasformata da luogo
della formazione in luogo dell'assistenza, e la divisione nei due canali, nei
due percorsi formativi. In quest'ultimo caso, vi siete ispirati al modello
tedesco che oggi è stato messo radicalmente in crisi dalle nuove domande della
società, della conoscenza e del sapere. Si tratta di un modello che non è più
in grado di rispondere a quelle domande di professionalizzazione e cultura
diffusa che oggi rappresentano la forza dei sistemi formativi.
È per queste ragioni che noi proponiamo la soppressione di questo articolo (Applausi
dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.
ANGELA NAPOLI, Relatore per la maggioranza. Il parere della Commissione è contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 2.
PRESIDENTE. Il Governo?
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli
identici emendamenti Titti de Simone 2.23 e Capitelli 2.170.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha
facoltà.
PIERA CAPITELLI. Signor Presidente,
vorrei spiegare le ragioni per le quali chiediamo la soppressione di questo
articolo, e, nel fare ciò, voglio prescindere dalla critica in merito ai motivi
ispiratori, di cui abbiamo ampiamente parlato nell'ambito della discussione
sulle linee generali.
Attraverso questo articolo si rinuncia a proseguire il processo riformatore
iniziato nella precedente legislatura, riordinando il sistema nazionale di
istruzione e formazione, al fine di elevare il livello culturale della nazione e
migliorare la qualità dell'offerta formativa. Non viene cambiata l'architettura
di sistema della scuola (materna di tre anni, elementare di cinque anni, media
di tre anni, superiore di cinque anni), si mantiene un sistema rigido ed
inadeguato al riconoscimento di percorsi orientati e flessibili, si separa la
scuola e il sistema della formazione professionale e non risulta
sufficientemente strutturata la situazione prefigurata all'articolo 4 lettera a).
Attraverso l'eliminazione dell'obbligo scolastico a quindici anni, l'articolo 2
costringe a scelte precoci e condizionate dalla situazione economica, culturale
e sociale della famiglia. Inoltre, si riporta la durata dell'obbligo scolastico
al termine della scuola media riducendolo di un anno, evento che non ha
precedenti nella storia dell'intero globo terracqueo. Si elimina il principio
costituzionale dell'obbligo scolastico, sostituendolo con il più elastico
concetto di diritto-dovere e costituendo, di fatto, un disimpegno della
Repubblica nei confronti delle nuove generazioni; la conseguenza sarà un
abbassamento della cultura individuale del paese. Non si affronta il problema
della dispersione scolastica e degli insoddisfacenti livelli di apprendimento
concentrati soprattutto nella fascia di età preadolescenziale. Non solo
l'unitarietà del percorso di base non è prevista, ma non è nemmeno assicurata
la continuità tra i diversi ordini di scuola, in particolare tra elementare e
media.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, proponiamo la soppressione di questo articolo molto programmatico che risulta essere intenzionale fin dal titolo e che su una materia così importante scolastica e formativa non opera alcun riferimento al carattere nazionale che, invece, dovrebbe contraddistinguerla. In un momento in cui si prepara con la legge Bossi la devolution, anche con riferimento alle attribuzioni, secondo l'intenzione del Governo, per quanto riguarda questa materia, tale mancanza del carattere nazionale comporterebbe una deflagrazione del sistema educativo e scolastico. Questo è il punto principale per cui proponiamo la soppressione dell'articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, credo che questa strana discussione si stia svolgendo nel modo meno idoneo a trattare una materia che, indubbiamente, impegnerà le future generazioni. In un modo confuso e con una grande distrazione...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, in questo momento la grande distrazione proviene, in particolare, dalla sua destra. Chiedo ai colleghi un po' di attenzione. Prego, onorevole Gerardo Bianco.
GERARDO BIANCO. Ci troviamo in una di
quelle condizioni...
Signor Presidente, rinvierò in una fase successiva il mio intervento.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la
votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Titti De Simone 2.23 e Capitelli 2.170, non accettati dalle
Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di
sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, calma e sangue freddo. Non ci eccitiamo, la votazione è aperta (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Presidente!... Presidente!
RENZO INNOCENTI. Presidente!... Presidente!
MAURA COSSUTTA. Presidente! Guardi quei deputati!
PRESIDENTE. Scusate, onorevoli colleghi...
Onorevoli colleghi, come potete osservare, la votazione è aperta, per cui se vi
sono... (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di
sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Finché mi indicate confusamente... È da tanto tempo che affermo che i
segretari dei gruppi possono fare segnalazioni al Presidente. Se mi fate dei
gesti non capisco, perché altrimenti ci vorrebbe un telescopio per riuscire a
capire (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo,
della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Dichiaro chiusa la votazione.
ROBERTO BARBIERI. Presidente, non spenga il tabellone (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Non capisco, è una cosa incomprensibile.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi
votazioni).
(Presenti e votanti 327
Maggioranza 164
Hanno votato sì 151
Hanno votato no 176).
Prendo atto che l'onorevole Mondello non è riuscito a votare.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Presidente, non spenga ancora il tabellone (allo spegnersi del tabellone applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania - Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Qual era il problema, non ho
capito (Commenti del deputato Grignaffini)?
Mi scusi, onorevole Grignaffini, ho constatato che, quando ho disposto la
chiusura della votazione, per quanto ho potuto vedere, non vi erano irregolarità
(Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della
Margherita, DL-l'Ulivo).
Non riesco a capire con queste urla. Se un capogruppo, l'onorevole Violante...
Non è questo un modo di fare! Lei dov'è abituata? Siamo in aula! Il suo
capogruppo ha chiesto di parlare! Ci vuole un po' di educazione! Cos'è questo
modo di fare (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza
nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro,
della Lega nord Padania e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI)?
Prego, onorevole Violante.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, è fastidioso indicare chi ha espresso un doppio voto o meno. Le chiedo per cortesia di far ritirare le tessere cui non corrisponde un deputato. È la cosa migliore perché, francamente, è fastidioso ed avvilente indicare i deputati che hanno votato doppio e ve ne sono alcuni in quei settori. Se per cortesia dispone il ritiro delle tessere...
PRESIDENTE. Chiedo ai segretari di disporre
la verifica delle tessere, come richiesto correttamente dall'onorevole Violante.
È giusto che i nomi vengano indicati a me. Poiché non è la prima volta che
procedo all'espulsione di parlamentari che votano doppio, non ho il minimo
problema a rifarlo oggi.
Allora, se lei mi manda un biglietto, stia tranquillo che procedo
all'espulsione. È giusto però, come chiede l'onorevole Violante, che i
segretari compiano una verifica. Invito dunque i segretari a compiere le
opportune verifiche.
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Rizzo 2.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo e
sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 330
Maggioranza 166
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 173).
Prendo atto che l'onorevole Mongiello non è riuscito ad esprimere il suo
voto; prendo altresì atto che l'onorevole Tarditi non è riuscito ad esprimere
il suo voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.171 (Commenti dei deputati dei
gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. L'onorevole Sasso rinuncia (I deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani escono dall'aula)!
PRESIDENTE. L'onorevole Sasso rinuncia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Grignaffini 2.171, non accettato dalla Commissione né dal
Governo.
(Segue la votazione).
Calma, onorevoli colleghi, un gruppo parlamentare può uscire per qualsiasi decisione (Commenti).
L'unica cosa che vi chiedo è di non uscire con scuse che non hanno alcun senso, dal momento che la votazione si è svolta in assoluta regolarità.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente...
PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, sto
consentendo ai parlamentari, per cortesia verso il suo gruppo, di uscire,
altrimenti li dovrei contare. Pertanto, dovrei essere ringraziato dall'onorevole
Innocenti e spero che per questo mi chieda la parola; non posso dargliela perché
siamo in votazione.
Onorevoli, è chiaro che io conto tutti i presenti.
ELIO VITO. Certo, Presidente!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione. Contiamo: l'onorevole Violante, l'onorevole Innocenti...
RENZO INNOCENTI. Noi siamo compresi: abbiamo chiesto la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. ...l'onorevole Castagnetti,
l'onorevole Calzolaio, l'onorevole Franceschini, l'onorevole Turco, l'onorevole
Loiero, l'onorevole Ranieri, l'onorevole Fioroni, l'onorevole Maccanico,
l'onorevole Ciani; naturalmente sempre che alcuni di questi colleghi non abbiano
votato, perché vedo che l'onorevole Ranieri ha votato.
Comunico il risultato della votazione: la Camera non è in numero legale.
(Vedi votazioni).
Sospendo la seduta, che riprenderà tra un'ora, alle 11,30.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione
dell'emendamento Grignaffini 2.171, sul quale è mancato in precedenza il numero
legale.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Grignaffini 2.171, non accettato dalla Commissione né dal
Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
GABRIELE FRIGATO. Carlucci!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 400
Votanti 391
Astenuti 9
Maggioranza 196
Hanno votato sì 170
Hanno votato no 221).
Onorevoli colleghi, debbo dirvi una cosa, per una questione di chiarezza tra noi: non è che tra un quarto d'ora, quando provvederò all'espulsione di qualche parlamentare, qualcuno potrà prendersela!
ELIO VITO. Presidente, guardi anche da quella parte!
PRESIDENTE. Ho capito, mi rivolgo a destra e
a sinistra, ma è chiaro che siamo in una situazione in cui livello di
attenzione è elevato! Lo voglio dire, in modo che, dopo, non sembrerò il «censore»
del Parlamento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 2.172.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha
facoltà.
PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, vorrei dire, molto brevemente, che la grande differenza tra questo disegno di legge delega e il disegno di legge quadro, presentato e approvato nella passata legislatura, è la seguente: la legge quadro, che porta il nome di Luigi Berlinguer, proprio in quanto legge quadro, ha avuto due passaggi parlamentari. Noi chiediamo che vi siano altri passaggi parlamentari. Noi, che non approviamo la delega, presentiamo emendamenti che contengono un appello a dare più valore alla discussione parlamentare. Con il mio emendamento 2.172 chiediamo di sottoporre al voto del Parlamento una deliberazione indicante un programma di progressiva attuazione della riforma.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Capitelli 2.172, non accettato dalla Commissione né dal
Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato sì 179
Hanno votato no 221).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Colasio 2.173, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato sì 179
Hanno votato no 221).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Rizzo 2.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 400
Votanti 399
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato sì 178
Hanno votato no 221).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Grignaffini 2.174 e
Volpini 2.175.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha
facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente,
vorrei chiederle, innanzitutto, una cortesia per noi deputati seduti ai banchi
del Comitato dei nove. Sono state ritirate numerose proposte emendative; se, da
una parte, ciò facilita il compito di tutti, dall'altra comporta la necessità
di saltare delle pagine ed essendo ancora presenti nel fascicolo le proposte
emedative di ieri ci diventa difficile seguire.
L'emendamento al nostro esame non solo vuole essere un atto formale ma anche
restituire al disegno di legge al nostro esame il linguaggio e la cultura della
Costituzione; ne richiama i principi fondamentali, nella fedeltà ad una storia
che appartiene orgogliosamente a tutte le culture liberali e democratiche del
nostro paese e sottolinea ulteriormente il legame forte ed indissolubile che
deve esistere tra istituzioni e scuola con un non retorico ma forte e serio
senso di appartenenza a questo paese.
L'emendamento al nostro esame, a nostro avviso, ha un rilievo particolare perché
più avanti parleremo della quota dei programmi che, dalla pertinenza e
dall'autonomia della scuola passeranno a pertinenza regionale. Siccome questo è
un errore e questo paese, oggi - l'ho sentito affermare anche dalla relatrice in
Commissione - ha bisogno di un più forte senso di appartenenza allo Stato,
visto che, comunque, il provvedimento dovrà tornare al Senato, vorremmo che
questo emendamento fosse fatto proprio dalla maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, non c'è
volta in cui, quando si parla di istruzione, non si ricordi l'ultimo fatto di
cronaca riguardante i giovani che chiama alla responsabilità la scuola e gli
insegnanti. Trovo preoccupante ascoltare questo tipo di dibattito anche in
quest'aula. Abbiamo ascoltato, nel corso della discussione sulle linee generali,
da una maggioranza che ha sospeso, per una sera, il suo voto di silenzio, cose
assai preoccupanti. Per giustificare l'idea di una restaurazione culturale e
sociale - il meccanismo è storicamente collaudato - si disegna la scuola come
luogo lassista che ha abbandonato la cultura classica, dimenticato Leopardi, che
nientemeno vuole conoscere la storia dell'Africa, dove dissennati insegnanti
passano il loro tempo ad inoculare veleno nelle menti consapevoli dei figli
degli altri. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carli. Ne ha facoltà.
CARLO CARLI. Signor Presidente, intervengo
per ribadire i concetti ben espressi poc'anzi dalla collega Sasso e per chiedere
al ministro il perché non accolga questi identici emendamenti, Grignaffini
2.174 e Volpini 2.175. Si tratta, fra l'altro, di emendamenti che fanno parte
della Costituzione; conseguentemente, chiedo perché non si voglia recepire
l'articolo 33 della Costituzione che, fra l'altro, recita: «(...) La Repubblica
detta le norme generali sull'istruzione (...)». Inoltre, nel seguente articolo
34 si prevede: «(...) I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno
diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende
effettivo questo diritto (...)». PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Prendo atto che gli onorevoli Sasso e Spina Diana non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Grignaffini 2.176, non accettato dalla Commissione né dal
Governo. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Villetti 2.177, non accettato dalla Commissione né dal
Governo. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Rizzo 2.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Dichiaro chiusa la votazione. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 2.178. FRANCA BIMBI. Signor Presidente, signor
ministro, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, in questi giorni
autorevoli commentatori si sono spesi per cercare di dimostrare che
l'opposizione avrebbe fatto muro contro muro nei confronti di una riforma che
poteva essere interpretata come bipartisan. In realtà, osservando il
collegamento che esiste nella definizione degli obiettivi del sistema formativo
nella costruzione dei programmi, con il mio emendamento e anche con
l'emendamento Colasio 2.214 cercherò di dimostrare come ciò non sia vero. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor
Presidente, intervengo a titolo personale per chiedere di sottoscrivere questo
emendamento che afferma il carattere plurale e di confronto della cultura
europea, perché nel testo legislativo che ci troviamo di fronte c'è invece un
idea di cultura europea e nazionale come radicata in una logica identitaria, una
logica che considera l'altro, culturalmente, come barbaro e quindi come nemico.
Si tratta di una impostazione che guarda agli esiti peggiori della cultura
occidentale ed europea. Quegli esiti identitari che hanno portato ai
totalitarismo rispetto ai quali solo una impostazione plurale aperta al dialogo,
al confronto, può funzionare da correttivo. Se andiamo sulla strada dell'altro
come barbaro, come nemico, l'unica risposta è la guerra preventiva del
Presidente Bush (Commenti di deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
Se andiamo verso una impostazione culturale che risponde solo con
l'annientamento dell'altro, gli esiti li abbiamo visti, sono i peggiori della
storia della cultura del 900 (Applausi dei deputati dei gruppi dei
Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani). ELETTRA DEIANA. Signor Presidente,
voglio anch'io ribadire la preoccupazione per un'impostazione culturale così
chiaramente regressiva e reazionaria, direi, del testo; un'impostazione
culturale di fondo che mette insieme, in un mix che non esito a definire
disdicevole, le varie anime, le varie ideologie di questa maggioranza, cercando
di tenerle insieme con il collante dei riferimenti identitari. Da una parte
abbiamo lo spappolamento del tessuto nazionale, sia dal punto di vista della
cultura nazionale, radicata nella Costituzione repubblicana, l'unico riferimento
serio per parlare di valori e di riferimenti condivisi, di percorsi storici
comuni; da lì nasce, per noi, la possibilità di un discorso comune e di un
dialogo, quindi una base su cui poggiare la costruzione dell'edificio scolastico
e della formazione delle giovani generazioni. Dunque, da una parte lo
spappolamento di quel tessuto unitario, di quei valori, di quei riferimenti
nella logica leghista delle mille patrie etniche, comunitarie e
autoreferenziali, ispirate a criteri e principi razzisti e xenofobi; dall'altra
il riferimento ideologico come appartenenza identitaria e come tale viene
rappresentata anche la grande cultura classica. Quando io frequentavo il liceo,
professori non certo di sinistra, ci avevano abituati ad una concezione critica
della realtà attraverso lo studio dei grandi classici. Si parlava di democrazia
e libertà, si parlava di tirannicidio; questi erano i grandi principi che
abbiamo sussunto dalla grande cultura classica. Nell'orrendo intervento
dell'onorevole Butti - mi spiace fare nuovamente riferimento lui, ma le ha dette
grosse - la cultura classica è diventata una sorta di nicchia identitaria,
autoreferenziale, qualcosa da contrapporre alle culture di altre grandi aree del
mondo; egli ha messo alla berlina le grandi esperienze culturali del continente
nero, l'America precolombiana, cosette da poco! Evidentemente, l'onorevole Butti
non ha studiato quelle aree del mondo e non conosce i contributi di civiltà che
da quelle aree del mondo sono venuti (Commenti di deputati dei gruppi di
Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania). Dunque,
praticamente, la grande cultura classica - ignorata, credo, da molti in
quest'aula - viene esibita PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pinotti. Ne ha facoltà.
ROBERTA PINOTTI. Signor Presidente,
anch'io chiedo di poter aggiungere la mia firma all'emendamento Bimbi 2.178. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Prendo atto che l'onorevole Mondello non è riuscito ad esprimere il proprio
voto. PIERA CAPITELLI. Signor Presidente,
onorevoli colleghi, con l'illustrazione di questo emendamento vorrei raccogliere
l'appello - e le relative motivazioni - formulato da tutti i colleghi che si
sono espressi sull'emendamento Grignaffini 2.174, un appello affinché si abbia
una visione culturale non unicamente nazionale e centrata sui valori dell'Europa
cristiana, bensì su valori universali. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carli. Ne ha facoltà.
CARLO CARLI. Signor Presidente, il
disconoscimento ed il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno portato ad atti di
barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in
cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà
dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione
dell'uomo: ho letto un passo della Dichiarazione universale dei diritti
dell'uomo. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 2.180.
PIERA CAPITELLI. Signor Presidente,
onorevoli colleghi, intervengo molto brevemente solo per dire che anche questo
è uno di quegli emendamenti rispetto a cui non si comprende il fatto che siano
respinti. Crediamo che sia fondamentale il riferimento alla Costituzione laica
repubblicana ed alla formazione dell'uomo e del cittadino. Nel contesto di
questo quadro può essere incoraggiata la formazione spirituale e morale, però
quest'ultima non può essere il fondamento dei riferimenti per la scuola. I
riferimenti fondamentali sono, infatti, la Costituzione laica e la formazione
dell'uomo e del cittadino. Quando si fa cultura si può anche incoraggiare - e,
di fatto, lo si fa - la formazione spirituale, ma la cosa più importante è
fare cultura nella scuola e, quindi, formare l'uomo ed il cittadino.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Chi voleva capire ha capito...
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Grignaffini 2.181, non accettato dalla Commissione né dal
Governo.
Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Grignaffini 2.182, non accettato dalla Commissione né dal
Governo. Dichiaro chiusa la votazione. Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 2.183. ANDREA COLASIO. Signor Presidente, mi
rivolgo al signor ministro ed alla relatrice, onorevole Angela Napoli. Ne
abbiamo discusso distesamente in sede di Commissione cultura alla Camera e credo
che sia un errore di formulazione sostenere che la formazione spirituale e
morale debba ispirarsi anche ai valori costituzionali. Signor ministro, se il
sistema dei principi e dei valori espressi nella Costituzione non è centrale,
quale sarebbe il meta principio regolatore dei valori a cui dovrebbe ispirarsi
la formazione dei nostri ragazzi? Credo che PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, credo che
considerare la Costituzione solo un inciso tra due virgole, come accade in
questa formulazione, sia profondamente sbagliato. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente,
credo non sia un errore formale né una casualità che nella formulazione di
questo articolo il riferimento ai valori laici della nostra Costituzione sia
inteso solo come un optional, un'interpretazione soggettiva. Non vi è
certo un richiamo di carattere istituzionale, culturale, giuridico a cui la
scuola deve attenersi in un ruolo così delicato, complesso e fondamentale come
quello della formazione di coscienza critica e, quindi, anche di identità
soggettiva legata ai valori della nostra Costituzione. Insomma, quell'«anche»,
signori del Governo, non credo sia buttato lì casualmente. Credo si tratti di
una spia, di un indicatore del disegno culturale che sta dietro la vostra idea
di riforma e di scuola. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Vorrei richiamare la sua
attenzione, signor Presidente, su questa formulazione che affida alla
Costituzione repubblicana un ruolo completamente subalterno rispetto alla
formazione dello spirito. Penso che non sia mai accaduto che si citi in un testo
legislativo la Costituzione come un fatto aggiuntivo, come un «anche». Siamo
ad uno svilimento del carattere fondante della Costituzione repubblicana. Ma vi
è di peggio: qui si dice che viene prima la metafisica dello spirito e poi la
Costituzione repubblicana. È un ritorno allo Stato etico! Non so se nella Casa
delle libertà vi è ancora qualcuno che ha a cuore i principi liberali. La
Costituzione repubblicana come norma fondamentale non può essere posposta alla
metafisica dello spirito. Il povero Kelsen, se leggesse questo articolo, si
rivolterebbe nella tomba (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di
sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Onorevole ministro, lei
ha sicuramente dedicato all'articolo 2 (che tratta dei principi e criteri
direttivi della delega) grande attenzione nella stesura del testo. Quindi lei
non può non apprezzare coloro che vorrebbero contribuire a migliorare tale
testo. Quel termine «anche» genera un legittimo sospetto (e la maggioranza ha
discusso animatamente PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Grandi. ANTONIO PALMIERI. Rompiamo il voto
del silenzio - come ha detto l'onorevole Sasso -, perché è giusto e doveroso
di fronte a queste continue osservazioni dei nostri colleghi della minoranza,
una replica. Vi è una canzone di Francesco Mussida, non molto nota, che dice:
senza radici non si può tendere al cielo. La nostra impostazione, contenuta in
questo disegno di legge, tende al recupero delle radici (della tradizione
classica, cristiana e occidentale), perché senza questo recupero di radici,
quindi senza un recupero della consapevolezza di un'identità, è impossibile
poter tendere al cielo, che è composto dalla pluralità delle culture e dei
comportamenti, alle quali vogliamo andare incontro e che vogliamo accogliere.
Riteniamo però che ciò sia impossibile se non si è consapevoli di chi si è. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione, a titolo personale, di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Proprio l'intervento
dell'onorevole Palmieri dovrebbe consigliare alla maggioranza e al Governo di
sopprimere la parola «anche». PRESIDENTE. A dire il vero il ministro
della pubblica istruzione ha già chiesto la parola su diversi articoli, ma non
su questo. Comunque, durante la seduta, non sarà silente. CARLO CARLI. Intanto, sarebbe opportuno
che il ministro prendesse immediatamente la parola, fornendo una risposta ai
nostri interrogativi e ai nostri emendamenti. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione, a titolo personale, di voto l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.
GIORGIO PANATTONI. Buongiorno,
signor ministro, le chiedo scusa ma non c'eravamo accorti della sua presenza,
adesso prendiamo atto che è qui con noi (Vivi commenti dei deputati dei
gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
L'onorevole Panattoni ha un minuto di tempo a disposizione per svolgere il suo
intervento. GIORGIO PANATTONI. Signor ministro,
ha qualcosa da dire in proposito o preferisce che chiediamo anche a lei un
giuramento sui principi della Costituzione come abbiamo chiesto alla casa Savoia
prima di farla rientrare in Italia? Cioè, c'è ancora bisogno in quest'aula di
avere una dichiarazione di aderenza ai principi della Costituzione e lei è di
questa opinione? Oppure ritiene che tali principi possano essere stravolti con
questa leggerezza che, veramente, spaventa tutto il popolo italiano?
LUCIANO DUSSIN. Presidente, non può
dire queste cose!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, se leggete
il testo dell'intervento dell'onorevole Panattoni - lo dico a chi protesta FABIO GARAGNANI. Signor Presidente,
colleghi, nel confermare quanto affermato dal collega Palmieri, intervengo solo
per rilevare di fronte ai colleghi del centrosinistra che il riferimento «anche
alla Costituzione» non è stato proposto dal Governo né, tantomeno, dalle
forze di maggioranza, ma si è trattato di un emendamento proposto al Senato dal
senatore Monticone e poi approvato dalla maggioranza. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor
Presidente, naturalmente questa affermazione dell'onorevole Garagnani ci fa
riflettere e credo debba far riflettere anche il centrosinistra. Non mi stupisce
che ci possano essere visioni comuni tra settori del centrosinistra e il
centrodestra. Le critico apertamente ed esplicitamente, in virtù di un'altra
idea di scuola che l'onorevole Titti De Simone ha esplicitato. Trovo che ciò
sia molto grave, perché ci è stato spiegato il senso di quell'«anche».
Abbiamo sollevato una questione reale. Ci è stato spiegato da Diagonale, il
quale, al di là delle intenzioni di chicchessia, ci ha detto che voi pensate ad
una scuola che esalti l'identità cristiana e la tradizione. Ora, ditemi - e lo
dico a lei, ministro - se questo non è un discorso conservatore ed
intollerante.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giordano. FRANCA BIMBI. Signor Presidente, il
senatore Monticone ha proposto di introdurre un riferimento alla Costituzione in
una lettera dell'articolo 2 che faceva piangere, perché recita: «sono promossi
il conseguimento di una formazione spirituale PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor
Presidente, mi rivolgo direttamente a lei e non al Governo né alla maggioranza.
Ci rivolgeremo direttamente al Presidente Ciampi perché ciò che si sta
verificando con questo testo, al di là del procedimento, è il seguente fatto:
non esiste più la Costituzione.
PRESIDENTE. Onorevole Grignaffini, le posso
chiedere una cortesia? È una cortesia politica, ma sento di farlo come
Presidente della Camera. Evochiamo il meno possibile il nome del Capo dello
Stato. Vale per la maggioranza e per l'opposizione. È sbagliato, scusi!
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor
Presidente, dopo questo suo intervento mi riferisco ancora di più al Presidente
Ciampi, perché forse lei non ha capito di cosa stiamo parlando (Commenti dei
deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'UDC (CCD-CDU).
ALESSIO BUTTI. È arrivata la
scienziata!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego!
L'onorevole Grignaffini deve concludere il suo intervento.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Stiamo
parlando del fatto che la Costituzione non è più il testo fondativo di tutte
le identità della nostra nazione. Da qualche parte esiste qualcun altro che,
non si sa in nome di cosa, può avocarsi il diritto di definire valori
spirituali e morali. La Costituzione è o non è. Non esiste alcuna autorità
fuori dalla nostra Costituzione. La Costituzione si può cambiare ma, finché c'è,
è il nostro testo fondativo (Applausi dei deputati dei gruppi dei
Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Signor Presidente, si può contestare l'uso della
parola «spirituale», ma non la si può contrapporre alla Costituzione, il cui
articolo 4 recita che «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le
proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che
concorra al progresso materiale o spirituale della società» (Applausi dei
deputati del gruppo di Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo dei
Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego.
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Vorrei far rilevare che il senatore Monticone aveva
ragione perché, se in un articolo di legge si seguisse il ragionamento per cui
«sono promossi il conseguimento di una formazione spirituale ispirata ai
principi della Costituzione», questo sarebbe, sì, uno Stato etico. Infatti, si
direbbe che la formazione spirituale è direttamente rispondente dai principi di
una Carta costituzionale. Il termine «anche» proposto dal senatore Monticone e
non dalla maggioranza - quindi le polemiche ideologiche sono inutili - significa
che la formazione spirituale non può corrispondere in toto ai principi
della Costituzione, ma il richiamo ai principi della Costituzione è PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente,
l'onorevole Adornato ha spiegato bene una concezione culturale e giuridica di
assoluta banalizzazione e depotenziamento della Carta costituzionale, che non è
la gabbia e non è il fondamento di uno Stato etico, ma un contesto, appunto,
costituzionale, fondativo di un patto dentro cui ci stanno tutte le culture,
senza differenza. Quindi, c'è il pluralismo, la laicità, tutti quei valori e
quegli elementi di fondo che permettono la convivenza civile e sociale delle
diversità, caro onorevole Adornato. Nel momento in cui si parla di valori
spirituali e morali, si allude a una specie di ombra incombente, che abbiamo
continuamente in questo paese, ossia all'esistenza di un soggetto che avrebbe il
monopolio dell'etica, della morale e della spiritualità, cioè la Chiesa
cattolica, maestra di vita. Questo è il punto vero! Quelli sono i valori morali
veri, quella è la fonte della spiritualità vera; il resto non va bene e quindi
si gioca...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Deiana. ALFONSO GIANNI. Signor Presidente,
avevano ragione i magistrati a comparire con il testo della Costituzione,
dovremmo farlo anche noi. Il secondo comma dell'articolo 4 della Costituzione,
collega Adornato, testualmente recita: «Ogni cittadino ha il dovere di
svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o
una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società».
Conseguentemente, una formazione scolastica deve mettere in condizione ogni
cittadino di svolgere questa attività. Perciò, il riferimento alla
Costituzione italiana è vincolante: non c'è un al di fuori rispetto ad essa,
onorevole Adornato. D'altro canto è una discussione paradossale quella che
stiamo facendo, mi riferisco ai colleghi di centrodestra, perché loro, per
quanto riguarda il progetto della Costituzione europea, vogliono inserirvi il PRESIDENTE. Passiamo ai voti. FULVIA BANDOLI. Presidente, avevo
chiesto la parola da un'ora.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione. Passiamo alla votazione dell'emendamento Alberta De Simone 2.7. LETIZIA MORATTI, Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LETIZIA MORATTI, Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, chiedo
ai presentatori dell'emendamento Alberta de Simone 2.7 di trasfonderne il
contenuto in un ordine del giorno, che il Governo avrebbe intenzione di
accogliere. Questo anche in ossequio al dibattito e alle diverse posizioni
emerse su diversi ed importanti punti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto l'onorevole Bandoli. Ne ha facoltà.
FULVIA BANDOLI. Signor Presidente,
avevo chiesto di parlare sul precedente emendamento.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bandoli,
non l'avevo vista. PIERA CAPITELLI. Signor Presidente,
non accolgo l'invito al ritiro del Governo riguardo l'emendamento Alberta de
Simone 2.7 a causa della seconda parte del discorso del ministro. Noi non
crediamo di poter lavorare ascoltando promesse riguardanti l'accoglibilità di
eventuali ordini del giorno presentati. Crediamo di poter instaurare un dialogo
anche su quegli elementi di buonsenso che migliorano il testo e la fattibilità
della riforma, ancorché da noi aspramente non condivisa. In particolare, ho
intenzione di non ritirare l'emendamento Alberta de Simone 2.7 perché la
maggioranza ha scelto di abbinare un disegno di legge che si occupa di
educazione sessuale ad un testo di legge complessivo. Credo che dovrebbe essere
riproposto all'attenzione, prima della Commissione poi dell'Assemblea, il testo
di legge che vede come prima firmataria l'onorevole de Simone. Inoltre, la nostra posizione politica è quella di non presentare ordini del giorno perché
crediamo - ancor di più in questa fase - che una parte della nostra linea
emendativa debba essere accolta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente,
signor ministro, non capisco per quali ragioni si dovrebbe accogliere il suo
invito di ritirare - le collega Alberta de Simone e Capitelli mi sembra abbiano
respinto questa sua proposta - un emendamento che tocca un elemento molto
importante riguardante il ruolo della scuola ed il rapporto tra ragazze e
ragazzi. Si tratta, infatti, della capacità di affrontare la costruzione di
identità, di soggettività di studenti e studentesse, anche rispetto ad un
elemento importante per lo sviluppo della propria personalità, come quello che
concerne il rapporto con la sessualità. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto l'onorevole Montecchi. Ne ha facoltà.
ELENA MONTECCHI. Signor Presidente,
vorrei rivolgermi al ministro, che ha ascoltato con attenzione la discussione,
per chiedere se può illustrarci le ragioni per cui il Governo si mostra
disponibile - così mi pare di aver compreso - eventualmente ad accogliere un
ordine del giorno, mentre, invece, non vi è la disponibilità (il gruppo
vorrebbe capirlo) ad esprimere un parere su tale emendamento (naturalmente può
essere di qualunque natura). Vorremmo capire se vi sono ostacoli di natura
organizzativa o preclusioni di carattere culturale e quali sono i problemi
ostativi ad una discussione di merito sull'emendamento in esame e ad una sua
conseguente valutazione, anche perché un ordine del giorno che impegna il
Governo presupporrebbe una coerenza successiva da parte dello stesso ed una
vigilanza da parte nostra circa la coerenza della gestione della questione. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Titti De Simone 2.61, non accettato dalla Commissione né dal
Governo. Dichiaro chiusa la votazione. Passiamo alla votazione dell'emendamento Villetti 2.184. ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente,
signora ministro, illustrerò il primo di tre emendamenti (che reca la mia firma
e quella degli onorevoli Intini e Buemi) che propone un intervento radicale,
chirurgico che cambia in senso riformatore ed innovativo il testo in esame. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Passiamo agli identici emendamenti Detomas 2.77, Volpini 2.187 e Sasso 2.188.
LETIZIA MORATTI, Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LETIZIA MORATTI, Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, vorrei
chiedere di ritirare gli identici emendamenti Detomas 2.77, Volpini 2.187 e
Sasso 2.188 e di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno. Ne spiego i
motivi: ai sensi dell'articolo 5, per la formazione degli insegnanti sono
previsti decreti attuativi che definiranno i criteri stessi per la formazione
degli insegnanti. Non ritengo quindi che sia corretto inserire tale materia in
una norma primaria e che sia più corretto farlo in sede attuativa, ovvero nella
predisposizione dei decreti che dettano le norme. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente,
onorevoli colleghi, vorrei ringraziare il ministro perché anche in Commissione
ha dimostrato attenzione su questa tematica. Noi non accetteremo tuttavia la
proposta formulata perché ne avremmo compreso
Si propone la strada più semplice e banale: libro e bacchetta; la valutazione
dei comportamenti. Vede onorevole Butti, so che lei non è una persona banale.
In questo dibattito, apparentemente, ci dividiamo su quale sia l'educazione
preferibile per l'infanzia e l'adolescenza, sulle ingegnerie istituzionali. In
realtà, ci stiamo dividendo su ben altro. Ci stiamo dividendo su un'idea di
democrazia e di società e su quale sia il profilo di cittadinanza che la può
realizzare. Per noi la scelta è quella dell'organizzazione democratica, non
solo formale, ma sostanziale: pari opportunità di accesso alle risorse
economiche e culturali.
Per questo riteniamo che spetti alla Repubblica il compito e l'obbligo -
l'obbligo, signor ministro, non è dei bambini che vanno a scuola ma è dello
Stato, della Repubblica - di fornire
opportunità formative (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici
di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)! Perciò riteniamo che
spetti alla Repubblica l'obbligo di progettare e costruire un sistema scuola che
realizzi l'obiettivo di garantire, a tutti e a tutte, attraverso il sistema
pubblico di istruzione e formazione, quel patrimonio di conoscenze e saperi che
permettono di continuare ad apprendere per tutto il compito della vita, di
investire nel sapere, non di risparmiare - perché, se la coperta è stretta,
alcuni rimarranno fuori - per rendere i cittadini più forti, più ricchi, perché
il sapere è oggi ricchezza ed un paese cresce se cresce la produttività, la
qualità umana e professionale della maggior parte della popolazione! Per
questo, noi vogliamo elevare gli anni dell'obbligo scolastico. Per questo, noi
pensiamo ad una cultura ispirata a principi di quel patto condiviso che è la
Costituzione!
Una cultura ricca e aperta che accetta la sfida della complessità e della
multiculturalità e non abbandona le nozioni che, come diceva Antonio Gramsci,
sono il corpo del reale.
Voi avete scelto la scorciatoia dell'imposizione, tutta ideologica da Stato
etico, della morale di una parte e cioè la promozione di una formazione morale
e spirituale come finalità della scuola. Noi la pensiamo diversamente; noi
infatti riteniamo che la scuola pubblica, laica e pluralista, debba formare la
cittadinanza e, nel rispetto dei valori costituzionali sanciti negli articoli 3,
32, 33 e 34 della Costituzione, debba lavorare alla difficile costruzione,
attraverso la cultura e il sapere, di un'etica pubblica condivisa che rispetti
le scelte, le storie e la cultura di ognuna e ognuno (Applausi dei deputati
dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
Chiedo, nuovamente, al Governo perché questi concetti non sono stati inseriti
nel provvedimento in esame e, conseguentemente, perché non accogliete questi
identici emendamenti. Signor ministro, la risposta è semplice: voi volete
demolire il sistema nazionale dell'istruzione! E ciò rappresenta una grave
responsabilità che viola palesemente la Costituzione (Applausi dei deputati
dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Grignaffini 2.174 e Volpini 2.175, non accettati dalla Commissione né
dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 215).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 223).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 398
Astenuti 5
Maggioranza 200
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 221).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 405
Maggioranza 203
Hanno votato sì 183
Hanno votato no 222).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
Nella lettera b) e nella lettera l) del comma 2, vi sono diversi
gravi svarioni culturali che non rendono possibile un confronto culturale con la
maggioranza. Mi riferisco soprattutto alla lettera b).
Il primo svarione riguarda la confusione tra l'orizzonte dei valori morali e il
contenuto normativo dei medesimi che si
La formazione morale viene intesa piuttosto come un contenuto normativo, e lo si
è visto poi nella mozione presentata sull'insegnamento della storia in
Commissione, piuttosto che come un orizzonte, un contenuto con cui è riempire
le teste dei ragazzi piuttosto che un clima, uno stile di tutto il contesto
relazionale-istituzionale della scuola nel pluralismo culturale che le è
garantito costituzionalmente.
Il secondo svarione è l'essersi riferiti ai principi della Costituzione, il cui
inserimento in questa lettera era stato richiesto autorevolmente dal senatore
Monticone al Senato, riducendola ad un «anche», cioè ad una mera aggiunta
alle scelte programmatiche del Governo, nel senso che i contenuti normativi
assegnati ai programmi sono un contesto a cui si aggiunge la Costituzione.
Questo ci sembra un limite gravissimo; è un approccio normativo che ci fa
ritornare pari pari alla scuola gentiliana (non voglio offendere Gentile): la
scuola della professoressa vestale della classe media che pretendeva di
possedere il vero. È una scuola che già mi annoiava nell'infanzia.
Il terzo svarione è un riferimento sic et simpliciter all'appartenenza
alla civiltà europea che poi si collega alla modalità con cui si definisce
l'omogeneità, che è giusta, di un nucleo di riferimento alla cultura nazionale
nei programmi. Ora, il riferimento alla civiltà europea come un unicum
non possiamo intenderlo neanche in senso culturale. Le culture europee sono
plurali, e ce lo ha ricordato circa dieci giorni fa il presidente Chirac, e
speriamo che non vengano omologate nel tritacarne della «mcdonaldizzazione»,
bensì che si estendano al riconoscimento delle differenze culturali; non solo
Dante, Dostoevskij, de Sade, ma anche Montaigne , Mommsem, Maritain, ma anche
Charlotte Brontë, Virginia Woolf, Christa Wolf. Come si fa a parlare di civiltà
europea sic et simpliciter se non evocando il paradigma dello scontro di
civiltà. Qui c'è davvero luna distanza culturale abissale e infatti nei piani
di studio noi sottolineiamo che al nucleo culturale importante dei programmi
nazionali contestualmente ci sia un'attenzione alle culture locali, ma nel
quadro della promozione di uno sviluppo di una cultura europea che non è altro
che il riconoscimento
di queste grandi differenze in questa koinè che stiamo costruendo
anche con la convenzione europea (Applausi dei deputati dei gruppi della
Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Davvero, non capisco il motivo della contrarietà rispetto a questa
formulazione. Ho avuto di modo di leggere il dibatto svoltosi in Commissione.
Si è parlato molto della scuola e del confronto con la scuola europea: perché,
allora, non pensare - certo, quando i ragazzi crescono hanno bisogno di un
rapporto anche con le proprie radici e, sotto questo punto di vista, il
riferimento alla comunità locale è sicuramente importante - che si debbono
formare cittadini che saranno, certamente, cittadini d'Italia - nel testo che
proponete vi è, infatti, il riferimento alla Costituzione - ma anche cittadini
d'Europa e del mondo? Il riferimento alla Carta europea ed alla Dichiarazione
dei diritti dell'uomo, presente nell'emendamento in esame, diviene quindi
opportuno, per consentire di capire, crescere ed essere poi in grado di entrare
in contatto con tutte le realtà del mondo. Questi, infatti, sono i ragazzi che
dobbiamo formare, e risulta pertanto davvero difficile comprendere il motivo per
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Bimbi 2.178, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 218).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sasso 2.179.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha
facoltà.
In modo incomprensibile, la relatrice ha espresso su questo emendamento un
parere negativo; in tal modo si manifesta una notevole chiusura. Forse avrebbe
potuto avere senso esprimere un parere contrario su questi emendamenti se il
testo avesse avuto la possibilità di essere licenziato definitivamente dalla
Camera; dato, però, che il provvedimento dovrà tornare all'esame del Senato -
ciò non solo per ragioni tecniche - ritengo che un diverso atteggiamento su
alcune proposte emendative che manifestano la volontà di dialogare quanto meno
sui valori che devono ispirare la scuola sarebbe sicuramente opportuno.
L'emendamento in questione sostiene che non è più possibile avere una visione
dei diritti e dell'educazione unicamente nazionale: vi è bisogno di una visione
universale dei diritti dell'uomo; vi è bisogno di fare riferimento a
dichiarazioni universali ampiamente accettate da tutti i popoli. Anche ieri è
stato respinto - ciò è davvero assurdo - un emendamento analogo al presente,
nel quale si faceva riferimento alla Carta dei diritti del fanciullo dell'ONU.
Ci chiediamo per quale motivo non fare riferimento ad una carta dei diritti che
è stata recepita anche in Italia con apposita legge; signor ministro, anche
lei, ogni anno, viene in aula per festeggiare, ricordare, celebrare la giornata
internazionale del bambino! Riteniamo che, oltre ai principi della nostra
Costituzione, si debba fare riferimento anche a queste carte! Lo riteniamo del
tutto legittimo perché, in questi atti, si fa riferimento a tutti i diritti del
bambino, in particolare al diritto all'educazione ed all'ascolto, elemento
quest'ultimo fondamentale per stabilire una relazione umana e culturale con gli
allievi. Ripensateci: è poca cosa, ma l'accoglimento di questo emendamento
potrebbe essere un segnale. Mi rivolgo anche e soprattutto alla maggioranza,
ovviamente al relatore ed anche al ministro, che dovrebbe essere sensibile a
queste tematiche.
Vorrei anche dire che il nostro Parlamento ha recepito, con legge propria,
l'impegno sui diritti del fanciullo; pertanto, inserire tali principi
fondamentali in questa legge, che voi state approntando e che sta demolendo il
sistema nazionale, significa anche rispettare il nostro Parlamento.
Signor ministro, le chiedo, intanto, il motivo per cui insiste nel non
rispondere e perché non voglia accogliere questi emendamenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Sasso 2.179, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato sì 178
Hanno votato no 220).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha
facoltà.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Capitelli 2.180, non accettato dalla Commissione né dal
Governo.
Naturalmente, onorevoli colleghi, non vi è solo l'obbligo di non votare per
altri, ma anche quello di votare per sé e non per un collega che è assente.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 395
Votanti 393
Astenuti 2
Maggioranza 197
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 218).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 378
Astenuti 24
Maggioranza 190
Hanno votato sì 130
Hanno votato no 248).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 401
Votanti 359
Astenuti 42
Maggioranza 180
Hanno votato sì 135
Hanno votato no 224).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha
facoltà.
Voi capirete che anche questo è sbagliato in termini culturali ed assolutamente
inopportuno sul piano politico e culturale.
Credo, signor ministro, che esistano le condizioni politiche perché questo
testo venga emendato. Poiché il testo deve tornare al Senato credo sarebbe
sbagliato e regressivo accettare questa formulazione (Applausi dei deputati
del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
Signor ministro, Giovanni Gentile quando fece approvare la sua riforma pensò a
lungo alla questione della formazione spirituale e della formazione religiosa.
La scelta era di attribuire finalità di formazione spirituale ai licei e
finalità di formazione religiosa alla scuola elementare. Tuttavia, ci pensò e
la formazione spirituale non venne inserita in questa maniera così precisa.
D'altra parte, il ministro Gentile, appena approvata la sua riforma, fu rimosso
perché tale riforma non piacque neanche al Governo di allora. Dopo, nel tempo,
diventò la più fascista delle riforme e fu molto amata, ma in quel momento ciò
non avvenne.
L'enunciato come voi l'avete formulato è molto lontano dallo spirito critico
che dovrebbe caratterizzare una scuola moderna, europea, laica e pluralista. La
scuola reale è molto più avanti di questa formulazione: sa che la conoscenza
si acquisisce e si consolida con gli strumenti critici ed interpretativi che
fanno parte di ogni processo di istruzione. Ciò sempre che l'obiettivo sia
quello di formare persone consapevoli ed autonome.
Sostanzialmente, si tratta di una scuola che non costruisce della diversità e
delle differenze l'humus per una cittadinanza democratica ed aperta alla
multiculturalità, ma fa dell'omologazione ad una morale, ad un valore, ad un
sistema etico di parte l'unico obiettivo da perseguire. Tutto ciò,
naturalmente, va a discapito di quel sistema di plurali culture, identità,
percorsi ed arricchimento non solo per il nostro modello di cittadinanza, ma per
il nostro modello di scuola.
Voi volete una scuola adattata al pensiero unico ed alla morale unica, alla
morale di una parte, e che questa venga resa ad esempio per tutto e per tutti.
È uno strappo a quell'idea di pluralità e di laicità, a cui la nostra scuola
dovrebbe richiamarsi, proprio per il delicato e complesso ruolo che attiene alla
formazione di una coscienza critica di identità e di cittadinanza. La vostra
scuola etica e confessionale è la scuola dove cresce il pregiudizio, dove
cresce la discriminazione, dove crescono le diseguaglianze e dove non si
riconosce la ricchezza della pluralità. Contro questa scuola credo sia un
dovere costituzionale battersi (Applausi dei deputati del gruppo di
Rifondazione comunista e del deputato Biondi)!
Chiedo quindi all'onorevole ministro e al relatore di essere loro i protagonisti
e di cancellare il termine «anche». Fate quello che volete per ciò che
riguarda gli emendamenti, ma cancellate un «anche» che è offensivo verso il
patto costituzionale e verso i cittadini... (Applausi dei deputati del gruppo
dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha
facoltà.
Nel merito di questo emendamento, il termine «anche» riferito alla
Costituzione, in realtà vuole essere un riconoscimento dell'importanza della
Costituzione, perché come sapete - questo certo ci distingue rispetto
all'impostazione culturale sicuramente di gran parte della sinistra
(probabilmente non di parte del centro della sinistra) - per noi l'essere umano,
la persona, viene prima dello Stato.
Quindi, l'attenzione alla formazione spirituale e morale della singola persona,
del singolo allievo viene prima e, comunque, all'interno dei principi della
Costituzione.
In buona sostanza, il nostro sforzo è quello di costruire una scuola che,
contrariamente a quanto ci dite da parecchie ore, possa essere per tutti e di
ciascuno. Dunque, una scuola che non escluda, ma dia a ciascuno la possibilità
di trovare il proprio percorso, riscoprendo le radici collettive e personali e
potendo così tendere al cielo che ciascuno di noi ha quale obiettivo (Applausi
dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord
Padania).
Se il riferimento alla Costituzione è un riferimento serio - come noi pensiamo
-, se la Costituzione non viene derubricata, se il riferimento non è ad una
Carta subalterna ai principi che si intendono adottare con questa legge delega,
questa parola dovrebbe essere soppressa.
Signor ministro, nel corso di questi mesi, lei ha parlato molto di un confronto
che su tali temi dovrebbe esservi con il mondo della scuola. Vuole dirci, per
cortesia, una parola su questo tema? Vuole farci sapere la sua opinione circa il
ruolo fondamentale della Costituzione nel nostro paese? Vuole spiegarci quali
sono le ragioni perché la parola «anche» non può essere soppressa (Applausi
dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)?
Ha chiesto di parlare per dichiarazione, a titolo personale, di voto l'onorevole
Carli. Ne ha facoltà.
Devo dire che, alla luce delle parole pronunciate dal collega Palmieri, appare
sempre più impellente l'accoglimento del nostro emendamento. La Carta
costituzionale costituisce la legge fondamentale della nostra convivenza civile,
dalla quale devono discendere le leggi, dunque non costituisce una normativa
subordinata né un fatto aggiuntivo.
Voglio ricordare al signor ministro, che continua ad essere silenziosa, che
l'articolo 34 della Costituzione prevede che la scuola è aperta a tutti.
Quindi, si tratta di una scuola laica ed universalistica, della quale tutti
coloro che si trovano sul territorio nazionale - musulmani, cattolici e soggetti
di razze diverse - hanno il diritto di fruire.
Prego, onorevole Panattoni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione, a titolo personale, di voto l'onorevole
Garagnani. Ne ha facoltà.
Allora, non sono ammissibili questi processi alle intenzioni che non fanno
parte della normale dialettica tra maggioranza e minoranza. Non mi scandalizzo
per questo. Ma quando, deliberatamente, si vuole travisare la realtà,
presentando un quadro istituzionale - in questo caso è un riferimento preciso
alla Costituzione - non rispondente al vero, questa non è più dialettica. Qui
si vuole chiaramente demonizzare, per fini di parte, un procedimento
legislativo, in modo non rispondente alla realtà.
Il rispetto per la Costituzione è intatto da parte nostra. Questa modifica è
stata proposta dalla minoranza in Senato - ripeto: dal senatore Monticone - e
accettata da noi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e Alleanza
nazionale).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Bimbi. Ne ha facoltà.
La Costituzione è il quadro politico di valore in cui i diversi riferimenti
morali e spirituali si incontrano. Pertanto, non dobbiamo dare al senatore
Monticone ciò che non gli compete. Il senatore Monticone ha cercato di
ricordare a voi e al Governo che la Costituzione è il patto fondativo di una
società pluralista (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita,
DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Capitelli 2.183, non accettato dalla Commissione né dal
Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 382
Astenuti 3
Maggioranza 192
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 215).
Chiedo all'onorevole Capitelli se acceda all'invito rivolto dal Governo.
Signor ministro, per quale motivo dovremmo cedere ad una sottolineatura
dell'importanza di questo aspetto, che sparisce totalmente da questa riforma e
viene toccato solamente in termini aleatori, quando non di impostazione
etico-confessionale? A che cosa dovremmo riferirci? Per caso a quelli libretti,
che il Ministero dell'istruzione sta diffondendo nelle scuole italiane, i quali,
circa il rapporto con il tema della sessualità - a cui la scuola dovrebbe
riferirsi nella relazione con gli studenti e le studentesse - fanno riferimento
a valori come quello della castità per quanto riguarda la prevenzione delle
malattie a trasmissione sessuale? Anche in questo caso vi è un'impostazione
etico-confessionale che non solo sottolinea un'idea strategica dell'operato e
della cultura di fondo che sta dietro a questa maggioranza e questa riforma, ma
rappresenta anche un atto irresponsabile nel momento in cui, per imporre una
visione di parte e un monopolio dell'etica, si fa stracci di un'idea pluralista
e laica che attiene - secondo i principi della nostra Costituzione - al ruolo
della scuola.
Si fa stracci anche di una responsabilità collettiva che è in capo allo Stato
su un tema così importante, quale quello della campagna di prevenzione delle
malattie di trasmissione sessuale, in merito al quale voi anteponete i vostri
valori etici, addirittura anche con riferimento ai temi della riduzione del
danno e della prevenzione. Non si può fare confusione su
Ministro, onorevole sottosegretario, non ci fidiamo assolutamente dei vostri
dettami e delle vostre ricette etiche che, anche sul piano dell'identità
sessuale, aprono un vulnus pericoloso rispetto ai nostri principi
costituzionali. Su tale questione continueremo ad anteporre al vostro modello
etico un'idea di società laica, plurale e responsabile.
Se ci spiegasse le ragioni per cui ritiene che sia migliore l'ipotesi della
presentazione di un ordine del giorno, le saremmo molto grati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Alberta De Simone 2.7, non accettato dalla Commissione né dal
Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 376
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 208).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 374
Maggioranza 188
Hanno votato sì 164
Hanno votato no 210).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha
facoltà.
A nostro giudizio, la delega Moratti è una riforma di cartapesta che non ha
risorse finanziarie, che non innova, introducendo fattori che ampliano, invece
di ridurle, le già gravi disuguaglianze. Noi socialisti dello SDI - questo è
il senso del primo emendamento - ci muoviamo, infatti, in direzione
dell'affermazione dei principi di universalità, di laicità, di uguaglianza e
di unitarietà che devono presiedere
La proposta che presentiamo vuole essere il coronamento ed il compimento
dell'istituzione della scuola media unica, vera grande riforma introdotta nel
nostro paese da un grande riformista socialista, come fu Tristano Codignola,
affiancato da grandi pedagogisti come Aldo Visalberghi e Maria Cordacosta.
La nostra impostazione è rivolta - questo è il senso dell'emendamento che
presentiamo -, ad assicurare a tutti il diritto ad una istruzione uguale per
tutti, per almeno dieci anni, nonché il diritto alla formazione sino al
conseguimento di una qualifica per almeno altri tre anni. Desidero ricordare che
nella scorsa legislatura, con la legge 20 gennaio 1999, n. 9, su impulso
dell'onorevole Berlinguer, fu stabilito, proprio nell'articolo 1, al primo
comma, che a decorrere dall'anno scolastico 1999-2000 l'obbligo di istruzione è
elevato da otto a dieci anni.
Questo orientamento, come voi sapete, in questa legge si diceva in sede di prima
applicazione, sino all'approvazione di un generale riordino del sistema
scolastico e formativo, l'obbligo di istruzione ha durata novennale. Sappiamo
che quando è stata adottata la legge 10 febbraio 2000, n. 30 non si è arrivati
a dieci anni, ma a nove.
Noi riprendiamo invece la tesi dei dieci anni: una formazione di dieci anni e
obbligatoria e un diritto alla formazione professionale per altri tre anni.
Questo è il senso del nostro emendamento: il primo emendamento, come poi
spiegherò successivamente nella discussione in Aula, che cerca di determinare
una nuova architettura del sistema di istruzione italiano (Applausi dei
deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Villetti 2.184, non accettato dalla Commissione né dal
Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 367
Astenuti 6
Maggioranza 184
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 206).
Peraltro, avevo già richiamato i contenuti normativi di questi emendamenti che
l'opposizione propone nella mia replica in sede di dibattito sulle linee
generali. Per questo motivo, - rispondo anche a quanto mi era stato chiesto con
riferimento ad un altro ordine del giorno -, avevo chiesto di ritirarlo come
emendamento e di trasfondere il contenuto, per l'approvazione, in un ordine del
giorno.
ANTONIO RUSCONI. Dal momento che ciò
avverrà, ovvero si tornerà al esame del Senato in tempi brevi, noi pensiamo
che, magari riformulati dal ministro, questi nostri emendamenti possono essere
accolti.
Vorrei intervenire, per guadagnare tempo, non soltanto sull'emendamento 2.187,
ma anche sugli emendamenti Colasio 2.185 e 2. 189 dal momento che mi sembrano
insistere sulla medesima tematica valoriale: l'attenzione ai più deboli e la
volontà di agevolare l'integrazione di soggetti in difficoltà e disabili nelle
condizioni migliori, in primo luogo per i ragazzi stessi, ma anche per i docenti
e le famiglie.
Non dimentichiamo l'insegnamento di Don Milani che ci ammoniva che nulla è più
ingiusto che fare parti eguali fra diseguali. Ho ritrovato tali argomenti anche
nel documento Bertagna e me ne felicito.
Se davvero crediamo alla piena realizzazione di ogni persona riprendiamo
l'articolo 1 di questo disegno di legge e leggiamolo insieme laddove parla di
rispetto dei ritmi dell'età evolutiva, delle differenze e dell'identità di
ciascuno.
Durante la discussione sulle linee generali, ricordavo, non in modo retorico, il
bel libro di Giuseppe Pontiggia, Nati due volte, che è dedicato ai
disabili che lottano non per diventare normali, ma per diventare se stessi.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'emendamento 2.188 se accolgano l'invito al ritiro.
ALBA SASSO. No, signor Presidente. Anch'io,
come il collega Rusconi, non ritengo di dover ritirare il mio emendamento 2.188
e vorrei rispondere al ministro. Lei ha motivato il suo invito al ritiro dicendo
che la questione dell'attivazione di una formazione specifica degli insegnanti
per i soggetti con disturbi specifici di apprendimento fa parte delle norme
secondarie e, quindi, può essere rimandata ad una successiva decretazione.
Però qui noi stiamo parlando di criteri e siccome al punto c) si parla
anche di norme per l'integrazione dei soggetti portatori di handicap o, come si
dice adesso, dei soggetti diversamente abili, io non vedo la ragione per cui non
debba esservi un richiamo alla questione del pieno successo formativo delle
persone con disturbi specifici di apprendimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.
AUGUSTO BATTAGLIA. Signor
Presidente, signor ministro, ormai da circa trent'anni, nella scuola italiana,
il principio dell'integrazione scolastica di tutti gli alunni con disturbi di
apprendimento e con difficoltà di varia natura è un principio saldamente
affermato. PRESIDENTE. Prendo atto che anche
l'onorevole Detomas insiste per la votazione del suo emendamento 2.77. Passiamo
ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Prendo atto che l'onorevole Ranieli non è riuscito ad esprimere il proprio
voto. PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, già
gli onorevoli Battaglia e Sasso hanno evidenziato come il principio
dell'integrazione scolastica degli alunni disabili sia ampiamente affermato
nella scuola. È vero. Non sono preoccupata che tale principio che mi sembra
saldo non venga ribadito. Il punto vero è che, perché l'integrazione
scolastica possa essere reale integrazione, ci devono essere le risorse
necessarie. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.
AUGUSTO BATTAGLIA. Signor
Presidente, intervengo soltanto per dire ai rappresentanti del Governo che noi
insistiamo sugli emendamenti alla nostra attenzione perché dalle scuole
arrivano segnali, in tema di integrazione, di un ritorno indietro. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Mi dispiace se qualche collega non sia riuscito a votare. Io che posso farci?
Non è colpa mia. PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale,
mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rizzo 2.79 e
Colasio 2.189, non accettati dalla Commissione né dal Governo. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Grignaffini 2.190, non accettato dalla Commissione né dal
Governo. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Rusconi 2.191, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Rizzo 2.83, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Dichiaro chiusa la votazione. Prendo atto che l'onorevole Fanfani non è riuscito a votare. ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente,
questa illustrazione ci è sembrata un'opzione più completa e più ricca che
respinge l'idea di un sistema dei licei di serie A ed uno di istruzione e
formazione professionale di serie B. Infatti, come ha detto anche
nell'introduzione l'onorevole Colasio, noi non siamo contrari al sistema a
doppia canalizzazione, di fatto, però, se non sarà costituito un canale
professionale forte realmente competitivo avverrà il passaggio in massa al
canale dell'istruzione, dei licei. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Dichiaro chiusa la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Grignaffini 2.194, non accettato dalla Commissione né dal
Governo. Dichiaro chiusa la votazione. Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 2.195. PIERA CAPITELLI. Signor Presidente,
chiedo un po' di attenzione perché, pur avendone parlato molto in discussione
generale, non abbiamo ancora espresso abbastanza le ragioni di merito della
nostra contrarietà all'articolo 2. Noi siamo costretti a richiamare con questo
emendamento la legge n.30, non perché noi riteniamo intoccabile questa legge,
ma perché avremmo voluto che essa fosse applicata, fosse monitorata e se ne
verificassero i risultati. Questo non è accaduto e, comunque, non è per questo
che noi siamo contrari a tutto questo articolo 2, ma perché esso non riesce a
dare alla scuola, a nostro avviso, un nuovo impianto di sistema di istruzione e
formazione adeguato a far fronte ai bisogni della scuola di oggi e alla sfida
della società della conoscenza. RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare
sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Presidente, vorrei
chiederle che fare una verifica delle tessere di voto.
PRESIDENTE. Mi pare sia cosa buona e
giusta. Colleghi, non vi arrabbiate, state tranquilli.
Dichiaro chiusa la votazione. RENZO INNOCENTI. Presidente, per
favore (Commenti di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Colleghi, cerchiamo di non
rumoreggiare, non serve a niente; sembra che siamo deputati da un giorno, su! Un
pochino di calma. Si fa prima. ALBA SASSO. Signor Presidente, su questi
emendamenti voglio parlare a titolo personale. Essi rappresentano un
arricchimento della lettera d): laddove si definisce l'articolazione del
sistema educativo di istruzione e di formazione proponiamo infatti di aggiungere
anche il sistema della formazione continua lungo l'arco della vita. RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare
sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente,
le ultime votazioni hanno evidenziato una situazione nella quale è possibile
constatare un grande senso di responsabilità da parte di tutti per consentire
un prosieguo abbastanza ordinato dei nostri lavori. Questa mattina si è avuto
un confronto aspro durante PRESIDENTE. I fatti politici non sono mai
fatti di principio, se non sulla base delle condizioni nelle quali il singolo
manifesta il proprio atteggiamento.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, rispondo al
collega del gruppo dei Democratici di sinistra dicendo che minacciare di
abbandonare l'aula, facendo venir meno il numero legale, è naturalmente una
pratica di opposizione ostruzionistica legittima, alla quale si è ricorsi anche
nella passata legislatura. In questo caso, in queste settimane, credo però che
tale pratica stia servendo anche a nascondere le difficoltà dell'opposizione. PIETRO FOLENA. Allora, stai in aula!
RENZO INNOCENTI. Allora, votala! Ve
la sostenete questa legge!
ELIO VITO. ...ed il voto espresso su alcuni
emendamenti lo testimonia (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia,
di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania). Questa è la realtà!
Siete costretti a ricorrere all'arma desueta (questo dimostra come siete
opposizione dura e pura) di abbandonare l'aula e di far mancare il numero legale
al primo voto, nella mattina del giovedì, ed all'ultimo voto delle ore 13.
GIOVANNA MELANDRI. Buffone!
ELIO VITO. Signor Presidente, mi rivolgo
anche ai colleghi della maggioranza: se fossimo di fronte ad un atteggiamento
dell'opposizione che presenta proposte alternative unitarie e credibili...
GIORGIO PANATTONI. Vi è un ordine
del giorno!
ELIO VITO. ...si dovrebbe anche apprezzare
l'atteggiamento del ministro e del Governo. In quest'aula il ministro ha
replicato alle 21 e la discussione sulle linee generali è andata RENZO INNOCENTI. Roba da matti!
ELIO VITO. Infatti, se aveste voluto ciò,
avreste presentato un ordine del giorno e quegli argomenti sarebbero stati
adottati nella fonte propria, nei decreti di attuazione (Applausi dei
deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei
democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega nord Padania).
Questa disponibilità e cortesia del ministro Moratti, voi la prendete come
pretesto per dire che siamo indisponibili e che siete costretti ad abbandonare
l'aula.
GIOVANNI CARBONELLA. Tu fai
Governo, opposizione, maggioranza! Fai tutto!
ELIO VITO. Allora signor Presidente è
chiaro che non possiamo proseguire in un atteggiamento con il quale accogliamo
le richieste dell'opposizione di attendere il parere della Commissione bilancio,
accogliamo la richiesta del presidente Castagnetti di non votare né il martedì
mattina né il martedì notte perché deve riunire il gruppo, accogliamo la
richiesta del presidente Violante di iniziare a votare il martedì alle 16,
accogliamo la richiesta di sospendere le votazioni in aula il mercoledì perché
si deve svolgere il dibattito sulla situazione internazionale ed essere poi così
ricambiati dall'opposizione (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici
di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
RENZO INNOCENTI. Non avete il numero
legale!
GIOVANNA MELANDRI. Calmati!
ELIO VITO. Ai colleghi e ai gruppi di
maggioranza dico anche, però, che, visto che questo è il clima dei rapporti
parlamentari, considerata l'indisponibilità e la mancanza di correttezza non
del Governo e della maggioranza....
PIETRO FOLENA. Siete in 190!
ELIO VITO. ..ma di un'opposizione che non
sa presentarsi con una sua proposta alternativa sui grandi temi che richiamiamo (Vivi
commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della
Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani), occorrerà anche
assumere in via ordinaria la prassi di ciò che già prevede il nostro ordine
del giorno. Se voteremo oggi pomeriggio, come previsto per la seduta pomeridiana
del giovedì....
MARCELLA LUCIDI. Votatela!
ELENA MONTECCHI. Fatelo, allora!
ELIO VITO. ... l'esame del provvedimento
oggi pomeriggio verrà concluso, perché i tempi sono contingentati.
Naturalmente, il fatto di votare il giovedì pomeriggio fino alle 18 sarebbe
vissuto dall'opposizione come un affronto al Parlamento. ELENA MONTECCHI. Calmati, Vito, ti
sono saltati i nervi!
ELIO VITO. Dopodiché, come maggioranza e
come Governo, se saremo costretti ad andare avanti con le nostre forze ed i
nostri numeri, dimostreremo che queste forze e questi numeri ci sono e
consentiranno l'approvazione in tempi rapidi delle leggi che riteniamo
prioritarie (Applausi dei deputati dei LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare
sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente,
abbiamo ascoltato con interesse la lezioncina dell'onorevole Vito (Commenti
dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)... Scusate
colleghi, i rapporti esistenti tra l'onorevole Vito e me sono tali da
consentirmi di usare questo termine. LUCIANO VIOLANTE. Colleghi, non fate
i cretini, vi prego... (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di
Alleanza nazionale)...
TOMMASO FOTI. Chi sei? Vattene fuori!
Chiedi scusa!
LUCIANO VIOLANTE. Sto ponendo una
questione che riguarda il futuro del provvedimento...
PRESIDENTE. Però, non generalizzi.
LUCIANO VIOLANTE. Ha ragione,
Presidente, chiedo scusa e ritiro il «cretini». ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare
sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Boccia, con
la nota sintesi.
ANTONIO BOCCIA. Grazie Presidente,
anche per il «nota». Desidero molto serenamente in primo luogo ringraziare il
ministro Moratti. Secondo una consuetudine alla quale ci siamo abituati, ahimè,
il Governo quasi mai è presente in aula e quindi (una volta che c'è) desidero
dare atto al ministro di PRESIDENTE. Onorevoli colleghi,
l'onorevole Boccia ha ragione; sta parlando (Applausi dei deputati del gruppo
della Margherita, DL-l'Ulivo).
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Non
avete problemi, vero?
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, se
c'è una volontà di accogliere qualche nostro emendamento per trasformare «l'ordine
del giorno» in un legge, io mi fermo ben volentieri e dichiaro anche la
disponibilità del nostro gruppo ad andare avanti. PRESIDENTE. Onorevole Adornato, torni al
suo banco, in qualità di presidente della Commissione dia il buon esempio! ANTONIO BOCCIA. Presidente, le chiedo
ancora un attimo, in quanto si è aperta una questione...
PRESIDENTE. Ora bisognerebbe chiuderla!
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, se
lei è dell'opinione di chiudere la questione, io termino il mio intervento, in
quanto ciò è quello che vogliamo!
PRESIDENTE. Il termine «chiusura» si
riferiva al tempo a disposizione per l'illustrazione, poi può darsi che sia
prodromico anche di altre iniziative.
ANTONIO BOCCIA. Allora, Presidente,
siccome comincio a conoscerla, penso vi sia un'intesa in questo senso.
PRESIDENTE. No, c'è una sua legittima
aspettativa, non mia!
ANTONIO BOCCIA. Presidente, non è
nemmeno giusto - anzi, ritengo sia un tantino provocatorio - che un autorevole
capogruppo della maggioranza, della Casa delle libertà, scarichi le sue
difficoltà sul fatto che l'opposizione non ha una posizione unitaria (Applausi
dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di
sinistra-l'Ulivo). PRESIDENTE. Questa è una sua legittima
suspicione!
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ADORNATO, Presidente
della VII Commissione. Signor Presidente, in realtà avevo chiesto di
parlare in ROBERTO GIACHETTI. Provaci!
DOMENICO VOLPINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Volpini, ma hanno già
parlato due deputati del suo gruppo! Non credo che su questi elementi vi sia
un'ulteriore necessità di approfondimento. Guida
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Signor ministro, lei sabato sarà a Bari e domani, proprio in quella città, si
aprirà un grande convegno dedicato all'anno dei disabili. Noi abbiamo voluto
presentare questo emendamento e avremmo voluto che in Commissione venisse
approvato, senza rimandare la questione ad un ordine del giorno, perché noi,
durante le audizioni in Commissione, abbiamo ascoltato i soggetti che sono stati
invitati e, tra di essi, vi sono state le famiglie dei bambini affetti da
dislessia e da disturbi di apprendimento che ci hanno chiesto di inserire questa
norma, in maniera specifica, tra i criteri ispiratori dei decreti delegati.
Perché non vogliamo ascoltare le esigenze dei genitori?
Voi parlate sempre di famiglia, di diritti della famiglia: diamo ascolto ai
bisogni e alle esigenze delle famiglie! Noi vi chiediamo di accogliere questo
emendamento; non chiedeteci di trasfonderne il contenuto in un ordine del
giorno!
Per quale ragione tutto quello che appare di buonsenso, che appare
condivisibile, che sembra essere la risposta ad una richiesta che viene dai
soggetti interessati, dalle famiglie, dagli studenti, non volete accettarlo? In
Commissione ci avete detto: il testo è blindato; adesso, che deve tornare al
Senato, vi chiediamo un impegno, vi chiediamo un atto di buona volontà:
accogliete questo emendamento, perché è un emendamento importante!
Lei, ministro, sa bene quanto siano aumentati nella nostra scuola i disturbi
dell'apprendimento e come tocchino tante bambine e tanti bambini. Gli insegnanti
hanno anche la capacità di riconoscere questi disturbi, ma non sempre hanno
tutti gli strumenti e le risorse per poterli affrontare. Lei sa bene che questi
disturbi, se presi per tempo, si possono curare (Applausi dei deputati del
gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
Penso, anzi, che sia una delle caratteristiche più importanti della nostra
scuola ed un modello al quale si ispirano anche sistemi scolastici di altri
paesi europei che, negli anni precedenti, avevano, invece, strutturato un
sistema di educazione speciale per chi aveva più difficoltà degli altri. Oggi,
quei paesi si misurano anche con la nostra esperienza e, alla luce della nostra
esperienza, modificano anche il loro sistema formativo.
Credo che accogliere l'emendamento al nostro esame significherebbe, da parte del
Governo, fare una dichiarazione esplicita della volontà di proseguire questa
importante esperienza e di non venir meno ad un obiettivo che ha qualificato e
migliorato la scuola italiana per tutti e non soltanto per i disabili. Lo dico
anche in relazione alla conferenza di domani. Mi lasci dire, signor Presidente,
che è veramente scandaloso che il Governo promuova una conferenza nazionale
sull'handicap senza offrire alcuna possibilità di intervento al
Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di
sinistra-l'Ulivo )! Sarà una passerella di ministri e questo non è mai
avvenuto nelle altre conferenze, né sull'handicap né sulla droga,
quando al Governo c'era il centrosinistra! Si è sempre dato spazio alle
opposizioni! Questa volta il Governo non dà voce né la possibilità di
esprimersi ad una parte importante del Parlamento (Applausi dei deputati del
gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, gli identici
emendamenti in Detomas 2.77, Volpini 2.187 e Sasso 2.188, non accettati dalla
Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 377
Astenuti 2
Maggioranza 189
Hanno votato
sì 170
Hanno votato no 207).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Colasio 2.185 e Capitelli
2.186.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha
facoltà.
L'integrazione scolastica dei disabili, invece, conosce un periodo di grave
difficoltà perché il progressivo depauperamento delle risorse complessive
della scuola non gioca certo a favore di quell'insegnamento individualizzato
(uso il termine «individualizzato» e non «personalizzato») necessario per
gli alunni disabili, così come non gioca a favore della loro integrazione il
fatto che sia ammessa la costituzione di classi molto numerose (oggi, i disabili
anche gravi possano essere inseriti in classi con più di 20 alunni). Sono
previste quindi meno risorse. È un periodo difficile considerato anche fatto
che la richiesta di inserimento e di integrazione degli alunni disabili nella
scuola è in aumento, non solo e non tanto, come ha sostenuto l'onorevole Aprea,
perché ci sarebbe una certa leggerezza ed elasticità nel rilasciare
certificazioni diagnostiche, ma anche e soprattutto perché l'elevazione
dell'obbligo scolastico ho portato ad un successo: i disabili frequentano anche
le scuole superiori. Questo è un elemento che, nell'ambito dei dati statistici
del Ministero, non viene considerato e che noi invitiamo a considerare.
Un elemento che ci preoccupa è il tentativo, anche se parzialmente sventato,
operato in sede di esame della legge
Di ciò noi prendiamo atto, però, non ci basta; noi chiediamo, infatti, che
siano approvati gli emendamenti alla nostra attenzione. Non è vero - e con ciò
prevengo alcune obiezioni - che l'approvazione di questi emendamenti
introdurrebbe l'automatismo, sebbene sarebbe meglio un automatismo in senso
garantista piuttosto che uno, come accade adesso, dove le indicazioni, piuttosto
elastiche, vengono interpretate dai dirigenti sempre nella misura peggiore, vale
a dire, come taglio delle risorse anziché come assegnazione di maggiori
risorse.
Riteniamo, inoltre, che debba essere avviata una seria riflessione
sull'integrazione dei disabili a partire dallo svolgimento di un'indagine
conoscitiva, che veda coinvolta la VII Commissione, e dal ripristino delle
attività svolte dall'osservatorio costituito presso il ministero. Quest'ultima
è una richiesta che le associazioni dei familiari rivolgono almeno da 2 anni;
fra l'altro, queste associazioni si stanno organizzando da sole costituendo dei
loro osservatori. Noi collaboreremo con questi osservatori ma vorremmo,
tuttavia, essere coinvolti anche nell'ambito di una corretta azione
istituzionale.
Oggi l'integrazione è più difficile a seguito delle scelte effettuate dal
Governo. Al riguardo fornisco un solo dato. Nell'anno scolastico 2001-2002, a
fronte di un aumento dei disabili di circa diecimila unità, gli insegnanti di
sostegno sono diminuiti in misura pari a 3234 unità. Se questi sono i dati
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Colasio 2.185 e Capitelli 2.186, non accettati dalla Commissione né
dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 343
Votanti 342
Astenuti 1
Maggioranza 172
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 187).
Prendo atto che i deputati Falanga e Strano non sono riusciti ad esprimere il
proprio voto e che avrebbero voluto esprimerne uno contrario.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 390
Maggioranza 196
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 216).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 391
Votanti 389
Astenuti 2
Maggioranza 195
Hanno votato sì 171
Hanno votato no 218).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 366
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 204).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 390
Maggioranza 196
Hanno votato sì 171
Hanno votato no 219).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 2.193.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha
facoltà.
Dovrebbe altresì far riflettere la maggioranza il fatto che da quando si parla
di questo argomento aumentano sempre più le domande di trasferimento dagli
IPSIA - e questi sono dati ufficiali - agli altri istituti superiori. Dunque,
questa che
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Colasio 2.193, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 374
Astenuti 5
Maggioranza 188
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 208).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 368
Astenuti 6
Maggioranza 185
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 205).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha
facoltà.
Vorrei ricordare alcune cose. Con questa legge, in particolare con questo
articolo 2, si elimina il principio dell'obbligo scolastico sostituendolo con il
concetto di diritto-dovere dunque, costituendo, di fatto, un disimpegno della
Repubblica nei confronti delle nuove generazioni. La durata dell'obbligo
scolastico viene portata nuovamente al termine della scuola media, riducendola
di un anno; non si affronta il problema della dispersione scolastica e,
soprattutto, degli insoddisfacenti livelli di apprendimento concentrati,
principalmente, nella fascia di età preadolescenziale. Non solo l'unitarietà
del percorso di base non è prevista... (Una voce: basta, smetti).
No, vado avanti. Non è nemmeno assicurata la continuità tra i diversi ordini
di scuola e, in particolare, tra scuola elementare e scuola media; non vi è - e
qui vorrei che l'onorevole Aprea e il ministro mi ascoltassero - la certezza
dell'istituzione generalizzata di istituti comprensivi nei quali, più
agilmente, si potrebbero progettare e realizzare percorsi curriculari
verticalizzati. Se volete far fronte a questa carenza con un ordine del giorno!
Noi crediamo che, almeno su questo punto, si potrebbe accogliere un nostro
emendamento successivo che propone la generalizzazione degli istituti
comprensivi. Speriamo che nel corso di questo dibattito si diventi un po' meno
sordi.
Non si tiene conto, in nessun punto delle innovazioni prodotte in Italia dalle
sperimentazioni; si limita l'autonomia delle istituzioni scolastiche sottraendo
loro una quota di curricolo. Ancora, su un piano più pedagogico, non viene
valorizzata la scuola media come scuola dell'orientamento, tornando, così,
indietro di anni. Viene messo in discussione l'impianto organizzativo della
scuola elementare con conseguenze sul piano pedagogico e didattico senza tener
conto che la verifica parlamentare sull'applicazione della legge nuova sulla
scuola elementare, la legge n. 148, aveva espresso pareri lusinghieri
sull'efficacia di questa riforma, purché, però, si rendesse più flessibile
l'organizzazione del team docente, utilizzando lo strumento dell'autonomia
didattica delle scuole.
Inoltre, non c'è ombra di riflessione sul sistema dei saperi così come sulla
necessità di una maggiore partecipazione delle famiglie del territorio alla
scuola. Si introduce, poi, un anticipazionismo che mette in discussione la
stessa scuola dell'infanzia e nuoce alla scuola elementare.
Torneremo su questo punto; abbiamo presentato alcuni emendamenti finalizzati
proprio evitare il caos che prevediamo si creerà all'inizio dell'anno
scolastico e che si sta già creando con le iscrizioni (Applausi dei deputati
dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
Chiedo ai deputati segretari di procedere alla verifica delle tessere.
(I deputati segretari ottemperano alla richiesta del Presidente).
(Una voce: apri!)
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Capitelli 2.195, non accettato dalla Commissione né dal
Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 369
Astenuti 6
Maggioranza 185
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 197).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Capitelli 2.196 e Carra
2.197.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Sasso. Ne ha facoltà.
Signor ministro, nella sua replica dopo la conclusione della discussione sulle
linee generali ha fatto un'affermazione che condivido pienamente: lei ha detto
che dobbiamo smettere di pensare che ci sia un tempo della scuola ed un tempo
del lavoro e che questi due momenti devono essere fortemente integrati. Vi
domandiamo, allora, per quale motivo non inserire, tra i principi ispiratori che
informeranno il sistema dell'istruzione, anche il tema dell'educazione degli
adulti, il tema dell'educazione permanente, la necessità di tornare più volte
a scuola nel corso della vita per acquisire nuovi apprendimenti e nuova cultura.
Credo che questa sia un'esigenza di tutti.
Signor ministro, lei ha fatto delle affermazioni: le chiediamo di far seguire
alle parole i fatti e di inserire tra i principi ed i criteri ispiratori quanto
poc'anzi detto. Le chiediamo, inoltre, di non tagliare i fondi per l'educazione
permanente e per i relativi centri di formazione: questi, in molti comuni,
stanno chiudendo, perché a tali enti locali sono stati tagliati i fondi. Lei sa
bene quanta importanza e quanto valore deve essere attribuito a questi centri e
quanta richiesta - veramente enorme - provenga da parte della popolazione.
Vorrei aggiungere alcune osservazioni sul funzionamento dei lavori
dell'Assemblea: onorevoli colleghi, stiamo esaminando un provvedimento
importante, riconosciuto come tale da chi lo condivide (maggioranza e Governo) e
da chi non lo
L'Ulivo è così deciso nel contrastare questa legge, che al proprio interno non
ha trovato neanche la forza e l'unità di presentare un testo unitario (Applausi
dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania)!
Nella passata legislatura abbiamo costruito il programma di Governo
predisponendo relazioni di minoranza unitarie sul tema della scuola - gli
onorevoli Napoli ed Aprea lo ricorderanno - del polo e poi della Casa delle
libertà. Voi anche su questo tema non avete una proposta alternativa credibile,
né come Ulivo né come Ulivo unito a Rifondazione comunista...
Oggi il ministro Moratti, non per disprezzo dell'opposizione, ma per una ragione
di merito coerente e puntuale - che voi sapete essere tale - ha affermato che
alcune norme specifiche non appartengono alla fonte primaria della legge, bensì
piuttosto alla fonte regolamentare e si è impegnata ad inserirle nella fonte
regolamentare, se voi aveste avuto l'umiltà di proporlo in un ordine del
giorno. Evidentemente, quegli argomenti per voi sono strumentali e
pretestuosi...
Allora, signor Presidente, poiché non è possibile trovare punti di incontro,
di mediazione e di rispetto istituzionale, sulla base di ciò che è stato
scritto nel nostro regolamento dal Presidente Violante, ossia che la
responsabilità della partecipazione alle sedute è di tutti gruppi di
maggioranza e di opposizione, e poiché si cercano pretesti per abbandonare
l'aula in mancanza di ragioni politiche per opporsi alle nostre proposte, si
potrà anche sospendere per un tempo ragionevole questa seduta.
Il punto, colleghi, è che voi non siete in numero legale, avete una legge senza
copertura e che non prevede i principi a cui le regioni devono adattarsi. Questa
delega è un cane morto, non esiste, è una promessa che non sarà mai
realizzata (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di
sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo - Commenti dei deputati del
gruppo di Forza Italia)! È chiaro questo?
Onorevole Vito, ogni gruppo si comporta come ritiene. Noi riteniamo sia
opportuna una battaglia sugli emendamenti che abbiamo proposto e che voi
respingete. Avete rifiutato qualunque possibilità di dialogo con l'opposizione:
questo è il punto reale.
Onorevole ministro, non ho avuto la possibilità di ascoltarla, ma ho letto il
suo intervento e la ringrazio per l'ampiezza con la quale ha trattato il tema in
esame. Tuttavia, credo che un tema come quello della scuola, che riveste
l'importanza che sappiamo non solo per il programma della maggioranza, ma anche
per il paese, non possa essere deciso e deliberato in assenza di un confronto
con l'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
Sappiamo che questo testo deve tornare al Senato perché, come avevamo
annunciato, è privo di copertura e deve essere corretto. La maggioranza deve
stare alla condizione posta dalla Commissione bilancio che indica in che modo
devono essere fatte le coperture.
Dunque, visto che il provvedimento deve tornare al Senato, non capisco per quale
motivo, signor ministro, non sia
È possibile che tutte le posizioni espresse dall'opposizione siano da
respingere?
Però, vi prego di non ripetere quel tipo di comportamento, perché sto
svolgendo un ragionamento che ha riguardato voi nella scorsa legislatura,
riguarda noi in questa e può darsi che riguardi voi nella prossima. Quindi,
stiamo attenti (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)...
Sono lieto delle vostre certezze.
Mi rivolgo al ministro: ora sospenderemo i lavori perché così ha chiesto il
capogruppo del maggior gruppo di maggioranza che non è in grado di garantire il
numero legale, come sappiamo. Se davvero la maggioranza sostenesse questo
provvedimento sarebbe in questa sede a votarlo e vi sarebbe stata anche
stamattina (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di
sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo). Non c'è perché sappiamo
che esistono dissensi profondi. Dunque, visto che dobbiamo riprendere i lavori martedì pregherei il ministro di
riflettere sulla possibilità di esaminare con attenzione le nostre proposte e
vedere in che termini si possa aprire, in quest'aula, un confronto fra
maggioranza ed opposizione. Ripeto, signor ministro, non è possibile che tutte
le proposte siano da respingere. Abbiamo idee diverse sulla scuola, questo lo
sappiamo. Tuttavia, che nessuna delle proposte meriti una valutazione attenta e
positiva mi sembra davvero impossibile.
Ministro, come lei sa, questa legge è del tutto incostituzionale perché non
contiene i principi fondamentali e non vi è alcuna distinzione tra principi
fondamentali e norme generali. Le regioni non sapranno come fare ed i nostri
sono suggerimenti per la funzionalità del sistema. Dunque, signor Presidente,
in primo luogo invito la maggioranza ad essere in aula per difendere questo
testo, se ci tiene. In secondo luogo, invito il ministro a considerare con
maggiore attenzione le questioni da noi poste. In terzo luogo, se volete un
rapporto costruttivo con l'opposizione, come si dice tante volte, è necessario
ascoltare le ragioni dell'opposizione.
Se volete svolgere un lavoro soltanto con i numeri, il Parlamento non funziona
più. Poiché vogliamo che il Parlamento funzioni, dato che è questa la sede in
cui l'opposizione lavora, l'invito che rivolgiamo è quello di rivedere la
posizione che avete tenuto finora e vedere in che termini si possa avere un
rapporto più positivo con l'opposizione. Questo non potrà che agevolare il
corso del provvedimento, altrimenti, signor Presidente, il provvedimento non avrà
un corso facile in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi dei
Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti
italiani).
Signor ministro, trattandosi di un disegno di legge delega è evidente che il
senso istituzionale della delega è proprio quello di dare un indirizzo
legislativo al Governo per porre in essere delle norme. Quindi la differenza tra
ordine del giorno e legge di delega è francamente molto sottile. Pertanto il
ministro meglio avrebbe fatto, se aveva l'intenzione di accettare gli ordini del
giorno, di far ricomprendere gli emendamenti che abbiamo presentato direttamente
nella norma di delega. Lei invece, signor ministro, non l'ha fatto - questo
vorrei dirlo a lei e anche al collega Vito, che è noto come provocatore e che
quindi va preso anche un po' «con le pinze» - perché questo provvedimento che
lei e che la maggioranza ci state facendo approvare è di per sé un ordine del
giorno! Noi stiamo approvando un ordine del giorno, cioè stiamo facendo un atto
che non ha alcun effetto giuridico. Stiamo infatti stabilendo di fare un ordine
del giorno condizionato a successive leggi con le quali si prevederanno gli
oneri necessari per realizzare la riforma e quindi solo allora potranno essere
approvati i decreti delegati. Quindi si capisce perché lei insiste nel
chiederci di ritirare gli emendamenti e di trasfonderne il contenuto in ordini
del giorno, perché tanto il provvedimento al nostro esame è per intero solo e
soltanto un ordine del giorno.
Da questo punto di vista si spiega ancora di più perché la nostra opposizione
è dura e un tantino ostruzionistica. Noi, Presidente, abbiamo cominciato col
sottoporre all'attenzione dell'Assemblea due questioni pregiudiziali di
costituzionalità (e ieri mattina una questione sospensiva), perché quello era
un modo serio per l'opposizione non solo per dissentire totalmente dai contenuti
- come egregiamente hanno fatto i colleghi Colasio, Rusconi, Bimbi, Carra,
Squeglia già in sede di discussione sulle linee generali -, ma anche per
sollevare una
questione di metodo, di procedure e di rispetto della Costituzione e della
legge n. 468. Abbiamo cioè evidenziato come non vi fossero le condizioni di
procedibilità di questo provvedimento. Ecco perché noi abbiamo ora un
atteggiamento molto forte.
Capisco le provocazioni del collega Vito, dato che stamattina ha dovuto accusare
un colpo, pur avendo cento voti di vantaggio rispetto all'opposizione e quindi
pur avendo i numeri in stragrande quantità per andare avanti. Presidente, dato
che vedo una riunione di maggioranza attorno al ministro, se è per accogliere
qualche nostra osservazione, io ben volentieri mi fermo.
Il problema è che non arrivano segnali di questo genere.
Presidente, capisco il collega Vito che, nonostante una grande maggioranza, ha
subìto una battuta d'arresto non riuscendo a garantire il numero legale e si sa
che ciò per un capogruppo non è un punto di grande prestigio.
Presidente, il ministro è ancora distratto!
Prego, onorevole Boccia, anche se il tempo a sua disposizione sarebbe terminato!
Noi abbiamo presentato questioni pregiudiziali, abbiamo presentato emendamenti,
nonostante ci trovassimo di fronte ad un «ordine del giorno» che non è una
riforma, ma una legge di delega anticostituzionale, abbiamo tenuto un
comportamento unitario, siamo uniti anche in questa battaglia, dunque venirci a
dire che non siamo uniti è veramente una fortissima provocazione.
Guardi, penso che il collega Vito lo abbia fatto apposta per farcene andare,
perché forse non condivide questo provvedimento (Applausi dei deputati dei
gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e
Misto-Comunisti italiani)!
Senza intervenire nelle polemiche politiche - ma intendevo fare questa proposta
un quarto d'ora fa -, volevo proporre di concludere l'esame dell'articolo 2 per
garantire un ordine dei lavori più ragionevole, ma mi rendo conto che era ed è
una proposta che non coincide con il clima politico.
A questo punto, volevo fare una proposta di patteggiamento allargato. A dire il
vero pensavo si potesse porre in votazione questo emendamento - che era già
stato illustrato - e che si potesse procedere ad altre due o tre votazioni. Mi
pare tuttavia che non vi siano le condizioni per realizzare tutto ciò, e dunque
mi assumo la responsabilità di rinviare ad altra seduta il seguito del
dibattito.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15, con lo svolgimento di interpellanze
urgenti.