I Romani

La repubblica in crisi: le lotte per la giustizia

I fratelli Gracchi

 

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La lupa romana

Con le ultime vittorie, Roma si era impadronita di molti territori, che lo Stato metteva in vendita in molti appezzamenti. Naturalmente, solo i ricchi avevano denaro per acquistarli. Questi terreni venivano lavorati dagli schiavi, così potevano vendere i prodotti a bassissimo prezzo. 

I plebei non potevano reggere la concorrenza. Finirono, quindi per abbandonare i campi, che non permettevano loro di vivere, e per andare in città, dove potevano benificiare delle distribuzioni di grano che lo Stato faceva gratuitamente ai poveri.

Due tribuni delle plebe, i fratelli Gracchi, intervennero in favore dei plebei. Prima Tiberio nel 133 a.C., dieci anni dopo Caio, chiesero che una parte delle terre dello Stato e quelle dei ricchi, che non erano coltivate, fossero distribuite ai contadini poveri. 

I patrizi naturalmente si opposero e suscitarono dei violenti tumulti. E all'approvazione della riforma, contrastata dall'aristocrazia, seguirono appunto a Roma gravi disordini in cui Tiberio Graccho perse la vita. La riforma venne comunque applicata.

Il fratello di Tiberio Gaio, divenne tribuno nel 123 a.c.. Fece approvare una legge che, a spese dello Stato assegnava il cibo alla plebe romana; inoltre cercò il sostegno del ceto emergente dei cavalieri, contro il potere del Senato. 

La sua proposta più audace, la cittadinanza romana a tutti gli italici, causò una sollevazione della plebe gelosa dei suoi privilegi. Negli scontri che seguirono Gaio Gracco perse la vita (121 a.c.)

A Roma l'equilibrio tra le diverse parti sociali era ormai rotto. I senatori, la plebe, i cavalieri e i popoli italici si volsero ciascuno in difesa dei propri interessi immediati. Lo stato romano si indebolì. L'esercito  venne sconfitto dalle tribù dei Cimbri e Teutoni. 

Gaio Mario riformò l'esercito (104 a.C.) permettendo ai nullatenenti di fare una carriera militare a pagamento. Ne derivò un'efficiente esercito di combattenti professionisti, che fu però più legato ai propri comandanti che allo stato romano. Quando il nuovo Stato sconfisse Cimbri e Teutoni (102-101 a.C.) Mario divenne capo dei popolari.

 

Alessandra Madaro

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