Premessa storica
Dopo la Rivoluzione Francese e dopo Napoleone, nuovi eventi storici sovraggiungono a caratterizzare la nuova età che viene denominato variamente età della Restaurazione, età del risorgimento, età del Romanticismo.
Età della restaurazione, la definizione indica il processo di riorganizzazione politica avvenuta in Europa a seguito della sconfitta di Napoleone. Venne indetto il Congresso di Vienna (1814-1815) in cui i sovrani d'Europa affrontarono il difficile compito di dovere ripristinare, in qualche modo, gli equilibri politici nell'Europa, l' obiettivo era di ri-tornare alla situazione politica così come era prima della Rivoluzione Francese e prima dell'esperienza napoleonica. Questi due eventi, però, avevano sortito l'effetto di diffondere una forte coscienza patriottica e l'aspirazione collettiva all'indipendenza, di conseguenza, andava crescendo l' insofferenza verso i regimi repressivi e si diffondevano focolai di opposizione, sostenuti da una ricca fioritura culturale. Teniamo presente che alla cultura ottocentesca appartengono quei valori di ideologia liberale e spirito nazionale proprie dell'esperienza napoleonica, si capisce perciò quanto fosse stridente il rapporto tra la volontà dei sovrani di restaurare e la popolazione che guardava con fiducia alle parole progresso -libertà- eguaglianza.
Età del risorgimento, la definizione evidenzia i motivi nazionalistici che accompagnano la diffusione delle idee liberali nella penisola italiana. La grande ispirazione delle correnti liberali è l'indipendenza dallo straniero, lo straniero è l'Austria che domina sull'Italia. La situazione era destinata a scoppiare ed infatti, dall' Italia, e dalla Spagna, arrivano le prime insurrezioni. Nell'Italia meridionale i gruppi dei carbonari organizzarono una rivolta cercando di coinvolgere ampie fasce di borghesia cittadina e di militari, gli insorti e ottennero che il re, Ferdinando I, cedesse e promettesse la costituzione. Nonostante i primi fermenti liberali del 1820-1821 fossero stroncati con facilità dall' arrivo delle truppe austriache e le potenze della Santa Alleanza risultassero ancora una volta vincitrici ed ancora una volta si rafforzasse l'egemonia austriaca sull' Italia, è doveroso far notare che l' insurrezione napoletana dimostrava quanto fosse diffuse il malcontento nei confronti dei regimi assoluti e fossero radicate le aspirazioni costituzionali. Questa ondata rivoluzionaria aveva dimostrato che i programmi e le iniziative insurrezionali potevano superare con facilità le barriere dei regimi assolutistici e potevano passare da una regione all'altra . Inoltre ora, era chiaro che il problema delle libertà interne era sempre più legato al problema dell'indipendenza dall'egemonia straniera, di conseguenza, gli ideali liberali andavano sempre meglio definendosi come ideali nazionali. Nel 1830 la seconda ondata rivoluzionaria parte dalla Francia e coinvolge vaste masse urbane, composte dalla piccola e media borghesia e dal proletariato; di nuovo l'Italia appoggia il clima rivoluzionario, prima nel ducato di Modena, poi Bologna, Parma, Marche e Umbria. Anche questa volta fu l'intervento degli austriaci a riportare la situazione all'ordine e apparve chiaro a tutti quale controllo l' Austria esercitasse sui territori italiani. Dopo questo fallimento si iniziò a riflettere sull'immaturità della borghesia italiana, sul carattere elitario dei movimenti e sull'incapacità di estendere i programmi e l'azione politica a masse più ampie, sul bisogno di ricorrere all'aiuto esterno.
Intanto nei grandi centri italiani fervono i dibattiti culturali ispirati dalle idee liberali: a Milano, Torino, Firenze, Napoli, ferveva una certa attività culturale che trovò un sostegno essenziale nelle riviste e nei periodici attraverso cui si diffusero ampiamente le idee degli intellettuali. Così l'«Antologia» di Vieusseux a Firenze, gli «Annali universali di statistica» e il «Politecnico» di Cattaneo a Milano. Tutti avevano in comune il desiderio dell' indipendenza e si rifacevano alla lingua italiana, alla religione, alla storia e alle tradizioni italiane sostenendo l' identità nazionale. Essenziale a questo punto la figura di Giuseppe Mazzini.
Mazzini seppe analizzare con acutezza tutti i limiti dei moti liberali italiani. In primo luogo, la mancanza di programmi e di obiettivi chiari, in secondo luogo, l'attesa dell'aiuto straniero, il mancato coinvolgimento delle masse popolari. Fondò la Giovine Italia e cercò di impostare un discorso politico nuovo, aperto alle forze popolari, teso ad allargare le prospettive dell' azione rivoluzionaria all'intera nazione. Nonostante ciò il programma di Mazzini non ebbe successo e bisognerà aspettare Garibaldi per vedere un processo di unificazione che dalla rivoluzione popolare ricavasse la sua legittimazione. L'impresa dei Mille, condotta da Garibaldi e i suoi cacciatori delle Alpi fu accolta con entusiasmo dalle popolazioni e a ragione, visto che fu liberato tutto il Meridione. Una serie di plebisciti sancì l'annessione dell' Italia Meridionale, della Sicilia, delle Marche e dell' Umbria, Roma e il Lazio rimanevano sotto il dominio del papa.
Il 1861 il Primo parlamento nazionale proclamava la nascita del regno d'Italia. E questo evento storico doveva avere una forte ripercussione nella produzione letteraria italiana del secolo. In un certo senso si può parlare di un romanticismo europeo che seguì una ispirazione diversa di un romanticismo italiano che si misurava con il risorgimento italiano.
PANORAMA CULTURALE
Età del Romanticismo, con questa definizione si intende il movimento culturale e ideologico di portata europea. Il romanticismo, partendo dalla Germania, si diffuse in tutta l' Europa e persisterà fino alla metà dell'Ottocento. In Germania, i protagonisti del romanticismo furono gli intellettuali Schelling, Novalis, Schlegel e i fratelli Friedric. In Gran Bretagna Byron, Shelley, Scott che fu l'iniziatore del romanzo storico e Dickens. In Francia, le idee romantiche furono divulgate da Madame de Staël, Lamartine, Hugo, Balzac, Stendhal. In Italia si impone Manzoni.
L' ideologia romantica esalta i valori del sentimento, del popolo, della nazione e della storia. Aspetti fondamentali del romanticismo sono: il sentimento la religiosità, il genio, la patria e il nazionalismo, l'attenzione per la storia e lo storicismo. Il Romanticismo considera la storia come elemento basilare per l'analisi del presente, la storia è concepita come il campo di indagine delle vicende umane, attraverso lo studio del passato si riscopre l'anima della nazione. Nel campo artistico e letterario il Romanticismo porta la concezione dell'arte come espressione immediata del sentimento e dell'individualità dell'artista perché, se è vero che la ragione è comune a tutti gli uomini, è vero anche che il sentimento caratterizza i singoli individui. Di conseguenza, vengono superate le famose unità aristoteliche di luogo, di tempo e di azione, contestata la mitologia classica. Al contrario, è rivalutata la poesia primitiva e popolare perché racchiudere i due aspetti caratteristici della cultura romantica, e cioè, il lirismo individualistico e il realismo storicistico e patriottico. Al primo aspetto appartengono i temi del dolore individuale e cosmico, il pessimismo, il contrasto tra illusione e realtà, la nostalgia di cose e persone lontane, il sogno, il vago, l'indistinto e l'indefinito. Al secondo aspetto invece si ricollegano l'impegno patriottico, l'esaltazione del popolo, l'amore per la libertà e la poesia intesa come strumento al servizio dei grandi ideali di libertà, di indipendenza, di riscatto nazionale. Poiché i temi si rinnovano, si superano alcuni tradizionali generi letterari a favore di altri , ad esempio, il poema e la tragedia classica lasciano il posto al dramma storico, alla novella e al romanzo. Il romanzo storico si impone come genere egemone della cultura ottocentesca. Si può definire come una narrazione mista di storia e di invenzione. Il romanzo storico collega strettamente la narrazione al concreto dei fatti accaduti, localizzandola nelle sue coordinate di tempo e di luogo, facendo della vicenda particolare del protagonista lo strumento per interpretare la più generale vicenda di tutto il popolo. Nomi onorevoli in questo senso sono Walter Scott e Stendhal.
ROMANTICISMO ITALIANO
Il romanticismo italiano è strettamente connesso alla premessa storica. La storia dell'Italia del primo ottocento si identifica con il problema del risorgimento. Si guardava con occhio critico alla nuova cultura romantica che tendeva ad esaltare l'attività sentimentale-individualistico del poeta piuttosto che lasciare spazio ad una letteratura civilmente impegnata. Tanto era sentito il problema nazionale quanto forte era l'esigenza di una letteratura socialmente impegnata. Grazie al genio degli intellettuali italiani, Berchet, Porta e soprattutto Manzoni, furono superate le resistenze verso il Romanticismo, il loro genio seppe accordare la nuova cultura al quadro storico-politico-culturale dell' Italia e mise al centro della riflessione romantica la questione del pubblico e della lingua. Ma non si può ignorare una lunga tradizione letteraria italiana che si oppone fortemente all' idea di una nuova letteratura più colloquiale e aperta ai problemi della contemporaneità.
La polemica classico-romantica
Nel 1816, in Italia, tra romantici e classicisti divampa una vivace polemica letteraria, provocata dalla pubblicazione sulla «Biblioteca italiana», una nuova rivista favorita dall' Austria, di un articolo intitolato Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni di Madame de Staël. La scrittrice francese invita gli italiani a rinnovare la loro cultura mediante la lettura e la traduzione delle opere straniere moderne e attraverso l'uso di un linguaggio più aderente alla realtà. L'articolo è dunque un attacco alla moderna letteratura italiana considerata accademica, pedantesca, la critica è ai secoli di imitazione degli autori classici, greci e latini, l'invito è di comporre opere capaci di toccare il sentimento del lettore. Immediate le reazioni e le risposte degli italiani, fra i classicisti Pietro Giordani (Risposta di un italiano), evidenziò le profonde differenze tra le tradizioni culturali straniere e quella italiana, reagiscono indignati Vincenzo Monti (Sermone sulla Mitologia, 1825) e Giacomo Leopardi (Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, 1818). Contro questi e d'accordo con la Staël i romantici rappresentati da Ludovico di Breme (Intorno all'ingiustizia di alcuni giudizi letterari italiani, 1816), Pietro Borsieri (Avventure letterarie di un giorno, 1816) e Giovanni Berchet. Quest' ultimo, nella Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo (1816), illustra il programma del romanticismo italiano: il motivo della "modernità" della poesia, intesa come conformità ai sentimenti, agli ideali, ai costumi del proprio tempo.
In questa lettera, Berchet, finge di essere un vecchio dal nome Grisostomo che risponde ad una precedente lettera del figlio inviandogli la traduzione delle due ballate sul "Cacciatore feroce", e sulla "Eleonora" di Goffredo Augusto Bürger. Sono due ballate in cui si evince l'idea della poesia come popolare, e da qui parte tutto un discorso a vantaggio dei romantici e della funzione del moderno scrittore ma, dopo avere esposto le sue idee, alla fine della lettera, lo scrivente finge di ritrattare tutto. Si spiega così la scelta dell'aggettivo "semiseria".
Due gli elementi che meritano attenzione: - la critica ai pedanti che pretendono di giudicare un'opera letteraria guardando all'aderenza formale, ai canoni tradizionali, piuttosto che alla capacità di cogliere sentimenti e aspirazioni popolari.
- La questione del pubblico. Qual è il pubblico popolare a cui il poeta deve rivolgersi? Non può essere certo la plebe analfabeta, che nel suo scritto Berchet chiama ottentoti, non può essere la ristretta cerchia dei letterati, parigini, può invece essere il ceto medio, il popolo. Individuato il pubblico a cui la poesia deve rivolgersi, Berchet chiarisce il modo in cui essa può stabilire un contatto diretto con il popolo, e potrà farlo se capace di interpretarne gli ideali, le aspirazioni, i problemi, una poesia romantica che si proponga l'imitazione della natura allontanandosi dall' imitazione dell'imitazione della poesia classicista. Ne deriva che il vero poeta deve essere "popolare", cioè voce e guida della borghesia in ascesa: in tal mood anche la poesia acquista una funzione di pubblica utilità e diviene strumento educativo delle nazioni.
I PROTAGONISTI
Tra i romantici che esprimono al meglio l'aspirazione ad una letteratura moderna e popolare Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi. Vicino a questi due grandi nomi si inseriscono Giuseppe Gioacchino Belli e Carlo Porta, due poeti dialettali. La poesia dialettale supera il taglio aulico e aristocratico del linguaggio letterario. In Italia infatti c'è una forte divaricazione tra lingua scritta e lingua parlata sicché a questo poeta il dialetto sembrò la scelta più opportuna. Ma poteva essere la poesia dialettale a diventare il simbolo di una letteratura nazionale e popolare se il dialetto è fortemente ancorato alle realtà regionali? Il dialetto non poteva essere garante della nascita di una cultura nazionale. Nonostante questo limite di fondo i versi in vernacolo romanesco di Belli e la poesia in dialetto milanese di Porta seppero rendere il popolo soggetto e protagonista del discorso letterario, tema che sarà ripreso e approfondito da Manzoni.
Giuseppe Gioacchino Belli, nacque a Roma nel 1791 ed apparteneva ad un ambiente aristocratico, viveva nello Stato pontificio, impermeabile ad ogni riforma e novità. A questo ambiente appartiene la piatta e accademica produzione in lingua italiana, il conformismo e la chiusura politica. Nonostante ciò Belli seppe rompere con il tradizionalismo del proprio ambiente e la sua opera in dialetto ha il sapore della protesta contro la società della Roma papalina. E' un' opera colossale, 2269 sonetti in vernacolo romanesco, un monumento dei costumi della plebe di Roma.
Soprattutto Carlo Porta, anticipa Manzoni nel tentativo di dar voce «a quella immensa moltitudine, una serie di generazioni, che passa sulla terra, sulla terra, inosservata, senza lasciarci traccia». Comprensibilmente Porta critica il classicismo ritenendo che esso, sul piano letterario, interpreta la fissità e l'astrattezza e non la verità. Il poeta invece tende a produrre un'attività poetica il cui frutto sia l'esperienza umana e non libresca, una poetica che tiene conto delle plebi e prende le distanze dalle classi privilegiate. Definiamo facilmente l'arte di Porta attraverso due elementi: 1) l'uso del dialetto. In dialetto traduce l' Inferno di Dante, compreso il passo dell'innamoramento di Paolo e Francesca ( Inferno, V, 127-138) in cui si supera con un balzo il linguaggio aulico e raffinato tipico della poesia d' amore cortese del Duecento.
2) il metodo del realismo attraverso cui rappresentare le cose più umili, il mondo degli oppressi e degli sfruttati. Nella direzione della scoperta del reale si muove la satira anticlericale dei Porta, contro il mondo fittizio e corrotto della nobiltà e del clero. Su questa linea di pensiero si giunge alla produzione più alta del poeta: Desgrazzi de Giovannin Bongee, 1812-1813, Ninetta del Verzee, 1814; Lament del Marchionn di gam avert, 1816. Giovannin Bongee, la Ninetta, il Marchionn sono i nomi ed i volti con cui il poeta assegna a ciascuno una identità, una dignità umana alla massa dei diseredati. E' il cuore della poetica di Carlo Porta che svela il mondo degli umili, dei poveri, degli sfruttati che vivono ai margini della società ufficiale e che pure nascondono un tesoro di affetti e di sentimenti.
Maria Giovanna Argentiero
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