ALESSANDRO MANZONI
Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785 in pieno illuminismo. La sua
formazione fu così influenzata dalla cultura illuministica e dalle
letture di Parini, Alfieri e Monti, di matrice illuministica è il poemetto
Del trionfo della libertà, poemetto in quattro canti in forma di visione.
Particolarmente significativi furono i rapporti con gli esuli napoletani che lo
avvicinarono allo storicismo di Gian Battista Vico e di Machiavelli.
Specialmente in questo momento si desta nel giovane Manzoni l'interesse per la
storia dei popoli, intesa come insieme dei fatti politici e culturali, una
storia che è portatrice dei valori tradizionali e si fece strada in lui il problema
del riscatto nazionale.
Altrettanto importante nella formazione del poeta fu il periodo che egli trascorse a Parigi dove compose il Carme in morte di Carlo Imbonati, anche quest'opera è in forma di visione rivela una poetica basata sul rispetto della verità e dell' impegno morale. In questi anni Manzoni matura la sua formazione e porta a compimento l' intensa elaborazione culturale. Scrive l' Urania che è un poemetto mitologico che non vuol essere soltanto una divagazione estetico-mitologica, l'interesse dello scrittore si concentra sulle suggestioni vichiane relative all'evoluzione dell'uomo e sulla funzione etica e civilizzatrice della poesia. Da ora in poi vedremo Manzoni abbandonare l'estetica classicista e avviare un'intensa sperimentazione e creazione poetica. Il punto di svolta nella poetica di Manzoni è segnato dall'anno 1810, noto come l'anno della conversione religiosa; d'ora in poi l'intera produzione letteraria di Manzoni risulterà chiaramente mutata, nutrita dalla verità della fede cattolica e da nuove aperture al Romanticismo. Di questi anni sono gli Inni Sacri: La Resurrezione, Il Nome di Maria; Il Natale; La Passione composti dal 1812-1815; La Pentecoste, 1817-1822 ed il frammento di Ognissanti. L'intento è di focalizzare il significato e le conseguenze dei grandi eventi sacri cristiani nella vita dei fedeli. La struttura segue l'innologia tradizionale cristiana con l' enunciazione del tema a cui segue l'episodio centrale ed il commento degli aspetti dottrinali e morali, la materia è la fede cristiana in cui tutto il popolo cristiano può riconoscersi. Il poeta si allontanando dalla tradizione lirica italiana che tende alla meditazione solitaria e si riallaccia alla tradizione cristiana, lirica oggettiva e corale. In questo modo Manzoni intende sottolinea il ruolo che la fede riveste nella vita degli uomini, la forza rigeneratrice e il messaggio di speranza. Il tema centrale della Pentecoste è la celebrazione del rinnovamento morale e spirituale prodotto dalla discesa dello Spirito Santo sulla terra; Natale e Resurrezione hanno per tema la redenzione dal peccato originale e la salvezza nella fede; nella Passione domina il forte contrasto fra la tristezza della croce e la pietà per le debolezze umane; nel Nome di Maria domina l'importanza del conforto tratto dall'invocazione alla Madonna.
Più o meno contemporanei agli Inni sono due tragedie, due odi civile e alcune canzoni politiche, saggi letterari e storici:
Il dramma storico: la prima tragedia del Manzoni è del 1820, Il Conte di Carmagnola, tragedia in versi, in 5 atti più un coro alla fine del secondo atto. E' un genere letterario nuovo che permette a Manzoni un più diretto contatto con il pubblico. La tragedia trae lo spunto da una vicenda storica: il capitano di ventura, Francesco di Bussone, di umili origini diventa Conte di Carmagnola grazie all'appoggio dato al Duca di Milano che finisce essere invidioso del Conte di Carmagnola, e fa in modo che egli venga privato del comando. Il Conte di Carmagnola passa allora al servizio di Venezia e nella guerra contro il ducato di Milano ottiene una vittoria contro l'antico signore a Maclodio. Ma l'animo generoso del Conte che libera i prigionieri di guerra insospettiscono i commissari veneziani, viene così denunciato al Senato. Accusato ingiustamente di tradimento il Conte di Carmagnola viene processato e condannato a morte. Grazie al conforto della rinnovata fede in Dio affronta serenamente una morte che lo riscatta dal male compiuto come condottiero.
Insieme alla trama interessa considerare alcuni aspetti sostanziali della tragedia manzoniana. In primo logo l'interesse di Manzoni per il vero storico. All'esigenze di verità storica corrispondono anche le soluzioni formali e strutturali del dramma ad iniziare dall'abolizione delle unità aristoteliche di tempo e di luogo che limitano la possibilità di ricostruire i fatti nella loro realtà. In secondo luogo l'introduzione del coro. Il coro manzoniano introduce una pausa lirica nel vivo dell'azione drammatica e da all'autore la possibilità di commentare gli eventi sotto un aspetto universale. Il Conte di Carmagnola il coro è posto alla fine del secondo atto, sullo scoppio della battaglia di Maclodio. La funzione del coro non è la descrizione oggettiva della battaglia ma un'occasione per dare voce all'alto senso cristiano dello scrittore che condanna le guerre civili e la guerra in generale facendo leva sulla fraternità cristiana, così recita l' ultima ottava accomunando gli uomini tutti, figli di un solo Dio:
«Tutti fatti a sembianza d'un Solo,
figli tutti d'un solo Riscatto,
in qual ora, in qual parte del suolo,
trascorriamo quest'aura vital,
siam fratelli; siam stretti ad un patto:
maledetto colui che l'infrange,
che s'innalza sul fiacco che piange,
che contrista uno spirto immortal!»
Del personaggio-Carmagnola invece, possiamo rilevare che esso rappresenta un'anima elevata e desiderosa di grandi imprese, la cui vita si intreccia con le ragioni e l'astuzia dei potenti e ne viene travolta. Di conseguenza in Manzoni la scoperta della storia no approda alla fiducia nell'opera dell'uomo ma ad un pessimismo nelle cose terrene. La tragedia ci dice che i giusti troveranno riconoscimento e pace in cielo, che è remoto, mentre sulla terra trionfano gli uomini della forza e condanna alla sconfitta chi si batte per le alte idealità. Il momento del riscatto è quello della morte e le ultime due scene del dramma sottolineano bene questo concetto che sarà una caratteristica del Manzoni e cioè che solo al momento della morte l'uomo prende coscienza di sé e scopre il senso della vita.
Prima di dedicarsi alla seconda tragedia Manzoni scrisse le Osservazioni sulla morale cattolica.
In questo scritto sono esposti i motivi per i quali Manzoni era arrivato ad una così radicale sfiducia nella storia e nell'agire umano. Furono scritte tra il 1819 e il 1855 su richiesta del monsignor Tosi per ribattere alcune osservazioni dello storico Sismondi il quale, nella sua Storia delle repubbliche italiane, additava la morale cattolica a causa della corruzione italiana. Manzoni tende a dimostrare che la morale cattolica è l'unica valida e tutta la corruzione deriva dal trasgredirla, l'andamento del discorso è analitico quasi a voler smontare passo passo le affermazioni dello storico Sismondi e arrivando a dimostrare la vanità di ogni azione umana contrariamente alla giustizia e alla pace ultraterrene.
La Lettre a Monsieur Chauvet è datata 1820 ed è scritta in risposta all'articolo di critica che monsieur Chauvet rivolge all'opera di Manzoni. Poiché Manzoni, scrivendo le tragedie aveva rispettato l'unità di azione, il critico aveva dedotto la necessità di rispettare le altre due regole di tempo e di luogo se così fosse però, dice Manzoni, esse sarebbero arbitrarie e non rispetterebbero la verità storica in quanto i problemi di spazio e di luogo non possono essere stabiliti mediante regole fisse ma derivano di volta in volta dalle vicende prese in esame. Prima di tutto c'è il rispetto della verità storica. Altresì, egli aggiunge: « il bisogno di verità è l'unica cosa capace di farci annettere importanza a tutto ciò che impariamo». La storia fornisce il racconto degli eventi, la poesia ha il compito di interpretare questi eventi e di farci scendere nel segreto dell'anima degli uomini che ne sono stati protagonisti.
Sul ruolo della poesia Manzoni parla nella lettera sul Romanticismo al marchese Cesare D'Azeglio del 1823. Molti i punti di contatto con le idee romantiche, a partire dalla polemica contro le regole arbitrarie imposte dal classicismo e contro la mitologia, che non è solo un fatto letterario, ma coinvolge problemi etici e religiosi perché rappresenta una forma di idolatria. Manzoni ribadisce più volte il concetto secondo cui «la poesia deve proporsi per oggetto il vero» e propone un'arte che sia strumento utile per gli uomini.
Il 1820 fu una data importante nella vita poetica del Manzoni poiché coincide con la produzione quasi contemporanea dei suoi maggiori lavori: Adelchi, (1820-22) Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia,(1820-21) Marzo 1821 il Cinque maggio, Pentecoste, (1822) i Promessi sposi (1821-23 prima stesura, 1823-25 rielaborazione)
L' Adelchi è una tragedia di più ampio respiro sia per l'ispirazione che per le idee espresse. C'è qui il problema storico della fine della dinastia longobarda, c'è la problematica dei popoli caduti sotto il dominio degli altri con particolare riferimento alle «condizioni dei popoli indigeni caduti sotto il giogo, anzi sotto il possesso di altri, che è il punto sul qual e la storia è più povera d'informazioni, perché, per quel che riguarda i Longobardi, non vengono quasi menzionati gli italiani nella loro storia, che pure si è svolta in Italia». per approfondire questo punto Manzoni compone il Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia. In questo scritto Manzoni mette in evidenza la storia degli oppressi piuttosto che la storia degli oppressori, dunque nello scritto, il popolo subalterno ha la precedenza rispetto a quello storicamente egemone. Prende mano mano forma il pensiero di Manzoni che denuncia l'oppressione, guarda con diffidenza alla classe dirigente, riflette sullo sfruttamento della moltitudine di cui non resta traccia nella storia. E così sarà fino a quando la storia verrà intesa come opera soltanto di grandi personalità escludendo a priori le aspirazioni degli umili. Si intravedono le idee di libertà, di giustizia, di sollecitudine per gli oppressi e gli oppressi, di avversione per i grandi della politica e delle armi, l'aspirazione all'unità e all'indipendenza nazionale. In realtà nell'Adelchi non si parla ancora dell' immensa moltitudine degli oppressi protagonisti sono ancora illustri re, principi, duchi e regine, eppure trionfa la visione cristiana di un Dio che interviene, al momento della morte, ad assolvere o a condannare.
L' Adelchi, 1820, tragedia in versi, in cinque atti. Racconta gli eventi che causarono il crollo del regno longobardo tra il 772-774, sotto la pressione dei Franchi. Il procedimento è storico, la vicenda si fonda sui drammi incrociati di Adelchi e di Ermengarda, i due figli di Desiderio, re dei Longobardi. Desiderio affronta la guerra contro i Franchi di re Carlo, chiamati dal Papa in sua difesa, e ne esce sconfitto. Intanto Ermengarda, ripudiata da Carlo vive i suoi ultimi giorni in un monastero lacerata dai tristi ricordi della vita matrimoniale. Famosissimo il coro di Ermengarda che, in una prospettiva di meditazioni universali, allarga la vicenda della regina longobarda a significare come il dolore sia comune a tutti gli uomini e che nella sofferenza ci sia una garanzia di salvezza:
«Muori; e la faccia esamine
si ricomponga in pace;
com'era allor che improvida
d'un avvenir fallace,
lievi pensier virginei
solo pingea. Così
dalle squarciate nuvole
si svolge il sol cadente,
e, dietro il monte, imporpora
il tiepido occidente:
al pio colono augurio
di più sereno dì.»
Come il contadino guarda il tramonto del sole sperando che l'indomani sia una buona giornata per la campagna, così Ermengarda nella sua nuova vita, dopo la morte, riceverà il suo premio eterno.
Anche Adelchi, ferito a morte, rivela a suo padre la sua illuminazione: la storia è dominata dalla violenza e dall'ingiustizia, ed è impossibile agire per contrastare il male senza compiere altro male. Perciò la condizione del potente, colui che ha maggior peso nella storia, ed costretto dalla logica della realtà a seminare sofferenze ed ingiustizie, è del tutto negativa). Perciò egli esorta il padre a godere di non essere più re. C'è la concezione della morte cristiana, essa è rassegnata e fidente, non ribelle e desolata:
Adelchi:
« O re de' re tradito
da un tuo Fedel, dagli altri
abbandonato!...
vengo alla pace tua: l'anima stanca accogli. »
Desiderio:
«Ei t'ode: oh ciel! tu manchi! ed io...
in servitude a piangerti rimango.»
LE ODI CIVILI: Manzoni sentiva fortemente il problema dell'unità nazionale e non delineò il nuovo concetto di nazione, supportato dalle esperienze della Rivoluzione francese. Una nazione è tale non per un fatto geografico o politico, ma solo quando è costituita da un popolo che si riconosce accomunato dalla coscienza di un patrimonio di tradizioni militari, linguistiche, culturali, religiose ed etniche e che la libertà è sacrificio e conquista e deve nascere dalla volontà concorde del popolo. Questo il tema delle odi civili riassorbito in un contesto di fede, si crea così l'occasione per contemplare i destini umani, per rivendicare il diritto dei popoli alla libertà e all'indipendenza e per esprimere una compiuta visione della vita.
Marzo 1821 è dedicata alla memoria del poeta-soldato tedesco Theodor Körner, ciò testimonia che il principio della libertà non si colloca ai confini geografici delle nazioni, non passa tra italiani e tedeschi ma accomuna tutti gli spiriti liberi perciò l'ode non si pone esclusivamente come un inno di guerra agli italiani ma un richiamo a tutte le nazioni civili, la parola del poeta è indirizzata agli italiani e ai tedeschi insieme.
Il Cinque Maggio 1821, ode composta a commento della morte di Napoleone Bonaparte a S. Elena. La morte dello stratega diventa pretesto per una meditazione sulla storia in chiave eterna: si sottolinea la precarietà della gloria terrena e la vanità del potere umano. La vita tempestosa dell'imperatore è contemplata nella dimensione dell'eternità, quando nel momento della morte, Napoleone diventa veramente degno, attraverso il dolore, dell'aiuto di quel Dio «che atterra e suscita, che affanna e che consola».
La Pentecoste 1822, è l' elaborazione dei valori del cristianesimo, celebra il cinquantesimo giorno dopo la Resurrezione, la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli raccolti nel cenacolo. Non segue lo schema degli altri Inni: tema, episodio centrale, conseguenze dell'evento piuttosto celebra il significato antico ed attuale della discesa dello Spirito per la Chiesa e per tutti gli uomini. E' il momento in cui Manzoni giunge alla valorizzazione assoluta dei valori cristiani e così la redenzione profetata dallo Spirito promette una parità di diritti di fronte a Dio e parlando della schiava così dice:
«non sa che al regno i miseri
seco il Signor solleva?
che a tutti i figli d'Eva
nel suo dolor pensò?»
Maria Giovanna Argentiero
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