La poetica.
La poetica del
D’Annunzio rientra nel periodo del Decadentismo da cui assimilò solo le tendenze
più appariscenti e superficiali come l’estetismo, il sensualismo, il vitalismo,
il panismo, l’ulissismo (inteso però in senso dinamico, attivistico, come
ricerca di esperienze sempre nuove ed eccezionali, e non in senso vittimistico,
di perseguitato dal destino, come quello del Foscolo). Dal decadentismo europeo,
in particolare, attinse uno dei miti centrali, quello del superuomo, del quale
elaborò una versione italiana. L’ideologia del superuomo, che trova espressione
nelle sue opere “Le vergini delle rocce” e” Fuoco”, ha come punti
cardine :
a) elevazione del superuomo, che coltiva il culto della forza, del dominio,
dell’amore per il rischio, la guerra e la violenza, al di sopra delle mediocrità
della plebe;
b) disprezzo dell’uguaglianza democratica, della politica come ordinaria
amministrazione e del regime parlamentare. Lo stato deve essere un istituto
adatto a favorire l’elevazione di una classe privilegiata verso un’ideale forma
di esistenza, mentre la folla è solo un oggetto da dominare, conquistare e
forgiare con la parola ed il gesto;
c) polemica contro la nuova borghesia che con le sue speculazioni edilizie,
industriali e commerciali deturpava la città di Roma.
Il poeta seppe creare un proprio stile di vita e di arte che va sotto il nome di
« dannunzianesimo », un fenomeno culturale e di costume che influenzò la vita
pratica, letteraria e politica degli italiani del suo tempo.
Nella vita pratica il D’Annunzio influenzò il costume dei ceti aristocratici con
i suoi atteggiamenti estetizzanti, narcisistici, edonistici ed immorali; mentre
in quella letteraria diventò modello di tanti poeti del suo tempo con i suoi
virtuosismi lessicali e stilistici.
Nella vita politica invece con la sua eloquenza fastosa di interventista e con
le imprese eroiche e leggendarie di combattente, infervorò l’Italia in guerra;
poi con il gusto estetizzante dell’avventura e della ribellione all’autorità
costituita influenzò il Fascismo, al quale fornì gli schemi delle celebrazioni
esteriori, dei discorsi reboanti e vuoti, dei messaggi e dei motti ( ricordiamo
il famoso Memento audere semper ) l’uso del gagliardetto, la teatralità dei
gesti e le pose istrionesche del capo. Ma il dannunzianesimo fornì al Fascismo
anche forme di pensiero che ne costituirono la negativa mentalità: la mancanza
di senso storico, il disprezzo per il lavoro umile, la faciloneria, la
sottovalutazione e il disprezzo degli avversari.
Riassumendo, gli aspetti più significativi del decadentismo dannunziano sono:
1) L’estetismo artistico, cioè concezione della poesia e dell’arte come
creazione di bellezza in assoluta libertà di motivi e di forme, in opposizione
al verismo;
2) l’estetismo pratico, secondo il quale la vita pratica deve essere realizzata
in assoluta libertà, senza i freni della legge e della morale;
3) il gusto della parola, scelta più per il suo valore evocativo e musicale che
per il suo significato logico.
5) il panismo, ossia il considerare la natura un’entità viva e perenne in cui
l’uomo deve fondersi, abbandonandosi ai sensi e all’istinto, immergendosi nel
ritmo vitale cosmico sino a sentirsi parte del Tutto.
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