Il quattrocento
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La parola quattrocento sta a significare gli anni che vanno dal 1400 al 1499, cioè gli anni del secolo quindicesimo, in latino XV.
Storia
Questo secolo fa ancora parte del medioevo, il periodo storico che termina con la scoperta dell'America nel 1492, ad opera degli spagnoli, guidati da Cristoforo Colombo.
In Italia non esisteva in questo secolo un potere predominante, non esistevano le regioni, come attualmente le conosciamo, non esisteva uno stato centrale né a Roma né a Torino, né a Milano. Vi erano dei centri di potere che esistevano in alcune città stato come Genova, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli. Queste città non erano indipendenti, in quanto i loro capi dipendevano sia dalla Francia, sia dalla Germania, sia dalla Spagna. Mentre l'impero romano era quello che comandava in Germania. Le varie città stato italiane erano in perenne lotta tra di loro.
Questo secolo è caratterizzato da due grandi invenzioni, cioè la scoperta della stampa in Germania, e la scoperta dell'America, da parte degli spagnoli.
L'arte della stampa fu iniziata da Giovanni Gutemberg nel 1455; la innovazione di Gutemberg consiste sia nell'usare una lega di metalli teneri, piombo, antimonio e stagno, più facili da fondere e quindi meno costosi e più veloci da fondere; inoltre Gutemberg non fondeva l'intera pagina da stampare, ma fondeva solo piccoli pezzi di metallo, di forma rettangolare, ciascuno contenente un sola lettera dell'alfabeto; queste singole lettere venivano unite su di un apposito telaio, fino a formare la pagina da stampare. Una volta stampata la pagina, nel numero di copie volute, le stesse lettere venivano tolte dal telaio e riutilizzate per comporre un'altra pagina del libro. Il tal modo il procedimento di stampa era più veloce e meno costoso. La discesa dei prezzi per la stampa di un libro consentì una enorme diffusione dei libri e quindi delle idee e delle opere degli scrittori del quattrocento e dei secoli successivi.
La scoperta dell'America fu dovuta alla regina Isabella di Castiglia, in Spagna. Essa fece preparare un flotta di soldati armati, che nel 1492 riuscirono ad approdare in America del Nord. La conquista dell'America produsse notevoli vantaggi economici sia alla Spagna sia alle altre nazioni europee. Le enormi ricchezze consentirono la diffusione delle opere letterarie degli scrittori del tempo.
Leon Battista Alberti
Leon Battista Alberti è uno dei primi scrittori italiani; egli ci teneva alla diffusione della lingua italiana, allora detta lingua volgare, cioè lingua usata dal popolo e non dai nobili, che parlavano e scrivevano in latino; egli un singolo libro lo faceva scrivere sia in italiano sia in latino; in tal modo dimostrava che la lingua italiana aveva una struttura idonea per esprimere concetti anche elevati.
Leon Battista Alberti nacque a Genova nel 1404 e morì a Roma nel 1472. Egli era un ingegnere, un musicista, un matematico, un archeologo ed anche uno scrittore, che pubblicava dei libri.
Riguardo alla professione di ingegnere, occorre precisare che a qui tempi non vi era ancora la confusione legilaslativa sulle professioni edilizie; la legislazione edilizia attuale dà tre nomi differenti ad architetto, ingegnere, geometra; entrambi questi tre professionisti possono progettare case, cioè costruzioni edilizie, strade, fognature, ecc. Inoltre l'imprenditore edile, cioè quello che assume e guida gli operai nella costruzione di un edificio, è una persona diversa da colui che disegna il progetto e fà i necessari calcoli. Nel quattrocento non esistevano queste distinzioni; in particolare Leone Alberti raggruppava in sé tutti questi lavori; cioè era imprenditore edile, geometra, ingegnere e architetto insieme. In più era un autore di libri di testo e professore di architettura a livello internazionale. Egli, infatti, scriveva i libri di architettura in latino e i suoi libri furono esportati in Francia e in Europa; inoltre era anche un professore di strutture edili, in quanto i giovani di allora, che volessero esercitare la professione di ingegnere venivano ammaestrati sul campo dallo stesso Leone Alberti. Vediamo meglio le opere in italiano che l'Alberti ha scritto.
I suoi scritti riguardavano sia opere di architettura e pittura, sia altri argomenti. In lingua italiana scrisse alcune opere, che avevano, però, il titolo in latino; in particolare ricordiamo:
De familia, Theogenius, Profugiorum ab ærumna libri III, Cena familiaris, De iciarchia, De pictura, De Statua e alcuni manuali d'amore dai titoli: Deiphira, Ecatonfilea, Sofrona, De amore.
Il titolo De familia lo possiamo tradurre in italiano: La famiglia; è scritto in italiano, è composto da quattro libri; il primo libro parla dell'educazione dei figli e dei compiti degli anziani all'interno della famiglia; il secondo libro parla di amore e matrimonio; il terzo libro parla dei problemi economici di una famiglia; il quarto libro parla dell'amicizia. Nel complesso la lettura dei quattro libri ci fornisce elementi di gestione di una famiglia, di una società e di uno stato; lo stato può essere gestito al pari di una famiglia.
Il titolo Theogenius lo possiamo tradurre Teogenio; l'opera è composta da due libri; è scritta sotto forma di dialogo tra due personaggi, Teogenio e Microtiro, che intavolano una discussione tra di loro. La discussione verte su vicende che accadono di solito agli uomini, siano essi ricchi, siano essi poveri; quindi sulla vita e sulla morte delle persone. Teogenio si chiede se sia più felice un uomo ricco o un uomo povero; se sia più utile alla patria un giovane guerriero, senza esperienza, oppure un debole vecchio, ricco di esperienza. Egli nota che fra i poveri vi è un maggior numero di dotti e forti che non fra i ricchi politici e militari dell'epoca; dalla povertà nasce l'industria e con la industria cresce sempre la forza di una persona. Molto spesso i poveri sono felici, mentre i ricchi sono infelici. Questi discorsi sono condotti da Teogenio per sollevare Microtiro dallo sconforto e dalla paura della morte. La morte, secondo l'Alberti, non va né temuta né desiderata. Dai discorsi, che fà l'Alberti nel Teogenio, deduciamo che egli era un filosofo, cioè una persona che amava discutere e scrivere libri sui problemi dell'esistenza umana, sulla società, sullo stato.
Il titolo Profugiorum ab ærumna libri III lo possiamo tradurre in italiano: I tre libri di coloro che evitano la sofferenza; è scritto in italiano, è composto da tre libri; egli immagina due personaggi, Nicola ed Angelo, che discutono tra loro di problemi filosofici; egli parla dapprima delle sventure capitate ad uomini illustri, tipo Socrate, Pericle, Eraclito, Pirro ecc.; cita anche i poveri servi che restano felici anche se in povertà. Per affrontare i periodi di sventura occorre una preparazione dell'animo umano.
Nel secondo libro suggerisce dei piccoli rimedi adatti a superare il dolore e la tristezza. Infine nel terzo libro indica dei suggerimenti comuni adatti ad eliminare la malinconia ed il pessimismo; come il rimedio del vino, della musica, della danza, del sonno, del sesso che provoca il sonno, del non pensare e non ricordare eventi infausti della propria vita.
Testo completo di: Profugiorum ab ærumna libri
Il titolo Cena familiaris lo possiamo tradurre in italiano: Una cena in famiglia; è scritto in italiano, è composto da un solo libro; egli riporta sotto forma di dialogo cosa si dicono mentre cenano Leone Battista Alberti, Francesco Alberti figlio di Altobianco Alberti, Matteo Alberti, a tavola con gli altri famigliari. Discutendo mettono in luce i lati positivi della famiglia Alberti, come il fatto di essere numerosi, di avere molti amici, di essere uniti nella buona e nella cattiva sorte, il fatto di parlare e confrontarsi insieme; il rispetto di figli e nipoti verso i famigliari più anziani di età; al contrario di altre famiglie i cui membri sono sempre in lotta tra di loro. Illustrano come uno dei maggiori vizi sia il gioco dell'alea, carte e dadi, in quanto giochi soggetti a inganno e frode.
Testo completo di: Cena familiaris
Il titolo De iciarchia lo possiamo tradurre in italiano: La politica; è del 1470, è scritto in italiano, è composto da tre libri. L'Alberti immagina un dialogo tra lui stesso, Niccolò Cerretani e Paulo Niccolini, che, dopo una alluvione del fiume Arno di Firenze, commentano i danni avvenuti e discutono degli eventuali rimedi da adottare.
Nel primo libro dice che, come la molta acqua è causa di danni, anche il potere politico, quando è molto concentrato su di una persona, causa dei danni. E' preferibile, quindi, una soluzione intermedia, quella scelta dalla famiglia Alberti, cioè una mediocrità, oggi diremmo il centro.
Ad alcuni può sembrare che il re, o principe, o capo del governo, che egli comandi; ma qual è la differenza tra un privato cittadino e un capo del governo?
E' il fatto che il capo comanda e il cittadino ubbidisce?
Ma anche il capo del governo ubbidisce alle leggi; sono le leggi della natura umana e della società civile; se il capo non osserva queste leggi la società umana ritorna a quella che era un tempo, cioè la società degli animali, del tutto inferiore alla società dell'uomo. Per cui anche il capo del governo non è libero; egli, per evitare la sua uscita dalla scena politica, deve anche comandare a se stesso. Di cose nocive a noi stessi vi sono molte; le prime due sono l'ozio e il desiderio; ozio vuol dire non lavorare; chi lavora guadagna ricchezze e produce benessere; un'altro vizio è la bugia, cioè dire il falso. Altri due vizi sono l'ira e la cupidigia; famoso questo detto:
L’uomo nacque non per essere simile a una bestia, ma in prima per adoperarsi in quelle cose quale sono proprie all’omo.
Lo studio e la lettura di libri procura una forza interiore superiore agli altri che non studiano; sono da studiare: le opere e i provvedimenti che presero i grandi della storia; conoscere le leggi e gli ordinamenti dello stato; usi e costumi dei personaggi pubblici e privati; conoscere come si guida un esercito per terra e per mare; conoscere i mezzi di difesa e di offesa in guerra; conoscere la virtù e le buone usanze.
Nel secondo libro dapprima chiarisce il concetto di virtù; per alcuni virtù è la conoscenza di tecnica ed arte per esercitare un mestiere; per l'Alberti, invece, virtù è la mancanza del vizio, cioè la incapacità di fare del male a sé e agli altri. Questo concetto di virtù è diverso dal buon costume. Non possiamo evitare che certe cose avvengano, ma possiamo evitare che certe cose avvengano per colpa nostra. Non va seguita la opinione degli altri ma la ragione, la prudenza.
Distingue tra operazioni private, come leggere, scrivere, esercitare un'arte, e operazioni pubbliche come guidare un esercito militare.
Nel terzo libro riferisce che in senato si discuteva di una nuova legge sul censo. Secondo lui questo continuo cambiamento di leggi nuoce allo stato; questo continuo cambiare nome alle rendite censuarie e imporre nuove tasse ai cittadini è una cosa intollerabile. Ai tempi di Mosè bastarono dieci leggi, dette i dieci comandamenti. Ai Romani bastarono solo dodici tavole di leggi. Noi ora abbiamo 60 armadi pieni di leggi e ogni giorno produciamo nuovi ordinamenti. I politici lo fanno per interessi privati e non pubblici.
Egli, poi, si mette ad indicare quale sia il migliore tipo di stato e le strade per raggiungere lo scopo. In uno stato vi sono quelli che comandano a poche persone e quelli che comandano a molte persone. Una città è costituita da molte famiglie e la possiamo considerare come una grande famiglia; ed anche la famiglia la possiamo considerare una piccola città; la città nasce per la convenienza di molte famiglie nello riunirsi insieme per il bene proprio, e non per far bene agli altri. Quando vi è una moltitudine di persone, alcuni sono portati a comandare e guidare gli altri, mentre altri trovano più conveniente essere guidati. Quando ognuno esegue il suo compito lo stato cresce e si mantiene in vita, come pure nella famiglia; quando invece in uno stato qualcuno non lavora e non esegue i suoi compiti occorre prendere dei provvedimenti, cioè le pubbliche istituzioni devono intervenire. Ma le città e le signorie si conquistano con le armi, con insidie, con inganni; e si reggono con la violenza, la rapina, le armi. L'Alberti propone, invece, un nuovo tipo di stato basato sulla bontà, la semplicità, beneficienza. Ma per questo stato occorre una diligenza maggiore. L'uomo nasce con la bontà; man mano che cresce alcuni giovani diventano caparbi ed insolenti, superando gli onesti con la violenza; questo a causa della trascuratezza degli anziani nel non punire simili eccessi. Spetta agli anziani il governo della città, in quanto hanno maggiore esperienza. Se il capo della città riuscisse a guidare tutti i suoi sudditi nel trovare i mezzi di sostentamento e la soddisfazione dei propri desideri, la città sarebbe ben governata. Questo capo sarebbe rispettato da tutti. Il capo farà in modo che lo stato sia unito e che ognuno esegua i suoi compiti.
Testo completo di: De Iciarchia
Tra i manuali d'amore dell'Alberti parliamo dapprima del De amore, che possiamo tradurre in italiano: Manuale d'amore; è una lettera che l'Alberti scrisse a Paolo Codagnello, per dargli dei suggerimenti in termini di amore; non si tratta, quindi, di un vero manuale scritto per i lettori, in quanto l'Alberti chiese di strappare la lettera, dopo che l'amico l'avesse letta.
Secondo l'Alberti dannoso è quell'amore che rende il maschio un casalingo ed uno che spreca il suo patrimonio per ottenere la soddisfazione sessuale.
L'Alberti parla dapprima dei piaceri dell'amore; che non ti accada come avvenne a Pallimacro, che fu costretto a diventare di marmo di fronte alla sua donna Deifira, ingrata e iniqua. Pallimacro interruppe gli studi per seguire la sua donna. Da una donna piaceri veri nessuno. Se una donna ti ama veramente è corretto ricambiare l'amore.
Oh lei mi guardò!
Oh lei mi sorrise!
Oh lei mi salutò e mi strinse la mano, mettendosi con i suoi due piedi sul mio piede!
Ma queste carezze e moine le donne le usano quando hanno paura di essere lasciate dal maschio e non quando lo amano. Quando la donna esce di casa può tranquillamente ritornare con 24 nuovi amanti che la corteggiano. La donna, da quando nasce, impara a dire bugie e a dissimulare i suoi sentimenti. Le donne si fanno belle e si confidano tra di loro; la donna bella ha numerosi amanti che la corteggiano, alcuni nella sua casa, altri vicini alla sua casa, altri più lontani; ma non è in grado di accontentare tutti i suoi corteggiatori; per cui passa dal primo amore, al secondo amore al terzo amore, e così via; e di tutti questi amori si confida con i suoi parenti; alla fine ella non ama nessuno, ma gode del solo vedersi tanto richiesta dai maschi. Anche la donna non bella, per vantarsi di tanti amanti, cede facilmente a molti corteggiatori. Quando la donna ti vede sottomesso, allora lei finge di arrabbiarsi per un nonnulla, in modo da creare in te lo strazio d'amore. Hanno appreso questa tecnica dalle loro madri.
Arrabbiati figlia mia, l'ira accende l'amore nel maschio!
E poi si vantano tra loro dello strazio che causano nei maschi.
Poi l'Alberti usa fare una similitudine; il rapporto amoroso con la donna è come quando un maschio si trova in alto su di una collina e stringe con le mani una corda molto lunga, che la sua donna tiene stretta dall'altra parte, in fondo alla valle. Se tu maschio corri per prenderla ella fugge giù; se tu sali sopra il colle allora lei ti tira giù in modo da farti fare tanta fatica nel salire. Se tu tiri con molta forza, lei cede perché non vuole che il legame si rompi; se tu stai fermo ella tira a sé la corda.
E poi la donna mente; si trucca per modificare il suo corpo, le sue guance, le labbra, gli occhi; mette i tacchi per sembrare più alta. Tornata poi in casa tutti i trucchi spariscono e sta sempre a rimbrottare ed accanirsi contro tutti. E come si trucca e falsa il suo corpo, così è truccato il suo modo di pensare e di parlare.
Le donne prima comprano un vestito ma poi subito ne comprano un'altro; sempre in cerca di nuovi modelli, spendendo un sacco di soldi.
Il titolo Sofrona lo possiamo tradurre in italiano: La risposta di Sofrona al manuale d'amore di Battista Alberti; è scritto in italiano. Poiché l'amico Paulo Codagnello non bruciò la lettera ricevuta dall'Alberti, essa divenne di pubblico dominio e fu letta da diverse donne, tra cui Sofrona, la quale ovviamente si adirò. L'Alberti qui immagina un alterco tra lui e Sofrona. L'Alberti cerca di giustificarsi, dicendo che le parole dette sulle donne erano dette in generale e non riferite a una donna in particolare, e quindi nemmeno contro Sofrona.
Il titolo Deiphira lo possiamo tradurre in italiano: Deifira; L'Alberti immagina un dialogo tra Pallimacro e Filarco; sono due amici; Filarco cerca di consolare il dolore di Pallimacro per le pene di amore subite al fatto di essere stato lasciato dalla sua donna Deifira; dallo scambio di parole tra i due amici ne vengono fuori alcune idee dell'Alberti sull'amore; il dolce amare non fa male; fa male essere in balia dell'amore. La donna non considera amante ma schiavo il maschio a lei sottomesso; Pallimacro è fortemente innamorato di Deifira; Filarco illustra le tecniche femminili per tenere sottomesso il maschio; la donna ama contrapporsi al maschio e contraddirlo sempre; per cui è meglio stare occupati in faccende importanti ed attendere che sia lei a chiedere amore; quando la donna ama un maschio, qualunque cosa fa gli va a genio; quando, invece, smette di amarlo, qualunque cosa fa lei lo odia. Alla fine Pallimacro decide di andare lontano per non vedere più la sua ex.
Il titolo Ecatonphilea lo possiamo tradurre in italiano: Ecatonfilea; L'Alberti immagina una donna, di nome Ecatonfilea, nome derivato dal greco e che significa donna dai cento amanti, che illustra le arti amorose femminili ad altre donne più giovani e meno esperte. Il discorso inizia con la scelta dell'amante; prosegue poi su come coltivarlo e nutrirlo, in modo che duri molto tempo. La scelta del maschio è meglio che ricada su di uno non molto giovane né molto vecchio, quindi un maschio in età matura; sono da evitare gli uomini molto ricchi, in quanto abituati a comprare l'amore e sono quindi privi di benevolenza; è duro amare un uomo molto bello, richiesto da tutte, in quanto il sospetto di tradimento nuoce al cuore. E' da evitare un uomo di successo nella politica, in quanto l'amore poi avverrà alla presenza di molti servi e amici; è preferibile aver un solo amante e non tanti; questo amore va poi curato e mantenuto; è da evitare il sospetto che lui abbia un'altra amante; al primo sospetto è meglio parlare con lui e chiarire i dubbi.
Testo completo di: Ecatonfilea
Col titolo in italiano l'Alberti scrisse nel 1440 una grammatica italiana dal titolo: Della lingua toscana. In essa dapprima mette l'alfabeto, poi le vocali, poi i nomi; poi la coniugazione dei verbi; infine: preposizioni, avverbi, interiezioni e congiunzioni.
Nel 1441 partecipò a Firenze ad una gara di poeti, in lingua italiana, sul tema dell'amicizia.
Testo completo di: Della lingua toscana
2016
prof. Pietro De Paolis
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