I GRECI

 

Il territorio

 

La Grecia è una penisola montuosa che si protende nel mare Mediterraneo. Fra la aspre catene di monti, si estendono brevi pianure coltivabili. Quasi tutte le coste sono frastagliate, ricche di insenature: ottimi porti naturali.

La Grecia antica

 Fra questi monti e lungo queste coste, si sviluppò una delle più grandi civiltà della storia, e il popolo che le diede vita fu quello dei Greci.  Le pianure che i Greci abitavano, erano isolate tra loro: le montagne non permettevano facili contatti. Così anche le città, che i Greci costruirono, furono quasi costrette a rimanere isolate. Ognuna divenne una città-Stato, detta polis, grande quanto la città e il territorio circostante. Polis

Polis, in greco significa città. Le città della Grecia già in epoca micenea, erano organizzate come un piccolo stato; perciò gli storici le hanno chiamate città-stato. Ognuna emanava leggi e aveva propri governanti. Le poleis (plurale di polis) erano rivali fra loro; spesso si combattevano per accaparrarsi un territorio, un buon porto; per avere diritto di commerciare in certe regioni. Ma erano unite da un'unica lingua e un'unica religione e i loro cittadini formavano un sol popolo. In poche circostanze, le città, furono alleate. Questo accadde, per esempio, quando, nel V secolo a.C., l'intera Grecia, venne minacciata dai Persiani. In tale occasione, i Greci, si unirono e batterono i Persiani molto più numerosi. La polis era un vero e proprio nucleo urbano formato da una parte bassa abitata dal popolo e una parte alta, l'acropoli, abitata dalla classe dirigente. L'acropoli era circondata da possenti mura entro le quali si rifugiavano in caso di pericolo gli abitanti della parte bassa e dei dintorni. Sulla città alta, vennero costruiti col tempo, gli edifici pubblici, il tempio, il tribunale; accanto ad essi sorgeva l'agorà, cioè la piazza, dove si svolgeva il mercato, ci si incontrava per trattare affari e ci si riuniva per partecipare alle assemblee popolari. I Greci consideravano la propria città un dono degli dèi e, quindi, la polis aveva anche una divinità che la proteggeva. Col passare del tempo, numerose città,  estesero i loro confini e la loro giurisdizione sulle campagne circostanti e  sui villaggi vicini; costituendo così le prime forme di stato regionale.

La società

Nelle città-stato, l'arroganza e i sopprusi dei nobili resero sempre più difficile la vita degli strati più umili della popolazione che doveva subire ingiustizie e oppressioni. Anche molti piccoli proprietari terrieri, per gli abusi dei potenti, persero i loro campi, che andavano a finire nelle mani dell'aristocrazia terriera. Si vennero così distinguendo chiaramente due classi sociali, una formata da chi possedeva le terre, gli eupatrìdi, l'altra da chi non le possedeva,il démos. Gli eupatrìdi disprezzavano qualsiasi genere di lavoro e coprirono perlopiù cariche civili, politiche e militari. Il démos, cioè il popolo, era a sua volta distinto in demiurgi ( vasai, falegnami, fabbri, medici) e in teti, cioè i contadini che lavoravan o le terre. A queste due classi si aggiungevano gli schiavi, in genere prigionieri di guerra catturati con le razzie, che vivevano alle dipendenze dei padroni, lavorandone le terre e pascolandone le greggi. Per risolvere i loro conflitti interni a volte le città si affidarono a un singolo uomo politico: il tiranno, dandogli il compito di costruire un giusto equilibrio sociale. Le tiranniadi rappresentavano in genere, per le poleis, un periodo di pace e progresso. Solo più tardi, il termine assunse il significato che ha oggi. Ma la tirannide, nata essenzialmente dalla rivolta ai vecchi governi aristocratici, esaurì ben presto la sua funzione e venne spazzata via quasi ovunque nel corso del V secolo. Ormai, i cittadini erano in grado di assumere direttamente la guida della propria città. Nacque allora, come si vedrà in seguito, parlando di Atene, la democrazia( démos = popolo, kratéin = comandare), una nuova forma di governo a partecipazione popolare, completamente diversa dal dispotismo degli stati del mondo antico, che in realtà non avevano conosciuto cittadini, ma solo sudditi.

La storia: le invasioni e le colonie

A partire dal 1200 a.C. la Grecia fu invasa da guerrieri nomadi: i Dori. Con il loro arrivo, città e palazzi, vennero distrutti. Si perse l'uso della scrittura, scomparvero l'arte, la cultura, l'artigianato, il commercio dei periodi cretese e miceneo. La Grecia attraversò un periodo di forte decadenza. Le città si ridussero a piccoli centri abitati. Fu a quel punto, tuttavia, che lentamente ripresero a svilupparsi sia i commerci sia la vita sociale e politica, a partire dall'ottavo secolo a.C. Tra l'ottavo e il sesto secolo a.C. alcune città greche ebbero un particolare sviluppo. Atene e Sparta furono le più famose; altre, come Argo, Corinto, Megara rivaleggiavano tra loro. Importanti città greche sorsero anche sulle coste dell'Asia Minore: Mileto, Efeso, Smirne, Focea. Il grande problema di tutte era la scarsità di terre coltivabili: ciò che si produceva, non bastava per tutti. Questa fu la causa principale per cui si verificò una vivace emigrazione, che durò circa due secoli e creò un gran numero di colonie greche sulle coste del Mediterraneo e del mar Nero. Le città fondatrici di colonie furono dette metropoli( = città madre). Mileto e Focea colonizzarono il mar Nero, ma anche parte del Mediterraneo, dove fondarono Marsiglia. Megara creò invece Bisanzio, destinata a un grande avvenire, e in Sicilia Megara Iblea. Corinto fondò Siracusa e Corfù. La maggior parte delle colonie greche fu fondata in Sicilia e nell'Italia meridionale, tanto che a questa regione fu dato il nome di Magna Grecia. I Greci fondarono pure Napoli, che si chiamava Partenope, Paestum e Cuma in Campania; Taranto in Puglia;  Metaponto in Basilicata; Sibari, Crotone e Reggio in Calabria; Milazzo, Messina, Agrigento, Gela, Lentini e Selinunte in Sicilia e ancora molte altre. Le colonie ebbero notevole importanza economica. Grazie ai trasporti marittimi fecero enormemente accrescere gli scambi commerciali. Le nuove colonie si resero indipendenti, ma conservarono buoni rapporti con la madrepatria, ma si diedero proprie leggi e propri governi. Inoltre, coloro che vi emigravano, non erano certo aristocratici. Le differenze sociali, quindi, erano assai minori nelle colonie che nelle metropoli. In assenza di aristocrazia, nelle colonie, infatti, vi fu maggiore libertà.

La religione: gli dei dell'Olimpo

I Greci erano politeisti. Credevano in molte divinità ritenute immortali e dotate di poteri soprannaturali. Gli dei avevano un aspetto e un comportamento umano (antropomorfismo). Caratteristica della religione greca era una ricchissima fioritura di miti. I miti erano racconti leggendari di imprese compiute da divinità, da semidei, da eroi, oppure erano lunghe enumerazioni di leggendarie discendenze divine; essi servivano a spiegare fatti naturali, o remoti avvenimenti storici, come la creazione del mondo, la prima apparizione dell'uomo sulla terra, il diluvio universale e così via. I Greci, immaginavano come sede degli dei l'Olimpo, alto monte della Tassaglia. Zeus, padre degli dei e sommo dio, era circondato da una corte di divinità; fra le più importanti : Era, sua moglie, Poseidone, dio del mare, Ares, dio della scienza, Diònisio, dio della vegetazione e soprattutto della vite, Apollo, dio della musica e della poesia, che era accompagnato dalle nove Muse. Agli dei erano dedicati templi e santuari (Delfi e Delo ad Apollo, Olimpia a Zeus).  A Delfi inoltre, ci si recava per interrogare Apollo sul futuro; il dio dava la risposta (oracolo) tramite le parole pronunciate da una sacerdotessa. Molte decisioni, venivano prese solo dopo averlo  consultato. La città  sacra più famosa fu Olimpia, dove sorsero i grandi templi dedicati a Zeus. Qui, a partire dal 776 a. C., venivano celebrati ogni quattro anni i giochi olimpici, gare sportive alle quali partecipavano tutti i Greci, giungendo anche dalle colonie più lontane.  Intorno ai più celebri santuari, si costituirono delle anfizionie, ossia delle leghe tra città. Questi accordi, inizialmente, ebbero carattere esclusivamente religioso, ma in seguito, assunsero significato politico, in quanto si occupavano della difesa comune, dei rapporti commerciali, delle alleanze reciproche.  La religione, inspirò ben presto la letteratura e l'arte : i poeti cantarono le imprese degli dei e delle dee, attribuendo loro un ideale di bellezza perfetta e serena. 

La cultura greca

Aristotele

Oltre che una religione comune, i Greci, ebbero la stessa lingua e una stessa cultura. La cultura dei Greci, raggiunse un livello altissimo, assai più elevato di ogni altra civiltà di quel tempo. Per renderci conto dell'importanza della cultura greca occorre partire dalla filosofia. La parola si gnifica "amore del sapere" ed è una vera e propria creazione dello spirito greco. La riflessione filosofica, intende spiegare la realtà, l'origine, il perchè delle cose col ragionamento. Moltissimi furono i filosofi greci degni di nota: Socrate, che morì nel 399 a.C., Platone (427-347 a.C.), Aristotele (384-322 a.C). Fondamentali esponenti del pensiero scientifico furono: Pitagora, Euclide, fondatore della geometria, Archimede, l'astronomo Eratostene. Ippocrate, fondò la medicina scientifica, per la quale la malattia, non è più una punizione divina ma una situazione anormale che ha cause precise. Erodoto, fu chiamato "il padre della storia", egli per primo cercò di spiegare gli eventi, e non di attribuirli al volere degli dei. Tucidide, fu il primo a comprendere la necessità di controllare la fondatezza delle testimonianze e dei documenti (le fonti) ai quali fare riferimento. 

Platone

Grandissima importanza ebbe anche il teatro. Nacquero in Grecia i due generi letterali della tragedia (con Eschilo, Sofocle, Euripide) e della commedia, con Aristofane. Nel campo della poesia epica, dobbiamo almeno ricordare i due grandi poemi:l'Iliade e l'Odissea, essi sono in realtà opere tramandate a voce per cinque  o sei secoli da narratori o cantastorie (i rapsodi) che le cantavano nelle feste collettive, arricchendole continuamente. Omero fu, forse, solo uno di questi cantori, particolarmente famoso. Infine, è in Grecia che nasce la poesia lirica, che non narra le imprese di dei, ma descrive i sentimenti dell'individuo. Furono grandi lirici del settimo e sesto secolo a.C.: Alceo, Archiloco, Anacreonte e la poetessa Saffo. 

 

Alessandra Madaro

 

Corso di storia

 

 

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