I Romani

 

Divisione dell'impero

Le frontiere al tempo di Costantino

L'imperatore Diocleziano tentò di rimediare alla situazione difficile dividendo l'impero in quattro parti e istituendo la tetrarchia o governo di quattro persone:due imperatori chiamati Augusti, aiutati da due vice-imperatori, chiamati Cesari. I tetrarchi, governando ciascuno una sola parte dell'impero,avrebbero potuto difenderla meglio.

Scoppiarono però subito lotte per la supremazia e alla fine Costantino ebbe il sopravvento, ridivenendo imperatore unico. Un suo successore però, Teodosio, capì che l'impero era troppo vasto per una persona sola e alla fine del IV secolo lo divise in due parti: impero romano d'Oriente (capitale Costantinopoli Milano, poi Ravenna). L'impero d'Occidente cadrà dopo pochi decenni sotto l'urto dei barbari; quello d'Oriente sopravvivrà per altri mille anni.

Le popolazioni barbare

Oltre i confini del vasto impero romano, vivevano, molti popoli diversi fra loro, che i Romani chiamavano, senza distinzione, barbari, cioè stranieri. Non si deve però credere che essi fossero selvaggi: avevano una loro civiltà, una loro religione, una loro arte.

Certe invenzioni, come per esempio il carro a quattro ruote, i Romani le appresero dai cosiddetti barbari.

Alcuni di questi popoli conoscevano i metalli ed erano abilissimi nella lavorazione del bronzo, del ferro, dell'argento e dell'oro.

Quello che mancava ai barbari era il senso di uno Stato governato da leggi, senso che invece permise ai Romani di costruire un immenso impero.

I barbari occupavano l'Europa settentrionale e orientale. Erano nomadi e divisi in tribù. Vivevano di caccia e di pastorizia e, quando diventavano poveri i pascoli e scarsa la selvaggina, si trasferivano in massa: uomini, donne e bambini. Le invasioni barbariche furono quindi migrazioni di interi popoli che cercavano nuove terre per sfuggire alla fame o alla dominazione di altri popoli più forti e bellicosi.

Le invasioni

Le estensioni unne dall'Asia

I barbari che vivevano ai confini dell'impero avevano imparato molto dai Romani. Alcuni si erano arruolati nell'esercito; altri si erano addirittura recati a studiare a Roma per conoscere meglio la civiltà.

Verso la fine del quarto secolo d.C. si mosse dall'Asia un nuovo, ferocissimo popolo barbaro, quello degli Unni. Li comandava Attila, detto "il flagello di Dio". Le altre tribù, prese alle spalle, cercarono di resistergli, senza per altro riuscirvi. Abbandonarono perciò le loro terre e oltrepassarono i confini dell'impero, invadendolo.

I primi a penetrare nel territorio romano furono i Visigoti. Guidati dal loro re Alarico si spinsero fino a Roma, la saccheggiarono e poi se ne andarono.

Dopo di loro fu la volta degli stessi Unni, che devastarono le campagne e le città venete. In seguito arrivarono i Vandali, che raggiunsero Roma mettendola nel 455 d.C. a ferro e fuoco.

Alessandra Madaro

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