Trattamento di fine rapporto
Durante ogni attività lavorativa di tipo subordinato, cioè svolta alle dipendenze di una ditta o alle dipendenze dello Stato, una parte della retribuzione spettante non viene data subito, ma viene data in tempi successivi, in particolare quando si viene licenziati o quando si va in pensione.
Il Trattamento di Fine Rapporto è la somma che spetta al lavoratore alla fine del rapporto di lavoro. Si usa la sigla TFR e a volte TFS, cioè Trattamento di Fine Servizio oppure buona uscita.
Nel caso in cui la ditta privata sia fallita, il trattamento di fine rapporto viene erogato dall'INPS, cioè dall'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
La somma che l'impresa deve erogare per il trattamento di fine rapporto resta in parte a disposizione dell'impresa, che si autofinanzia con le somme messe da parte.
La somma da accantonare è al massimo pari allo stipendio annuale lordo diviso il numero 13,5, cioè il 7,4074 % dello stipendio annuale lordo. La percentuale effettiva è sempre minore della percentuale massima. Per il lavoratore pubblico la percentuale è del 6,91%. Grosso modo corrisponde ad uno stipendio mensile per ogni anno di lavoro. Per cui andando in pensione con 40 anni di contributi, la somma lorda corrisponde a circa 40 stipendi mensili. Le trattenute ai fini IRPEF si pagano al momento della liquidazione, cioè al momento della erogazione cioè alla fine del rapporto di lavoro.
La somma accantonata viene ogni anno rivalutata dell' 1,5% più il 75% dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati rilevato annualmente dall'ISTAT, cioè l'Istituto nazionale di STATistica.
Una volta calcolato il 7,4074 % dello stipendio annuale lordo, occorre detrarre una ritenuta di 0,5% per l'INPS.
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