Il secondo dopoguerra
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La seconda guerra mondiale finisce in Europa il giorno 8 maggio 1945 con la resa della Germania; si chiama secondo dopo guerra l'insieme degli anni successivi alla guerra cioè dal 1945 in poi; ora studieremo solo quella parte del novecento che comprende gli anni dal 1945 fino al 2000, cioè la fine del novecento o del secolo 20°.
L'Italia si arrese agli americani firmando l'armistizio con gli americani il 3 settembre 1943. Dal 3 settembre 1943 fino alla resa della Germania, il giorno 8 maggio 1945, furono anni di confusione politica, militare, sociale in Italia. In questi anni il re Vittorio Emanuele 3° resta al potere fino al 9 maggio 1946, avendo egli stesso firmato la pace con gli americani; invece il presidente del consiglio Benito Mussolini non firmò mai la pace con gli americani; per questo fu condannato a morte e la sua esecuzione avvenne il 28 aprile 1945. Furono anche condannati a morte:
- Giovanni Gentile, quale maggiore esponente della scuola e della cultura italiana dell'epoca, la cui esecuzione avvenne a Firenze il 15 aprile 1944;
- Ernesto Daquanno, quale direttore della agenzia giornalistica che forniva le notizie a tutti i giornali dell'epoca, la cui esecuzione avvenne il 28 aprile 1945; essendo lo stesso giorno della esecuzione di Benito Mussolini, vennero a mancare le notizie storiche di quel giorno sui giornali italiani e del mondo;
- più di 3.000 personalità di rilievo dell'epoca, nelle varie piazze comunali italiane.
Il tutto senza processi, come, invece, avvenne in Germania a Norimberga.
Come previsto nell'armistizio con gli americani, furono indette libere elezioni nazionali per formare l'Assemblea Costituente il giorno 2 giugno 1946; queste elezioni contenevano anche un referendum di scelta tra monarchia e Presidente della Repubblica; la monarchia avrebbe implicato la scelta del re per successione dinastica da padre in figlio; la Presidenza della repubblica avrebbe implicato la scelta di un Presidente scelto dal Parlamento. L'assemblea costituente avrebbe poi dovuto scrivere la Costituzione. Dal referendum prevalse ufficialmente la forma costituzionale della repubblica.
L'assemblea Costituente elesse dapprima il capo dello Stato provvisorio nella persona di Enrico De Nicola il 28 giugno 1946. Mentre Presidente del Consiglio rimase Alcide De Gasperi, del partito della Democrazia Cristiana. L'assemblea Costituente scrisse anche la Costituzione che entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Questi primi anni del dopo guerra dal 1948 fino al 1960 vedono la guida dello Stato da parte del partito detto Democrazia Cristiana, sigla DC. Questo partito fu fondato nel 1942 ed era la ricostituzione del partito popolare Italiano, cioè esprimeva la parte politica dei cattolici italiani. Durante la seconda guerra mondiale si schierò da parte degli occupanti americani e nel dopo guerra prese il potere e lo tenne ininterrottamente fino al 1960. Gli accordi ufficiali erano quelli di contrastare il comunismo, cioè evitare che i comunisti andassero al potere. In realtà la spartizione del potere tra cattolici e comunisti è evidente, anche da come è stata scritta la Costituzione, cioè un paragrafo che afferma un diritto, scritto dai democristiani, e il paragrafo successivo che nega lo stesso diritto, scritto dai comunisti, organizzati nel Partito Comunista Italiano, sigla PCI.
Gli interessi degli occupanti angloamericani dell'Europa era di tenere l'Europa sottomessa ed evitare uno sviluppo incontrollato dell'industria e della tecnica che avrebbe nuovamente causato una nuova guerra mondiale. In un primo momento decisero che l'Europa si sarebbe dovuta dedicare unicamente all'agricoltura e alla pastorizia, con il piano detto Morgenthau. Successivamente si resero conto che, senza gli scienziati e tecnici europei, l'America sarebbe stata ben presto sottomessa a Russia e Cina ed idearono il 15 giugno del 1947 un piano per la ricostruzione europea, detto piano Marshall. Detto piano prevedeva scambio di beni alimentari tra Europa e America, investimenti americani in Europa solo in alcune banche e in alcune industrie; in tal modo si evitava la creazione di nuove industrie nazionaliste e lo sviluppo economico veniva guidato dagli americani; venivano prodotti in Europa beni commerciali ad elevata tecnologia e a basso prezzo, in quanto questi beni non venivano pagati all'Europa se non parzialmente.
L'Italia dovette accettare questo piano ed inserirsi in questo tipo interscambio commerciale a livello globale. Il piano americano ebbe temporaneamente dei risultati positivi per lo sviluppo economico italiano nel suo complesso; tuttavia, poiché gli investimenti vennero fatti in buona parte nel Nord dell'Italia, causò un effetto negativo nel Sud Italia, con conseguente degrado dell'intera nazione a partire dagli anni 60.
L'industria ebbe una notevole espansione sia nell'industria privata sia nell'industria pubblica. Nella industria statale venne mantenuto l'istituto statale IRI ( Istituto Ricostruzione Industriale ), con obiettivi strategici quali la produzione dell'acciaio e dei prodotti chimici, in base alle regole di mercato della efficienza, cioè generazione di utile sia per l'IRI, sia per lo Stato, sia per l'intera nazione. L'industria privata automobilistica, meccanica ed elettronica se ne avvantaggio, sino alla costituzione di vere multinazionali italiane tipica la Olivetti a Torino nella campo della meccanica, la Geloso a Milano nel campo della Elettronica, la FIAT a Torino in campo automobilistico. Lo sviluppo industriale ebbe dei risvolti positivi sull'agricoltura grazie alla meccanizzazione della produzione agricola. La mancanza del potere assoluto dei sindacati e dei comunisti, con conseguente sviluppo del libero mercato generarono il cosiddetto "boom economico" tra gli anni 1950 e 1960, detto anche "miracolo italiano".
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